Il genere horror da queste parti non bazzica troppo spesso, anzi, essendo la sottoscritta una fifona di prima categoria, cerco di tenermi alla larga da film che potrebbero causarmi notti insonni e incubi a non finire, ma quando si tratta di un'iniziativa speciale, e quando questa iniziativa la porta avanti una paladina come la Bolla, non ci si può tirare indietro.
Prendendo il coraggio a due mani, sono quindi parte di un programma estivo che ha il compito di far rivivere la mitica Notte Horror cancellata dai palinsesti televisivi, e che per ogni martedì a partire da domani vi allieterà con ben due post a tema.
Qui sotto il programma completo, mi raccomando, non perdete la testa, e nemmeno una puntata!
30 giugno 2014
Biglietto, Prego! - Il Boxoffice del Weekend
Sì, lo so, da quasi più di un mese a questa parte commento sempre allo stesso modo la rubrica degli incassi: sole, caldo e film poco interessanti allontanano sempre più la gente dal cinema. Ma se scorrete i numeri sottostanti, bè, si viene presi davvero dallo sconforto, anche perchè a riempire la top 10 sono blockbusters usciti da almeno 5 settimane, dominati da una Malefica inossidabile. Fortuna allora che Miyazaki a 10 anni di distanza entra al quarto posto con soli 3 giorni di programmazione, mentre restano fuori tutte le altre nuove uscite di giovedì, tranne la commedia messicana -fanalino di coda- che non ripete certo l'exploit americano.
I dettagli:
1 Maleficent
week-end € 445.934 (totale: 12.565.408)
2 Tutte contro lui
week-end € 338.143 (totale: 903.575)
3 Big Wedding
week-end € 238.008 (totale: 238.008)
4 La città incantata
week-end € 201.413 (totale: 285.171)
5 Jersey Boys
week-end € 184.413 (totale: 478.646)
6 Edge of Tomorrow - Senza domani
week-end € 153.242 (totale: 2.914.510)
7 X-Men - Giorni di un futuro passato
week-end € 121.433 (totale: 6.382.512)
8 Il Magico Mondo di Oz
week-end € 109.953 (totale: 691.259)
9 Goool!
week-end € 69.005 (totale: 897.611)
10 Instructions Not Included
week-end € 64.679 (totale: 64.679)
I dettagli:
1 Maleficent
week-end € 445.934 (totale: 12.565.408)
2 Tutte contro lui
week-end € 338.143 (totale: 903.575)
3 Big Wedding
week-end € 238.008 (totale: 238.008)
4 La città incantata
week-end € 201.413 (totale: 285.171)
5 Jersey Boys
week-end € 184.413 (totale: 478.646)
6 Edge of Tomorrow - Senza domani
week-end € 153.242 (totale: 2.914.510)
7 X-Men - Giorni di un futuro passato
week-end € 121.433 (totale: 6.382.512)
8 Il Magico Mondo di Oz
week-end € 109.953 (totale: 691.259)
9 Goool!
week-end € 69.005 (totale: 897.611)
10 Instructions Not Included
week-end € 64.679 (totale: 64.679)
29 giugno 2014
Rumors Has It - Le News del Mondo del Cinema
I Coen hanno davvero un bel daffare in questo periodo!
Oltre a tenere sulle spine per il futuro della prossima stagione di Fargo, sono anche al lavoro per il loro nuovo film, Hail Caesar, con protagonista il beniamino George Clooney. Ora il cast si affolla, con Tilda Swinton nei panni di una giornalista d'assalto, Ralph Fiennes in quelli di un direttore di una major e Channing Tatum in quelli di un attore protetto dal buon George, che fa il verso a Gene Kelly.
Nel frattempo, a pendere dalle labbra dei due fratelli registi, è John Turturro, che tanto vorrebbe dedicare un film intero al suo Jesus Quintana, il folle giocatore di bowling de Il Grande Lebowski che prenderebbe così la sua rivincita dopo la piccola ma indimenticabile parte a lui dedicata nel cult.
Si attendono conferme.
Per la gioia di alcuni, si riforma la coppia d'oro delle commedie anni '90: Meg Ryan e Tom Hanks, insieme protagonisti di Insonnia d'amore e C'è post@ per te. I due saranno però relegati in ruoli più di factotum nel film da regista dell'attrice, Ithaca, adattamento del romanzo di William Saroyan La Commedia Umana, prodotto proprio da Hanks. Nella storia di un ragazzo che deve badare alla famiglia in tempo di guerra scoprendo il buono delle persone consegnando telegrammi, i due si sono ritagliati anche piccoli ruoli.
