23 febbraio 2015

Oscar 2015 - I Vincitori

Delusione? Amarezza?
Non posso non nasconderle.
Non perchè Birdman non meritasse di primeggiare, ma perchè il mio cuore è e resterà legato a Boyhood, a Linklater e al suo progetto.
Detto questo, questa lunga notte è proceduta mooolto lentamente, con premi tecnici che sono andati a incoronare anche Wes Anderson e il suo colorato Hotel. Vere e proprie sorprese non ce ne sono state, mantenendo così anche il ritmo della serata piuttosto piatto.
L'apertura faceva sperare in ritmo, divertimento e rilassatezza, e invece Neil Patrick Harris non si è dimostrato del tutto all'altezza del suo ruolo concedendo brevi battute e solo uno sketch davvero entusiasmante che è andato a toccare proprio Birdman e Whiplash.
Le vere emozioni sono quindi arrivate con i discorsi di ringraziamento, con l'agguerrita Arquette, il commovente Moore e gli emozionanti John Legend e Common, che hanno incantato con la loro Glory così come ha divertito l'esibizione per The Lego Movie di We are awesome.


In attesa di vedere il meglio ma soprattutto il peggio del red carpet che arriverà in tarda mattinata, questi tutti i vincitori:

Miglior film
American Sniper
Birdman
Boyhood
Grand Budapest Hotel
The Imitation Game
Selma
La teoria del tutto
Whiplash

Innaritu vola più in alto di tutti, lasciando quasi a mani asciutte il mio preferito Boyhood. Un peccato?
Solo in parte, perchè Birdman è comunque Birdman, suvvia. Cerchiamo di mettere quella punta di amarezza da parte.


Miglior regia
Alejandro G. Inarritu - Birdman
Richard Linklater - Boyhood
Bennett Miller - Foxcatcher
Wes Anderson - Grand Budapest Hotel
Morten Tydlum - The Imitation Game

Il regista che ha riportato in carreggiata la carriera dei suoi protagonisti, che ha fatto piani sequenza spezzati da brividi e un prefinale orgasmico.
Lo si perdona e lo si accetta con merito.


Miglior attore protagonista
Steve Carell - Foxcatcher
Bradley Cooper - American Sniper
Benedict Cumberbatch - The Imitation Game
Michael Keaton - Birdman
Eddie Redmayne - La teoria del tutto

Commosso e emozionato, Eddie batte Keaton, ovvero la malattia batte la rinascita.
Meritato? Certo, ma Birdman, così come Benedict erano più emozionanti.


Migliori attrice protagonista
Marion Cotillard - Due giorni, una notte
Felicity Jones - La teoria del tutto
Julianne Moore - Still Alice
Rosamund Pike - L'amore bugiardo
Reese Witherspoon - Wild

La vittoria più scontata ma non per questo meno potente. La Moore un Oscar se lo merita da sempre, e se lo aggiudica con un'interpretazione che strappa lacrime e cuore.
Bravissima e bellissima.


Miglior attore non protagonista
Robert Duvall - The Judge
Ethan Hawke - Boyhood
Edward Norton - Birdman
Mark Ruffalo - Foxcatcher
J.K Simmons - Whiplash

Questa volta è il suo tempo.
Spiace per il bel Ethan, ma la vittoria di Simmons è meritatissima, e il suo speech commuove fino alle lacrime... Ora correte a chiamare i vostri genitori.


Miglior attrice non protagonista
Patricia Arquette - Boyhood
Laura Dern - Wild
Keira Knightler - The Imitation Game
Emma Stone - Birdman
Meryl Streep - Into the Woods

La madre coraggio Patricia vince meritatamente e quasi scontatamente. Nel suo speech infiamma la folla (e soprattutto Meryl Streep).
Così si fa ragazza!


Miglior sceneggiatura originale
Birdman
Boyhood
Foxcatcher
Grand Budapest Hotel
Lo sciacallo

Quei monologhi, quelle urla e quei dialoghi riescono a battere la concorrenza di classe di Anderson.

Miglior sceneggiatura non originale
American Sniper
The Imitation Game
Vizio di forma
La teoria del tutto
Whiplash

Graham Moore ha creato un perfetto mix tra giallo e biografia, e con le sue parole, forti e ancora biografiche fa scorrere nuove lacrime.
Standing ovation.

Miglior film straniero
Ida (Polonia)
Leviathan (Russia)
Tangerines (Estonia)
Timbuktu (Mauritania)
Storie Pazzesche (Argentina)

La sfida per quel che mi riguarda era tra Polonia e Russia, visto che gli altri candidati non ero riuscita a recuperarli. Ida vince, e meritatamente, grazie a una storia che sa essere leggera e profonda, e con ogni scena che si fa fotografia.

Miglior film d'animazione
Big Hero 6
The Boxtrolls
Dragontrainer 2
Song of the Sea
The Tale of the Princess Kaguya

Vittoria non così scontata questa per la Disney, che sbaraglia la concorrenza anche nei corti animati. La sua rinascita è avvenuta, e la fusione con la Marvel è riuscita.

