Non è certo il film di apertura che ci si aspettava.
Sembrava un passo indietro, e chissà se lo è davvero, rispetto all'inizialmente annunciato Challengers di Luca Guadagnino, ritirato per lo sciopero degli sceneggiatori e attori.
Lo sostituisce il Comandante Favino, prezzemolino a questa Mostra e nel cinema italiano ovunque, e nonostante la delusione e la diffidenza, sorprende.
Sorprende Edoardo De Angelis con un racconto di guerra asciutto e solido, sorprende Favino, nonostante i volti incarnati in carriera, che questa volta regala un accento veneto, quello del Comandante della Marina Salvatore Todaro, uomo di mare, prima che soldato, uomo anche in guerra.
Siamo con lui e con il suo equipaggio a bordo del sottomarino Cappellini, impegnato in una missione di agguato che si spinge oltre le porte di Gibilterra rischiando di rimanere senza viveri e in balia dell'esercito inglese.
È un uomo particolare, Todaro, sopravvissuto ai paracadutisti, che rinuncia alla pensione e alla vita tranquilla, che crede in profezie e pratica lo yoga. Che crede soprattutto nella legge del mare.
Che lo porta a soccorrere i sopravvissuti del mercantile belga Kabalo da lui stesso affondato.
Nei malumori della convivenza forzata, nelle sfide personali e contro quell'esercito inglese, si costruisce un'umanità che in tempo di guerra, in tempo di fascismo, non ci si aspetta di trovare.
Favino fa il Favino, e con il suo volto segnato e affaticato parla anche nel silenzio.
Il resto lo fa una sceneggiatura scritta a quattro mani con Sandro Veronesi che non sbava, che rende bene la claustrofobia, le speranze e la tragicità della vita in un sommergibile.
Basato su lettere personali, su stralci di vita strappata a quella guerra, Comandante riesce pure a regalare inaspettate risate a tema culinario.
È una piccola pagina di storia che meritava di essere raccontata e conosciuta, è un nome, quello di Salvatore Todaro ora difficile da dimenticare. Ed è un film, Comandante, che pur sembrando un'apertura minore, si difende bene.
Sembra interessante! Siamo dalle parti di Das Boot, o voliamo più bassi come film di sottomarini?
RispondiEliminaMi trovi impreparata, diciamo che è un sottomarino degli anni '40 in una guerra che sembra lontana ma artigianale. E poi c'è il lato umano, che prende il sopravvento. In ogni caso, promosso.
EliminaQuei sottomarini lì erano abbastanza artigianali, a diesel, non potevano stare sommersi a lungo... Comunque me lo sono appuntato, grazie! :--)
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