Nel cast anche Melanie Griffith e Jack Quaid.
Mentre il suo documentario Stories We Tell è nelle nostre (poche) sale, Sarah Polley annuncia il suo ritorno dietro la macchina da presa dopo i graditissimi Away from Her e Take This Waltz. La regista adatterà per la Paramount Cercando Alaska, romanzo di quel John Green che tanto furore sta facendo in America con Colpa delle stelle, a breve anche da noi. La storia è quella di un amore tra un 16enne annoiato chiuso in un collegio in Alabama e la bella e autodistruttiva Alaska.
Poche informazioni arrivano anche sul fronte dell'agenda di Wong Kar-wai, che dopo The Grandmaster adatterà il racconto Ferryman di Zhang Jiajia, anche sceneggiatrice.
La storia è anche in questo caso d'amore e vede coinvolti una una ragazza e un artista sposato.
Si iniziano a scaldare i motori in quel di Venezia, annunciando il Presidente di Giuria che andrà a cogliere lo scettro da Bernardo Bertolucci. Il prescelto da Alberto Barbera è a sorpresa né un attore né un regista: Alexander Desplat, compositore di numerose colonne sonore (Reality, Venere in Pelliccia, Grand Budapest Hotel tra le ultime) e candidato per 6 volte all'Oscar.
Concludiamo con notizie che hanno dell'incredibile!
La prima riguarda The Interview, il nuovo film di Seth Rogen con James Franco che ha fatto infuriare il dittatore coreano Kim Jong-un, visto che il film ruota attorno ad un piano della CIA per eliminarlo. Un suo portavoce ha dichiarato un atto ostile la produzione della pellicola e punibile chi questa l'ha realizzata. La Casa Bianca, tace.
La seconda, e ultima, ha per protagonista nientemeno che Paolo Limiti che vuole intentare una causa contro la 20th Century Fox per plagio. Secondo il conduttore, il recente film Tutte contro Lui con protagonista Cameron Diaz sarebbe un'evidente scopiazzatura del suo romanzo datato 1999 Bugiardo e Incosciente, dove tre donne tradite si univano per vendicarsi del loro uomo. Mah.
28 giugno 2014
Wolf Children
E' già Ieri -2012-
Succede che, a volte, anche un film di animazione riesca a farti legare ad un personaggio in modo quasi inatteso, perchè con i suoi gesti, con la sua fisionomia, ti va a ricordare qualcuno di fondamentale nella tua vita.
Succede anche, che proprio per come il personaggio si sviluppa, o in questo caso, smette di svilupparsi, all'interno del film, le lacrime inizino a scendere già copiose, oltrepassando le vicende e la trama che prosegue il suo corso, diventando sempre più simile alla propria vita.
Wolf Children mi ha colpito al cuore, e lo avrebbe fatto sicuramente anche se la storia che racconta non mi avesse toccato così nel personale.
Wolf Children è un capolavoro, una pellicola che esce dal circuito Ghibli, ma che ne ha la stessa potenza, anzi, forse addirittura maggiore.
Lo spunto quasi irreale ma a cui non si fa per nulla fatica a credere, è quello dell'amore di una giovane e studiosa ragazza per un ragazzo solitario e misterioso, che si scopre essere un Uomo Lupo. Capace di trasformarsi a piacere, cresciuto per essere diffidente rispetto agli altri uomini, trova però in Hana una compagna speciale, e quando ben due figli vengono messi al mondo, la loro unione si fa ancora più solida, fino a che, questo Uomo lupo non tornerà più a casa, preso forse dal suo istinto predatore, o dalla voglia di portare qualcosa per la cena alla sua famiglia, il destino beffardo gli ha giocato un brutto scherzo, e così Hana, così devota e così innamorata, si ritrova sola, a crescere due figli metà uomo, metà lupo.
La vita in città si fa complicata, con i vicini che si lamentano, Yuki e Ame selvaggi e instancabili, una casa che si tenta di tenere in ordine e la paura che le repentine trasformazioni dei bambini possano richiamare l'allarme.