Miglior fotografia
Birdman
Grand Budapest Hotel
Ida
Mr. Turner
Unbroken

Per quel che mi riguarda, Birdman non era tra i favoriti dovendo competere con il pastello di Wes, il bianco e nero di Ida e i dipinti di Turner.

Miglior montaggio
American Sniper
Boyhood
Grand Budapest
The Imitation Game
Whiplash

Non la geometria di Wes, non l'armonia lunga 12 anni di Linklater, ma il montaggio che ci ha fatto entrare nella musica, e soprattutto mi ha riconciliato con la musica jazz. Cosa non da poco, credetemi.

Miglior scenografia
Grand Budapest Hotel
The Imitation Game
Into the Woods
Mr. Turner
Interstellar

Chi non vorrebbe andare a soggiornare nel Budapest Hotel? La sua "costruzione" viene giustamente premiata.

Migliori costumi
Grand Budapest Hotel
Vizio di forma
Into the Woods
Maleficent
Mr. Turner

Milena Canonero, unica italiana a rappresentarci sbaraglia la concorrenza a suon di colori pastello, più che meritato.


Miglior trucco e acconciature
Foxcatcher
Grand Budapest Hotel
Guardiani della Galassia

A dimostrazione della cura maniacale per i dettagli di Wes Anderson, il suo Gran Budapest Hotel vince anche nella sezione trucco e parrucco, alla faccia del naso di Carell.

Migliori effetti speciali
Captain America: The Winter Soldier
Apes Revolution
Guardians of the Galaxy
Interstellar
X-Men: Days of Future Past

Snobbato nelle categorie maggiori, almeno Nolan si porta a casa la statuetta tecnica, in barba ai comic movies che gli facevano concorrenza.

Miglior sonoro
American Sniper
Birdman
Interstellar
Unbroken
Whiplash

Miglior montaggio sonoro
American Sniper
Birdman
Lo Hobbit
Interstellar
Unbroken

Miglior colonna sonora originale
Grand Budapest Hotel - Alexandre Desplat
The Imitation Game Alexandre Desplat
Interstellar - Hans Zimmer
Mr. Turner - Gary Yershon
La teoria del tutto - Johànn Johànnsson

Desplat doppiamente nominato arriva ad abbracciare la statuetta e intanto il Gran Budapest Hotel continua a fare incetta di premi!

Miglior canzone
Everything Is Awesome, di Shawn Patterson - The LEGO Movie
Glory, di John Stephens e Lonnie Lynn - Selma - La strada per la libertà 
Grateful, di Diane Warren - Beyond the Lights
I'm Not Gonna Miss You, di Glen Campbell e Julian Raymond - Glen Campbell: I'll Be Me
Lost Stars, di Gregg Alexander e Danielle Brisebois - Tutto può cambiare (Begin Again)

Adam Levine e i suoi falsetti non ce la fanno contro la potenza e la commozione che nasce spontanea con Glory. La sua vittoria si trasforma in una rivincita di un film snobbato in altre categorie.


Miglior documentario
Citizenfour - Laura Poitras
Alla ricerca di Vivian Maier (Finding Vivian Maier) - John Maloof e Charlie Siskel
Last Days in Vietnam - Rory Kennedy
Il sale della terra (The Salt of the Earth) - Juliano Ribeiro Salgado e Wim Wenders
Virunga - Orlando von Einsiedel


Lo si dovrà recuperare, perchè io che puntavo tutto sui fotografi lo avevo snobbato. Snowden è stato ricordato e celebrato per il suo coraggio.
Miglior Cortometraggio animato
Crisis Hotline: Veterans Press 1 - Ellen Goosenberg Kent
Joanna - Aneta Kopacz
Nasza klatwa - Tomasz Sliwinski
La parka - Gabriel Serra
White Earth, regia di Christian Jensen


Miglior cortometraggio
Aya - Oded Binnun e Mihal Brezis
Boogaloo and Graham - Michael Lennox
La lampe au beurre de yak - Wei Hu
Parvaneh - Jon Milano
The Phone Call - Mat Kirkby

Miglior cortometraggio d'animazione
The Bigger Picture - Daisy Jacobs
The Dam Keeper - Robert Kondo e Daisuke Tsutsumi
Winston (Feast) - Patrick Osborne
Me and My Moulton - Torill Kove
A Single Life - Joris Oprins

22 febbraio 2015

Oscar 2015 - Le Previsioni

Siete pronti?
Siete caldi?
Mancano una manciata di ore alla consegna delle ambite statuette ed è giunto il momento di svelare le mie preferenze.
Quest'anno i livelli sono molto alti, e posso dire che fortunatamente mi son presa per tempo e nelle categorie più importanti solo Vizio di Forma mi è sfuggito ma conto di recuperarlo per l'appunto in quella manciata di ore che ci restano.


Bando ad altri preamboli, ora non resta che darci l'appuntamento a questa notte, in cui finalmente i premi saranno visibili anche in chiaro su Cielo TV.
Io li commenterò in diretta -sonno permettendo, ma mi sto armando per bene- su Twitter quindi ci si vede lì o qui, per scoprirli per bene e per dare uno sguardo a quello che le star combineranno sul red carpet.

