Facevo chiarezza giusto ieri con un horror molto, molto interessante, sulla mia visione degli horror.
La suddivisione in categoria casca a fagiolo oggi, con tre titoli diversi e ingannatori, tra commedie splatter, sceneggiature impegnate e altre che scivolano, purtroppo:
Strange Darling
Categoria 3
È un film che urla fin dall'inizio: guarda come sono fighetto.
Un film girato in 35mm con la fotografia diretta da Giovanni Ribisi al suo debutto, una divisione in capitoli che viene però mostrata in modo non lineare, una rivisitazione di un tema classico cercando il punto di vista migliore, l'arredo migliore, l'abbigliamento più fico e gli oggetti da far diventare iconici per chi usa il termine iconico senza vergognarsene.
Insomma, verrebbe facile odiarlo un film che vuole essere così fighetto.
Ma se funziona, se strega e appassiona e sorprende, beh, non resta che unirsi al coro di chi ne è esaltato dal 2023, anno di effettiva produzione anche se solo da qualche settimana è arrivato nei nostri cinema. Finalmente.
Il bello di un film fighetto come Strange Darling è non sapere niente della trama.
Mi limitavo a sapere di dover assistere a una caccia da gatto e topo nelle campagna dell'Oregon dopo quello che doveva essere un appuntamento di una notte finisce male.
Invece, molto si capovolge, tutto sorprende.
Aiuta quella narrazione non-lineare che per qualche assurdo motivo la Miramax voleva bloccare, con un montato classico pronto a sostituirlo, fortuna che il regista JT Mollner ha puntato i piedi e dopo uno screentest che ha mandato il pubblico in visibilio, l'ha avuta vinta.
Fa fighetto, certo, cercare di capire chi è il gatto, chi il topo, cosa c'è dietro a questo inseguimento, a questo spargimento di sangue che passa per motel, campi incolti, case isolate e boschi sinistri. Ed è bellissimo così.
Merito di due attori con la faccia e il fisico un po' così che entrano magnificamente nella parte senza per questo avere il nostro tifo. Willa Fitzgerald, final girl o supposta tale, e Kyle Gallner fighetti non sono, ma fanno scelte intelligenti in quanto a horror a cui partecipare e hanno qui l'apice della carriera. Finora.
Cerco di non dire di più e di non far trapelare di più, in un insensato compito di descrive un film diretto e girato un gran bene di cui è meglio sapere pochissimo.
Ringrazio chi mi ha evitato gli spoiler, mettendomi comunque la pulce nell'orecchio.
Wolf Man
Categoria 3 (con inganno)
Il Dark Universe pensato dalla Universal sembrava nuovamente fermo al punto di partenza.
Dopo il flop di The Mummy, dopo i plausi per L'Uomo Invisibile era giusto ripartire con il piede giusto e affidare allo stesso regista Leigh Whannell una nuova iconografia con cui giocare: quella del licantropo.
Whannell non si lascia sfuggire l'occasione e come con la tutina ipermoderna e realistica del 2020, rende realistico un morbo capace di trasformare un uomo in un animale spietato, che si aggira nelle foreste dell'Oregon diventando leggenda.
Una leggenda che ossessiona un padre e poi il figlio, che da una fattoria dove regnava il regime militare è scappato e che lì torna non solo per occuparsi di un'eredità scomoda ma anche per cercare di rimettere insieme una famiglia in crisi.
Si concentra su questi temi, Whannell, mostrando come le colpe di un padre cercano di essere espiate dal figlio diventando un genitore modello e di come questo ruolo metta in ombra una madre che attenta alla carriera di giornalista, si sente in deficit.
La premessa è presto mostrata, e basta varcare i confini di una fattoria abbandonata per entrare nel vivo dell'azione, con una casa che diventa una prigione, con il morbo a intaccare un focolare domestico già sulla via dello spegnimento.
Ed è qui che Whannell si perde, in colpi di scena telefonati, in uno sviluppo prevedibile e poco intrigante, in personaggi tagliati con l'accetta tra sacrifici e scelte di fuga e di protezione poco sensate. Oltre alla solita metafora e a gesti ricorrenti che appesantiscono la visione.
Poteva andarci peggio, certo, poteva esserci Dwayne Johnson protagonista, come sembrava nel lontano 2014, o poteva andare in modo forse più interessante, con l'accoppiata Cianfrance-Gosling a riunirsi per il progetto, tranne poi dover rinunciare per impegni già presi.
Ci è andata così, con Whannell che non ripete il miracolo e con Christopher Abbott e Julia Garner sempre bravi, sempre impeccabili, tra sguardi feriti e facce da sberle, ma mai capaci di esplodere davvero per il grande pubblico.
Wolf Man appartiene così solo in parte alla categoria 3 degli horror filosofici e interessanti, dovevo fidarmi dei pareri tiepidi della blogosfera in questo caso, ma i nomi coinvolti facevano troppa gola per non metterci il naso.
Get Away
Categoria 1
La presenza di Nick Frost non poteva che promettere bene, anche se gli preferisco sempre il leggermente più sofisticato -nelle scelte, nel look- Simon Pegg.
Una commedia horror molto splatter, molto sanguinolenta e pure un po' assurda.
Ambientata in Svezia pur essendo girata in Finlandia, in ogni caso, in un'isola non certo idilliaca, ma folkloristica al punto giusto da intimidire e soprattutto da fuorviare.
È una vacanza azzardata, quella di una famiglia inglese non proprio acuta -ma almeno unita- in un'isola isolata che non accetta turisti nel weekend di festa in cui rivive il trauma di una lunga e spossante quarantena nell'800 che ha portato a omicidi, massacri e pure atti di cannibalismo.
Insomma, non propriamente la meta rilassante, soprattutto se l'ostilità comporta un convegno di non-benvenuto e minacce varie di stalker e capi villaggio.
Proprio mentre iniziavo a chiedermi cosa poteva avere di spassoso un film così, che si basava su piccole gag poco romantiche e bisticci tra fratelli, arriva il colpo di scena in cui i ruoli si invertono e il massacro annunciato ha altre vittime. Numerosissime.
E da qui è l'apoteosi del sangue, delle coltellate, dell'astuzia nel perseguire e soddisfare la propria sete di morte con più divertimento che disgusto, più amore per il genere splatter che paura di strafare.
Diverte proprio per il suo essere fieramente un film di serie B, che salva una serata e diverte per un cast che oltre a Frost comprende Aisling Bea, che non si prende mai sul serio.
Voto: ☕☕½/5
Mi manca l'ultimo!
RispondiEliminaStrange Darling fighissimo.
Wolf Man purtroppo mi ha annoiato terribilmente, nonostante la bravura di lui.
Ho visto solo il sorprendente e tarantiniano Strange Darling e a quanto pare mi è andata bene così. Gli altri due mi sa che me li posso anche risparmiare... :)
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