Un nuovo film su Marilyn Monroe.
Viene da chiedersi, ancora?
Ancora.
Questa volta, però, il biopic si tinge di finzione, la ricostruzione classica lascia spazio a una visione più intima e poetica.
Andrea Dominik si basa sul romanzo di Joyce Carol Oates, che non pretende di essere biografia ufficiale.
Tutto, allora è sulle spalle di una Ana de Armas impressionante. Bella e credibile, la sua è una Norma Jean spezzata fin dall'infanzia, alla ricerca di un padre e di un equilibrio che Marylin Monroe, personaggio e corazza che diventa ingombrante e difficile da gestire, non le permetterà di raggiungere.
Siamo lontani però da una ricostruzione fedele e cronologica, nei 160 minuti che compongono il film, molto si lascia fuori, non tutto viene approfondito.
I fatti, le frasi è i momenti più noti ci sono tutti, basandosi su filmati e fotografie dell'epoca, cercando di essere fedelissimi a queste.
Ne esce un puzzle confuso e non sempre a fuoco, per stessa menzione della sceneggiatura.
Sta allora spettatore, ricostruire, lasciarsi andare. Cercare di decifrare quell'enigma che è Norma Jean, che voleva essere madre, che voleva essere una star, che voleva un padre.
Il suo ingresso e il suo rimanere nel mondo del cinema è fatto di compromessi e di carne, di punture e di pasticche, matrimoni violenti e disequilibrati, in una spirale di distaccamento dalla realtà che la regia rende così bene nell'ultima parte di questa ricostruzione.
Il lieto fine è ben lontano, il film perfetto, purtroppo, pure.
Meno immediato e meno luminoso di quel che trailer e foto promozionali facevano pensare, Blonde vive sulle spalle esili della sua protagonista, che si trasforma totalmente e perfettamente.
Di cui è impossibile non innamorarsi.
La sensazione, tra feti parlanti e cambi di formato e colore, è che una direzione precisa non ci sia. Che il materiale, la vita, di un'icona così importante e ingombrante, sia troppo.
Come lo scorso anno con Spencer, la direzione è più attenta alla base artistica che alla narrazione classica, nel bene è nel male.
Se ci si lascia andare, se si guarda allo sguardo spezzato e triste di una donna bellissima senza gli strumenti per affrontare l'amore e il successo, il film funziona.
Ma restano più domande che risposte, più dubbi che entusiasmo, in una vita piena di ombre su cui si è cercato di gettare una luce.
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