Miglior film
American Sniper
Birdman
Boyhood
Grand Budapest Hotel
The Imitation Game
Selma
La teoria del tutto
Whiplash

I film visti da qui all'inizio dell'anno non ce l'hanno fatta a farmi cambiare idea. Se poi si conta che l'altro grande favorito -Birdman- lo avevo visto ancora a settembre in quel  di Venezia, il fatto che non abbia superato nel mio cuore il progetto di Linklater è forse ancora più lampante.

Miglior regia
Alejandro G. Inarritu - Birdman
Richard Linklater - Boyhood
Bennett Miller - Foxcatcher
Wes Anderson - Grand Budapest Hotel
Morten Tydlum - The Imitation Game

Provateci voi per 12 anni ad avere chiaro e lineare lo sviluppo di un film, a dirigere attori e mantenere uno stesso stile e una stessa armonia all'interno della troupe.
Le volate e i piani sequenza di Innaritu non bastano.

Miglior attore protagonista
Steve Carell - Foxcatcher
Bradley Cooper - American Sniper
Benedict Cumberbatch - The Imitation Game
Michael Keaton - Birdman
Eddie Redmayne - La teoria del tutto

Non me ne voglia il bravo Benedict, intenso e carismatico, ma preferisco la grande rinascita di Keaton che va' ad oscurare anche la prova fisica di Redmayne, il favorito per l'Academy.
Ci sarà la sorpresa?

Migliori attrice protagonista
Marion Cotillard - Due giorni, una notte
Felicity Jones - La teoria del tutto
Julianne Moore - Still Alice
Rosamund Pike - L'amore bugiardo
Reese Witherspoon - Wild

Il #TeamRosamund ha ceduta di fronte alla bravura da brividi di Julianne. Un Oscar la rossa di ferro, se lo merita tutto... e dateglielo!

Miglior attore non protagonista
Robert Duvall - The Judge
Ethan Hawke - Boyhood
Edward Norton - Birdman
Mark Ruffalo - Foxcatcher
J.K Simmons - Whiplash

Mio caro Ethan non volermene, il tuo padre era un padre ideale, così come la tua interpretazione era perfetta e naturale, ma davanti al signor "not quite my tempo" non c'è storia.

Miglior attrice non protagonista
Patricia Arquette - Boyhood
Laura Dern - Wild
Keira Knightler - The Imitation Game
Emma Stone - Birdman
Meryl Streep - Into the Woods

Meno competitiva la cinquina al femminile, dove Patricia può primeggiare indisturbata.
Alla faccia dell'ennesima e alquanto sprecata nomination alla Streep.

Miglior sceneggiatura originale
Birdman
Boyhood
Foxcatcher
Grand Budapest Hotel
Lo sciacallo

Se c'è una cosa che Wes Anderson sa fare bene, è creare le storie, prima che filmarle. Il suo film a matrioska ne è la prova che batte, per me, anche i dialoghi di Innaritu.

Miglior sceneggiatura non originale
American Sniper
The Imitation Game
Vizio di forma
La teoria del tutto
Whiplash

In attesa di vedere Vizio di forma, lascio la mia preferenza al biopic intenso e avvolgente su Alan Turing, costruito come un giallo, narrato divinamente.

Miglior film straniero
Ida (Polonia)
Leviathan (Russia)
Tangerines (Estonia)
Timbuktu (Mauritania)
Storie Pazzesche (Argentina)

Della cinquina solo due film sono riuscita a vedere, e tra il russo e il polacco, la mia scelta va su quest'ultimo molto più particolare e soprattutto più "bello", capito no?

Miglior film d'animazione
Big Hero 6
The Boxtrolls
Dragontrainer 2
Song of the Sea
The Tale of the Princess Kaguya

Ho cercato e cercato ma degli ultimi due film nemmeno l'ombra, per cui tra i tre rimanenti mi butto sulla Disney, originale e divertente, visto che Boxtrolls non mi aveva convinto per la sua trama mentre Dragon Trainer per quanto meraviglioso, è pur sempre un sequel.

Miglior fotografia
Birdman
Grand Budapest Hotel
Ida
Mr. Turner
Unbroken

Mi spiace un po' per quei colori pastelli creati da Wes Anderson e per le sue riprese geometriche, ma la fotografia poetica in bianco e nero di Ida è stata una graditissima sorpresa che meriterebbe di essere incorniciata con un Oscar.

Miglior montaggio
American Sniper
Boyhood
Grand Budapest
The Imitation Game
Whiplash

Come si diceva per la regia, la linearità di un progetto lungo 12 anni è sì merito di Linklater, ma anche del modo in cui ogni anno viene collegato rimanendo armonioso e uguale a sé. Chapeau!

Miglior scenografia
Grand Budapest Hotel
The Imitation Game
Into the Woods
Mr. Turner

Questa volta sì Wes se lo merita, quelle stanze, quell'hotel così colorato fan brillare gli occhi!

Migliori costumi
Grand Budapest Hotel
Vizio di forma
Into the Woods
Maleficent
Mr. Turner

Vedi sopra, tanti, bei colori pastello.
Vizio di forma permettendo.

