Quelle in cui scovare il titolo giusto, il diamante allo stato grezzo, che può cambiare una giornata.
The Summer With Carmen
Ci sono due amici, in spiaggia, che devono pensare a un film. La sceneggiatura deve essere consegnata a breve e nessuna idea sembra valida.
E se parlassero di quell'estate passata con Carmen?
Quell'estate in cui dovevano scrivere un altro film, adattando uno spettacolo teatrale che avevano scritto, finendo per litigare, un po' come stanno facendo ora, in spiaggia, andando a scavare sulla dinamica della loro amicizia che in quell'estate con Carmen è stata messa alla prova?
È un film nel film, quello di Zacharias Macroeidis e Xenofon Chalatsis ed è soprattutto un film che parla di film, che mette ben in chiaro come si scrive una sceneggiatura, le fasi di crescita del protagonista, e gli insegnamenti che ci vuole impartire.
E anche per questo è una meraviglia!
Metti poi che il tutto è ambientato nella comunità queer greca, con momenti musical alla faccia del low budget, con scene di sesso esplicito perché bisogna bilanciare la presenza di genitori bigotti e mettici soprattutto che la Carmen del titolo è una cagnolina spaventata che due ex si rimpallano, e allora la commedia che diventa il colpo di fulmine di questa Mostra è arrivato.
Quando ormai non ci speravo più, l'ho trovato in due caldi estati greche che chissà se saranno adattate per Hollywood con un cast da capogiro.
Per il momento, facciamoci bastare due attori complici e una sceneggiatura metacinematografica da applausi.
Stolen
Sono due Indie che si incontrano in una notte.
Quella dei poveri, che dormono in stazione costretti alla fuga, e quella di due fratelli ricchi, che cercano di pagare ogni costo pur di non essere messi in mezzo.
Ma un bambino sparisce, viene rapito, e se una madre è disperata, quei fratelli sono testimoni e sono chiamati ad indagare. Un po' controvoglia, un po' con senso del dovere.
Da una storia tristemente comune nell'India degli ultimi, Stolen si trasforma in un film d'azione che non ti aspetti fatto di inseguimenti rocamboleschi e rappresaglie che portano a nascondersi per villaggi sperduti con il ritmo che incalza.
Un film di denuncia nascosto in un film di genere, un film di genere che sa essere di denuncia.
Los oceanos son los verdaderos continentes
Tommaso Santambrogio è stato assistente di Lav Diaz, e si vede.
Sceglie anche lui un bianco e nero poetico, sceglie di piazzare la macchina da presa in un punto e lasciare che l'azione si svolga.
Regala così dei brividi, tra case diroccate, teatri abbandonati e natura incontaminata. Quella di un paesino cubano da cui c'è chi vuole scappare, chi deve partire, chi non è mai tornato.
Sono tre generazioni diverse che si seguono: bambini che sognano l'America senza sapere quello che comporta il viaggio, coppie in crisi per l'opportunità di viaggiare, finalmente, e una vedova che rivive attraverso le lettere del marito partito per la guerra in Angola un amore che non c'è più.
Si mescolano e si alternano le loro voci, i loro momenti di crisi, regalando una bellezza che nasce anche nella povertà, in un piccolo teatro di marionette che si anima quasi per magia.
Un film che ha il cuore grande e un finale perfetto, che tutti riunisce in una stazione apparentemente desolata, in cui i loro destini si intrecciano.
Sarà difficile dimenticarlo.
Housekeeping for Beginners
La famiglia è quella che ci si crea.
In questo caso, una famiglia colorata, che comprende tutti i colori dell'arcobaleno e che si aiuta quando c'è bisogno di farsi seri.
Di crescere di figlie rimaste orfane che lo Stato strapperebbe alla loro matrigna.
Che fare, se due donne si amavano ma niente lo può provare?
Dare la paternità all'amico gay, sposarlo poi, per rendere un legame di sangue inesistente apparentemente reale.
Ma non mancano i malumori se si è un'adolescente arrabbiata che vuole crescere in fretta, non mancano le gelosie e i problemi, che però ballando, bevendo, cantando, possono sparire per un po'.
A metà tra commedia e dramma, Goran Stolevski parla dell'emarginazione dei rom nella Macedonia di oggi, e parla di quelle comunità che si creano e che aiutano ad andare avanti.
Un'altra piccola sorpresa di Orizzonti che anche quando eccede nei drammi o nelle canzoni, riesce ad arrivare al cuore.
Bota Jonë
È la generazione dimenticata.
Quella che ha visto i genitori combattere, morire, tornare cambiata dalla guerra.
Quella che si ritrova un paese allo sfascio, senza soldi, con le Nazioni Unite a controllarli.
Anche scappare dai piccoli villaggi non basta più, perché arrivare in città, iscriversi all'università, significa starsene in un purgatorio dove le lezioni non si tengono per assenza dei professori, dove la scuola stessa rischia di chiudere per mancanza di fondi.
Nemmeno essere orfani di guerra aiuta, apre le porte di uno studentato, ma poco più.
Che fare allora?
Protestare, divertirsi come si può, attaccarsi alla famiglia che ci si crea.
Ma le amiche Zoe e Volta devono affidare i loro fantasmi e crescere sole, ognuna per la sua strada.
Nel suo voler essere importante, il film dimenticata di rendere le sue protagoniste apprezzabili, invece urlandosi sempre addosso, fumando in continuazione, acquistano pochi punti simpatia e le loro proteste estemporanee scavano davvero quando ci scappa il morto.
Ma anche questo non cambia il ritmo di un film chiuso in sé, su scene che si copiano ai tanti titoli che parlano di generazioni sperdute.
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