Un anno fa, in questa stessa settimana, ero a New York.
Meglio, un anno fa, di questi tempi, mi innamoravo di New York e del ritrovarmi immersa nella location dei miei film e delle mie serie preferite.
Per alleviare la distanza ci sono tornata fra le pagine di un libro, uno di quei libri che si leggono come cuscinetto dopo un grande romanzo (di cui parlerò, ma più avanti) e che hanno il compito di intrattenere in leggerezza.
I Newyorchesi questo fa, nel suo raccontare storie di cani e padroni di cani (cit.), nell'intrecciare sapientemente le vite e le giornate di uno sparuto gruppo di persone accomunato dal vivere nello stesso quartiere.
Abbiamo Jody, maestra di musica che si ritiene una zitella, senza marito e senza figli ha però Beatrice, pit bull bianco elegante ma acciaccato. Jody si innamora di Everett, elegante divorziato, che nella sua solitudine sta un gran bene, finché non incrocia Jody, che lo fa vacillare e Polly, che con la giovinezza, la sua aria imperiosa ma soprattutto il suo cucciolo Howdy lo conquista. Polly è la nuova arrivata nel quartiere, fresca di rottura con un fidanzato che fatica a dimenticare, ha affittato l'appartamento di un morto suicida, adottato il suo cucciolo e pure il fratello, George, donnaiolo impenitente che non sa che direzione far prendere alla sua vita, e si dedica nel frattempo alla cura di Howdy. Infine, abbiamo Simon, misantropo che vive solo per l'autunno di caccia fuori New York, che si invaghisce di Jody, e Doris che con il suo appariscente SUV, la sua appariscente carnagione arancione, combatte una strenua battaglia contro i cani che pullulano nel quartiere, a Central Park, nel locale di riferimento.
Gli incroci fra questi variegati personaggi si muovono su una ristretta porzione di New York, giocando fra le anse del parco e gli interni del Go Go, il locale gestito da Jamie in cui finisce per lavorare George, e dove tutti vanno a bere, cenare, passare il Ringraziamento.
Rincorrendosi, evitandosi, aiutandosi, in un solo anno questi personaggi finiranno per trovare l'amore, la stabilità, la giusta strada da intraprendere.
Chi ce le racconta queste avventure entrando qua e là in scena, potrebbe essere la vecchina che tutto osserva dalla sua finestra, quel morto che non c'è più, o semplicemente una scrittrice come la Schine, che si diverte a creare scompiglio nelle vite che crea.
L'aria magica di New York la si respira in tutte le sue stagioni, partendo dal nebbioso inverno illuminato dai tulipani gialli, passando per una primavera colorata, un'estate da blackout e un autunno che scalda il cuore.
Tra qualche esagerazione e una conclusione che preferivo sospesa, I Newyorchesi ha funzionato da perfetto cuscinetto in attesa che un cane arrivi anche nella mia vita. Continuando a sognare New York.
Senza la classica copertina, col bacio sotto la neve, quasi non lo riconoscevo! Mi ispira da parecchio effettivamente :)
RispondiEliminaL'ho trovato per caso al mercatino dell'usato e visto il titolo ne ho approfittato. Mai vista la copertina originale, mai sentita prima la scrittrice, ma una bella scoperta nel segno della leggerezza.
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