19 settembre 2022

Il Lunedì Leggo - Venezia è un pesce di T. Scarpa

È passata una settimana, ma dal ciclone che sa essere Venezia, ancora non ci si riprende.
Una vita a sé, quella durante la Mostra, fatta di strani orari scanditi dalle proiezioni dei film, di strani pranzi e strane cene dove mangiare relativamente bene spendendo relativamente tanto, vaporetti da prendere e ritardi acquatici che si sommano.
Ma Venezia è Venezia.
E in una guida atipica, Tiziano Scarpa la descrive come meglio può da parte di chi la abita, la vive, la ama.
La sua guida omette ristoranti, bacari e alberghi, tiene segreti alcuni segreti della laguna tanto cara a chi resiste e non vuole turisti. Ma la fa vivere con i cinque sensi.
I suoni dell'acqua, dei passi, delle gondole.
Il gusto del cibo, del vino.
Il tatto di pietre, ponti, legno.
L'odore del pesce, dei fantasmi.
La vista abbagliata da così tanta bellezza.
E poi il cuore, che batte in baci nascosti; i piedi e le gambe, che con fatica la esplorano; il volto che nessuna maschera può nascondere, in una città così pubblica, esposta, in cui è difficile passare inosservati.


Gioca con la sua città e con le parole, Tiziano Scarpa, componendo un'ode piena d'amore e di ammirazione per una città impossibile, che nasce dal legno e dalla pietra, che sopravvive nel fango, che rischia di essere troppo per quei turisti colpiti dalla Sindrome di Stendhal, mentre chi la abita, si trova a ringraziare restauri e impalcature che nascondono almeno per qualche mese, qualche anno, parte di quella bellezza che rischierebbe di essere fatale.
Gioca con i ricordi, racconta di giochi per strada e di erotismi adolescenziali fra calli e corti, dispensando consigli per chi si vuole appartare, avvertimenti per chi vede in ogni angolo un possibile bagno.
E gioca con chi Venezia l'ha vissuta da turista, traducendo per l'occasione racconti di Guy de Maupassant e Diogo Mainardi, che al fascino della laguna non sono riusciti a resistere.

Venezia è un pesce, un animale bellissimo da preservare e da ammirare.
Venezia è una città impossibile in cui perdersi non è un rischio, è un dovere.
Lo penso ogni anno, quando ci torno a settembre: io ci vivrei.
Lo pensavo già negli anni universitari, in cui anche con la nebbia, con il freddo, con l'umidità che tra un vaporetto e l'altro rendeva tutto più ostico, mi dicevo: io qui ci vivrei.
Sono stata fortunata, e per i tre anni universitari c'ho vissuto, vivendola in economia com'era necessario da studentessa fuori sede, ma gustandomela nel cambiare delle stagioni, tra acqua alta, neve, caldo asfissiante.
Sono fortunata oggi, non ci vivo, ma posso andarci comodamente in un'ora di treno e ci torno ogni settembre.
Di certo, ci tornerò a breve per provare il supplizio della speranza, il brivido di una finta caduta, girando attorno alla quarta colonna di Palazzo Ducale, sul lato esposto al Bacino di San Marco.
Uno di quei segreti, di quelle curiosità, che questa guida atipica e sentimentale mi ha regalato per sconfiggere la nostalgia.

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