24 settembre 2025

L'Ultimo Turno

Andiamo al Cinema

Non vi basta la situazione di crisi in America, da oggi disponibile su Sky/NowTV?
Non vi è bastata la situazione d'emergenza mostrata nel Regno Unito?
Non vi basta scontrarvi quotidianamente con la deprecabile situazione nostrana?
La situazione sempre più allo sfascio dei vari sistemi sanitari pubblici sembra un mal comune, e la cattiva notizia è che è allo sfascio anche nella ridente Svizzera, dove sempre meno infermieri lavorano negli ospedali pubblici, dove i turni sono massacranti, i carichi di lavoro troppo pesanti e tra licenziamenti e cliniche private che attirano, tutto è ancora più a rischio.
Suona familiare?


Fotografa la situazione Petra Volpe, facendoci entrare assieme a Floria nel suo turno pomeridiano di lavoro.
L'ala ovest di un reparto da gestire, un giro di visite sempre interrotto da emergenze, rientri e richieste, con quei pazienti a cui cercare di concedere un briciolo di umanità, con i parenti a osservare e giudicare, con i problemi personali che si sommano a quelli lavorativi.
Entriamo con lei in reparto, con lei capiamo come ci si muove, come si passa da una stanza all'altra, da un problema all'altro, portandosi appresso carrelli per monitorare i segnali vitali e cercando di essere il più possibile efficiente e veloce. 
Comprensiva? Quando si può.
Con sviste che fatalmente arrivano, con sbotti di rabbia inevitabili e crisi di nervi che accompagnano le ore di lavoro che passano e la difficoltà a finirlo, il giro dei pazienti.


A differenza di The Pitt, però, è il ritmo che non permette di entrare nel massacrante turno di Floria.
La scelta della serie TV di raccontare in tempo reale le emergenze di un pronto soccorso aiutava a immergersi nella situazione adrenalinica e stressante da gestire, mentre qui, in un formato film che per forza di cose condensa il turno di Floria, è il montaggio che non riesce a ridare la sensazione di pressione che Floria sente, facendo apparire l'interpretazione di Leonie Benesch esagerata nel suo essere ansiosa e nervosa e di corsa. Soprattutto se le colleghe al suo fianco paiono in filo più tranquille nel gestire il loro, di turno.
La faccia giusta, Benesch, ce l'ha, e anche la bravura nel saper controllare una macchina da presa sempre puntata addosso mentre cambia aghi, misura la pressione, stringe mani, e canta con i suoi pazienti, cercando di dare al suo personaggio l'umanità necessaria per rendere il lavoro sopportabile chiusi come si è in un ospedale dai colori freddi e dalle luci al neon, chiusi dentro stanze spoglie e geometriche, dentro volti in primo piano, in un silenzio che avvolge una città dentro la città.


Se il montaggio non immerge nella situazione d'emergenza, la sceneggiatura permette di sentire il carico emotivo di un turno in cui si ha a che fare con casi diversi, trattati con rispetto, a mostrare quello che in fondo è un giorno come un altro, in cui un paziente viene deluso, un altro si riesce ad accudirlo, un altro ancora lo si perde.
Sono piccole storie dentro ogni stanza in cui Floria entra, piccole storie che racchiudono una vita che lei cerca di salvare o non deludere, e il finale che si muove sulle note di Antony and the Johnsons riesce a chiudere il film sul filo della commozione prima di fare la sua stoccata sociale a chiarire una situazione sanitaria che è un'emergenza.
Dall'adrenalina di Pittsburg alla calma apparente della Svizzera, il grido di denuncia si espande.
La buona notizia è che almeno ne escono film e serie TV importanti.

Voto: ☕☕/5

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