3 maggio 2019

Lords of Chaos

È già Ieri -2018-

C'è Metal e Metal.
Circa un anno fa  mi sono dovuta ricredere conoscendo il genere metalcore, trash, progressive e heavy metal ad un concerto inaspettatamente esaltante.
Oggi, mi ritrovo a conoscere il black metal norvegese.
In un momento che vede i cinema pullulare di biopic musicali, ecco servito quello più eccessivo, spaventoso e che finisce per sconfinare nell'horror.
Chiariamo.
Se Bohemian Rhapsody resta una celebrazione di Freddie Mercury ma soprattutto delle hit che assieme ai Queen ha sfornato, trasformandosi in un karaoke emozionante, qui si sta più dalle parti di The Dirt dove la musica prendeva poco spazio, ci si focalizzava sulla strana storia della band protagonista.
E in quanto a stranezze, quelle dei Mayhem sono molto più oscure di quelle dei Mötley Crüe.



C'è un primo cantante, infatti, che Morte si chiama e morte infonde nel gruppo: tra animali che finiscono impiccati, inalati, gettati al pubblico in estasi, e ferite che sempre quel pubblico inondano di sangue.
Il punto è che Dead -all'anagrafe Per "Pelle" Yngve Ohlin- bene non sta, profondamente depresso, con una possibile Sindrome di Cotard mai diagnosticata, finisce presto per tagliarsi le vene, la gola e spararsi un colpo in testa.
Il suo suicidio più che sconvolgere gli amici e compagni di avventure, aumenta la loro leggenda e il loro gusto per il macabro, con pezzi di cervello che diventano ciondoli, il cadavere che diventa l'immagine copertina del disco successivo.
Ma la loro storia non finisce qui: il leader Euronymous non demorde, apre un negozio di dischi di genere, una sua etichetta discografica e fonda l'oscuro Inner Circle, che inneggia alla violenza, alle fiamme, alla morte.
Tutto degenera con l'arrivo di Varg, che diventerà il bassista della band ma soprattutto quello che passa dalle tante parole, dai tanti manifesti, ai fatti. Incendiando chiese e luoghi sacri, spingendo all'omicidio, finendo per compierne uno.


La musica, come visto, conta fin là.
C'è poco spazio per sentirla, per "goderne", per accompagnare i Mayhem in tour. Si osserva e si viene invece presi dalla sfida aperta fra il puro Euronymous e l'apparente poser Varg, con i ruoli che presto si invertono fino a degenerare.
Così, nel finale, avanzano i brividi, l'ansia che cresce e si fa ingiustificabile, pur giustificando la versione romanzata che non disdegna il romantico, che il film ne fa.
Raccontato proprio come The Dirt da una voce fuori campo leggera e scanzonata, Lords of Chaos ha però poco di scanzonato. Ha una cura maggiore per l'immedesimazione dell'inquietante Rory Culkin e del monoespressivo Emory Cohen, che evitano l'effetto Tale e Quale tra lunghi capelli e trucco eccessivo.
Prendendo più del necessario, si finisce per volerne sapere di più, non tanto del black metal norvegese, ma della storia di chi è coinvolto, e che continua a far paura. Leggere QUI per credere.

Voto: ☕☕½/5

7 commenti:

  1. Trovando questa musica piuttosto respingente, più dell'horror, non so...

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    1. Dovendo ascoltare musica simile ogni tanto per quieta convivenza, ti capisco. Qui però la storia ha la meglio sulla musica, e per quanto respingente, sa come conquistare.

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  2. Mi pare di capire che non ti sia piaciuto più di tanto. Anche perché è un film che volutamente non vuole piacere. :)
    La cosa più potente qui non è la musica, che essendo inascoltabile per fortuna non occupa un enorme spazio, ma la storia. E a essere più heavy del metal norvegese ce ne va. :D

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    1. Ho fatto molta fatica a dividere film e racconto, film e storia vera e quindi non so dire se e quanto mi sia piaciuto. Mi ha colpito, sia in positivo che in negativo, e già questo vuol dire tanto.

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  3. Mi trovo, purtroppo, completamente d'accordo con Peppa.
    Un film spaventoso dove di spaventoso, purtroppo, non c'è il look o l'approccio di un certo tipo di musica.
    Ed uno dei più interessanti dell'anno.

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    1. Come sopra, per avermi costretto a leggere di tutto e di più sul black metal, sui Mayhem, sull'inner circle a fine visione, significa che il suo segno lo lascia. Anche a chi fan del genere -filmico e musicale- non è.

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  4. Il film è davvero strano, perchè racconta con inaspettata leggerezza fatti e scelte tremende. Non conoscendo niente né del black metal né della band di per sé mi sono ritrovata a navigare su wikipedia per una buona mezzora a fine film. Segno che è riuscito ad entrarmi in testa come pochi altri quest'anno.

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