28 agosto 2024

Venezia 81 - Beetlejuice Beetlejuice

Per la Mostra ci si prepara.
Ero un'adolescente vagamente alternativa, sicuramente poco popolare e Tim Burton rappresentava il regista per eccellenza in cui riconoscersi. 
Quell'estetica particolare, quelle tematiche macabre e quei protagonisti speciali che parlavano al cuore degli adolescenti che si sentivano diversi e che crescendo lo portavano in palmo di mano.
Rivedere Beetlejuice, il primo, in quest'ottica è stata un vero viaggio nel tempo, un film che ha la mia età e che è invecchiato, certo, ma si porta dietro la sua carica di personalità, i suoi effetti speciali artigianali a renderlo speciale. Resiste al tempo, e si fa testimone del Tim Burton che fu.
Che fine ha fatto quel regista?
È invecchiato, ovviamente, ha dovuto fare i conti con una fama più grande di lui, con un'estetica che ne ha inglobato lo stile e con scelte poco felici nel collaborare con Disney. È più un regista o un arredatore? 
Più uno sceneggiatore o più un architetto mancato che fa dei suoi set la realizzazione dei suoi progetti?


Viene tristemente da chiederselo anche con il seguito non richiesto, che più che strizzare l'occhio ai suoi fan disillusi o nostalgici, cerca di acchiappare i giovani e non solo per la presenza della prezzemolina Jenna Ortega impegnata a salvare il pianeta dal clima impazzito e a tener il broncio, uscendo di scena con quel broncio innumerevoli volte, ma anche per l'immancabile momento del balletto e scene più o meno comiche fatte per spopolare su Tik Tok in cui il film farà furore.
Per il resto?
Si ritrova una Lydia cresciuta che ha fatto del suo potere una fonte di redditto, si ritrova l'artista Delia ora vedova e impegnata a rendere omaggio al marito birdwatcher e l'azione ruota attorno a una storia d'amore pericolosa e un matrimonio che non s'ha da fare con la new entry Justin Theroux nel ruolo comico che da sempre interpreta mentre nell'aldilà si risveglia quella che era la moglie di Beetlejuice, una sposa cadavere che ha il fascino mortale di Monica Bellucci nuova compagna del regista e quindi chiamata a partecipare ai suoi film, come da tradizione.


Messi da parte i toni (comici e estetici) allegri del primo capitolo, qui ci sono i soliti colori cupi degli effetti speciali di oggi, c'è della comicità smargiassa che pure Michael Keaton sembra stanco di recitare e ci sono innumerevoli strizzatine d'occhio ai nostalgici in un gioco di "riconosci la citazione/il personaggio".
Ci si prova con una ricostruzione in plastilina e con le vecchie teste rimpicciolite di morti anonimi (a parte il mitico Bob) a tornare a quella stranezza materiale di 35 anni fa, ma l'atmosfera a Wind River è molto diversa. Artefatta, più dell'elaborazione del lutto di Delia.
C'è la musica di Danny Elfman, per fortuna, scatenato in composizione e divertente nelle scelte canore, che fanno la differenza nelle dream sequence ma anche come spunti comici, tra i più riusciti il soul train.


Quando annunciato come film di apertura l'entusiasmo non era certo alle stelle, non tra i film più attesi, non tra i più meritevoli anche se il pubblico avrà da ridire.
Con le aspettative basse, ma davvero basse, Tim non è riuscito a farmi cambiare idea in questa ondata nostalgica che si avvale di un solo colpo di scena efficace e di un cast stellare che gioca con i suoi ruoli tipici (dalla svampita Winona Ryder al mattacchione Willem Dafoe passando per quell'icona che è Catherine O'Hara), ma alla fine tutto affonda in un citazionismo voluto, in un seguito che perde di purezza d'intenti.

2 commenti:

  1. Non sono tra i più grandi fan del primo Beetlejuice. Il mio amore per Tim Burton è sbocciato poi con il successivo Edward mani di forbice (di cui mi auguro non venga realizzato un seguito, tanto c'è già lo spot con Timothée Chalamet nei panni del figlio di Edward). Questo sequel a noi ggiovani della Gen Z ci interessa quindi più che altro per Jenna Ortega :)

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    1. Forse proprio Jenna è la parte meno riuscita del film, con un amore nato improvviso ma che almeno ha il twist per cambiare le cose. Non so, troppe storie, personaggi sprecati, in primis Monica nostra.

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