16 ottobre 2024

Tuesday

Andiamo al Cinema a noleggio

Di Mercoledì si parla di Martedì.
Di Tuesday, in realtà, che sta per morire.
La incontra pure, Morte, e la inganna.
Con una storia curiosa e buffa zittisce tutte le richieste, le proteste, tutte le voci a cui deve prestare ascolto permettendole di fare una pausa meritata ma pericolosa.
Se la Morte si ferma, il mondo come va avanti?


Tuesday è una ragazzina di 15 anni, malata terminale.
La Morte ha invece le sembianze di un enorme pappagallo, malconcio e mal ridotto, temuto e combattuto da chi di morire non vuole saperne. Cambia dimensioni, cambia colore, ascoltando Tuesday e passando una giornata con lei esaudendo il suo ultimo desiderio: salutare un'ultima volta la madre.
Il problema sarà proprio quella madre.
Testarda e incapace di accettare la morte della figlia, arriverà ad ucciderla la Morte, a cercare di ingannarla in ogni modo possibile fino pure a sostituirsi a lei.
Una madre che mente sapendo di mentire, che vende a pezzi la sua casa pur di non lavorare, pur di curare Tuesday, pur di stare ancora con lei. Anche se ne ha paura.


Una storia strana, ammettiamolo, e, ovviamente, una grande metafora.
Una storia strana, ma strana davvero, dove cambiano le dimensioni, gli approcci, i colpi di scena.
Dove lo sguardo infranto di Julia Louis-Dreyfus è in contrasto con i ruoli comici con cui la si associa (Veep e Seinfeld, se proprio devo citare i migliori) ma che pure qui non rinuncia a un umorismo nero e cupo, a un rapportarsi con questa Morte in modo speciale ritrovando il tempo per quella figlia fragile che le fa paura. O meglio, per il dolore e la solitudine che ormai rappresenta.
E là fuori?
In quel mondo che continua fuori dalla porta di un appartamento sgombro a metà, la Morte non c'è davvero più con tutte le tragiche conseguenze del caso.


Daina O. Pusic al suo esordio alla regia prende una favola nera e la rende coloratamente nera con il marchio della A24 a fare da garanzia.
Così un film che ha per protagonista la Morte e di morte parla, finisce per essere un inno alla vita, una metafora non certo sottile del lasciare andare.
Il vocione di Arinzé Kene rende straniante un pappagallo dai suoni corporei scricchiolanti, anche se sono gli effetti speciali dimensionali i più stranianti, volutamente percettibili e irreali.
Come dentro una fantasia, come in una battaglia più folle e meno cervellotica di uno scontro a scacchi che la Morte la racconta, la esorcizza, la abbraccia.
Voto: ☕☕/5

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