25 settembre 2020

Mignonnes / Cuties

 Andiamo al Cinema su Netflix


È il film che ha messo Netflix in un mare di guai.
Creato scandalo, ondate di odio, inviti a rimuoverlo da parte di senatori, proposte di censura per pedopornografia.
Il tutto senza averlo visto.
Chi invece il film l'aveva visto, al Sundace prima, nei cinema francesi poi, lo ha elogiato e pure premiato per la miglior regia.
La colpa di Netflix che lo ha distribuito nel resto del mondo?
Quello di aver puntato su un marketing più forte, usando immagini e sequenze del film più esplicite di quelle utilizzate da Maïmouna Doucouré.
Poteva evitare?
Visto lo scalpore creato, l'attenzione richiamata, il colpo è andato a segno.
Pure io che Mignonnes o Cuties o (mio dio, perché?!) Donne ai primi passi non avevo intenzione di vederlo, beh, l'ho visto.
E per quanto non tutto torni, le polemiche, le inchieste, l'ondata di odio riversatasi sulla stessa regista potevano essere risparmiate.



Perché è lei per prima dalla parte di chi protesta, di chi denuncia la sessualizzazione dei corpi e delle immagini di undicenni.
11 anni, sì.
Cosa facevo io a 11 anni? Probabilmente giocavo ancora tra piazza, parchi e campi, inventavo mondi o collanine, chissà.
Amy e le sue amiche si preparano invece ad un concorso di danza.
Lo fanno tra tacchi alti, minigonne vertiginose e top aderenti, lo fanno imitando le foto ammiccanti che prendono più like, quei video espliciti che girano su youtube, tra movenze sexy e twerk continui.
Prima di conoscere le Mignonnes, Amy era ancora una bambina chiamata a gestire una situazione più grande di lei: un trasloco prima, un padre che se n'è tornato in Senegal per sposare un'altra donna poi, e infine quella bigamia con cui vivere ora sotto lo stesso tetto. Il tutto nei silenzi e nei pianti di una madre che non spiega, in una zia che invita a ingoiare il rospo con dignità perché questo è richiesto ad una donna.
Ovvio che Amy la sua rabbia, la sua paura, le debba sfogare in qualche modo e se prima viene bullizzata dalle Mignonnes, poi ne entra a far parte diventando la loro leader e coreografa spingendosi sempre oltre tra gesti di ribellione, abiti indossati e foto pubblicate.



L'analisi fatta dalla Doucouré di quella che spesso viene chiamata la peggio gioventù è psicologicamente accurata.
Mostrando mancanze e richieste, assenze e prese di posizione.
Ma così non è il suo film, che sembra vivere e prendere vita nei momenti da videoclip, con quelle movenze che nei corpi di bambine fanno storcere il naso.
Indugia troppo?
Forse.
Lo fa in buona fede.
Sì.
Il film sembra comunque perdersi troppo in queste sequenze, tanto da tagliare di netto un finale che arriva frettoloso e quello sì, non propriamente preparato. Amy che cambia, corpo e idea, che si ribella e che torna in un sé più maturo ma non più bambino, tutto in pochi minuti in cui la poesia delle immagini non sta al passo con la linearità del racconto.
L'attenzione sembra concentrata sulla scelta di colori, abiti e inquadrature giuste, mostrando di queste ragazzine che si prenderebbe volentieri a schiaffi in faccia, il loro lato umano e debole.
Dimostrando che prima di giudicare, bisogna conoscere.
O in questo caso, guardare il film.


Voto: ☕☕/5

7 commenti:

  1. Mi hai convinto, lo guarderò.
    In ogni caso, immaginavo che fosse una polemica inutile. Quando mai i francesi hanno fatto cose di cattivo gusto?

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    1. Qualche dubbio in certe inquadrature viene, ma il messaggio è chiaro e limpido.
      Peccato che i francesi non sempre azzecchino i finali, o almeno questa volta è più frettoloso del necessario.

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  2. A me fa una tristezza infinita, che mondo, anzi, società marcia..

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    1. Purtroppo sì. Ma ben vengano certo film che fanno da campanello d'allarme.

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  3. Tanto rumore per nulla, o quasi.
    A livello cinematografico mi è sembrato un film che vaga un po' indeciso tra momenti più documentaristici e neorealistici, e scene più da videoclip.
    Quanto alle polemiche, trattando certi temi purtroppo sono inevitabili. American Psycho ad esempio era stato visto come un'esaltazione della violenza. Se non fosse stato per la campagna di lancio, questo Mignonnes o Donne ai primi passi, se non sbaglio il titolo italiano, non credo si sarebbe guadagnato il titolo di film "scandalo". Non ai livelli di lavori come Kids, Gummo o Ken Park, se non altro. :)

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    1. Ha fatto tutto Netflix alla fine, ma almeno mi ha messo la pulce nell'orecchio, che con quel titolo italiano non sarei mai riuscito a trovarlo nel suo catalogo. Korine/Clark si sono spinti oltre, il paragone calza a pennello e fa tristemente riflettere su come certi Kids potevano solo peggiorare con la società di oggi.

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  4. A ben guardare Netflix pur sbagliando ha fatto il suo dovere: ovvero pubblicizzare il film.
    Anche se dubito che chi c'ha marciato sopra a questa polemica, poi abbia visto il film e chiesto scusa per le accuse. Ma vabbè.

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