4 agosto 2023

Unwelcome

La Settimana Horror

Le regole auree degli horror sono arrivata a capirle.
La scena d'apertura è fondamentale, e come ogni film di ogni genere, anticipa il passo che prenderà il film.
Qui siamo in un appartamento carino, caruccio con una coppia carina, caruccia che sta aspettando di scoprire se finalmente è riuscita a rimanere incinta.
Battutine di circostanza, sorrisi che si allargano, uno champagne, anzi no, un prosecco analcolico da prendere per festeggiare.
Ed ecco che arriva la minaccia, sotto forma di tre bulli che niente avrebbero per bullizzarsi ma sta di fatto che minacciano, che impauriscono, che inseguono quel futuro padre in casa iniziando una rissa.
Insomma, l'antifona è capita: il focolare domestico non è così protetto.
Stacco


Ci si sposta in Irlanda, dove un'anziana muore ai piedi di un portone che dà su un bosco, un piatto al suo fianco.
Si scopre essere la zia di quel marito non molto protettivo, che lascia a lui e alla moglie ora visibilmente incinta, la casa in eredità.
Cambio vita, ritorno alle origini!
Addio Londra criminale, benvenuta Irlanda ricca di… leggende.
Come quella dei redcap, piccoli esseri che abitano nel bosco e che pretendono un sacrifico di sangue. Basta un po' di fegato, niente di che, ma mi raccomando, non dimenticartene!
Come no, certo.
Seguono i soliti momenti di paesino unito che però nasconde bene i suoi segreti, seguono scelte infelici di chi una casa non la sa riparare e si affida ai primi che trova.
Che per una coppia vittima di violenze e minacce a un passo dall'allargarsi casca su una famiglia che non ha rispetto, che minaccia e fa loro violenza fisica e psicologica.
Ottima scelta.


Si continua così per 104 minuti, in una spirale di follia, incompetenza e effetti speciali non così speciali fino ad un finale che vorrebbe essere la risposta irlandese allo scandinavo Midsommar.
Siamo però agli antipodi estetici di Ari Aster, con una fotografia posticcia e patinatissima che purtroppo mi ha infastidito per la maggior parte della visione, con i toni che abbracciano più quelli della commedia volontaria che dell'horror teso.
L'umorismo nero, la divisione dei ruoli dei protagonisti con lui che vorrebbe essere forte e macho e lei che non è certo una donzella da salvare ma che si salva da sola, diverte quanto gli strani buzzurri che popolano un paesino dai segreti mal custoditi.
Mi aspettavo una carriera più luminosa per Douglas Booth, ma vederlo appesantito nel ruolo di un macho mancato diverte. Meno, purtroppo, una coda finale a tratti estenuante, e io che mi aspettavo più brividi!
Ai redcap vendicativi e protettivi ma comunque assetati di sangue, preferisco i folletti.
Loro almeno tra un indovinello e l'altro nascondono tesori in monete d'oro!

Grado di paura espresso in Leone Cane Fifone:
1 Leone su 5


8 commenti:

  1. Direi che un Leone su cinque può starci, però lo adorato, è stato venduto come "Cane di paglia" incontra "Gremlins" e per una volta i paragoni con due titoli così grossi ci stanno, poi ho una predilezione per i mostrini, quindi mi trovano sempre ben disposto ;-) Cheers

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    1. Ora che ho affinato il mio gusto nell'horror ho capito che fatico con i toni da commedia, mi sa che sono per i brividi puri o per chi mette in chiaro subito le cose. Con Grabbers, infatti, le cose sono andate meglio, ma sto già anticipando...

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  2. Ma no, è uno degli horror più deliziosi dell'anno, e i redcaps sono dolcissimi!!

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    1. Come dicevo a Cassidy sopra, i toni misti mi mandano in crisi. Mi sono divertita, ma sul finale continuavo a guardare l'ora e a chiedermi che carriera sta portando avanti Douglas. Domani mi faccio perdonare, però.

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  3. Rinuncio a qualsiasi regola aurea di ogni horror.

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    1. In realtà anche i protagonisti del genere, sempre :)

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    1. Divertirsi ci si diverte, vedrai... Se solo lo avessero "fotografato" meglio!

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