Una cosa che riesco a fare senza problemi qui, e mai a casa, è entrare in sala senza sapere niente, ma proprio niente, del film che andrò a vedere. È successo ieri sera per Napszàllta, film ungherese, di cui ovviamente manco sapevo dire il titolo. Le luci si sono spente e mi son lasciata trasportare ovunque il regista Làszlò Nemes volesse.
3 settembre 2018
Venezia 75 - The Sisters Brothers
Vedetelo come un complimento: sembra di vedere un altro episodio western dei Coen.
Vedetelo anche come una lamentela tutta personale, nel capire che no, il western non è un genere a me affine, che in mezzo alla polvere, ai regolamenti di conto e ai morti senza peso, fatico a stare.
Il punto è che nel film firmato invece dal francese Jacques Audiard, c'è un bel po' di ironia, c'è parecchia commedia a fare capolino nel dramma, c'è ovviamente tanto sangue e c'è infine uno di quei finale strani, beffardi, molto à la Coen.
Presentati a pochi giorni di distanza, non notare la somiglianza è impossibile.
Vedetelo anche come una lamentela tutta personale, nel capire che no, il western non è un genere a me affine, che in mezzo alla polvere, ai regolamenti di conto e ai morti senza peso, fatico a stare.
Il punto è che nel film firmato invece dal francese Jacques Audiard, c'è un bel po' di ironia, c'è parecchia commedia a fare capolino nel dramma, c'è ovviamente tanto sangue e c'è infine uno di quei finale strani, beffardi, molto à la Coen.
Presentati a pochi giorni di distanza, non notare la somiglianza è impossibile.
2 settembre 2018
Venezia 75 - Tel Aviv On Fire
Fermi tutti.
Lo so che siete come me, che leggete film israeliano in arabo e ebraico e vorreste solo scappare, invece no, vi voglio qui, fermi, pronti a vedere, cercare e godere di Tel Aviv on Fire.
Una commedia, sì, una commedia ambientata in quella terra divisa e sempre in guerra che è la Palestina unita però dalla visione di una soap opera piuttosto discutibile. Tutto inizia a cambiare quando l'anziano produttore assume lo scapestrato nipote come traduttore, e basta poco perché questo si allarghi, conquisti la fiducia dell'attrice protagonista e soprattutto finisca nei guai con i soldati di frontiera, spacciandosi per sceneggiatore in grado di inserire qualunque idea in scena, anche la più irrealizzabile come un matrimonio misto.
Lo so che siete come me, che leggete film israeliano in arabo e ebraico e vorreste solo scappare, invece no, vi voglio qui, fermi, pronti a vedere, cercare e godere di Tel Aviv on Fire.
Una commedia, sì, una commedia ambientata in quella terra divisa e sempre in guerra che è la Palestina unita però dalla visione di una soap opera piuttosto discutibile. Tutto inizia a cambiare quando l'anziano produttore assume lo scapestrato nipote come traduttore, e basta poco perché questo si allarghi, conquisti la fiducia dell'attrice protagonista e soprattutto finisca nei guai con i soldati di frontiera, spacciandosi per sceneggiatore in grado di inserire qualunque idea in scena, anche la più irrealizzabile come un matrimonio misto.
Venezia 75 - Il ragazzo più felice del mondo
È la ventata di freschezza che ci voleva in questa Venezia.
Sono quelle risate che ci vogliono, e non solo dopo una serata e una mattinata passata sotto la pioggia.
È che è quella genialità che ancora mancava, che non si prende sul serio, anzi, si prende proprio in giro.
Sono quelle risate che ci vogliono, e non solo dopo una serata e una mattinata passata sotto la pioggia.
È che è quella genialità che ancora mancava, che non si prende sul serio, anzi, si prende proprio in giro.
Gipi -sì, non lo conoscevo, no, non l'ho mai letto- porta in scena una sua storia e forse anche parte della sua vita, in un finto documentario che racconta... la realizzazione del suo film.
Si parte alla grande, con un Domenico Procacci -produttore del tutto- che è anche in scena, recalcitrante all'idea di finanziare la folle idea di Gipi: La vita di Adelo, remake al maschile del film di Kechiche nonostante l'entuasiamo e la descrizione scena per scena dello stesso Gipi.
Venezia 75 - What You Gonna Do When The World's On Fire
A domanda rispondo: se il mondo fosse in fiamme di certo non perderei 2 ore della mia vita con un film così.
Spiace dirlo, soprattutto di fronte a temi importanti e scottanti, di fronte a un bianco e nero -sic- poetico e un taglio della regia di quelli notevoli, ma il film di Roberto Minervini è l'ennesimo della Mostra ad essere fatto di un fiume in piena di parole.
Discorsoni su discorsoni, proteste e sbotti, in un quartiere che è in realtà un ghetto degli Stati Uniti del sud, dove i neri ancora muoiono per mano del KKK, dove i morti sono all'ordine del giorno.
