13 febbraio 2019

The Mule - Il Corriere

Andiamo al Cinema

C'è chi a 90 anni se ne sta in panciolle sul divano, chi invece si ricicla come corriere di un Cartello messicano e chi infine decide di raccontare la storia di questo 90enne corriere, capace con tranquillità di trasportare in 12 semplici viaggio, chili e chili di cocaina.
Il (quasi) 90enne in questione è il signor Clint Eastwood, che per l'occasione non se ne sta solo dietro la macchina da presa, ma torna protagonista di una storia che sa di polvere d'America, di quegli ultimi di cui poco si parla. L'altro 90enne è Leo Sharp, la cui storia ha ispirato Nick Schenk alla sceneggiatura, veterano dei veterani, con nel curriculum già Gran Torino e The Judge.


Floricoltore, con bulbi di giglio che lo portano in giro per l'America in cerca di premi e gloria, Earl Stone non ha mai avuto troppo tempo per la famiglia.
Dimentica anniversari, compleanni, e pure il matrimonio della figlia.
Tutto cambia quando a sposarsi è la nipote, quando la sua serra e il suo terreno gli vengono pignorati, e lui si ritrova con le sue donne contro, a corto di soldi.
Guarda caso (ed è solo la prima delle noti dolenti di una sceneggiatura che non sa come inserire svolte e nodi cardine), un lavoro per lui potrebbe esserci: deve solo guidare, senza fare domande, rispondendo al telefono. Al resto penseranno messicani armati fino ai denti. 
Semplice, sbrigativo, lucrativo.
Earl, inizialmente titubante, ci prende gusto, e dopo aver aiutato se stesso e i suoi debiti, continua per aiutare gli altri e in fondo anche il suo ego.
Dall'altra parte della barricata, però, la DEA è alle calcagna del Cartello e dei suoi corrieri, batte strade e motel alla loro ricerca.


La storia di Earl è di quelle incredibili, di quelle che anche se raccontano di traffici illeciti, di droga in quantità estrema, ha dell'umanità. Data da un vecchino che a fatica si regge in piedi, che a stento sta dietro alle nuove tecnologie e alla velocità con cui vorrebbero portasse a termine il suo incarico.
Earl è vecchia scuola, lui si gode la vita, il tempo, il viaggio. Non disdegna tappe fuori percorso, svolte non necessarie, visite e aiuti.
Diverso da chi è teso per guadagnare, per accontentare il capo.
Le sue lezioni di vita diventano quindi il sale del film, cucito addosso all'eroe Clint, che si confronta con giovani messicani, con giovani detective, con una moglie che sta per andarsene. E si confronta soprattutto con l'America di oggi, quella in cui i messicani rischiano ad ogni controllo di polizia, in cui certe parole non vanno più bene per chi ha la pelle scura.
Racconta, Clint, le sue verità, a volte didascaliche, a volte a servizio del pubblico e della politica, ma appassiona. Fa tenerezza, soprattutto (nel senso buono del termine) un 90enne che sa ancora aprire gli occhi e la mente a ciò che lo circonda, cambiare e accettare le conseguenze di quanto fatto.
Non era facile ritrovarlo così in forma Clint, dopo averlo evitato in quel retorico Ore 15:17 Attacco al Treno, dopo averlo mal sopportato in American Sniper.
Invece, portandosi appresso un fido e nuovamente convincente Bradley Cooper, si sta di nuovo dalle parti di Sully, in cui è il fattore umano a fare la differenza. Quell'umanità rappresentata da un vecchio che ama cantare, ama i panini gustosi, ama procedere lentamente. E che sa ancora apprezzare la bellezza di un fiore.

Voto: ☕☕/5


12 commenti:

  1. Spero di tornare ad apprezzarlo come facevo anni fa, io che neanche Sully avevo poi gradito troppo.

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    1. Qui mettici il vecchino, mettici la bella storia, c'è di sicuro materiale per fartelo amare di nuovo. Ne sono sicura ;)

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  2. Ho notato che utilizzi spesso l’espressione fattore umano, che poi era il primissimo titolo pensato per “Invictus” (storia vera). Fai molto bene perché il fattore umano conta moltissimo nei film di Eastwood, in questo di sicuro, la storia è semplice semplice, didascalica a volte più del necessario, eppure funziona proprio perché il vecchio Clint è il fattore umano che serve a questo film. Ci sarebbero stati attori più adatti di lui per il ruolo di Earl Stone, ma nessuno avrebbe reso così bene il personaggio come ha fatto Clint, un altro bel film dopo “Sully”, mi sono proprio goduto questo viaggio ;-) Cheers

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    1. Diciamo che lo uso quando i film avrebbero di tutto per non farmeli piacere (storia, temi, registi) ma che invece sanno toccare le giuste corde. Succede anche qui, ovviamente, con un'umanità che non ti aspetti da un quasi 90enne ancora capace di dire la sua e di imparare lezioni. Posso unirmi al coro dei "Bentornato Clint", insomma :)

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  3. Non è bello come "Gran Torino", ma per me ne è il seguito ideale. Film, se possibile, ancora più amaro e disilluso malgrado la proverbiale asciuttezza di Eastwood (che lascia spazio anche all'ilarità). Dignitosissimo e toccante, come non avevo dubbi.

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    1. Sai che Gran Torino ai tempi non mi era piaciuto? Lo dico però con tutte le parentesi possibili, perché la visione era stata travagliata, disturbata, più volte interrotta. Dovrei rivederlo ora, con calma, soprattutto per come questa bellissima storia me lo ha ricordato.

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  4. Già, lui anche dalla tomba continuerà a fare film ;)

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    1. Finchè li fa così e non come gli altri, ben venga ;)

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  5. Certo che ultimamente sei un po' troppo fordiana, forse ancora più che l'anno passato, e forse ancor più del Ford originale, con tutte 'ste promozioni ai vari Stallone e Eastwood...
    Io spero sinceramente di distruggerli entrambi. XD

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    1. Secondo me, come già per i Queen, ti ritroverai ad essere un fordiano anche tu. Clint se la gioca benissimo qui, tra una storia stupefacente (ahah) e uno sviluppo niente male, vedrai ;)

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  6. Lisa, noto con grande felicità una crescente fordianità: brava. Era già ovvio che fossi più tosta di Cannibal, ora è certo che tu sia anche molto più competente. :)

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    1. Grazie Ford! Un po' mi spaventa essere così fordiana, ma di fronte a film così convincenti ed emozionanti, è inevitabile. E anche il Cannibale cederà, ne sono quasi sicura.

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