18 dicembre 2018

Colette

Andiamo al Cinema

C'è una categoria di film a sé: i film della domenica, i film da guardare senza troppo impegno con signore di una certa età che ne apprezzeranno la fattura, le interpretazioni, la storia.
Niente di sconvolgente al loro interno, niente che sbavi troppo, niente di memorabile.
Film nati per essere guardati e presto dimenticati, o al massimo -come in questo caso- avere qualche nozione/informazione in più nei riguardi di una figura storica non così sconosciuta.
Sono film che si prestano bene anche per le scuole, per dire, per sostituire lezioni di storia, di letteratura.
Così abbiamo Colette.



Colette che ci racconta dei primi fervidi anni di Sidonie-Gabrielle Colette, della sua passione per lo scrivere, di come diventa ghost writer di un marito (Henry Gauthier-Villars) più grande, più affermato, con altri ghost writers al suo seguito, di come Colette inizi a sgomitare presto per avere la sua indipendenza, la sua bravura riconosciuta. Di come in quella Parigi della Belle Époque la sua eroina disinibita -Claudine- prenda piede e dimenticati i debiti iniziali, si inizi davvero ad intraprendere la bella vita, fatta di triangoli amorosi, di amori senza genere, di sperimentazioni teatrali pronte a dare scalpore.
Insomma, la classica sceneggiatura a tre atti come da manuale, con sviluppo, ostacolo e risoluzione del problema che mette da parte gli altri furenti anni di Colette, gli altri matrimoni, concentrandosi quindi solo sul primo, romanzandolo un po'.


Come detto, niente di indimenticabile, né la sentita interpretazione di Keira Knightley che torna protagonista dopo gli anni di silenzio della maternità né quella di Dominic West, che al ruolo del marito fedifrago e libertino c'ha fatto il callo.
Si sprecano le scene di passione, le scene che mostrano gli splendori degli interni parigini, della natura francese, degli abiti dell'epoca.
E mentre la frenesia dello scrivere cede il passo a romanzi rapidi che si confondono con la realtà stessa, il film procede spedito verso il suo lieto fine.
Certo, fa pensare la libertà, la forza, la bellezza di un personaggio donna così moderno nei primi anni del '900, lo si prende a simbolo di questa nuova ondata di femminismo che ricerca eroine, ma l'unica cosa che resterà è la curiosità di scoprire su carta questa Colette, nel caso, più avanti.
Curiosità che i film appartenenti al genere spesso sanno suscitare. Onore per questo a loro.

Voto: ☕☕½/5


7 commenti:

  1. Lo vedrò senza curiosità, magari durante queste odiate feste che richiedono soltanto film più soft. Anche se rivedere Keira mi farà molto piacere.

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    1. La si ritrova con piacere ma il film è perfetto per sonnecchiare un po' sul divano durante la digestione, sei avvertito ;)

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  2. Descrizione perfetta, un film che va bene per un ora buca a scuola. Domic West e la mia amica Keira Knightley (in amicizia detta "Clavicole") in prove più che decenti, la seconda è abbastanza portata per i film in costume, tranne quando li dirige Cronenberg ;-) Insomma sono d'accordo con la tua analisi. Cheers!

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    1. Oh, quelle clavicole! E quelle faccette pure! Qui non dà il meglio di sé ma per fortuna nemmeno il peggio, sta nella media, proprio come il film: senza infamia né lode.

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    1. No, dai, sono stata onesta. Film passabile e niente di più ;)

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  4. Eh, non ci crederai ma sono andato a vederlo proprio di domenica pomeriggio!! :)
    Analisi perfetta la tua. Diciamo che se non ci fosse stata Keira non mi sarei mai sognato di vedere un film del genere. Ma... si sa, al cuore non si comanda! <3
    Comunque, a parte Keira, devo dire che in effetti è un film godibilissimo, tipico film "per signore". Ma in senso buono!

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