20 agosto 2024

A Venezia... un dicembre rosso shocking

La Notte Horror

Mi aggiungo con ritardo alla lunga lista di persone che si chiede com'è che il titolo originale Don't Look Now è stato tradotto in italiano con A Venezia... un dicembre rosso shocking.
Un titolo fuorviante, figlio della moda dell'epoca, che promette molto rosso (sangue?), molto shock, freddo e, beh, Venezia.
A conti fatti, mantiene solo una di queste promesse: Venezia.
Una Venezia lontana da quella di cartolina e più vicina alla mia Venezia ideale, biua e nebbiosa, fredda e vuota. Fatta di piccole chiese in fase di restauro, di hotel che stano per chiudere, di calli nascoste e di canali da cui riemergono corpi.
È questo lo shock?
No, perché più che un horror, il film di Nicolas Roeg è un thriller psicologico giustamente diventato cult.


Basterebbe la scena iniziale, per capirlo.
In cui il montaggio così particolare, diventa una firma e fa la scena.
Che è quella di una morte, tanto assurda quanto improvvisa e impossibile da accettare.
Come lo si supera, il lutto per un figlio?
I coniugi Baxter ci provano come possono, ma la morte della piccola Christine li ha resi distanti e in modo diverso affrontano questa assenza.
In modo pratico e pragmatico, lui, che si immerge nel lavoro di restauratore, in modo più fragile lei, che inizia a credere alle parole di una medium, a cercare un contatto con la figlia, a ricercarla in quella Venezia invernale. E pensare che è lui quello che la morte l'ha prevista, l'ha vista e anticipata. Lui che la figlia la vede correre nel suo cappotto rosso, lui che finisce per inseguirla, mentre nella laguna riemergono i corpi di vittime di un assassino da scovare e di cui viene sospettato.


Non è un horror, non un horror classico almeno.
Ma con la patina del tempo, è diventato un vero cult.
Ricordato per una scena d'amore molto esplicita dove il montaggio torna a farla da padrone e che (e questa volta la frase non è insensata perché li immagino già i professori fissati a mostrarla come esempio di montaggio che fa a differenza) va studiato nelle scuole.
Ricordato per una coppia affiatata come quella formata da Julie Christie e il compianto Donald Sutherland che hanno rotto il ghiaccio sul set proprio con la famosa scena d'amore che ha tormentato l'allora compagno di Christie, Warren Beatty, convinto dalle voci che il regista si fosse fatto un filmino pepato e personale con quanto tagliato per evitare la censura.
Niente di vero, si scoprirà con il tempo, solo una tortura per gli attori sul set con ordini urlati e a cui obbedire, nel giro di una giornata intera o di un'ora e mezza appena, chissà dove sta la verità.


Il film di Nicolas Roeg però seduce.
Con un crescendo e con scene tese come la caduta da un'impalcatura, un inseguimento notturno e il ritorno di medium e commissari che rendono più misterioso il soggiorno di un inglese a Venezia.
Non spaventa, ma cattura in una ricerca della verità che non sempre sta su questa terra, in un gioco di rimandi e richiami, di viaggi interiori e fisici che si conclude in modo inaspettato davvero nel rosso e nello shock. 
Con i brividi a farsi sentire, finalmente.
Alla fine, allora, i titolisti italiani non hanno mentito, c'è Venezia, a dicembre, c'è il rosso del sangue e di una fantasia da inseguire, c'è lo shock. 
Ma ci vuole molta fantasia di traduzione, ammettiamolo.

Grado di paura espresso in Leone Cane Fifone:
1 Leone su 5


Anche questo titolo, come già Ghostwatch, fa parte dell'undicesima edizione de La Notte Horror.
Un'edizione dedicata alla blogger curiosa e appassionata Laura Stella Bisanti che ha raggiunto Donald Sutherland, chissà se lo scoprirà lei come si fa essere così teneri e così spaventosi allo stesso tempo.
Che blogger, che attore che abbiamo perso. 

4 commenti:

  1. Va detto che il titolo italiano è l'unico difetto di questo film maestoso, con quel finale da brividone e una tecnica di montaggio quella si da brivido, ben felice che ti sia piaciuto, Roeg è il più grande regista dato per scontato di Albione, va fatto riscoprire e riscoperto. Cheers!

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  2. Bellissima recensione, letta con un occhio solo perché, purtroppo, questo devo ancora vederlo! :--)

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  3. Capolavorone! E spezzo una lancia anche per il titolo italiano che lo ha reso immortale. Diciamocelo chiaramente: il titolo originale è davvero dozzinale

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  4. I titolisti non una novità...comunque mi sa che mi manca.

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