Il Grande Romanzo Americano.
Faulkner, Steinbeck, Hemingway, io ci metto pure il recente Savage… e poi?
Poi Grandi romanzi, grandi davvero, con voci che sono ormai già datate come Roth, Franzen e Eugenides… e poi?
Le nuove voci, quelle nuove davvero?
Si è affacciato a questa definizione Stephen Markley, con il suo romanzo d'esordio.
Un Grande Romanzo, Americano, che ricorda la provincia di Nickolas Butler e del suo Shotgun Lovesongs.
Di quelli che non molli più, di quelli che leggeresti fino a notte fonda, che gridano America e disperazione, che gridano nostalgia e gridano dolore.
Il ritratto di una provincia che sembrava poter aprire tante porte, che tra laghi, boschi e liceo, era il luogo da sogno per quegli adolescenti a cui bastava poco: un parcheggio in cui appartarsi, una pozza in cui tuffarsi, una scuola in cui condividere, conoscere, farsi ricordare.
E poi?
Che succede poi, quando cresci e da quella città non riesci ad andartene, quando te ne vai ma ti porti dentro le ferite che quella città ti ha inferto?
Ferite che si chiamano morte, quegli amici che conoscevi, con cui hai condiviso tutto, non ci sono più.
Per inseguire il grande sogno americano nella polvere dell'Afghanistan, per cercare un po' di pace dentro una pillola o una siringa.
Quelli che restano, continuano ad andare avanti con questi fantasmi.
E un'assenza.
L'amica, la ex, l'amante e la vicina.
Quella più intelligente, non più bella ma più fascinosa, quella che voleva andarsene e se n'è andata prima di tutti, facendosi trovare solo ogni tanto, per mail, sui social, con una cartolina.
Il destino, il caso, vuole che quattro amici, conoscenti, ritornino la stessa notte d'estate lì, a New Canaan.
Una notte in cui si sfiorano, in cui ritrovano quelli che sono rimasti e che non hanno fatto una fine migliore della loro. Sono tornati per cercare risposte alle domande che si sono sempre fatti (come sarebbe stato, se…), per ritrovare quell'amore perduto, per chiuderla una volta per tutte con le ferite dell'adolescenza.
La narrazione di Markley salta avanti e indietro nel tempo.
Racconta il presente, in cui un minimo dettaglio risveglia ricordi che raccontano il passato.
E poco a poco, i pezzi del puzzle si mettono al loro posto, e mostrano una realtà dolorosa, dove l'innocenza dell'adolescenza era già perduta, dove la violenza, i tradimenti, l'illusione e le lotte, avvenivano dietro le porte delle camerette, giù, nella taverna di casa.
Le voci di Bill, Stacey, Dan e Tina non si alternano.
Ognuno ha il suo spazio, il suo capitolo in cui raccontare, ricordare, sciogliere matasse e confessioni, portando le voci anche di chi non c'è più.
Poi un finale, in cui la verità viene finalmente a galla, pur restando nascosta.
Ancora.
E io, ancora, devo ringraziare la classifica di fine anno di Mr. Ink del 2019 per averlo consigliato.
Arrivato in ritardo ma nell'estate giusta, quella che richiedeva un romanzo così grande, così americano, così tanto Grande Romanzo Americano.
Felice che tu lo abbia recuperato. Dopo un inizio per me molto difficoltoso, è stato amore grande.
RispondiEliminaIl capitolo introduttivo l'ho riletto alla fine visto che finalmente avevo conosciuto i vari protagonisti e potevo orientarmi. Poi, però, non riuscivo a chiuderlo.
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