31 agosto 2024

Venezia 81 - Babygirl

Parola di sicurezza: Bodies.

Com'è che a un'attrice come Nicole Kidman viene voglia di lanciarsi in un film così?
Diretto da una donna, più che promettente, che vede una donna e la sua visione del sesso al centro. Un ruolo in linea con i tempi che danno spazio alle voci femminili, certo. Ma anche un ruolo non certo facile in cui è una donna di potere che vuole essere dominata, o forse no, forse vuole solo esplorare questa parte nascosta di sé, uscire dal ruolo della moglie e della madre e della direttrice di una grande azienda. 
Bodies!


Così lo capisci un po' meglio perché Nicole si è buttata in questa avventura in cui alterna espressioni da pesce spaventato (parola della figlia, Ester McGregor) a ansimi e grugniti mentre il sempre più promettente Harris Dickinson fa di lei quel che vuole. La libera di corazze, mettiamola così.
Vive libera, anche se in segreto, le sue fantasie.
E la famiglia?
La famiglia resta in disparte, capisce solo in parte o non vuole capire. Rendendo più ridicole alcune situazioni, più assurde certe trovate.
Bodies!


E ti chiedi se queste risate siano involontarie o volontarie, se il registro sia tenuto appositamente aperto su due fronti per fare della visione non una sequenza di sesso più o meno esplicito ma anche qualcosa di più, qualcosa su cui poter scherzare senza sentirsi in colpa.
Alla fine la regista è Halina Reijn, che fa il grande salto alla terza pellicola con un cast di quelli notevoli dove spicca fra i giovani e la stella di Nicole un Antonio Banderas da compatire, povero marito, che si ritrova a essere una parola di sicurezza.
Bodies!


Già, Bodies Bodies Bodies è il film che ha fatta conoscere Reijn e allora quel suo stile tra il comico e il videoclip ha una sua dimensione anche se alla fine, con o senza sicurezza, ci si chiede: ma cosa mi resta?

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