5 ottobre 2024

Will & Harper

Andiamo al Cinema su Netflix

Will è Will Ferrell, il comico assurdo e geniale, dalle facce buffe e dei buffi personaggi che sembrano sempre esagerati. 
Per me, è l'elfo Buddy, il Lars dell'Eurovision Song Contest e l'Harold di Vero come la Finzione.
Harper è invece una persona nuova. 
O meglio, sono amici da sempre, hanno lavorato assieme per anni, esordendo al Saturday Night Live, scrivendo film, passando vacanze insieme.
Solo che Harper si chiamava Andrew Steel.


Inizia tutto con una mail, che arriva agli amici e colleghi di sempre: alla soglia dei 60 anni Andrew ha deciso di iniziare il suo processo di transizione a donna.
Una sorpresa per molti, una decisione combattuta e difficile e un rapporto da ricostruire.
Cosa cambia, se cambia un genere?
Cosa succede, se si gira l'America da donna?
Will e Harper decidono di documentarlo, di fare di un viaggio fisico che li porterà da New York alla California passando per le tappe fondamentali della vita di Harper e un viaggio interiore e di ri-conoscenza, permettendo ad ogni domanda, ogni curiosità, ogni dubbio di venire a galla.
A sorpresa, con due comici in macchina e 4mila chilometri da percorrere, più che le risate, sono le lacrime a prevalere.
Di Will, inconsapevole degli anni di dolore, di segreti e di depressione di Harper.
Di Harper, per come deve ri-approcciarsi a quello che ha sempre amato: viaggiare on the road, fermarsi nei peggiori bar d'America dove la clientela non è certo aperta mentalmente, e per le attenzioni che ora, da donna trans, suscita negli altri.


È un viaggio politico, anche, e non a caso Will Ferrell si è battuto con Netflix affinché distribuisse il documentario prima delle elezioni del 4 novembre, riflettendo su una politica non troppo inclusiva, sui cambiamenti di un'America in corso.
Non manca, ovviamente, il coinvolgimento di colleghi comici (da Will Forte a Tina Fey, da Seth Meyers a Molly Shannon) che alleggeriscono l'atmosfera perché a sorpresa Will fatica ad essere divertente, commosso e sorpreso, preoccupato e carico di rimorsi, lascia a Harper il modo di sdrammatizzare e una sicurezza non da poco.
Superiore alla sua, che deve ricalibrarsi, sintonizzarsi, capire.


Purtroppo, però, la naturalità del progetto sembra spesso mancare.
Con una psicologa con sensi di colpa trovata proprio mentre si parla di un percorso complicato con la terapia, con un ragazzo in monociclo trovato proprio fuori la casa d'infanzia dove Harper si muoveva in monociclo, la sensazione è che molto dello spontaneo avvenuto in viaggio sia rimasto fuori, relegato al ricordo di un viaggio indimenticabile di due amici speciali e ai titoli di coda, dove risuona la canzone jazzy scritta appositamente e su richiesta da Kristen Wiig che potrebbe pure arrivare agli Oscar.
Come questo documentario, molto probabilmente, nonostante le mie ritrosie dovute più al montaggio, più alla costruzione dei dialoghi che non il suo onorevole e bellissimo scopo.

Voto: ☕☕½/5

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