Miglior trucco e acconciature
Foxcatcher
Grand Budapest Hotel
Guardiani della Galassia

Ancora Wes, perchè sui dettagli è il migliore, e perchè quel naso di Carell non si poteva vedere.

Migliori effetti speciali
Captain America: The Winter Soldier
Apes Revolution
Guardians of the Galaxy
Interstellar
X-Men: Days of Future Past

Una cinquina che riunisce praticamente tutti film che volutamente non sono andata a vedere.
A parte Nolan, per cui un po' forzatamente, un po' perchè il suo Interstellar meritava di più, è il prescelto.

Miglior sonoro
American Sniper
Birdman
Interstellar
Unbroken
Whiplash

Così, perchè immagino che quando c'è la musica di mezzo il sonoro sia più importante e perchè Whiplash snobbato altrove lo premio qui.

Miglior montaggio sonoro
American Sniper
Birdman
Lo Hobbit
Interstellar
Unbroken

Quella batteria incessante esclusa per cavilli dalla colonna sonora, si merita ora di essere premiata, sempre che montaggio sonora indichi anche il montaggio a lei dedicata.

Miglior colonna sonora originale
Grand Budapest Hotel - Alexandre Desplat
The Imitation Game Alexandre Desplat
Interstellar - Hans Zimmer
Mr. Turner - Gary Yershon
La teoria del tutto - Johànn Johànnsson

La teoria del tutto ho faticato ad apprezzarlo, ma se gli va' dato un vanto è quello di avere delle musiche dolci, poetiche e davvero interessanti, spiace Alexander, ma hai già dato dai.

Miglior canzone
Everything Is Awesome, di Shawn Patterson - The LEGO Movie
Glory, di John Stephens e Lonnie Lynn - Selma - La strada per la libertà 
Grateful, di Diane Warren - Beyond the Lights
I'm Not Gonna Miss You, di Glen Campbell e Julian Raymond - Glen Campbell: I'll Be Me
Lost Stars, di Gregg Alexander e Danielle Brisebois - Tutto può cambiare (Begin Again)

Glory è sicuramente un bel pezzo, soprattutto molto potente.
Lost Star è però uno di quei pezzi pop che ti conquistano e che soprattutto io non riesco a togliermi dalla testa e dalla playlist dalla visione di Begin Again.

Miglior documentario
 Citizenfour - Laura Poitras
Alla ricerca di Vivian Maier (Finding Vivian Maier) - John Maloof e Charlie Siskel
Last Days in Vietnam - Rory Kennedy
Il sale della terra (The Salt of the Earth) - Juliano Ribeiro Salgado e Wim Wenders
Virunga - Orlando von Einsiedel

Due soli i film visti in questa categoria, e due pezzi da 90.
A prevalere, per quanto la commozione e l'estasi provata con Salgado siano state grandi, è la particolare storia di Vivian Maier, che conquista pian piano e si ama senza se e senza ma.

Miglior Cortometraggio animato

Crisis Hotline: Veterans Press 1 - Ellen Goosenberg Kent
Joanna - Aneta Kopacz
Nasza klatwa - Tomasz Sliwinski
La parka - Gabriel Serra
White Earth, regia di Christian Jensen


Miglior cortometraggio
Aya - Oded Binnun e Mihal Brezis
Boogaloo and Graham - Michael Lennox
La lampe au beurre de yak - Wei Hu
Parvaneh - Jon Milano
The Phone Call - Mat Kirkby

Miglior cortometraggio d'animazione
The Bigger Picture - Daisy Jacobs
The Dam Keeper - Robert Kondo e Daisuke Tsutsumi
Winston (Feast) - Patrick Osborne
Me and My Moulton - Torill Kove
A Single Life - Joris Oprins

21 febbraio 2015

Big Bad Wolves

E' già Ieri -2013-

A un giorno dalla consegna del miglior film per l'Academy, io sono andata a recuperarmi quello che per un certo signore chiamato Quentin Tarantino è stato il miglior film dell'anno 2013.
Un film israeliano, passato per il Tribeca Festival, e che con molta probabilità solo grazie alle dichiarazioni del regista americano è riuscito a circolare in rete tra fan accaniti e critici pronti a smentirlo.
Ed è un peccato, perchè un film così potente -sia per temi che per realizzazione- potrebbe tranquillamente vivere e essere conosciuto per i propri singoli meriti.
Ed è una fortuna, perchè così un film simile è riuscito ad arrivare ai più e ad essere scoperto.


