1 settembre 2025

Venezia 82 - The Testament of Ann Lee

Ho visto un musical su una predicatrice quacchera.
Ho visto un film su Ann Lee, nata a Manchester nel 1700, posseduta da una fede religiosa incrollabile che l'ha portata a fondare un suo movimento, contro ogni apparenza e convinzione dell'epoca, ad attraversare l'oceano per trovare negli Stati Uniti il luogo in cui costruire la sua comunità, cercando nuovi fedeli da convertire.
Il suo professare era semplice: non ci si può avvicinare a Dio se non si eliminano i desideri della carne. Il sesso, come ogni altro atto di lussuria, va evitato.
Le preghiera sono fatti di canti e balli e grida e tremolii, che possono durare ore e giorni, veri e propri atti di mistificazione, tanto da dare alla congregazione il soprannome di Shakers.
Credono, gli Shakers, ma affrontano anche problemi e accuse: di blasfemia e di stregoneria, di ipocrisia e di tradimento nei confronti di una guerra civile verso cui si dichiarano neutrali.


Una storia complessa e strana, quella di una donna che in anni in cui le donne erano chiamate a stare in casa e soddisfare i mariti, il marito lo domina, vietandogli quel corpo che non ha saputo generare un figlio sano.
Se la storia su carta è interessante, adattata da Mona Fastvold ne The testament of Ann Lee lo è ancora di più e non tanto per quello che racconta, ma per come lo racconta. In forma di musical, un musical del 700, girato in pellicola 35mm. È la fotografia, quindi, che ruba il cuore, sono le canzoni e i balli, in coreografie ipnotiche, con la voce di Amanda Seyfried bella come non mai, che stregano. La sua è una prova impressionante, fisica più che spirituale, da vera posseduta.
Si seguono i canti, si seguono i balli, si segue questo musical anticonvenzionale che perde di fascino quando la storia prosegue senza una melodia, senza un movimento.
La mano di Fastvold sembra fusa a quella del marito Brady Corbet, che qui scrive con lei e produce, così come lei aveva collaborato in seconda unità a The Brutalist, e l'approccio materico alla pellicola, la forma estetica di questa America che accoglie un'immigrata che tenta di cambiare il mondo con il suo credo, è simile.

Forse solo meno potente per la storia che va a raccontare. Che stride con i giorni nostri, che mostra un'ossessione di fede poco condivisibile, non a caso gli Shakers a luglio 2025 sono appena 2 in tutto il mondo.
Viene da chiedersi perché, proprio Ann Lee si è scelto di raccontare.
Ciò non toglie che un musical così, con delle musiche e delle coreografie così, incanta.
Ho visto un musical su una predicatrice quacchera, e a sorpresa mi è piaciuto un sacco.

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