Si fa necessario un trasferimento, e si passa dalla metropoli affollata a una casa da ristrutturare immersa nella campagna più verde, dove reinventarsi completamente una vita, dove far crescere liberi Yuki e Ame, dove trovare finalmente aiuto e supporto da vicini generosi, che le insegnano i segreti della terra.
Gli anni passano, ma una decisione si fa incombente: la selvaggia Yuki e il timido e solitario Ame vorranno crescere come uomini o come lupi?
Questa decisione, questo distacco dal nido materno, contemplata fin dalla loro nascita, non può che spezzare in due il cuore di una madre tanto attenta come Hana. La forza dell'una e le fragilità dell'altro figlio, dopo più di 10 anni sono serviti a formare caratteri opposti e complementari, che in un giorno di tempesta perfetta prendono finalmente il sopravvento.
Una crescita che si è seguita costantemente, raccontata dagli stessi ragazzi con una voice over che va a descrivere le scelte difficili della loro madre e che viene rappresentata in modo sublime da Mamoru Hosoda.
La regia si compone infatti di disegni fantastici, a volte stilizzati ma sempre impeccabili, soprattutto nelle trasformazioni e nella ricostruzione della natura, e di scelte tecniche tra soggettive nella neve e piani sequenza nel tempo lineari e geometrici degni di un film live action.
Quello che però più resta di Wolf Children, sono dei personaggi tanto unici quanto veri, l'amore di una madre, i dissidi interiori e la crescita dei figli, una vicenda che è la vita stessa, tanto universale quanto particolare, visto il suo principio di fantasia.
E così, le lacrime già scese nell'inizio, tornano a sgorgare, per quell'assenza sempre presente, quel ricordo che non si sbiadisce e che Hana tuttora ama, in un finale in cui la sua risata argentina mai spenta, risuona in tutta la sua forza.
Succede che, a volte, anche un film di animazione riesca a farti legare ad un personaggio in modo quasi inatteso, perchè con i suoi gesti, con la sua fisionomia, ti va a ricordare qualcuno di fondamentale nella tua vita.
Succede anche, che proprio per come il personaggio si sviluppa, o in questo caso, smette di svilupparsi, all'interno del film, le lacrime inizino a scendere già copiose, oltrepassando le vicende e la trama che prosegue il suo corso, diventando sempre più simile alla propria vita.
Wolf Children mi ha colpito al cuore, e lo avrebbe fatto sicuramente anche se la storia che racconta non mi avesse toccato così nel personale.
Wolf Children è un capolavoro, una pellicola che esce dal circuito Ghibli, ma che ne ha la stessa potenza, anzi, forse addirittura maggiore.
Lo spunto quasi irreale ma a cui non si fa per nulla fatica a credere, è quello dell'amore di una giovane e studiosa ragazza per un ragazzo solitario e misterioso, che si scopre essere un Uomo Lupo. Capace di trasformarsi a piacere, cresciuto per essere diffidente rispetto agli altri uomini, trova però in Hana una compagna speciale, e quando ben due figli vengono messi al mondo, la loro unione si fa ancora più solida, fino a che, questo Uomo lupo non tornerà più a casa, preso forse dal suo istinto predatore, o dalla voglia di portare qualcosa per la cena alla sua famiglia, il destino beffardo gli ha giocato un brutto scherzo, e così Hana, così devota e così innamorata, si ritrova sola, a crescere due figli metà uomo, metà lupo.
La vita in città si fa complicata, con i vicini che si lamentano, Yuki e Ame selvaggi e instancabili, una casa che si tenta di tenere in ordine e la paura che le repentine trasformazioni dei bambini possano richiamare l'allarme.
Si fa necessario un trasferimento, e si passa dalla metropoli affollata a una casa da ristrutturare immersa nella campagna più verde, dove reinventarsi completamente una vita, dove far crescere liberi Yuki e Ame, dove trovare finalmente aiuto e supporto da vicini generosi, che le insegnano i segreti della terra.
Gli anni passano, ma una decisione si fa incombente: la selvaggia Yuki e il timido e solitario Ame vorranno crescere come uomini o come lupi?
Questa decisione, questo distacco dal nido materno, contemplata fin dalla loro nascita, non può che spezzare in due il cuore di una madre tanto attenta come Hana. La forza dell'una e le fragilità dell'altro figlio, dopo più di 10 anni sono serviti a formare caratteri opposti e complementari, che in un giorno di tempesta perfetta prendono finalmente il sopravvento.
