Scarlet
Un film di animazione in concorso è già una cosa rara, se poi è un anime lo è ancora di più.
Tocca a Mamoru Hosoda fare gli onori di casa con un progetto ambizioso che unisce occidente e oriente e un messaggio universale come quello che anela la pace.
La protagonista è la principessa Scarlet che si ritrova nel sospeso mondo dei morti dove poter continuare il suo piano di vendetta contro quello zio che l'ha uccisa e che ha ucciso suo padre per avere il trono di Elsinore.
In viaggio con lei si unisce un infermiere del mondo moderno, ad assisterla negli scontri contro guerrieri di ogni epoca e sorta incontri strani che passano tra guerrieri di a mostrare come le guerre non siano mai finite. Nemmeno nell'aldilà.
La vendetta può condurre all'eternità? A non finire a essere nulla più di cenere al vento?
Come ogni racconto epico, sarà il viaggio a cambiare Scarlet e a farle aprire gli occhi sugli insegnamenti paterni rispetto al perdono e su come ha usato la sua unica vita, in una certa ridondanza di questa presa di coscienza che non aiuta ad amare il film.
Che è magnifico quando abbandona la CGI e abbraccia appieno l'animazione tradizionale fatta di scene di battaglia, di draghi nel cielo che il grandissimo schermo della Sala Grande rende ancora più maestose, ma perde di potenza in dialoghi che non lasciano nulla di sottinteso e ribadiscono in modo didascalico il messaggio piuttosto banale su quanto è bello un mondo di pace.
Siamo distanti, purtroppo, dalla magia e dallo struggimento che sapevano trasmettere Wolf Children e La ragazza che saltava nel tempo, l'obiettivo di essere fin troppo universale e diretto fa perdere forza anche ai disegni più poetici del finale.
Nühai
Le mie difficoltà con il cinema orientale si presentano con il film Sui Qi.
Un dramma molto drammatico, una figlia che vive costantemente nella paura di essere punita dalla madre e di essere violentata dal padre alcolizzato. La sua vita non sembra avere luce, con le giornate passate a prendersi cura della casa e della sorella, per lei non c'è sostegno, nemmeno a scuola. Tutto si collega al passato di quella madre arrabbiata, che si scopre in flashback non subito chiari nell'incastro del racconto, e che giustificano solo in parte un personaggio complesso.
Chiusi dentro una casa opprimente, nascosti in un armadio o a spiare la vita vera fuori dal muro della scuola, il film si fa pesante e di difficile digestione, e nemmeno un'amicizia sbilanciata aiuta a rasserenare.
Con un finale amaro per quanto in parte lieto, il ritmo lento, i tanti silenzi, la cattiveria che esplode ne fanno una visione sofferta.
The Sun Rises On Us All
Le mie difficoltà con il cinema orientale proseguono con questo dramma drammatico cinese.
Lei, che un figlio l'ha già perso e ora è incinta di un uomo ricattato e già sposato, e lui, uscito dal carcere e con un tumore allo stomaco che per lei si era preso la colpa di un omicidi stradale, si ritrovano.
Debiti e perdono, miseria e riscatto che si protraggono per due lunghissime ore che si sentono tutte e si concludono in un finale tragico e senza risoluzione.
Magari il problema sono io, ma non capisco perché impormi questa sofferenza.
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