13 maggio 2019

Il Lunedì Leggo - Central Park di Guillaume Musso

Sulla scia della nostalgia per New York, al mercatino dell'usato sono incappata in un titolo che non poteva non invitarmi a sfogliarlo, un prezzo -1 euro- che gridava provaci.
Sulla scia della voglia di leggerezza dopo quel romanzone letto in un mese e di cui fra un mese parlerò (con calma, si capirà) ho voluto dare ascolto a quei 2 milioni di persone che questa leggerezza l'avevano letta, regalata, prestata, consigliata.
Ma come spesso accade, mi trovo meglio nella minoranza.
In quel gruppo di lettori che certe storie anche se leggere, anche se fatte per essere lette, divorate, e dimenticate, non le sostiene.
Non le capisce nemmeno, per come sono scritte, per quello che raccontano pretendendo una sospensione della realtà fin troppo eccessiva.



Siamo a Central Park, in una mattina di ottobre.
Alice e Gabriel si svegliano su una panchina, ammanettati l'uno all'altra senza un solo ricordo di come sono finiti lì, a New York.
Lei la sera prima era a Parigi, a fare baldoria con le amiche.
Lui a Dublino, a suonare jazz in un pub.
Parte così una corsa contro il tempo per riuscire a liberarsi e scoprire cosa e chi li ha portati in America, con il fantasma di un serial killer francese che si paventa.
Perché Alice è un poliziotto, con un legame a doppio filo con quel serial killer.
E allora, quando chiunque con un po' più di sale in zucca rispetto a un poliziotto agirebbe con calma e sangue freddo, Alice e Gabriel rubano un telefonino, rubano un auto, poi un'altra, scorrazzano come se niente fosse fuori e dentro New York, con la fortuna che in passato come oggi gli consente di trovare rifugio in case e appartamenti extra-lusso.
Nel mentre, Alice ricorda e ci racconta il suo passato: come ha conosciuto quel marito che non c'è più, come e perché è sempre stata così diffidente e spigolosa.

Insomma, Alice è quel tipo di protagonista che solitamente le lettrici adorano, tutta d'un pezzo, che non le manda certo a dire, padrona del suo destino salvo poi far innamorare di sé chi le sta accanto per rendersi davvero speciale.
Insomma, Alice è la protagonista che nei film come nei libri io non sopporto, un guazzabuglio di cliché che irritano e fanno odiare questa storia dalla prima all'ultima riga, con tanto di scenari che sanno di assurdo.
Potevo quasi salvare la parte thriller del tutto, quelle indagini che anche se lontane dal reale, un minimo sapevano appassionare, ma con il colpo di scena finale che ci si aspettava ma non così ridicolo, tutto crolla. La credibilità sta da un'altra parte, il buon gusto pure. Anche perché la scrittura di Guillaume Musso è quella che al pari dei protagonisti che inventa, non sopporto: leziosa quando si fa descrittiva, eccessiva quando vuol mostrare di conoscere bene le strade newyorchesi e parigine o anche solo il sapore di un vino, descritto neanche fosse il miglior sommelier.
Tra sbadigli, sonore sbuffate e occhi alzati a ripetizione al cielo, la leggerezza che cercavo si è dimostrata essere fin troppo esile. Fin troppo non per me.

2 commenti:

  1. Peccato, perché Musso un tempo mi piaceva tanto, tantissimo! Ricordo con il sorriso La ragazza di carta (Ruby Sparks L'ha scopiazzato impunemente) o L'uomo che credeva di non avere più tempo. Non gli dona il thriller, forse?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non so se avrò il coraggio di riaffrontarlo in altre vesti nonostante i titoli che intrigano, qui mi è sembrato davvero la summa di tutto quello che non mi piace leggere: storia al limite del ridicolo, personaggi odiosi e stereotipati, narrazione volutamente -ma inutilmente- ricercata.

      Elimina