Una crescita che si è seguita costantemente, raccontata dagli stessi ragazzi con una voice over che va a descrivere le scelte difficili della loro madre e che viene rappresentata in modo sublime da Mamoru Hosoda.
La regia si compone infatti di disegni fantastici, a volte stilizzati ma sempre impeccabili, soprattutto nelle trasformazioni e nella ricostruzione della natura, e di scelte tecniche tra soggettive nella neve e piani sequenza nel tempo lineari e geometrici degni di un film live action.
Quello che però più resta di Wolf Children, sono dei personaggi tanto unici quanto veri, l'amore di una madre, i dissidi interiori e la crescita dei figli, una vicenda che è la vita stessa, tanto universale quanto particolare, visto il suo principio di fantasia.
E così, le lacrime già scese nell'inizio, tornano a sgorgare, per quell'assenza sempre presente, quel ricordo che non si sbiadisce e che Hana tuttora ama, in un finale in cui la sua risata argentina mai spenta, risuona in tutta la sua forza.
27 giugno 2014
Dom Hemingway
Andiamo al Cinema
Se dovessi iniziare la recensione così come è iniziato il film, dovrei farlo con delle lunghe, irresistibili e pazzesche metafore sulle mie "doti".
Visto che però il mio livello di scurrilità e la mia parlantina sono forse un decimo rispetto a quella di Dom Hemingway, non mi cimento nemmeno nell'opera, e passo direttamente a parlare del film in sé, un film che, proprio come quella parlantina, corre a 500 chilometri orari, un film che, proprio come quella scurrilità, ci va' giù pesante e un film che, proprio come quella "dote", è una bomba.
Proprio così, prendete lo stile sgangherato e veloce di Guy Ritchie e mescolatelo con il pulp di Tarantino, aggiungete una spruzzata di ironia british di tipo seriale (un My Mad Fat Diary, un Doctor Who, è lo stesso...) e il risultato sarà una pellicola decisamente vecchio stile, ma anche decisamente fantastica!
E se poi volete anche la ciliegina in questa zuppa inglese, questa corrisponde a Jude Law.
E no, donzelle con gli ormoni già a mille, il caro Jude pur essendo parecchio disinibito e pur dotato di "doti" alquanto elogiate, non è qui il bellimbusto che conoscevate, ma messosi all'ingrasso a suon di coca-cola (10 al giorno, per la precisione) sembra dimostrare un rapporto proporzionalmente diretto tra la sua perdita di capelli e la scelta di parti decisamente perfette per lui. Pur magari andando a infognarsi in progetti non proprio esaltanti (Hugo Cabret, Effetti Collaterali più i promossi Anna Karenina e Grand Budapest Hotel), l'inglese riesce sempre a cavarsela egregiamente, e visto che il film di cui stiamo parlando è molto più che esaltante, tirate voi le somme.
Jude è infatti un ladro invischiato in loschi giri che esce finalmente di prigione dopo 12 lunghi e fottutissimi anni. 12 anni in cui ha perso la (ex)moglie malata di cancro, ha perso ogni rapporto con la figlia, ma non ha mai tradito il suo datore di lavoro, Mr. Fontaine, per cui ora si aspetta un ricompenso come si deve e anche un fottutissimo regalo. Peccato che sia la ricompensa che il regalo vadano letteralmente in fumo in una folle notte di bagordi in Francia, e che ora Dom si ritrovi senza una casa e senza un soldo a doversi reinventare una vita e un lavoro, che prevede anche il cercare di rimediare al rapporto inesistente con la figlia, che nel frattempo convive con Curtis di Misfits a cui ha dato pure un figlio.
Cosa assolutamente non facile, quindi, se sei un figlio di buona donna come Dom, capace di presentarsi ubriaco fradicio, di essere un filo razzista e soprattutto di andare a fare un "colloquio di lavoro" con il figlio del suo ex nemico.
Ma è proprio questo che rende Dom irresistibile, e lui lo sa bene: la sua sfrontatezza, la sua completa noncuranza di fronte al pericolo e ai problemi, consapevole che Dom Hemingway ce la farà sempre.
