1 settembre 2020

Ramy

Mondo Serial

[In mancanza di titoli appetibili e degli arrivi di questo settembre, ho recuperato Ramy, serie Hulu forte delle fresche nomination agli Emmy]

Cos'è Ramy.
O meglio, chi è Ramy?
Ramy è un trentenne in crisi: spirituale, d'identità.
Musulmano credente, figlio di egiziani emigrati in America, non sa bene qual è il suo posto.
Quale la sua casa.
Nei venerdì di preghiera ci sono le feste.
All'alcool e alla droga rinuncia come Maometto insegna, ma al sesso no.
Alle ragazze che incontra non sa se dichiarare la sua fede o se questo può diventare un freno per conquistarle.
Gli amici -sposati- lo spingono al matrimonio, a ricercare una moglie credente come lui e a mettere la testa a posto lontano dai peccati.
L'unico amico non mussulmano lo invita invece a peccare, pecca con lui che disabile deve cogliere ogni occasione buona pur di concludere.
Ci prova, Ramy, a credere di più.
Ad impegnarsi nel Ramadan, nel ricercare se stesso in un viaggio in Egitto, ci prova seguendo i dettami di uno Sheikh saggio e nel trovare in una ragazza mussulmana quella che potrebbe essere quella giusta.
Ma ogni volta, inciampa.
Dubita.
Sbaglia.
In un egocentrismo e in un'insicurezza che sa irritare per quanto è familiare.



Questo è Ramy.
Ma che cos'è Ramy, la serie?
La si potrebbe definire la versione egiziana/mussulmana di Master of None.
Lì dove Aziz Ansari raccontava i problemi di un giovane trentenne e dei suoi amici, con l'origine indiana a fare da fattore determinante, qui invece si calca molto di più su questa specifica.
Tra episodi flashback illuminanti sull'11 settembre, le frecciatine a Trump, l'inclusione di gender e disabilità, gli amori impossibili e romantici il discorso è ampio e variegato.
Proprio come Master of None, il percorso di Ramy è un universo a cui lasciare spazio, e così gli episodi migliori per assurdo risultano quelli dedicati alla sua famiglia: da una madre che cerca di integrarsi e di trovare il suo posto nella modernità (bellissimo They, 2x06, ma ancor più bello Ne me quite pas, 1x07), una sorella schiacciata dal peso di essere donna e di non essere la primogenita, un padre che perde il lavoro e deve a suo modo ritrovarsi (Frank in the future, 2x08 sa come commuovere) e infine pure uno zio razzista e ingombrante che rivela la sua vera natura.


Se la prima stagione segue l'evoluzione e le cadute di Ramy portando ad un finale tutto aperto, la seconda cresce di livello e si avvale di un personaggio ricorrente e d'eccezione come Mahershala Ali, con la comparsata pure di una certa Mia Khalifa.
Mica poco, no?
Pure Steve con la sua disabilità prende più spazio, diventando una spalla comica senza freni e senza peli sulla lingua, a indirizzare i toni generali in un'ironia non sempre immediata.
Non adorabile e gustosa come Master of None, Ramy ha però la sua voce, quella del suo creatore, sceneggiatore e pure regista Ramy Youssef, che è un piacere ascoltare e conoscere.
E per chi non crede, per chi non si è mai approcciato ad un'altra fede, diventa pure un faro illuminante.


Voto: ☕☕/5

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