Che un film simile potesse piacere al maestro del pulp, non c'erano dubbi.
Sangue, violenza, colpi di scena impregnano la pellicola, e la rendono una visione difficile da digerire e indimenticabile.
Ma chi sono quei grandi e cattivi lupi del titolo?
E' Dror, maestro accusato dalla polizia di essere il serial killer che rapisce, sevizia e uccide bambine innocenti?
O è la polizia stessa, che non disdegna metodi poco ortodossi per costringerlo a confessare, macchiando così la sua reputazione?
O, infine, è Gidi, padre di una delle vittime, che cattura Dror e assieme a lui l'ormai ex poliziotto Micki, legandoli nella propria cantina e procedendo per torture al fine di vendicare la figlia e ritrovarne i resti?
Difficile dirlo.
Anche perchè come ogni violenza fatta a quelle bambine ci viene raccontata, così ogni colpo, ogni dito rotto o schizzo di sangue della tortura non ci viene risparmiato, anzi, viene diluito e reso più potente nel tempo, con inserti da black humour che fanno respirare il film di una quasi impensabile ironia e di un ritmo che coinvolge e soddisfa.
Non c'è ombra di pesantezza nonostante temi come la pedofilia e la violenza siano trattati e mostrati, ma c'è uno stile tarantiniano, emblematico sulle note di Everyday di Buddy Holly, o in espedienti e ingredienti che affondano le mani nel pulp come nella commedia.


A rendere Big Bad Wolves il miglior film del 2013 per alcuni, è poi la sua realizzazione, a partire dalla scena iniziale, un rallenty carico di tensione grazie alla musica, e di poesia fatta ad immagini, che lascia poi il posto a carrellate e zoom che mostrano un uso eccellente della macchina da presa, che si sofferma, viaggia e compie i suoi movimenti facendo brillare gli occhi di chi la guarda.
Piano piano, semina poi il dubbio nello spettatore, semina l'angoscia per l'inutilità di quella tortura, per la pena e la paura che quell'unico lupo cattivo, caparbio e insensibile, fa provare.
La sceneggiatura a prova di bomba, che trova il tempo anche per riflettere e ironizzare sul rapporto israeliani/arabi, non lascia nulla al caso, portando a quel colpo di scena finale amaro ancor più per come tronca il film, per come ci lascia attoniti e agghiacciati.
Caro Mister Quentin, c'aveva ragione, grazie per la dritta.


20 febbraio 2015

Selma - La Strada per la Libertà

Andiamo al Cinema

Ad ogni edizione degli Oscar ci sono ingredienti immancabili: il film outsider che ha conquistato pubblico e critica, la rinascita di un attore, la grande prova di un altro che si è imbruttito/reso aderente alla malattia che deve interpretare, e un film o un attore che vada a rappresentare la comunità afroamericana.
Come se l'America si sentisse sempre in colpa, sempre con la coscienza sporca.
Pensateci bene, e senza nessuna punta di polemica o discorsi razziali: lo scorso anno 12 anni schiavo, quello prima Django Unchained e Lincoln quello prima ancora The Help.
Quest'anno abbiamo Selma.
Candidato a ben 4 Golden Globe, è riuscito a trionfare solo in quello riguardante la miglior canzone (Glory, interpretata da John Legend e Common), per poi veder ridotte le sue nominations alla statuetta più importante a due sole: sempre per la canzone, e quella importantissima per miglior film.
Strano, in ogni caso, che un film in lizza nella categoria più importante sia stato snobbato in tutto il resto, per gli attori o per la regia, per il montaggio o per la fotografia, nemmeno nei cosiddetti premi tecnici è presente.
La sensazione, a scatola chiusa, era per l'appunto quella di un contentino, di dover forzatamente rappresentare anche quest'anno una comunità.


Ma non è così, placate i vostri animi. Non è così.
Selma ha tutto il diritto di concorrere assieme a film dal progetto più entusiasmante (Boyhood) o dalla realizzazione più fresca (Birdman), perchè Selma nella sua classicità fa quello che il cinema mainstream è chiamato a fare: intrattiene, insegna, ricorda e soprattutto non fa dimenticare.
Sono la prima ad ammettere infatti che dei fatti di Selma (siamo nella primavera del 1965, in Alabama) non conoscevo proprio nulla, che la figura di Martin Luther King venerata e idealizzata, era sempre stata toccata di corsa a scuola come fuori, ritenuto lontano seppur ancora attuale con le sue parole, in un'epoca -in cui in realtà i nostri genitori già vivevano e crescevano- diventata un lontanissimo ricordo spesso carico di cliché.
Selma ha la forza di portarci in mezzo a quegli anni di tumulto, dove i diritti fondamentali mancavano a quasi la metà della popolazione americana, compreso quello di voto, concesso sulla carta, ma in realtà ostacolato soprattutto negli stati del sud da burocrati razzisti e retrogradi.
A guidare il movimento che chiede cambiamento, chiede uguaglianza, è un Martin Luther King che ci viene presentato con tutte le sue debolezze e i suoi dubbi, con la stanchezza, anche, che avanza.
Battaglia dopo battaglia, ci sono morti e feriti con cui fare i conti, c'è una famiglia, pure, la cui incolumità è sempre messa a rischio.
Selma è così una delle tante tappe del suo percorso e della sua guerra all'ineguaglianza, dove non mancarono, anzi, i morti e i feriti, ma dove per la prima volta qualcosa si smosse, nelle coscienze della gente, e in quella del Presidente degli Stati Uniti stesso (Lyndon B. Johnson).


