10 settembre 2020

Venezia 77 - Yellow Cat | Selva Tragica

Yellow Cat

Kermek ha un sogno: vuole aprire un cinema
Il primo, fra le montagne kazake.
Il suo curriculum è semplice: sa fare tutto, conosce a memoria Samurai, il film con Alain Delon al quale assomiglia.
Un pochino.
Ma Kermek è appena uscito di prigione per furti e il fratello lo coinvolge di nuovo nella banda.
Piccoli colpi, riscossioni che richiedono l'uso della violenza.
Ma Kermek non ci sta a rinunciare al suo sogno, lo condivide con la prostituta Eva, che salva e con la quale fugge.
Un'avventura fatta di assurdi scontri con il passato e con la polizia per raggiungere il giusto pezzo di terra in cui installare un lenzuolo, delle coperte, un cinema.



Ho visto il mio primo film kazako e mi è piaciuto un sacco.
Naif e ingenuo, semplice come il suo eroe protagonista.
Girato in luoghi deserti e pieni di bellezza, ispirandosi e omaggiando la filmografia francese e quella classica con una fotografia fatta da quadri tutti da incorniciare.
Dialoghi disincantati finire e ironici per finire, in una fuga romantica che porta con sé cicatrici del passato che riemergono a farne un racconto meno ingenuo, ancor più bello, del previsto.


Selva Tragica

1920, giungla Maya al confine fra Messico e Belize.
Da lì decide di scappare Agnes, da un matrimonio con un inglese autoritario che la insegue e la vuole uccidere.
Salvandosi, finirà tra le mani di raccoglitori di gomma, che in quella giungla vivono isolati, frementi di desiderio, ricchezza.
Agnes arriva e attira i loro sguardi e le loro fantasie, si aggiunge al gruppo e alla loro fuga, con gli inglesi ad assediarli, con la folle idea di scappare e rivendere da sé quei chili di gomma purissima che hanno con fatica e pericolo raccolto.


Lei, dalla bellezza felina, in quella giungla si muove con sicurezza, li chiama a sé come fosse l'incarnazione di un'antica dea.
Xtabay.
Sorprendente nella sua composizione e nell'ambiente in cui è stato girato, Selva Tragica cattura lo sguardo forte di una protagonista come Indira Andrewin al suo esordio che incanta, e di cui si spera di poter sentire ancora parlare.

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