Il personaggio di Jude Law è così uno di quei personaggi che come Frank di Shameless ha più spigoli che lati, ma che ha quel gene speciale per cui gli si riesce a perdonare qualunque cosa. L'interpretazione dell'attore, poi, così sboccata, così demenziale e così british, lo rende quel folle avventore di pub con cui allo stesso tempo si vorrebbe passare la notte a folleggiare ma di cui si ha anche parecchia paura, vista l'imprevedibilità.
A livello tecnico, Richard Shepard ricalca lo stile veloce e fuori dalle regole di Guy Ritchie, tra rallenti e accelerazioni, una fotografia pulita e un montaggio e una colonna sonora esaltanti.
E qui potrebbe esserci l'unico neo di un film godibilissimo che oltre a divertire, parecchio, ha anche un cuore di panna, come tutti i figli di buona donna come Dom: la sua goliardia lo pone perfettamente in linea con gli anni '90, con quelle commedie inglesi folli che tutt'oggi sono un cult. Farne rivivere lo spirito può così essere visto come un pregio o come un difetto di copiatura, ma, in tutta sincerità, a queste polemiche saprebbe ben rispondere Dom, perchè le sue follie, la sua noncuranza e la sua vena festaiola non hanno limite, nemmeno nel tempo.
Se dovessi iniziare la recensione così come è iniziato il film, dovrei farlo con delle lunghe, irresistibili e pazzesche metafore sulle mie "doti".
Visto che però il mio livello di scurrilità e la mia parlantina sono forse un decimo rispetto a quella di Dom Hemingway, non mi cimento nemmeno nell'opera, e passo direttamente a parlare del film in sé, un film che, proprio come quella parlantina, corre a 500 chilometri orari, un film che, proprio come quella scurrilità, ci va' giù pesante e un film che, proprio come quella "dote", è una bomba.
Proprio così, prendete lo stile sgangherato e veloce di Guy Ritchie e mescolatelo con il pulp di Tarantino, aggiungete una spruzzata di ironia british di tipo seriale (un My Mad Fat Diary, un Doctor Who, è lo stesso...) e il risultato sarà una pellicola decisamente vecchio stile, ma anche decisamente fantastica!
E se poi volete anche la ciliegina in questa zuppa inglese, questa corrisponde a Jude Law.
E no, donzelle con gli ormoni già a mille, il caro Jude pur essendo parecchio disinibito e pur dotato di "doti" alquanto elogiate, non è qui il bellimbusto che conoscevate, ma messosi all'ingrasso a suon di coca-cola (10 al giorno, per la precisione) sembra dimostrare un rapporto proporzionalmente diretto tra la sua perdita di capelli e la scelta di parti decisamente perfette per lui. Pur magari andando a infognarsi in progetti non proprio esaltanti (Hugo Cabret, Effetti Collaterali più i promossi Anna Karenina e Grand Budapest Hotel), l'inglese riesce sempre a cavarsela egregiamente, e visto che il film di cui stiamo parlando è molto più che esaltante, tirate voi le somme.
Jude è infatti un ladro invischiato in loschi giri che esce finalmente di prigione dopo 12 lunghi e fottutissimi anni. 12 anni in cui ha perso la (ex)moglie malata di cancro, ha perso ogni rapporto con la figlia, ma non ha mai tradito il suo datore di lavoro, Mr. Fontaine, per cui ora si aspetta un ricompenso come si deve e anche un fottutissimo regalo. Peccato che sia la ricompensa che il regalo vadano letteralmente in fumo in una folle notte di bagordi in Francia, e che ora Dom si ritrovi senza una casa e senza un soldo a doversi reinventare una vita e un lavoro, che prevede anche il cercare di rimediare al rapporto inesistente con la figlia, che nel frattempo convive con Curtis di Misfits a cui ha dato pure un figlio.
Cosa assolutamente non facile, quindi, se sei un figlio di buona donna come Dom, capace di presentarsi ubriaco fradicio, di essere un filo razzista e soprattutto di andare a fare un "colloquio di lavoro" con il figlio del suo ex nemico.
Ma è proprio questo che rende Dom irresistibile, e lui lo sa bene: la sua sfrontatezza, la sua completa noncuranza di fronte al pericolo e ai problemi, consapevole che Dom Hemingway ce la farà sempre.
Il personaggio di Jude Law è così uno di quei personaggi che come Frank di Shameless ha più spigoli che lati, ma che ha quel gene speciale per cui gli si riesce a perdonare qualunque cosa. L'interpretazione dell'attore, poi, così sboccata, così demenziale e così british, lo rende quel folle avventore di pub con cui allo stesso tempo si vorrebbe passare la notte a folleggiare ma di cui si ha anche parecchia paura, vista l'imprevedibilità.
