3 settembre 2025

Venezia 82 - Dead Man's Wire

1977, Tony Kiritsis entra nella filiale di prestiti e mutui di Indianapolis, infila un filo di ferro al collo di Richard Hall, lo preleva, lo porta a casa sua. Chiama la polizia, nel mentre, facendosi inseguire e circondare, le sue richieste sono semplici: delle scuse formali per gli affari che ha visto sfumare, 5 milioni per riprendersi. In cambio promette di non uccidere e liberare Richard che tiene prigioniero, che minaccia ma in fondo tratta anche con inaspettata umanità. Basta poco per fare di Tony un eroe popolare, quello che si ribella ai poteri forti, ai ricchi che tutto decidono e comandano, e con l'aiuto di uno speaker radiofonico diffondere il suo messaggio e il suo punto di vista, contro i media che lo distorcono.
Finisce pure per organizzare una conferenza stampa a reti unificate, in quello che può essere visto come un anticipo dei manifesti, delle lotte, e delle prese di posizione via social di oggi. 
Qualcuno ha detto Luigi Mangione?
Visti gli applausi scattati in sala per Tony, il suo destino e quello della banca contro cui lottava, direi di sì.


Il ritorno di Gus Van Sant dopo anni di silenzio è diverso da quello che ci si aspettava: più leggero ma comunque politico, più divertito ma comunque preciso, nel ricostruire un'epoca, nel fare giocare i suoi attori.
Primo fra tutti Bill Skarsgård, finalmente lontano dagli horror dà vita a un'interpretazione manieristica in cui mescola buone maniere a un linguaggio un filo più colorito, mostrando le due anime che abitano un uomo per bene fin troppo arrabbiato.
C'è poi Dacre Montgomery, irriconoscibile nei panni di una vittima doppia, in questa brutta storia, ferito e disorientato.
Ma a rubare la scena con poche scene ci pensano Al Pacino e soprattutto Colman Domingo, dalla voce suadente, dai modi raffinati, capaci di imbonire anche il rapitore più agguerrito.

Breve e fulminante, questo Van Sant conferma la direzione presa da una Mostra che punta sui diritti dei lavoratori, dei piccoli risparmiatori, e ne fa un'edizione più sociale. Non è cosa da poco se si riesce a farlo con inaspettata leggerezza.

1 commento:

  1. Sempre un piacere ritrovare Gus Van Sant. O almeno, da quello che dici sembra un piacere :D

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