La ricostruzione impeccabile di un'epoca (dalla fotografia agli abiti, a quanti rappresentati) si unisce a uno stile classico e forse un po' didascalico del racconto.
A fare da legante sono le trascrizioni registrate dall'FBI sui movimenti, le comunicazioni e i piani del signor King, spiato da J.Edgar Hoover.
Con questa modalità di narrazione, la storia si svolge davanti ai nostri occhi, non risparmiandoci colpi, sangue e manganellate di sorta, mostrandoci non solo l'ignoranza (perchè anche di questo si tratta) della polizia, ma anche di chi la polizia la sostiene e la incita in interventi inumani.
Momenti di buonismo e pietismo gratuito ci sono comunque, inevitabilmente, così come i grandi discorsi con cui sono infarciti anche i dialoghi più informali che nell'ultimo atto del film appesantiscono di non poco la visione.
Ma poco importa, tirando le somme, perchè una storia simile, dei fatti simili, non possono essere dimenticati, così come quelle parole, urlate dal palco da Martin Luther King, devono rimanere scolpite nella coscienza di chi, oggi, il diverso non lo accetta.
Nella sua classicità, quindi, nella sua solidità di prodotto hollywoodiano, Selma colpisce e affonda, merito anche di interpreti altrettanto solidi, di canzoni emozionanti e di una linearità nel racconto che i mille biopic usciti finora dovrebbero invidiare.


19 febbraio 2015

Silenzio in Sala - Le Nuove Uscite al Cinema

Nel fine settimana in cui verranno consegnati gli Oscar, la distribuzione italiana si dimentica dei film... da Oscar.
Nessun nominato presente nelle nuove uscite in sala né qualcosa di altamente atteso, ma solo commedie e commedie e un horrorino che non promette nulla di nuovo. Meglio puntare allora sulla Germania e sui documentari, e su quel piccione che è riuscito a spiccare il volo da Venezia per arrivare anche nei nostri cinema.

Mortdecai
La carriera di Johnny Depp non è poi così rosea negli ultimi anni, abbonato com'è ai film Disney e ai soliti ruoli di stralunato personaggio.
Con Mortdecai, si libera della Disney da un lato, ma resta a recitare lo stesso ruolo, nella fattispecie quello di un mercante d'arte in debito con la regina che viene chiamato ad aiutare in un'indagine in America.
Molto old fashioned, vanta nel cast anche Gwyneth Paltrow, Paul Bettany, Ewan McGregor e Olivia Munn.
Risate quasi garantite, all'insegna della leggerezza (finto) british.
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Noi e la Giulia
Edoardo Leo lanciato da Smetto quando voglio non si è più fermato. Lo troviamo qui davanti e dietro la macchina da presa per una commedia italiana che parla come sempre di crisi, di tentativi di farcela che cadono nel tragicomico, con tanto di mafia.
La presenza di Luca Argentero e Claudio Amendola fa infine capire di non trovarsi di fronte a nulla di nuovo, buono per accontentare il grande pubblico.
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Il Settimo Figlio
Hunger Games ha dato vita a un vero e proprio saccheggio delle saghe fantasy per adolescenti nelle librerie.
L'ultimo in ordine di tempo vede l'apprendista stregone Thomas chiamato ad imparare le arti magiche.
Il target è sempre quello, anche se il cast con Julianne Moore, Jeff Bridges, Ben Barnes, Kit Harington e Olivia Williams potrebbe ingannare.
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Un Piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza
Il vincitore del Leone d'oro all'ultimo Festival di Venezia arriva quasi a sorpresa in sala.
Per conoscere il folle e ironico mondo di Roy Andersson armatevi però di pazienza, perchè, sì, non è per tutti.
QUI la mia recensione





Il Segreto del suo Volto
Dalla Germania un intrigante film in bilico tra noir, thriller e storia.
Tutto si svolge alla fine della II Guerra Mondiale, con una scampata ai campi di concentramento che sottoposta a chirurgia plastica non verrà riconosciuta dal marito.
Inizierà per entrambi un gioco di interpretazione rischioso.
Da segnare e vedere.
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La Piramide
Ennesimo horror movie dalle scarsissime idee, con tanto di telecamerina a portata di mano, belle ragazze e un mostro che infesta una piramide appena scoperta.
Son sicura che nemmeno gli amanti del genere troveranno poi tanti brividi.
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Life Itself
Documentario che va a mostrarci e raccontarci la vita, i successi e la malattia del critico e giornalista Roger Ebert narrata dai registi, gli attori e gli amici che lui stesso ha raccontato.
Da vedere.
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Advanced Style
Amanti dei vecchietti come me, fatevi sotto con questo documentario che mostra sette donne non più giovani e il loro concetto di moda. Vestiti appariscenti che vanno contro la loro età, eleganza che sa essere raffinata ma soprattutto personale, all'insegna del divertimento.
Segnato.
Trailer

18 febbraio 2015

Gemma Bovery

Andiamo al Cinema

La Francia quando si tratta di commedie romantiche difficilmente sbaglia.
Certo, negli ultimi tempi al cinema arrivavano fin troppe pellicole d'oltralpe che fin dalla trama ispirano poco, facendo presagire una caduta di gusto e di stile, un appiattimento della produzione che ricorda la nostra di produzione, ormai legata alle risate facili e ai temi della crisi.
Fortunatamente, ci sono sempre le eccezioni, ci sono quelle pellicole che anche solo a partire dal titolo ti sanno promettere freschezza, frizzantezza e romanticismo made in France.
Come non aspettarselo, quindi, da Gemma Bovery?


