Andiamo al Cinema a Noleggio
Non aspettarti troppo dalla fine del mondo e non aspettarti troppo nemmeno da Non aspettarti troppo dalla fine del mondo.
Il film, intendo.
Uno di quei film molto chiacchierati in rete, così chiacchierato da finire in molte liste di fine anno, anche al primo posto.
E se c'è un motivo per cui mi diverto a fare queste liste oltre a mettere ordine all'anno che si sta per chiudere e fare bilanci su quanto visto, è perché spero di leggerne, trovarne, spulciarne altrettante in cui trovare quei piccoli film, quei film che mi sono persa, e riparare alla lacuna.
Non aspettarti troppo dalla fine del mondo al cinema è anche uscito, per modo di dire.
Introvabile e non facilmente programmabile con i suoi 163 minuti di durata è rimasto lì, in attesa dello streaming, in attesa delle vacanze di Natale in cui trovarlo in qualche classifica e in cui finalmente avere quei 163 minuti di tempo per vederlo come si deve.
E?
E ancora una volta Radu Jude mi lascia perplessa.
Un regista che sembra farsi beffe dello spettatore, che con lui gioca, che spinge l'asticella dello strano sempre più in là, figurati dopo che con Sesso sfortunato o follie porno, con un titolo così, si è fatto conoscere a un pubblico più ampio.
Torna, e lo fa non guardando in faccia nessuno.
Non la situazione politica della Romania, non l'industria del cinema, non il sistema lavorativo né Andrew Tate e l'ossessione per i social, pure.
Come stanno insieme tutti questi fattori?
Ci sono tutti, nella lunghissima giornata di Angela, che seguiamo fin da un risveglio stropicciato e poco riposante, mentre guida nel traffico, urla nel traffico, litiga nel traffico, mangia e si filma e si lamenta e cerca di stare sveglia. Sempre nel traffico.
Quello che fa, Angela, è cercare le persone giuste per finire in uno spot sulla sicurezza del lavoro, entrando così in case diverse, famiglie diverse, realtà diverse. Nel mentre, si filma camuffandosi dietro un filtro posticcio, impersonando un becero tizio misogino e razzista, una caricatura che è difficile prendere sul serio e che cerca di essere così caricaturale da fare il giro, pur offendendo i benpensanti.
Ma non finisce qui, perché il film è diviso in tre parti, c'è quella che segue Angela nella sua lunga giornata sfiancante, c'è il risultato finale della sua ricerca, con uno spot che deve essere girato e con i grandi capi a dettare legge su poveri cristi fissi in camera e infine c'è Angela goes on, un film del 1981, su una taxista che si muove nel traffico molto più scorrevole di Bucarest, un film vero, che si interseca e che crea una connessione con Angela e la sua sfiancante giornata.
E?
E si entra in questa sfiancante giornata, si cerca un senso e un senso lo si trova in questo mettere alla berlina politica, lavoro, prese di posizioni e cultura, in queste critiche sottili e a loro modo pure divertenti, nelle libertà che Radu Jude si prende, coinvolgendo amici e maestri, passando dal bianco e nero al colore, passando da una scena all'altra, muovendo poco la sua macchina da presa e lasciando respirare i suoi personaggi.
Si entra, e si esce.
E io mi chiedo cos'è che ho visto, a cosa ho dedicato un pomeriggio delle mie vacanze, com'è che un film non certo mal fatto, non certo brutto, con un suo senso e un suo messaggio, è finito in molte classifiche folgorando critici e appassionati fin da Locarno, ma non me.
Che resto frastornata da urla e ansia di incidenti, fregata ancora una volta dalle aspettative.
E pensare che a questo giro, Radu mi aveva avvertita fin dal titolo.
Voto: ☕☕½/5
Io partivo senza sapere nulla e senza aspettarmi nulla e poi ha superato decisamente le mie aspettative. Anche perché non ne avevo :D
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