24 settembre 2022

Spin Me Round

Gli americani in Italia li riconosci subito.
Soprattutto nei film.
Vivono di cliché, pensano il nostro Paese fermo agli anni '50, tra musica, vespe e buon cibo.
Quei sogni bucolici, che, chi glieli vuole rovinare, anche se rovinano noi con i loro film?
Spin Me Round non fa eccezione.
Una commedia innocente, la scusa per il cast intero per trasferirsi in Toscana per un'estate e poco importa se la trama offre giusto qualche risata, qualche momento così assurdo da intrattenere senza far male.
Tutto parte, ovviamente, dalla cucina.


Una cucina che però di italiano ha ben poco.
Amber lavora in una catena di ristoranti che servono pasta con salsa, che riscaldano buste già pronte che arrivano sigillate come fossero vero cibo nostrano.
Truffata dal suo ex che le ha portato via anche il sogno di avere un ristorante proprio, viene premiata dal manager che la manda in Italia, per un corso di aggiornamento in quel della Toscana.
Sembra un sogno: la sua prima volta fuori dagli Stati Uniti, una settimana immersa nella bellezze italiane, in una villa bucolica in cui, chissà, innamorarsi.
Tutto crolla appena atterra: gli altri partecipanti del corso sono decisamente particolari, la villa si rivela ad uso privato e loro sono alloggiati in un motel poco caratteristico e impegnati in corsi noiosi con tanto di coprifuoco.
Ma, all'improvviso, entra in scena Nick Martucci, il creatore della catena di ristoranti, bello e single, che punta gli occhi proprio su di lei dando vita a quelle fantasie romantiche a cui Amber ormai non sperava più.
Ma queste fantasie, man mano che come Pretty Woman viene trasformata e portata tra yatch e ville, si rivela un incubo tra avances non richieste e minacce in stile horror.


Verrebbe da definirlo un pasticcaccio, questo Spin Me Round, giusto per rimanere in cucina.
Una brodaglia di ingredienti che nella cottura perdono sapore. 
Di per sé, l'ingenuità di Alison Brie, i modi bruschi di Aubrey Plaza, il fascino sinistro di Alessandro Nivola e le assurdità dei vari comprimari, funzionano da soli, ma uniti fanno molto chiasso per un film che continua a cambiare pelle e genere.
Il romanticismo esagerato, il mistero su cui indagare, il sangue improvviso, per finire scoprendo gli altarini di Lucca, noti chissà come solo all'estero.


Come tanti piatti americani, il film di Jeff Baena risulta gustoso ma indigesto, senza appesantir troppo la serata, fa sollevare gli occhi al cielo per come gli americani ci immaginano, e per come in fondo noi immaginiamo loro.
Di certo, non ci si prende sul serio e le vere bellezze restano le protagoniste, con Aubrey a cimentarsi con l'italiano mentre l'Italia da cartolina resta fuori dallo schermo.

Voto: ☕☕½/5

1 commento:

  1. Ho un rapporto d'amoreodio nei confronti di questi pasticciacci ricchi di stereotipi sull'Italia, però non posso resistergli... quindi mi sa che mi tocca vederlo. :)

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