Nella Normandia tanto cara a Gustave Flaubert, vive un parigino in fuga, che ha rincorso i suoi sogni campestri riaprendo la panetteria di famiglia.
Il capolavoro Emma Bovary è sempre tra le sue mani, così come il cane Gus che lo accompagna e le trasposizioni radiofoniche del romanzo che gli fan da sottofondo durante le ore di lavoro.
Cinico e diretto, vede improvvisamente materializzarsi la sua eroina nelle belle forme della nuova vicina di casa, un'inglese, sposata ad un uomo che sembra non amare del tutto, che l'ha portata in una campagna in cui sembra stare stretta.
Martin proietterà su di lei tutta la malinconia di un personaggio diventato quasi un cliché, mescolando spesso e volentieri finzione e realtà, facendosi a volte lui stesso regista degli incontri amorosi di Gemma.
Perchè, sì, nonostante l'incredibile fascino che emana, non sarà Martin a innamorarsi di lei, a tentarla, ma da bravo lettore se ne starà in disparte, osservando, prendendo nota, fino a poter fare quello che ogni lettore spesso desidera: intervenire, modificare, se possibile la storia.


I risultati di questo sognatore non saranno quelli sperati, così come, poco a poco, ci accorgiamo che le stesse paure, la stessa solitudine e la malinconia appartengono solo in parte al carattere di Gemma, che rappresenta così un'Emma diversa, più forte e più consapevole di se stessa, ma legata al suo inesorabile destino.
Il racconto di questo nuovo e inedito romanzo, procede con brio e ironia, narrato da un protagonista con cui si entra subito in sintonia.
Le bellezze naturali di luoghi e case incantevoli incorniciano poi quelle umane, con una Arterton che si venera e si invidia, naturale e bella com'è.
Qualche sbavatura, qua e là, c'è, ma grazie a una musica lieve che rende più british un prodotto così francese in cui però già le due lingue si mescolano, ci si passa sopra.
Il finale, poi, lascia con quel sorriso soddisfatto stampato sulle labbra, cosa che solo le commedie ben fatte, che sanno essere leggere e intelligenti, permettono.


17 febbraio 2015

Kingdom

Quando i film si fanno ad episodi.

Muscoli, sudore, botte da orbi e pure qualche bella donzella che non disdegna di mostrare le sue grazie.
Sembrerebbero gli ingredienti perfetti per un nuovo Banshee, per un nuovo guilty pleasure da seguire un po' imbarazzati ma in realtà molto, molto presi.
E invece, proprio come anche Banshee ha saputo dimostrare andando avanti, Kingdom è molto più della boxe che racconta, degli incontri che mostra.
E' una serie di quelle serie, ecco, dove la trama ha il suo perchè e non è solo un'accozzaglia di momenti e battute cult.


Al centro della nuova serie targata Audience Network c'è la piuttosto disfunzionale famiglia Kulina (e visti i componenti, no, non azzardatevi a far battute):
- il padre Alvey, ex campione di lotta, ora istruttore di una palestra dove cerca di coltivare talenti,
- la sua nuova compagna Lisa, giovane e bella, ma soprattutto con testa, visto che è lei a gestire i conti e a farli quadrare nella palestra in cui ha investito tutta se stessa,
- i figli di lui, Jay e Nate, tanto festaiolo e scapestrato il primo, non più nel giro dei lottatori proprio per la sua inaffidabilità, tanto riservato e solitario il secondo, con una carriera promettente davanti che un infortunio potrebbe compromettere,
- Christina, ex moglie di Alvey (anche se non ufficialmente) e madre di Jay e Nate, costretta a badare a un uomo difficile per anni, preferendogli poi la strada facile della droga e della prostituzione, che l'han portata ad abbandonare i suoi figli.
In più, c'è Ryan Wheeler, ex di Lisa e soprattutto ex campione di lotta, uscito ora dopo 4 anni di carcere con le aspettative di tutti addosso, con Alvey che ne vuole fare nuovamente un campione mentre il suo cuore batte ancora e ancora per la donna che proprio il suo coach gli ha portato via.


Con simili caratteri coinvolti, ovvio che la noia non sia di casa, e che nelle 10 puntate che compongono questa prima stagione ci siano tutte le carte in tavola per rendere Kingdom altamente godibile ma anche con una sua profondità da tenere d'occhio.
L'arco narrativo parte dall'uscita di prigione di Ryan al suo primo incontro che ne sancisce la rinascita, e nel mezzo vediamo ogni personaggio maturare o regredire.
A rubare la scena al protagonista Frank Grillo, è però quel pazzo scatenato di Jay, che a droga e a feste senza controllo sa alternare momenti da vero figlio e da vera persona di cuore. A renderlo indimenticabile è una gradita sorpresa che corrisponde al nome di Jonathan Tucker, che dopo aver intravisto in Hannibal (stagione 2, però, che presto arriverà da queste parti) mai avevo dimenticato da quel Black Donnellys la cui cancellazione è una ferita ancora aperta.
Da non dimenticare poi la presenza di Nick Jonas, sì, proprio uno dei Jonas Brothers, che sono venuti prima di Justin Beaber e dei One Direction a turbare i cuori delle adolescenti, che con questo ruolo seppur monospressivo, vuole dare un colpo di spugna al passato e al suo voto di castità.
Tra muscoli, sudore e botte da orbi, c'è quindi di che godere in Kingdom, senza alcuna vergogna, ma con molto, molto piacere.


