26 settembre 2020

The Social Dilemma

 Andiamo al Cinema su Netflix

È stato un altro caso Netflix, in questo settembre che ha visto la piattaforma protagonista di molti casi essendo la programmazione dei cinema molto meno allettante.
Un documentario che ha scosso molti, che ha aperto gli occhi ad altri e che ad altri ancora ha fatto prendere la sana decisione di disiscriversi dai social network, cancellarsi, ritornare alle origini senza uno smartphone.
Io?
Io (senza spocchia, davvero) mi chiedo dove vivessero queste persone prima, come siano arrivate a vedere un documentario non così rivoluzionario nei contenutiti come The Social Dilemma senza essersi poste almeno ogni giorno o ad ogni click la domanda "chi sta spiando, registrando la mia mossa?". 
La sensazione di vivere come in un Truman Show ce l'ho, beh, da quando ho visto The Truman Show.
Bene, The Social Dilemma me lo conferma. 



Non solo ogni mia ricerca, ogni mio click, ogni mia richiesta a portata d'orecchio dello smartphone viene registrata, ma anche i millisecondi in cui mi soffermo su una foto. Questo, forse, l'unico dato nuovo che imparo.
Per il resto il documentario di Jeff Orlowski ha l'autorevolezza di avere ex CEO, ex dipendenti e direttori delle più grandi aziende hi-tech del mondo, a partire dal ribelle Tristan Harris che se n'è andato da Google una volta capito la dipendenza che stavano instillando nei loro users.
Users, capito.
Non clienti.
Perché altra frase da appuntarsi: se qualcosa è gratis, ricorda che potresti essere tu in vendita.
O perlomeno, i tuoi dati, le tue preferenze.
E se queste potrebbero "quasi" innocentemente essere utilizzate per bombardarci di pubblicità mirata (cosa che consapevolmente accetto mi sia fatta quando ricerco la giusta crema, il giusto maglione, lasciando che gli algoritmi facciano il lavoro per me), discorso diverso per quanto riguarda le influenze politiche.
Fake news e interferenze russe, elezioni già sabotate e prossime ancor più a rischio.
Sì, se poco di nuovo The Social Dilemma mi ha detto, la paura di Tim Kendall di un'imminente guerra civile mi ha affatto venire la pelle d'oca. Ma poi guardo ai giornali, leggo di manifestazioni, di rivolte e di spari, e dico che forse sta già avvenendo, non in scala "guerra" ma di "battaglia" sì.



I suoi contenuti questo documentario li sa presentare bene.
Interviste fatte a regola d'arte, tra fuori scena e in scena fatte da frasi ad effetto, più la ricostruzione di una vita familiare altamente famigliare: quella di adolescenti che non sanno rinunciare al loro smartphone, che non sanno non accorrere a una notifica, un invito, una vibrazione. Sentendomi più Cassandra nel cercare relazioni reali, ma anche Ben nel non sapersi tenere a freno, anche se il vero colpo al cuore -come ha già dimostrato Mignonnes- è stato per Isla, per quella generazione che sta crescendo immersa in una realtà filtrata e finta, in cui contano i numeri, i cuori, i pollici alti. 
Cosa ne verrà fuori non è ancora dato saperlo.

Alternando queste ricostruzioni in cui compare pure un triplice Vincent Kartheiser a fare da algoritmo della situazione a esempi pratici ed esperienze vere degli intervistati, The Social Dilemma non si limita a denunciare, schierarsi, dimostrare la sua tesi, ma cerca di trovare delle soluzioni: attraverso leggi che devono essere rispettate ed emanate, attraverso un lato umano da ritrovare per uscire da un sistema di business sbagliato e di certo contrario al motivo per cui questi social erano stati creati inizialmente.
L'origine Aaron Sorkin l'ha saputa mostrare meglio, ma forse pure lui non si aspettava questa evoluzione fuori controllo. In attesa di un altro film che drammatizzi una situazione già drammatica riaprendoci gli occhi, sperando che il messaggio arrivi a genitori e adolescenti inconsapevoli, The Social Dilemma va comunque visto.



Voto: ☕☕/5

2 commenti:

  1. Visione utile. Utile non so a cosa, visto che non mi ha comunque fatto venire voglia di cancellarmi del tutto dai social, ma magari a limitarne un pochino l'uso, questo sì.
    Avrei dato un maggiore spazio alle ricostruzioni con gli attori. Come documentario comunque è interessante, anche se resta un po' sospeso, visto che tratta una materia così attuale e mutevole. Tanto che tra pochi mesi potrebbe benissimo uscirne un "sequel".

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    1. Immagino già un documentario post elezioni a mostrare o dimostrare tutte le manipolazioni fatte. E immagino pure un bel film su quella famiglia e una serie TV alla Black Mirror che torni ad essere bella come Black Mirror.
      Il tema resterà tristemente attuale, io non mi disiscrivo ma facciamo che li so usare con la testa. O almeno credo.

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