2 settembre 2020

Venezia 77 - Lacci

Scene di un matrimonio.
Iniziava così lo scorso anno il post su Marriage Story.
Inizia così quella che potrebbe essere definita la risposta italiana al film di Noah Baumbach.
Ovviamente, lo è solo in parte.
Perché Lacci ha una sua identità e soprattutto una sua origine, quella di romanzo uscito dalla penna di Domenico Starnone portato poi al cinema con l'aiuto di Francesco Piccolo (e, in positivo, si sente) e dallo stesso regista Daniele Lucchetti.



Lacci racconta di un matrimonio allo sfascio, quello di Vanda e quello di Aldo, due figli, una vita divisa fra Napoli dove vivono segregati in un claustrofobico appartamento, e Roma, dove Aldo cura una trasmissione letteraria per Radio Rai.
Colti, intelligenti, saccenti.
Pensano di conoscersi, di potersi capire e ferire.
C'è la versione di lei, Vanda, prima.
Che una sera caccia il marito, ora che ha un'amante, ora che ha trovato il coraggio di confessarglielo.
Sola, prende i figli a carico, sputa sentenze e veleno, soffre.
Soffre nel suo martirio di madre coraggio, soffre in una rinascita che passa per una caduta volontaria.
Poi sentiamo la versione di Aldo, considerato indolente, incapace di prendere una decisione, scopriamo invece una persona che sempre si sente in difetto, in prigione, che non sa come stare bene, non sa come scindere quei lacci che lo legano a Vanda, ai suoi due figli.
Non si lega all'amante amata, lei così libera e felice, lasciando Vanda a far leva sulla sua debolezza.

Per anni, per sempre.
Perché se a dar loro volto sono inizialmente due bravissimi come Luigi Lo Cascio (che bello ritrovarlo così, sempre perfetto) e Alba Rohrwacher, poi con l'età che avanza diventano un fantastico Silvio Orlando e un'irritante Laura Morante a mostrare come gli anni non smussano gli angoli, anzi, li affinano.
E poi ci sono loro: i figli, che inermi assistono a litigi e ripicche, a scenate e "scherzi", la cui vita inevitabilmente ne viene influenzata e chiede un conto, che loro sono ben felici di servire.
Sono i lacci che li legano stretti a quei due genitori, sono lacci che soffocano e stringono.
Unici, particolari come quelli che fanno alle loro scarpe.

I salti temporali che inizialmente stordiscono diventano una linea narrativa efficace e profonda, con la musica a fargli da contrappunto e punto d'unione, a rendere ancor più unica la voce di Lacci.
Gli attori, compresi Giovanna Mezzogiorno e Adriani Giannini, sono il fiore all'occhiello di un film che pur raccontando un'altra, l'ennesima, scena di un matrimonio, la racconta in modo bellissimo.

4 commenti:

  1. Domani inizio il libro!
    Mi hai acceso una curiosità fortissima :)

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    1. Sono curiosa di sapere com'è strutturato su carta, qui i passaggi temporali sono improvvisi e disorientano, ma capito che si salta di qua e di là convince.
      Anche solo per gli attori.

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  2. La risposta italiana a Marriage Story non è male come definizione.
    Se poi ha anche un'identità sua, tanto meglio.

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    1. Anche perché a differenza del travagliato divorzio tra NY e LA qui ci si sposta nel tempo, e la cosa è molto efficace.
      Finale, poi, meraviglioso.

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