12 agosto 2023

Piggy

La Settimana Horror

Se il resto del mondo ha avuto il Barbenheimer, noi abbiamo avuto il Piggie.
O il Bargy.
… Nemmeno riesco a trovare una fusione degna.
Insomma, mentre le sale si affollavano di rosa vestite per celebrare quella bambola che nel suo modello stereotipo proponeva fattezze difficili da raggiungere per le giovani di mezzo mondo, usciva anche un horror, dove una ragazza sovrappeso viene bullizzata proprio per il suo peso.


Sara, in una calda estate spagnola aiuta i genitori in macelleria mentre affonda la testa nei libri pur di non vedere le prese in giro, le occhiatacce e le risatine che le ragazze della sua età le lanciano. Ex amica compresa.
Cerdida, maiale, la chiamano.
Tutto degenera in una pausa pranzo in piscina, volutamente vuota, in cui le angherie verso Sara si spingono oltre, rischiando di affogarla e soprattutto costringendola a una walk of shame con solo il costume addosso fino a casa.
Ma c'è dell'altro, perché in quella piscina c'è anche un vendicatore, uno che non ci sta ai soprusi e fa giustizia a modo suo: rapendo e uccidendo.
Sara è testimone, ma non lo ferma: fanculo quelle non amiche, fanculo tutto, lei si salva e deve pure vedersela con una madre opprimente che non la aiuta né la difende.
Con una famiglia ingombrante presa in giro a suo volta.
E con i sensi di colpa.
E con i bollori complicati da un'adolescenza solitaria, che vede in quell'assassino un possibile, complicato, amore.
E con le indagini sia dalla parte della polizia sospettosa che di genitori preoccupati.


Dove sta l'equilibrio in tutto questo?
Dove si mette una come Sara che sfoga su merendine la sua inquietudine, che si sporca di sangue prima ancora di difendersi?
Spietato nel sua semplicità, il film di Carlota Pereda tratto dal suo stesso cortometraggio di successo datato 2019, riesce ad essere metaforico e realistico allo stesso tempo.
Perché i bulli li si vorrebbe sempre veder morire male, ma chi ha davvero la forza per farlo, per trasformarsi in vendicatore sanguinario e per amarlo un vendicatore così?
Fare il passo, andare oltre?
Girato in 4:3 sia per aumentare il senso claustrofobico di un corpo ingombrante che per richiamare i film muti con Sara che parla poco, parla male, balbetta e urla chiudendosi nel suo silenzio facendo parlare il corpo, appunto, chiude dentro un formato Instagram dall'estetica violenta.


L'estate di un'adolescente non poteva essere peggiore, Pereda ce lo ricorda in un film che affronta le sue paure e non solo.
Si fa dramma -sentimentale e morale- prima che horror, in un'ultima parte in cui l'ansia può galoppare e il sangue scorrere.
Prima, si è soli con Sara, chiusi nella sua camera, nella sua testa, nel suo corpo non accettato.
E che male che fa.
Molto più di ganci, morsi, spari.

Grado di paura espresso in Leone Cane Fifone:
2 Leoni su 5


1 commento:

  1. Ha incassato "leggermente" meno di Barbie, però sembra abbastanza interessante, oltre che inquietante. Come alternativa ai soliti film estivi quasi quasi ci può stare...

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