Il Maestro del brivido era nella promessa anche lo scorso anno, con Nodo alla Gola. Ci torna ancora, per la consapevolezza che i suoi film non deludono mai e per quel livello di bellezza d'altri tempi da concedersi una sera ogni tanto.
Questa volta, sono due i film passati sullo schermo: Gli Uccelli, cult già incontrato anni e anni addietro, e Marnie, scelto a naso, per caso, per quel nome da cui mi aspettavo altro.
Due spettatori al mio fianco: un giovine che da Psyco in poi si aspetta sempre grandi cose, un migliore amico con cui è sempre un piacere sparlare e commentare durante la visione.
Partiamo da Marnie che potrebbe benissimo essere una tesi sulla psicanalisi.
Una tesi però più spiccia e spicciola se confrontata a Psyco e Vertigo, fatta di un trauma difficile da superare e che comporta malessere, depressione, disagio.
Perché non è solo una bella segretaria Marnie, non è nemmeno solo un'astuta ladra che gira di città in città derubando gli uffici in cui si fa assumere. È soprattutto una figlia gelosa di una madre prepotente, e diventerà poi una moglie ricattabile di un gentiluomo che la vuole aiutare a modo suo. Un matrimonio velocissimo il loro, che nasconde un patto, che si consuma in una luna di miele drammatica e romantica e con un finale all'acqua di rose. Alla faccia di anni di sedute, appuntamenti e percorsi che i comuni mortali devono subire non incontrano nella loro strada Sean Connery.
Ora, c'è da dire che la prima parte -quella che vede Marnie giocare a guardie e ladri- è molto ben riuscita, ma la seconda si trasforma in un dramma borghese di dubbio gusto, verboso, con espedienti psicanalitici rappresentati da strani effetti speciali in cui il colore rosso fa la differenza. Insomma, un po' come Sean Connery che qui dovrebbe avere solo 34 anni, Marnie non è invecchiato benissimo.
Discorso diverso per Gli Uccelli, che in barba al terrore per i volatili, c'ha fatto fare anche grosse risate. Colpa di un montaggio un po' troppo precoce per l'epoca, di quegli effetti speciali datati, colpa di situazioni che viste con la giusta distanza sanno di ridicolo.
Melania che parte da un negozio di animali e arriva a Bodega Bay solo per uno scherzo, Melania che lì si intrattiene, con un amore che forse sta per nascere e per redimerla con quel uomo tutto d'un pezzo che è Mitch. E quegli uccelli che poco a poco si coalizzano, attaccano uomini, donne e bambini, seminando il panico fra cittadini impreparati e che scelgono sempre la peggior strada possibile per darsi alla fuga.
Si ride, dicevamo, anche perché concedendoci chiacchiere e domande, le risposte arrivano direttamente dal film, come se questo dialogasse con noi, come se noi fossimo davvero il pubblico ideale che si pone gli interrogativi giusti al momento giusto dando a Hitchcock la possibilità di risponderci.
Nonostante quell'inizio da strana commedia romantica, i brividi, comunque, ci sono stati. Per quegli attacchi in cui l'ansia la fa da padrona, per quegli attimi di silenzio, chiusi in casa, come dentro a una pièce teatrale. Ricordavo che il finale non mi aveva soddisfatto nemmeno un po', sospeso come pochi altri nella storia del cinema, e confermo la sensazione anche a questo giro.
Le scelte non sono state così mirate quest'anno, ma restano film che sanno far respirare quei tempi pieni di eleganza e bellezza. E quegli acerbi tentativi di sperimentare e giocare con lo spettatore, la sua mente e le sue paure.
La capacità del signor Alfred di scegliere sempre donne bellissime e biondissime come protagoniste (con la menzione doverosa per la bruna Suzanne Pleshette, supportata dal migliore amico) sarebbe un'altra fissazione da studiare e che sono sicura è già stata studiata. Per il momento, la dose di Hitchcock annuale è stata raggiunta, e c'è da dire che quel doppiaggio pieno di grazia, quella moda invidiabile e infine quel cinema condiviso, fanno sempre la differenza. Soprattutto in domeniche fredde e piovose come questa.
Gli Uccelli, visto a lezione di Storia del cinema qualche anno fa, mi era piaciuto ma non troppo. Ricordo con un brivido, però, la scena in cui i volatili si poggiano sulle giostre del parco giochi...
RispondiEliminaMarnie, invece, mi manca, anche se è il tipo di thriller che più fa per me!
Quella scena ma anche quella finale all'interno della casa sanno mettere angoscia, l'inizio più da strana commedia meno. Marnie parte bene ma si appesantisce un po', in ogni caso con queste Promesse conto di smaltire altri Hitchcock arretrati ;)
EliminaQuella scena finale degli uccelli è indimenticabile, solo a pensarci ho i brividi..
RispondiEliminaLa scena di per sé è da brividi, ma come finale mi ha sempre lasciato un po' così, fin troppo sospeso e aperto.
EliminaGli uccelli ottimo recupero. Un po' comedy, in maniera più o meno volontaria, un po' disaster movie, e un po' horror, ha sempre un che di inquietante. Nonostante io non abbia una particolare fobia per i volatili.
RispondiEliminaMarnie a questo punto posso anche risparmiarmela...
Fobia no, ma con anni veneziani alle spalle non ho molta simpatia per i gabbiani. E Hitch non aiuta a fargli guadagnare punti :)
EliminaRecuperi imposti proprio perché dovrei trovare più tempo per certi film che si mantengono bene e sono un bel vedere. Anche quando sbavano o perdono di efficacia, garantiscono ottime serate ;)
RispondiEliminaA Hitchcock non interessa riprodurre nel film una sua visione della vita. Il suo obiettivo principale è quello di suscitare emozioni nello spettatore utilizzando un racconto.
RispondiEliminaPer me è un limite.