19 agosto 2024

In a Violent Nature

La Settimana Horror

  • Un gruppo di amici in vacanza nel bosco
  • I racconti del terrore da scambiarsi attorno al fuoco
  • La leggenda del paese, che mette i brividi
  • L'apparire di quella leggenda che miete, una dopo l'altra, le sue vittime

Quanti horror ci sono così?
Pure io, che ne vedo pochi, posso rispondere molti.
La differenza fra loro oltre alla banale "funzionano/non funzionano" sta nelle leggenda in sé.
Nell'assassino che si risveglia/torna/si era nascosto.
E solo a volte, molto rare -così rare che da inesperta non ne conosco- nella forma in cui il film si racconta.
Perché abbiamo il punto di vista delle vittime, abbiamo le dinamiche del gruppo, abbiamo gli amori, le gelosie, la final girl, solitamente, o l'Ash del caso.
Seguiamo loro, che cercano aiuto e rifugio e che trovano nel più dei casi una morte cruenta la cui percentuale di crudezza varia da regista a regista.
In a Violent Nature vuole essere diverso.


Prova con tutte le sue forze a essere diverso.
E prende il punto di vista dell'assassino, un ragazzo bullizzato in passato, ucciso in passato, e fermato grazie a un incantesimo/gioiello che, per la solita cupidigia dello scemo del gruppo che lo ruba, lo risveglia.
Seguiamo in ogni senso Johnny, che spia il gruppo di amici con personalità irrilevanti, che li insegue. Senza fretta, ma proprio nessuna, senza correre, ma vagando per quei boschi a passo lento e pesante, un passo dopo l'altro, fino a raggiungerli e ucciderli uno dopo l'altro a mani nude o con creatività.
E con molta, molta crudezza.


Chris Nash ha deciso per un piglio decisamente indie, nel rallentare il ritmo dell'azione, nell'immergere lo spettatore nei boschi e in un punto di vista diverso.
Ma ha anche deciso di dar soddisfazione al tipico spettatore di horror che chiede sangue, chiede interiora, chiede scene difficili da vedere.
Una piccola rivoluzione che sta alla voce "cercare l'originalità in un soggetto abusato" che ha funzionato nel creare l'ennesimo "horror dell'anno" di quest'anno, ma che si è anche attirato critiche dagli spettatori meno inclini a questi cambi, a questi passi lenti e a questi silenzi più da film intimista e indie che da horror.
Aggiungo a queste critiche quelle del giovine, che se c'è una cosa che non sopporta sono i passi pesanti della gente e che ha visto il film come una tortura.


Io?
Io sto nel mezzo, apprezzando la ricerca di originalità, ma anche dovendo ammettere una certa noia e gran pochi brividi nel vedere Johnny in azione.
Anche per questo a spaventarmi davvero è stata una coda finale dove la pace non sembra essere assicurata, dove un viaggio in macchina sembra più pericoloso di una notte fra i boschi e l'omaggio a Non aprite quella porta riuscito anche se quello più diretto è al Jason di Venerdì 13.
La natura violenta è una natura infida che è riuscita a scavare e a mettere in allerta, non mi resta che ringraziare Nash per il tentativo, più o meno riuscito, di emergere dalla massa.

Grado di paura espresso in Leone Cane Fifone:
2 Leoni su 5

2 commenti:

  1. La vera violenza sta nel farlo passare come originale da tutta la pubblicità annessa... 😅

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  2. Ha già "promesso" il seguito, ma mi sembra una sparata del regista, in ogni caso come vendere Jason al popolo dei film festival, però quell'omicidio con il fiocco (in tutti i sensi) al momento è il più truculento del 2024, nemmeno Zampaglione lo ha pareggiato ;-) Cheers

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