Si torna in Irlanda e il senso di deja vu è forte.
Ma non siamo in un'isola degli spiriti, anche se si cerca di avere lo stesso tono, lo stesso stile. Di costruire lo stesso rapporto strano, di amore e odio, fra gli abitanti di un piccolo paesino, dove si nasconde un sicario che pianta alberi e seppellisce persone, dove si nascondono attentatori dell'IRA.
Basta poco, ovviamente, per scatenare l'inferno, per rendere una serata esplosiva cercando di sciogliere qualche nodo.
Ma il film di Robert Lorenz non approfondisce a dovere, né le motivazioni né i personaggi di per sé, caratterizzati da qualche lutto o da un po' di rabbia, di sogni momentanei e amori passeggeri.
Spiace quindi veder sprecati paesaggi così cinematografici a favore di un Liam Neeson che anche se distante dai thriller che colleziona solitamente, sempre il sicario vendicatore fa.
Anche se c'è Kerry Condon in un ruolo opposto, cattiva e senza scrupoli, manca Farrell, manca Gleeson, ma diciamo la verità: manca McDonagh, che in giuria storcerà il naso nel vedere la sua Irlanda raccontata così di malamente di fretta.
Da me, certo, ma soprattutto da Lorenz.
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