14 ottobre 2025

Hal & Harper

Mondo Serial

Hal e Harper sono due fratelli cresciuti in fretta.
Lei, Harper, è la sorella maggiore, che si è sempre sentita in dovere di proteggere il più stralunato e entusiasta Hal, anche adesso che è all'ultimo anno di college e la chiama nel cuore della notte per poter dormire insieme e dimenticare la ragazza che l'ha rifiutato e la sbronza che ne è seguita.
Lui, Hal, di crescere non ha voglia, anche se è sempre stato più solo di quello che voleva e adesso che il college sta finendo, adesso che vede la sorella maggiore triste con il suo posto fisso che non le piace, in una relazione altrettanto triste iniziata da matricola che non le ha permesso di capire chi è, lontana da casa, ha paura. Per lei e per lui.
Hal e Harper si ritrovano a pensare fin troppo alla loro infanzia particolare. E ci ripiombano ora, ora che il padre li ha chiamati annunciandogli che stanno per diventare, di nuovo, fratelli. Con una casa, quella in cui tutti sono cresciuti o hanno smesso di crescere, da svuotare e da vendere.
Una nuova compagna, una nuova gravidanza, che manda nel panico anche quel padre che ripensa al suo ruolo, ai suoi dolori.
Come ha fatto a crescerli, Hal e Harper, senza una madre? Quanto ha chiesto a loro mentre affrontava il lutto, la depressione, alternando bevute e dormite sul divano a picchi di sensi di colpa in giornate che non sembravano voler finire fra giochi e gelati e rincorse e tentativi di riconquistare la loro fiducia?


Lo aspettavo da un po', Cooper Raiff con qualcosa di nuovo.
Regista anno 1997 mi aveva conquistato con la semplicità e il disincanto di Cha Cha Real Smooth, dove si interrogava sul futuro, sull'amore, sull'essere giovani adulti.
Lo avevo riscoperto con il suo film d'esordio, un tutto-in-una-notte ai tempi del college acerbo che più indie non si poteva.
Lo ritrovo in una miniserie TV che ha il sapore di un piccolo film in cui proprio l'essere diviso a episodi lo fa funzionare a metà.
Colpa del montaggio, che alterna passato e presente, che segue i vari protagonisti, e che spesso tira fuori da una storia che ci vuole del tempo per inquadrare. Colpa di personaggi secondari importanti, ma che spariscono o che non sempre hanno il peso loro richiesto.
Colpa di una lentezza diversa dalle miniserie che si vedono solitamente.
Hal e Harper, proprio loro che sono cresciuti in fretta, chiedono pazienza.
Perché Hal & Harper ha le sue potenzialità. 
La sua bellezza.


Che sta tutta in Lili Reinhart e Cooper Raiff stessi, sorella e fratello, inseparabili e protettivi l'una con l'altro ma anche così uniti da iniziare a stancarsi, l'una dell'altro, quando si ha bisogno di stare soli. Di capire chi si è, quando si è soli. Ed è qui che Lili conquista, fragile e smarrita.
Chiamati a interpretare se stessi anche da bambini, in una grande metafora visiva che rende più leggera la serie nel vederli interagire con bambini di 8, 9, 12 anni e recitare come tali. Ed è qui che Cooper conquista, entusiasta e iperattivo.
Mark Ruffalo torna a fare il Mark Ruffalo stropicciato e silenzioso, chiamato a svuotare una casa, a venderla -e anche qui sta tutta una grande metafora- in quel grande passo in avanti che fa paura e che allerta la fidanzata Betty Gilpin.
Andando avanti e indietro nel tempo, prendendosi delle lunghe pause per focalizzarsi vuoi su Addison Timlin, vuoi su Gilpin, la serie sembra mancare di un respiro unitario che un film avrebbe avuto. Sono infatti gli episodi più concentrati, quelli in cui non si divaga, in cui davvero ci si confronta e i nodi vengono al pettine, che le cose funzionano.
Penso a Vegas (1x07), in una giornata intera in cui Harper la passa con la collega e amante e in cui Hal parte con quel compagno di stanza spesso dimenticato e che meritava più spazio, se spazio doveva averne, e che lo porta a un funerale che risveglia inevitabili ferite.
Ci si concentra volutamente su piccoli momenti, su dettagli, su ricordi e messaggi e frasi e non detti, si viaggia nei ricordi e nella mente dei personaggi, e tutto si carica di significato e di dolore per una scomparsa mai affrontata, per uno strappo troppo doloroso, per un confronto che ora che una nuova vita sta arrivando, una nuova occasione viene concessa, porta con sé l'urgenza di risolverla.


Il montaggio non sempre chiaro, la musica fin troppo indie, alcune ripetizioni e alcuni personaggi con meno peso del necessario sono i difetti di una miniserie che chiede tempo, chiede pazienza, ma che ripaga. Con dolore, ovviamente. 
E lacrime.
Lo si fa in un episodio finale doppio, carico di lacrime e dolore, di flashback che spezzano e di un presente un po' più luminoso.
Non è la serie che mi aspettavo da Cooper Raiff ma in fondo è anche quello che mi aspettavo da un ragazzo dallo sguardo triste che riflette ancora una volta sui sentimenti e sulle difficoltà di diventare adulti, troppo presto o troppo tardi.

Voto: ☕☕/5

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