A livello tecnico, Richard Shepard ricalca lo stile veloce e fuori dalle regole di Guy Ritchie, tra rallenti e accelerazioni, una fotografia pulita e un montaggio e una colonna sonora esaltanti.
E qui potrebbe esserci l'unico neo di un film godibilissimo che oltre a divertire, parecchio, ha anche un cuore di panna, come tutti i figli di buona donna come Dom: la sua goliardia lo pone perfettamente in linea con gli anni '90, con quelle commedie inglesi folli che tutt'oggi sono un cult. Farne rivivere lo spirito può così essere visto come un pregio o come un difetto di copiatura, ma, in tutta sincerità, a queste polemiche saprebbe ben rispondere Dom, perchè le sue follie, la sua noncuranza e la sua vena festaiola non hanno limite, nemmeno nel tempo.
26 giugno 2014
Silenzio in Sala - Le Nuove Uscite al Cinema
L'Italia è uscita dai Mondiali, gli spettatori si ricorderanno dell'esistenza del cinema?
Visti i film proposti dalla distribuzione difficilmente: tante (troppe) commedie che sono più sul no che sul sì viste le tematiche trite che propongono, tanti (troppi) documentari e alcune pellicole che poco sanno di estate e che male saranno distribuite.
Qualcosina però vale la pena di vederlo. Cosa?
Scorrete i consigli per scoprirlo:
Quel che Sapeva Maisie
Cosa succede se una bambina contesa in un divorzio tra genitori narcisisti, egositi e presi più dalla loro carriera che dai suoi interessi, si trovasse bene solo con la nuova compagna e il fidanzato di padre e madre? A dircelo sono Julianne Moore e Alexander Skarsgård, in un dramma dal sapore intenso che sembra promettere parecchie emozioni.
Da vedere.
Trailer
Big Wedding
Se pensavate che la saga "Ti presento i miei" fosse finita, e con lei anche tutte le commedie romantiche/demenziali con sullo sfondo i matrimoni, vi sbagliavate di grosso. L'America ricicla idee e attori per quello che sembra un film ormai già visto, che gioca su facili equivoci dati dalla famiglia "strana" contro le aspettative cattoliche di un'altra.
Cast di gran nomi, probabilmente sprecati: Robert De Niro, Katherine Heigl, Diane Keaton, Amanda Seyfried, Topher Grace e Robin Williams.
Trailer
Instructions not Included
Anche questa commedia messicana gioca con elementi già sentiti: giovane playboy che si ritrova all'insaputa e all'improvviso con un figlia da crescere. La pellicola è stata però un successone in America, e potrebbe essere un buon scacciapensieri estivo.
Trailer
Thermae Romae
Anche dal Giappone andiamo a pescare commedie, che giocano sull'Antica Roma, sui viaggi nel tempo, e su un architetto che conoscendo le tecnologie moderne, diventerà il più celebre dell'Impero.
Il doppiaggio fa già temere il peggio, ma per chi saprà apprezzarlo, ci si divertirà.
Trailer
Gebo e l'Ombra
In un mare di commedie, spunta a sorpresa la fatica datata 2012 dell'ultracentenario regista Manoel de Oliveira, ambientato in una cena dalle conversazioni altisonanti, sconvolta dal ritorno improvviso di un figliol prodigo.
Claudia Cardinale e Jeanne Moreau nel cast.
Con tutto il rispetto, l'aria è pesante per fine giugno.
Trailer
La Gelosia
Trasuda francesismo ad ogni scena: bianco e nero, spazi ristretti, fumo, fascino parigino di Louis Garrel qui diretto dal padre Philippe in un dramma della gelosia ben confezionato, ma che lascia poche emozioni nel tempo.
Visto ai tempi veneziani, e recensito brevemente QUI
Carta Bianca
Nella notte di San Valentino tre destini vanno a scontrarsi: quello di un tunisino spacciatore che vorrebbe diventare italiano, quello di una moldava ex prostituta, quello di una manager finita nelle reti di un usuraio.
Sulla carta (non solo bianca) sembrerebbe promettere bene, ma visto che siamo in Italia e la produzione è indipendente, il risultato è amatoriale e poco convincente.
