4 settembre 2023

Venezia 80 - Die Theorie von Allem | La Bête

Due film, molto confusi ma dal risultato opposto, in concorso.

Die Theorie von Allem

Il multiverso arriva anche nelle Alpi svizzere.
E diventa un noir dal sapore impressionista che, usando le parole del regista fa incontrare Hitchcock con Lynch.
Affermazione pesante, ma non troppo sbagliata.
Perché La teoria del tutto gioca con la metafisica e gli universi paralleli, con il mistero che si nasconde sotto le montagne innevate in cui dell'uranio continua ad essere attivo.
E con la mente di Johannes, il protagonista.
Presentato come uno scrittore strampalato che dalle sue esperienze e teorie fisiche ha scritto un romanzo, lo troviamo studente che la sua tesi non riesce a finirla e viene portato dal suo professore in un albergo per un convegno.
Qui, le cose si complicano, tra donne fatali, omicidi macabri e doppi dal cappello scuro che sembrano ordire piani misteriosi.
Che succede?
Com'è che passato e ricordi si fondono e cambiano?


Ennesimo film in bianco e nero di questa Mostra, acquista profondità con una scelta che omaggia un certo stile espressionista.
Sembra davvero di fare un viaggio nel tempo più che in un mondo parallelo, affascinante nel suo mistero, che si risolve ma che lascia inquieti.
Difficile capire la scelta di trovarlo in Concorso, ma la visione, in concomitanza con Oppenheimer, acquista una chiave di lettura in più.

La Bête

A proposito di film complicati che chissà come che sono in concorso, questa bestia.
Una brutta bestia davvero, difficile da seguire e da spiegare.
C'è un trauma che in un futuro lontano tormenta Gabrielle. Per riuscire a vivere in un mondo dominato dalle macchine e dalle poche emozioni, si sottopone a una procedura che la fa rivivere le sue vite passate e i suoi traumi passati.


Ci ritroviamo così bella Parigi di inizio secolo, e poi nel 2014, a Los Angeles, con disastrosi eventi naturali in arrivo e un uomo che la affascina e la tormenta. Louis, che sembra legato a lei a doppio filo, che troviamo anche in quel futuro che è il presente.
Lea Seydoux e George MacKay (che ha sostituito lo scomparso Ulliel) ci provano a tenere le redini agevolati dal loro fascino continuamente sottolineato, ma la sceneggiatura sfianca e affatica facendo arrivare esauriti alla sua fine.
Che brutta bestia.

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