26 marzo 2025

Lee

Andiamo al Cinema

Strano com'è che in una Hollywood affamata di biografie, una su Lee Miller non fosse ancora stata fatta.
Una donna dalle mille vite e da una vita densa.
Modella giovanissima per essere indipendente, musa per i surrealisti a Parigi, artista a sua volta e infine fotografa di guerra, fra le poche a stare al fronte con l'esercito americano, fra i pochi a entrare nei campi di concentramento dopo la liberazione con il suo lasciapassare e con le sue foto pubblicate da una rivista che poco sembra avere a che fare con violenze, soprusi e morte com'è Vogue.
Una donna indipendente e fieramente forte, che dopo anni di tentennamenti trova finalmente il suo spazio al cinema.
C'era già stata una biografia ufficiale, scritta dal figlio cresciuto senza conoscerla mai davvero, poco materna e dedita all'alcool com'era negli anni dopo la guerra, e una non ufficiale che ho adorato per come mescola fatti personali a fatti storici alle solite bellissime escursioni di Serena Dandini.
C'è voluto il caso, per arrivare al film.
C'è voluta Ellen Kuras, direttrice della fotografia di Se mi lasci ti cancello a trovare in un libro di fotografie di Lee Miller una somiglianza con l'amica Kate Winslet, inviarle quel libro e poi, una volta che l'attrice si è ritrovata a comprare un tavolino appartenuto proprio a Lee, ripensarci e cercare di mettere insieme i finanziamenti del film.
Cosa non facile.


Un film di guerra? 
Un film sulla seconda guerra mondiale con protagonista una donna fotografa non certo a modo?
Per quanto gli ingredienti per una buona storia ci fossero tutti, c'erano anche parecchie perplessità. 
A giudicare a film finito, quelle perplessità le capisco.
Le biografie in quel di Hollywood sono diventate materiale pericoloso: capaci di trionfare, convincere e portare in sala fan di più età e più generi o opere stanche che poco di nuovo sembrano dire a dispetto di una pagina di Wikipedia o, per l'appunto, un libro.
Con Lee si sceglie saggiamente di non raccontare tutta la vita di Lee Miller, ce ne vengono mostrati degli scorci, del prima e del dopo, per concentrarsi sui suoi anni al fronte. Sulla sua tenacia e la sua testardaggine, sul suo occhio attento e sul suo essere testimone diretto della barbarie umane.
Purtroppo, i nostri occhi sono quasi assuefatti a questo male, ce lo ha ricordato un film come La zona d'interesse che quel male volutamente non lo mostra, facendo finalmente e nuovamente, molto più effetto.  E pensare che saranno proprio le sue fotografie a rendere reale l'orrore dell'Olocausto.
Lee si limita a percorrere binari precisi di un'eroina che riesce a imporsi e a far cambiare l'idea che si ha di lei a soldati e mariti e amici, mentre fotografa, si indigna, mentre non perde la sua anima artistica e combattente.


Produttrice esecutiva chiamata a pagare di tasca propria le paghe per un paio di settimane in cui i fondi scarseggiavano, Kate Winslet richiama a sé amici e volti noti in un gioco che mai stanca al cercare di riconoscere vuoi Alexander Skarsgård, vuoi Marion Cotillard, Noemi Merlant o Andrea Riseborough e Andy Samberg in ruoli che sono di contorno, che aiutano Lee a brillare senza bisogno di approfondirli più di tanto.
Per chi la storia la conosce, si gira spesso a vuoto, con la sola Winslet a immergersi in panni sporchi, appesantiti e non amabili, e con una sola scelta artistica da applaudire. Quella di una narrazione a ritroso, di un'intervista impossibile di un figlio cresciuto ignaro, che quella madre la interroga a partire dalle fotografie ritrovate.


Anche ne La vasca del Führer era questa la parte più toccante, quella di anni di silenzio e di fotografie tenute nascoste, così è qui grazie a quel prezzemolino di Josh O'Connor che lo sguardo malinconico lo ha per default.
Senza infamia e senza lode, Lee racconta anni e racconta parte di una vita come un classico film biografico, ma senza un Timmy a convincere una nuova generazione, il successo di Kate è limitato.

Voto: ☕☕½/5

2 commenti:

  1. Lo vedrò sicuramente, ma senza fretta. Il romanzo di Dandini, invece, è da recuperare!

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  2. Personaggio e attrice protagonista attirano, però pure io ho delle perplessità che mi hanno trattenuto dal vederlo, finora. A quanto dici, non sembra infatti così imperdibile...

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