12 marzo 2025

Mickey 17

Andiamo al Cinema

Lo si aspettava Bong Joon-ho.
Un po' al varco, dopo l'Oscar storico vinto per Parasite, a vedere se davvero era meritato per un regista di nicchia come lui.
Un po' come regista di nicchia, capace di trasformare piccole storie in grandi film,m anche fuori dai confini coreani.
Lo si aspettava da 6 anni, e fa quasi impressione dirlo, ma si è giustamente preso il suo tempo, i cinema hanno programmato i suoi vecchi successi, e ora eccoci qui, in un altro futuro non così diverso dal presente, dove l'uomo vuole conquistare lo spazio e finisce per farlo con i reietti della società che dalla Terra vogliono scappare a tutti i costi, anche a costo di essere sacrificabili, poi, lassù.
Cavie umane, insomma, martiri per la scienza e per l'umanità che viaggia da 4 anni alla volta del pianeta Niflheim razionando cibo e avventure sessuali, usando Mickey per capire se in quel pianeta ci sono virus letali, aria respirabile, possibilità di vita.
Mickey Barnes, che perde il cognome per diventare un numero e che scappa nello spazio per colpa di un debito e una condanna a morte violenta, e accetta di morire una, due, tre… sedici volte.
Ma non diciassette, ed è così che ci si ritrova con due Mickey perché quello lasciato in un ghiacciaio alla mercé di una bestia/insetto e della sua prole non è stato mangiato ma salvato.
E ora che di cloni ce ne sono due, tutto si complica, ovviamente.


All'apparenza, Mickey 17 è un film non troppo originale all'interno del genere sci-fi.
Le solite questioni etiche/morali sui cloni, i soliti cloni che si chiedono il senso della loro vita se sacrificabili e se vanno a ripetersi, la stessa diversità e diffidenza e pure un pizzico di invidia che gli esseri umani puri sentono nei confronti di questi cloni che tornano sempre, e che affrontano la morte che chissà com'è.
Il nuovo film di Bong Joon-ho è pur sempre tratto da un romanzo di genere (Mickey7 di Edward Ashton), arricchendolo in cloni e in situazioni che ricalcano una certa politica americana, tanto che il Marshall di Mark Ruffalo può sembrare a tratti Trump con il suo ego fragile, a tratti Munsk con il suo ego… fragile, ma atteniamoci alle parole del regista nel non aver cercato aderenze con la politica, che i dittatori mitomani in fondo sono tristemente sempre tutti uguali con i loro ego fragili.
Dicevamo, all'apparenza per temi trattati non sembra così originale, pescando a piene pani dalla filmografia dello stesso  Bong Joon-ho tra divisioni di classe, ribellioni e con i Creepers in tutta la loro stranezza un po' pucciosa a ricordare la carne da macello di Okja.


Ma questo Mickey ha una sua anima, proprio come ogni clone sembra averla unica e inimitabile. 
Il numero 17 è infatti un tontolone a cui Robert Pattinson riesce a dare una voce narrante dolcissima e pensieri unici, tanto quanto il numero 18 è uno spaccone senza paure e con molta libido. 
Gioca con il suo corpo, con la sua voce, con il suo personaggio, un Pattinson mattatore e in forma ottima, consapevole della grande prova a cui è chiamato e che supera a pieni voti, riuscendo a sedurre con facilità Naomie Ackie che non le manda a dire e ormai in rampa di lancio.
Completano il cast Steven Yeun, Anamaria Vartolomei e una Toni Colette sopra le righe, segno che a collaborare con un premio Oscar ha fatto la fila il meglio della Hollywood più di nicchia, ricevendo la fiducia in quanto a umorismo e accenti difficili da tradurre.


In questa odissea nello spazio, che viaggia avanti e indietro nel tempo, di anni in quarti e buchi da riempire, a colpire potrebbe essere la regia, che con un budget non da poco a disposizione ricrea navicelle spaziali, laboratori scientifici e pianeti poco ospitali.
Ma come in Parasite quello che colpisce è la scrittura, che prende e non molla, che non cala e che riempie tutte le caselle rimaste aperte, dando a personaggi secondari il loro momento, la loro crescita, tra tensioni palpabili e una comicità spesso nera e pure colpi di scena a sorprendere lo spettatore più attento.
Lo si aspettava, al varco e con ansia, e quello che ci regala Bong Joon-ho è un nuovo classico, di quelli che hai voglia di rivedere per ridere e inorridire, per tifare e per sghignazzare, per dire: che film completo, che bel film, finalmente!

Voto: ☕☕½/5

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