Lucia è una geometra che si occupa di rilevamenti catastali. Una figlia avuta da giovane, un compagno che la tradisce e che decide di lasciare, un lavoro importante di cui farsi carico e una Madonna che le appare all'improvviso.
Sì, proprio quella Madonna, scambiata inizialmente per una profuga, per una poraccia.
E che succede se a una donna dalla vita complicata ma uguale a quella di tante altre, la Madonna appare e le dice di costruire una chiesa lì, dove le è apparsa?
Contro ogni miracolo, contro ogni fede, Lucia si crede pazza, scappa di casa, cerca risposte da uno psichiatra e alla fine decide di affrontarla la Madonna, di farci a botte pure, prendendole.
Non ci sta a crederle né tanto meno a scontrarsi con il grande progetto di un grande centro commerciale nel mezzo della natura incontaminata toscana.
Ma, forse, un insegnamento c'è. E con quella Madonna si può far pace, si possono pure accettare i suoi consigli per parcheggiare.
È un film strano Troppa Grazia, arrivato senza troppi clamori in sala nonostante il premio come Miglior Film Europeo a Cannes.
Sorretto da un umorismo più inglese che italiano, che più che ridere fa sorridere, con una scrittura che si concede momenti altissimi in cui riflettere sul senso della vita, della felicità, della bellezza, e soprattutto con un'Alba Rohrwacher che non trovavo così in parte dai tempi di Hungry Hearts, nonostante i numerosi progetti fatti nel mentre.
Il merito è anche di un regista come Gianni Zanasi, dall'occhio speciale, dalla voce speciale, anche se La felicità è un sistema complesso non mi aveva convinto quasi per niente.
Qui aggiusta il tiro, con l'aria diversa di questo film che si respira da subito, e anche se l'ambientazione è quella estiva e soleggiata che fa a pugni con l'inverno in arrivo, di tutta questa bellezza si gode. Certo, la seconda parte appare un po' più pasticciata del previsto, ci si prende anche troppo tempo e si accelera all'improvviso nel finale, dove Elio Germano -dimenticato per tutta la prima- torna ad essere protagonista.
Infine c'è la musica, una musica che segna sempre il giusto ritmo, e si conclude -proprio come nel film- nel segno della bellezza, con la I Promise dei Radiohead a sottolineare la vera chiesa da venerare, l'unico motivo per cui immolarsi.
Voto: ☕☕☕/5
Altro film, altro film italiano almeno, che mi dispiacerà moltissimo non vedere netro la fine dell'anno.
RispondiEliminaPer il tuo consiglio e per il premio di Cannes forse avevo alzato troppo le aspettative. Resta un bel film, con momenti davvero intensi, ma qualcosa gli manca, o ha di troppo.
EliminaIo sono cattolico e non aggiungo aggettivi che mi farebbero diventare ateo.
RispondiEliminaEssere cattolico significa vivere secondo una proposta di vita particolare e contraria all'ateismo pratico della nostra società che investe pienamente la quasi totalità degli essere umani, cattolici compresi.
Rispetto l'ateismo come forma di vita e non predo per il culo chi è diverso da me. La figura di Maria non può essere oggetto di cazzate immani.
Infatti qui non lo è, anche se la si colora come figura il messaggio del film -per atei e non- è importante.
EliminaVisto la settimana scorsa.
RispondiEliminaA parte la bravura della Rohrwacher per il resto mi ha lasciato un po' perplessa.
L'idea era carina, il film parte bene ma poi non sa nemmeno lui dove vuole andare a parare. con sto messaggio pseudo eco-mistico che sinceramente non mi ha convinto.
La seconda parte l'ho trovata troppo pasticciata anch'io, e anche più pesante quando la prima aveva saputo volare fra leggerezza e bei momenti. Nel complesso, tra la Rohrwacher, i Radiohead, la bellezza toscana, ha saputo comunque affascinarmi.
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