17 gennaio 2025

Nosferatu

Andiamo al Cinema

C'è una domanda che non è mai bello porsi, quando si esce da un film.
E c'è una considerazione ancora peggiore, che può fare capolino quando il film lo si sta guardando.
Quando questa domanda e questa considerazione vengono fatte con lo stesso film, e il film è uno dei più attesi, ricercati e chiacchierati della stagione appena iniziata, beh, c'è poco di che essere felici.
Siamo ancora nei primi giorni di gennaio e abbiamo già la delusione più grande di questo 2025?
Forse.
Ma un "Era necessario?" e un "che noia!" me li sono fatti scappare e a distanza di giorni dalla visione continuano a risuonare nella mia testa.


Il punto è che effettivamente di un nuovo film su Dracula non avevamo bisogno, una storia ormai arcinota che ha avuto le sue vette tra originali (Coppola) e digressioni sul tema (Renfield con lo stesso Hoult), e non si sentiva il bisogno nemmeno di un remake di Nosferatu, che già era un adattamento di Dracula senza usarne il nome per non pagare i diritti, nella Germania del 1922.
Abbiamo Ellen al posto di Nina, Von Franz in quello di Van Helsing, Il Conte Orlok al posto del Conte D.
Ma il resto è lo stesso, forse solo un filo più fedele alla filologia della storia di Stoker che Robert Eggers è un appassionato, meglio, un ossessionato e alla storia ci lavora da anni, di ricerche e inabissamenti nel mondo vampiresco ne ha compiuti anche troppi e da precisino qual è lo ha voluto molto rumeno, baffuto, e soprattutto assetato di sangue e di sopravvivenza.


La differenza con una storia arcinota, con un precisino alla regia, dovrebbe stare allora nella forma.
Una forma curata nei minimi dettagli a scapito di un irriconoscibile Bill Skarsgård sepolto sotto 6 ore di trucco, con la Germania di fine secolo ricostruita e i colori che spariscono.
Una Germania in cui però si parla un inglese d'altri tempi che resta il mio tallone d'Achille portatore infausto di mal di testa.
Un giorno farò pace con declami freddi anche quando carichi d'amore, spero.
Non so ancora se la colpa è della nitidezza della produzione in Laser 4k, ma io la grana della pellicola, la pasta del tempo, non le ho sentite e mi sono mancate.
Ho visto una patina eccessiva in questi colori desaturati, in queste case gelide e in un blu che affiora e toglie calore.
Poi certo, ci sono le citazioni pittoriche, ci sono abiti che sono una meraviglia, c'è la polvere, il tanfo, i ratti, la morte e il fuoco.
Ma in questa nitidezza fanno meno effetto.
Per fortuna, allora che ci sono gli attori.
E orfano di Anya Taylor-Joy, Eggers può affidarsi a una Lily-Rose Depp capace di rubare la scena tanto a Bill quanto a Nicholas Hoult, con possessioni degne di una ballerina, terrorizzanti e sensuali in quel gioco pericoloso che accomuna tanos e eros. 
C'è il fedele e gigione Willem Defoe, c'è il baffuto Aaron Taylor-Johnson, la dimessa Emma Corrin e lo spiegatore Ralph Ineson, fonte principale dei miei mal di testa.
Mariti fedeli, genitori devoti, medici in crisi e esperti dell'occulto vengono messi in secondo piano da una donna, da Ellen che balla con la psicosi, con la sessualità repressa, con la solitudine e la perdizione che spingono a un sacrificio salvifico.
E la paura?
La paura è affidata a jumpscare di facile presa per il pubblico più giovane che questo cerca, e da una tensione che Eggers sa far crescere senza però terrorizzare come si pensava.


È un racconto gotico e pure un pizzico natalizio, più che d'orrore, un racconto stratificato che va al cuore di una leggenda ormai più grande dei film che continuano a esserne tratti ed è un soggetto pericoloso anche per un regista ormai esperto, che voleva farne il suo secondo film ma che ha saputo aspettare, realizzando il suo sogno e facendolo inevitabilmente apparire come un manieristico esercizio di stile che non vuole discostarsi dall'opera originale, facendo parlare più che muovere i suoi personaggi, con un titolo che non sfigura per tecnica ma che niente aggiunge alla lunga filmografia vampiresca.
Manca la zampata, manca l'originalità, in una copia originale solo in parte che fa chiedere sottovoce "era necessario?" Se la noia fa capolino in una storia nota in cui si fatica a perdersi, forse, non così tanto...

Voto: ☕☕½/5

1 commento:

  1. Concordo su tutto. Che noia, onestamente. Tutta forma, niente sostanza. Nel 2025, dai vampiri, da Eggers, ci si aspettava di più.

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