Trailer
La Città Incantata
Occasione unica e ghiotta per i fan del Maestro Miyazaki! La Lucky Red ripropone su grande schermo il suo più riconosciuto capolavoro, vincitore dell'Oscar nel 2003.
Accorrete, al cinema solo il 25-26-27 giugno!
La mia Recensione
Stories We Tell
Sarah Polley l'ho amata profondamente grazie a Away from Her e Take This Waltz. Questa volta sorprende con un documentario incentrato sulla madre morta di tumore nel 1990 e a cui il padre aveva dedicato una biografia. Lo spunto è però anche cercare di capire il punto di vista dello spettatore, e il suo interesse nel racconto.
Trailer
Per finire, gli altri documentari che escono:
Tutte le Storie di Piera racconta attraverso foto e filmati di repertorio la vita e la carriera della versatile attrice Piera degli Espositi; ADHD - Rush Hour fa invece luce sul deficit dell'attenzione e iperattività, sempre più spesso diagnosticato ai bambini e attorno al quale perfino l'ONU ha lanciato l'allarme, viste le medicine non proprio sicure con cui si cerca di curare chi ne è affetto; con Le Cose Belle, Agostino Ferrente e Giovanni Piperno raccontano la gioventù di Napoli, seguita per più di 10 anni nei sui vari cambiamenti; infine, Can't stand losing you ripercorre la folgorante carriera e i dissidi interni dei Police, al cinema solo il 30 giugno e l'1-2 luglio.
Visti i film proposti dalla distribuzione difficilmente: tante (troppe) commedie che sono più sul no che sul sì viste le tematiche trite che propongono, tanti (troppi) documentari e alcune pellicole che poco sanno di estate e che male saranno distribuite.
Qualcosina però vale la pena di vederlo. Cosa?
Scorrete i consigli per scoprirlo:
Quel che Sapeva Maisie
Cosa succede se una bambina contesa in un divorzio tra genitori narcisisti, egositi e presi più dalla loro carriera che dai suoi interessi, si trovasse bene solo con la nuova compagna e il fidanzato di padre e madre? A dircelo sono Julianne Moore e Alexander Skarsgård, in un dramma dal sapore intenso che sembra promettere parecchie emozioni.
Da vedere.
Trailer
Big Wedding
Se pensavate che la saga "Ti presento i miei" fosse finita, e con lei anche tutte le commedie romantiche/demenziali con sullo sfondo i matrimoni, vi sbagliavate di grosso. L'America ricicla idee e attori per quello che sembra un film ormai già visto, che gioca su facili equivoci dati dalla famiglia "strana" contro le aspettative cattoliche di un'altra.
Cast di gran nomi, probabilmente sprecati: Robert De Niro, Katherine Heigl, Diane Keaton, Amanda Seyfried, Topher Grace e Robin Williams.
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Instructions not Included
Anche questa commedia messicana gioca con elementi già sentiti: giovane playboy che si ritrova all'insaputa e all'improvviso con un figlia da crescere. La pellicola è stata però un successone in America, e potrebbe essere un buon scacciapensieri estivo.
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Thermae Romae
Anche dal Giappone andiamo a pescare commedie, che giocano sull'Antica Roma, sui viaggi nel tempo, e su un architetto che conoscendo le tecnologie moderne, diventerà il più celebre dell'Impero.
Il doppiaggio fa già temere il peggio, ma per chi saprà apprezzarlo, ci si divertirà.
Trailer
Gebo e l'Ombra
In un mare di commedie, spunta a sorpresa la fatica datata 2012 dell'ultracentenario regista Manoel de Oliveira, ambientato in una cena dalle conversazioni altisonanti, sconvolta dal ritorno improvviso di un figliol prodigo.
Claudia Cardinale e Jeanne Moreau nel cast.
Con tutto il rispetto, l'aria è pesante per fine giugno.
Trailer
La Gelosia
Trasuda francesismo ad ogni scena: bianco e nero, spazi ristretti, fumo, fascino parigino di Louis Garrel qui diretto dal padre Philippe in un dramma della gelosia ben confezionato, ma che lascia poche emozioni nel tempo.
Visto ai tempi veneziani, e recensito brevemente QUI
Carta Bianca
Nella notte di San Valentino tre destini vanno a scontrarsi: quello di un tunisino spacciatore che vorrebbe diventare italiano, quello di una moldava ex prostituta, quello di una manager finita nelle reti di un usuraio.