16 febbraio 2015

Galavant

Quando i film si fanno ad episodi.

Se non lo si è ancora notato, la Disney per la sua rinascita sta affondando come non mai le radici nel passato.
Da Once Upon a Time in TV ai reboot in chiave live action al cinema, ad andare forte sempre e comunque sono le storie di principi e principesse, eroi indomiti e spietati cattivi, lieti fine e grandi amori.
Ovvio quindi che all'uscita di questa comedy made in ABC, il mio naso si storcesse, al sapere poi che fosse anche in parte musical, con l'eroe del titolo, la sua bella e i suoi aiutanti impegnati tra una battaglia e l'altra in siparietti canori, avevo deciso di lasciarla andare, senza troppi rimpianti.
Poi però si sono messi di mezzo due dei miei spacciatori di serie di fiducia: Mr Ink da una parte (a cui sono riuscita a resistere) e il Cannibale dall'altra, e ho ceduto.
Tanto, mi son detta, nelle mie settimane sempre più impegnate lo troverò il tempo per 8 miseri episodi da 20 miseri minuti?


Il tempo, un po' a fatica, l'ho trovato, ed è stato un colpo di fulmine, fatto di risate -tante- e di canzoni -così leggere, così orecchiabili- che ancora adesso mi ritrovo a cantare.
La forza di Galavant sta tutta nel sapere di essere l'ennesimo prodotto sulla fila di principi e principesse, ma ci ride sopra, non si prende sul serio e soprattutto stravolge i canoni classici di queste stesse fiabe.
Galavant è sì un eroe di quelli indomiti, ma piuttosto pieno di sé (e a ragione, guardatelo...) e egoista, a causa principalmente della sua bella, che come da tradizione viene rapita e costretta a sposare un re cattivo e vecchio, salvo poi preferirlo vista la fama e la ricchezza che le consente. Si badi poi che lo stesso re ha un cuore di panna, manca di mascolinità grezza ed è alla ricerca continua dell'approvazione della moglie oltre che del popolo appena conquistato.
A fare da contorno tanti piccoli ruoli che si amano dal primo all'ultimo: il cuoco timido e impacciato, la sua "bella" damigella, la guardia del corpo del re, il giullare di corte...
La prima stagione si compone di un ciclo di canti sulla lunga rincorsa di Galavant, il suo simpatico aiutante e la bella principessa valenciana che lo ha assunto per liberare i genitori e il suo Regno occupato, concludendosi fin troppo in fretta.
Ammiccando al pubblico, sbuffando per primi alle prime note di un prossimo intermezzo musicale, questi simpatici protagonisti fanno dell'ironia più pura la loro marcia vincente, conquistando anche chi di storie e fiabe si è un po' stancato, ma che a pezzi così coinvolgenti e a risate sincere non sa resistere.


Biglietto, Prego! - Il Boxoffice del Weekend

Forte dei quasi 1000 schermi in cui è stato distribuito, a regnare incontrastato sulla classifica è il film più discusso dal libro più discusso degli ultimi tempi. Quelle sfumature le cui prevendite erano disponibili già da mesi hanno fatto il botto, guadagnando da solo molto più di tutti gli altri componenti della top 10 messi assieme.
Con uno stacco di quasi 7 milioni, seguono così la commedia francese e la commedia americana, con l'action per maschietti e il film di animazione che trovano un loro -esiguo- pubblico.
Male va' per i nominati agli Oscar, tra un Birdman che resiste, un Selma che agguanta un risicato settimo posto, e il bel Whiplash che nemmeno entra nella top 10 relegato com'è stato in 25 (sì, 25, meno addirittura di Timbuktu) schermi.


Aspettando che la bolla grigia scoppi, questi i dettagli:

1 Cinquanta sfumature di grigio
week-end € 8.492.042 (totale: 8.492.042)

2 Non sposate le mie figlie!
week-end € 938.498 (totale: 2.294.413)

3 Notte al museo 3 - Il segreto del faraone
week-end € 751.963 (totale: 4.745.681)

4 Taken 3 - L'ora della verità
week-end € 727.221 (totale: 810.234)

5 Shaun, Vita da pecora - Il film
week-end € 724.363 (totale: 724.363)

6 Birdman
week-end € 665.789 (totale: 1.731.926)

7 Selma - La strada per la libertà
week-end € 656.609 (totale: 658.721)

8 Jupiter - Il destino dell'universo
week-end € 472.946 (totale: 1.667.539)

9 Mune - Il guardiano della luna
week-end € 395.670 (totale: 1.108.222)

10 Italiano medio
week-end € 241.301 (totale: 3.964.393)