26 ottobre 2024

Parthenope

 Andiamo al Cinema

Sorrentino fa sempre Sorrentino.
E per me è un bene.
Per molti è il male, con le sue inquadrature da sogno, i suoi dialoghi costruiti, le verità che si fanno sentenze e una sceneggiatura che poco racconta, molto mostra.
Parthenope è un film sorrentiniano, e non poteva essere altrimenti.
Ambientato nella sua Napoli, resta in quella Napoli in cui finalmente aveva raccontato di sé e toltosi il peso di quel racconto personale che da sempre aspettava di essere raccontato, sposta lo sguardo.
Lo sposta più in su, verso famiglie ricche e abbienti e annoiate. Viziate, pure, nel cercare il loro posto nel mondo.
E lo sposta più in là, verso un universo femminile in cui la bellezza è come la guerra, apre le porte ma distrugge anche ciò che c'è attorno.


Parthenope nasce nel mare di Napoli, cresce in riva al mare, in una villa decadente che si sposa con il suo umore e le sue ambizioni. Bellissima, strega chi la guarda, mentre legge John Cheever, mentre studia antropologia, mentre cerca di capire chi essere con un fratello altrettanto bello e altrettanto annoiato, ma più fragile.
Si lasciano andare, entrambi e assieme all'amico di sempre e da sempre innamorato, in una breve e tragica estate a Capri che cambierà tutto.
Si disunisce, Parthenope, perde la sua strada, perde il suo ruolo, ma non la bellezza, che continua ad aprire porte a Napoli, che siano quelle di grandi Maestri o Maestre, di vescovi peccaminosi o di boss con le loro iniziazioni.
La seguiamo, dalla nascita ai giorni nostri questa sirena che non fonda una città, ma la incarna.
Diva dallo sguardo troppo triste per il cinema, che come in un film vorrebbe avere la battuta sempre pronta, quella giusta, e la cerca di speratamene, fino alla fine.


Sorrentino fa Sorrentino, e scova l'ammaliante Celeste Dalla Porta che strega lo schermo, che con il suo corpo che diventa oggetto, che seduce e che gioca e che provoca, conquista ricchi che non scendono dal loro elicottero e scrittori che non vorrebbero essere adulati, dallo sguardo altrettanto triste portato fieramente dal fuoriclasse Gary Oldman. E anche quel fratello troppo fragile per resistere. Per non perdersi.
Non servirebbe nemmeno sottolineare la cura della fotografia, della composizione delle scene e la cinematography di Sorrentino e della fida Daria D’Antonio, ma lo faccio comunque in questo breve paragrafo, perché anche se gli anni non sembrano correre sul volto di Parthenope fino all'arrivo di Stefania Sandrelli a interpretarla, passano tanto volti in questa Napoli di mare, di miseria e di feste e di lutti e sembrano quadri.
E fra tutti questo volti, restano le parole di Silvio Orlando, professore universitario che l'antropologia non vuole spiegare cos'è, che però capisce chi e cosa può essere Parthenope meglio di lei svelandolo in una scena dal sapore assurdo, dalla CGI strana, come fu per la giraffa di Jep.
Poi, ovviamente, c'è la musica. che sceglie Riccardo Cocciante come cantore e profeta, la sua tragica Era già tutto scritto è come una profezia che si avvera, così come le parole di una maestra di recitazione e di un'attrice che da Napoli è scappata e che hanno le maschere di Luisa Ranieri e Isabella Ferrari.
Di mezzo, da tifoso com'è, ci infila pure lo scudetto del suo Napoli, che stona un po' a chi napoletano o tifoso non è, la magia di un finale struggente.


Sorrentino fa Sorrentino, e io non ne sono ancora stanca.
Nonostante avesse detto di voler cambiare registro, di voler abbandonare lo stile Grande Bellezza fatto di scene che si accumulano, di significati che lentamente vanno a comporsi, qui dimostra ancora una volta come poche ma giuste battute, verità feroci e tanta bellezza, riescono a far provare una forte nostalgia per quella spensieratezza che non c'è più, a significare una vita passata troppo in fretta, o troppo lentamente.
E lentamente si fa strada questo film e la vita di Parthenope, con quel senso di malinconia che non se ne va, che si spiega in un finale poetico che dà senso a tutto, anche al resto, accumunando Sorrentino a Kechiche e la sua trilogia incompiuta.
La città rinasce, il resto scompare, sopravvivere si può, anche senza amore?
Che idea balorda.

Voto: ☕☕☕☕/5

1 commento:

  1. Sono stati giorni un po' così, quindi ho bisogno della comfort zone. Me lo regalo stasera stessa. Anche se io ho un rapporto molto strano con Paolo, perché ho odiato La grande bellezza e smsto tutti quelli venuti dopo.

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