Spiace dirlo, soprattutto di fronte a temi importanti e scottanti, di fronte a un bianco e nero -sic- poetico e un taglio della regia di quelli notevoli, ma il film di Roberto Minervini è l'ennesimo della Mostra ad essere fatto di un fiume in piena di parole.
Discorsoni su discorsoni, proteste e sbotti, in un quartiere che è in realtà un ghetto degli Stati Uniti del sud, dove i neri ancora muoiono per mano del KKK, dove i morti sono all'ordine del giorno.
Venezia 75 - Frères Ennemis
Venezia si apre sempre più ai racconti di genere.
Qui, siamo in quelle crime story di droga, tradimenti e doppi giochi.
La novità è di trovarci alla periferia di Parigi, in compagnia di spacciatori di droga di un certo livello, a cui dà la caccia un amico d'infanzia che nel giro non è mai voluto entrare, e che cerca a suo modo di aiutarli.
Tutto cambia e peggiora con l'omicidio di uno di questi spacciatori, migliore amico di Samuel, informatore di Driss, con i due che pur non piacendosi, si vedono costretti a collaborare, per evitare linciaggi e sospetti, per mettere in pace la coscienza.
Qui, siamo in quelle crime story di droga, tradimenti e doppi giochi.
La novità è di trovarci alla periferia di Parigi, in compagnia di spacciatori di droga di un certo livello, a cui dà la caccia un amico d'infanzia che nel giro non è mai voluto entrare, e che cerca a suo modo di aiutarli.
Tutto cambia e peggiora con l'omicidio di uno di questi spacciatori, migliore amico di Samuel, informatore di Driss, con i due che pur non piacendosi, si vedono costretti a collaborare, per evitare linciaggi e sospetti, per mettere in pace la coscienza.
1 settembre 2018
Venezia 75 - Suspiria
Partiamo con il dire che no, questo Suspiria non è un remake, parte come base dalla sceneggiatura di Dario Argento per poi svilupparsi in altro modo, cambiando protagonista, trama, pure ambientazione. Non c'è quel palazzo decò di Friburgo, ma siamo a Berlino, in una Berlino ancora divisa, tempestata dalla pioggia e dal grigiore, e sotto scacco di giovani terroristi.
Siamo però sempre in una scuola di danza, dove arriva dall'America Susan Bannion. E' una Susan diversa da Jessica Harper, attratta dalla scuola Markos (una scuola di danza contemporanea, quella danza difficile da classificare che con gesti e sospiri cerca di raccontare altro), che percepisce e accetta le vibrazioni potenti che in essa sente.
Siamo però sempre in una scuola di danza, dove arriva dall'America Susan Bannion. E' una Susan diversa da Jessica Harper, attratta dalla scuola Markos (una scuola di danza contemporanea, quella danza difficile da classificare che con gesti e sospiri cerca di raccontare altro), che percepisce e accetta le vibrazioni potenti che in essa sente.
Venezia 75 - The Other Side of the Wind | They'll Love Me When I'm Dead
Difficile spiegare l'emozione di trovarsi in una sala gremita, con lo schermo più grande possibile, a vedere un film che è stato in lavorazione negli ultimi 40 anni circa, molti dei quali però chiuso in un caveau.
Impossibile descrivere le sensazioni che serpeggiavano fra il pubblico, tra fan accaniti, cinefili di vecchia guardia e qualche ignaro turista, probabilmente. Insieme ad assistere ad un evento, a vedere quel film che Orson Welles non riuscì -per mancanza di finanziamenti, possibilità, coesione- a terminare.
A terminarlo c'hanno pensato i suoi amici più fidati assieme a fidati collaboratori (tra gli altri Bob Murawski e Peter Bogdanovich che nel film è anche attore in quello che sembra un ruolo a ricalcare proprio lui stesso), facendosi largo lungo tutte le bobine e il materiale di sceneggiatura che costella la leggenda dietro The Other Side of the Wind.
Impossibile descrivere le sensazioni che serpeggiavano fra il pubblico, tra fan accaniti, cinefili di vecchia guardia e qualche ignaro turista, probabilmente. Insieme ad assistere ad un evento, a vedere quel film che Orson Welles non riuscì -per mancanza di finanziamenti, possibilità, coesione- a terminare.
A terminarlo c'hanno pensato i suoi amici più fidati assieme a fidati collaboratori (tra gli altri Bob Murawski e Peter Bogdanovich che nel film è anche attore in quello che sembra un ruolo a ricalcare proprio lui stesso), facendosi largo lungo tutte le bobine e il materiale di sceneggiatura che costella la leggenda dietro The Other Side of the Wind.
Venezia 75 - Peterloo
L'ultimo film di Mike Leigh è uno di quei film che ti fa sentire in colpa.
Perchè anche se curatissimo, altissimo, intelligentissimo e impeccabilissimo, annoia mortalmente.
L'ho detto.
Sì.
Sono una cattiva persona.
Perchè anche se curatissimo, altissimo, intelligentissimo e impeccabilissimo, annoia mortalmente.
L'ho detto.
Sì.
Sono una cattiva persona.
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