Questa è stata l'estate dei racconti.
Questione di tempo, di blocchi, di voglia.
Di riscoperta, pure.
Se il tempo mancava, se il blocco del lettore si faceva sentire, se la voglia arrancava, sapevo che erano lì.
Pronti ad essere scoperti.
Brevi o brevissimi, a volte un tantino più lunghi da rimandare a una sera più favorevole, erano lì.
Ho scoperto una Brooklyn più antica, ho scoperto l'amore e una voce graffiante e ritrovato autori che volevo amare.
Mi sono convertita, anche se il respiro che hanno i romanzi resta quello più adatto a me.
Prova ne è questa raccolta di Miranda July.
Miranda July, la regista, l'artista.
Quella che ha firmato il piccolo caso indie Me and You and Everyone We Know, quel gioiellino ancora troppo nascosto The Future e poi il più conosciuto Kajillionaire.
Quella Miranda July.
Che scrive, pure.
E scrive racconti brevi, brevissimi.
Un paio di pagine appena, a volte.
In cui si fatica ad affezionarsi, a prenderli più che per (brevi) divertissement con cui pure lei si è distratta per un po'.
La sensazione, è questa.
E la lunga premessa di questo post è un modo per rimandare l'inevitabile: una certa dose di delusione nel vedere che poco è rimasto appicciato addosso, che a rileggere i titoli di questi racconti si alza spesso il sopracciglio.
Ricordo uno strano rapporto fra sorelle, uno strano rapporto fra insegnante e studente, uno strano rapporto tra vicini e qualche ossessione di troppo per protagonisti non del tutto centrati.
A rimanere, solo una macchia di vino sul volto di una donna che se la fa rimuovere e non è più la stessa. Non per chi la conosceva prima, non per chi la conosce dopo l'operazione, come quel marito che non può capirla finché una macchia temporanea, torna ad illuminare quel volto enigmatico che la contraddistingueva.
In quest'estate di racconti, ho capito che ci sono racconti e racconti.
Che ci sono quelli nati per essere così, strappi nel tempo che lasciano una cicatrice, e quelli che il tempo lo occupano per pochi istanti per poi sparire.
La July fa parte di quest'ultima categoria e allora preferisco ritrovarla al cinema dove funziona.
Dai racconti, ora, posso tornare ai romanzi, al mio respiro.
Nessun commento:
Posta un commento