Sulla carta (non solo bianca) sembrerebbe promettere bene, ma visto che siamo in Italia e la produzione è indipendente, il risultato è amatoriale e poco convincente.
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La Città Incantata
Occasione unica e ghiotta per i fan del Maestro Miyazaki! La Lucky Red ripropone su grande schermo il suo più riconosciuto capolavoro, vincitore dell'Oscar nel 2003.
Accorrete, al cinema solo il 25-26-27 giugno!
La mia Recensione
Stories We Tell
Sarah Polley l'ho amata profondamente grazie a Away from Her e Take This Waltz. Questa volta sorprende con un documentario incentrato sulla madre morta di tumore nel 1990 e a cui il padre aveva dedicato una biografia. Lo spunto è però anche cercare di capire il punto di vista dello spettatore, e il suo interesse nel racconto.
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Per finire, gli altri documentari che escono:
Tutte le Storie di Piera racconta attraverso foto e filmati di repertorio la vita e la carriera della versatile attrice Piera degli Espositi; ADHD - Rush Hour fa invece luce sul deficit dell'attenzione e iperattività, sempre più spesso diagnosticato ai bambini e attorno al quale perfino l'ONU ha lanciato l'allarme, viste le medicine non proprio sicure con cui si cerca di curare chi ne è affetto; con Le Cose Belle, Agostino Ferrente e Giovanni Piperno raccontano la gioventù di Napoli, seguita per più di 10 anni nei sui vari cambiamenti; infine, Can't stand losing you ripercorre la folgorante carriera e i dissidi interni dei Police, al cinema solo il 30 giugno e l'1-2 luglio.
25 giugno 2014
Sidney Lumet Day - La Parola ai Giurati
Nel giorno in cui avrebbe compiuto ben 90 anni, noi blogger accaniti anche sotto il sole di giugno, abbiamo deciso di celebrare come si deve Sidney Lumet, un regista che -mi duole ammettere- conosco gran poco visto che della sua lunga e ragguardevole filmografia ho avuto il piacere, davvero, di vedere solo il suo più recente e ultimo lavoro Onora il padre e la madre.
Ebbene sì, capolavori unanimemente conosciuti come Quinto Potere o Serpico mi mancano vergognosamente, e un po' per dovere di membro della congrega segreta, un po' per rimediare alle mie mancanze, per parlare del regista sono andata a pescare il suo primo film, fra i più celebri e i più apprezzati: La parola ai giurati.
Il fatto che sia tra i più celebri e i più apprezzati è dato dal fatto che negli anni può contare numerosissimi remake. E non parlo di quelli doc (ad opera di William Friedkin nel 1997 o di Nikita Michalkov nel 2007), né della versione televisiva che lo precede (e che ne fa quindi un remake esso stesso) firmata da Reginald Rose nel 1954, o delle varie trasposizioni teatrali.
No, parlo della sua entrata nel mondo pop attraverso parodie e versioni serie che ho avuto modo di scoprire a suo tempo ne I Simpsons, in Happy Days, in Veronica Mars e perfino nell'intramontabile Signora in Giallo.
Un film così aveva quindi tutto il diritto di essere recuperato, non fosse altro che per andare a scoprire l'originale.
E la sorpresa è stata tanta, così come la soddisfazione.
La trama è assolutamente semplice e quasi lineare: 12 uomini riuniti in una stanza, 12 giurati chiamati a decretare l'innocenza o la colpevolezza (che varrebbe a dire condanna a morte) di un giovane ragazzo accusato di aver ucciso con un pugnale il padre. Le prove a suo carico sembrerebbero schiaccianti, e così il compito dei giurati molto semplice.
Prima votazione: 11 voti colpevole, 1 innocente.
Un solo voto, basato più sul ragionevole dubbio e sull'incapacità di condannare un ragazzo così alla leggera senza prima discutere almeno un po' della sua situazione. E così, questi 12 chiusi in una stanza in un giorno particolarmente afoso iniziano a discutere, a litigare, a ragionare sui dettagli a loro disposizione, cambiando a poco a poco opinione, trovando dei dubbi e delle incongruenze sulle testimonianze, sulla difesa.
E così ogni battaglia verbale, ogni fine ragionamento deduttivo, riesce anche a far conoscere meglio queste 12 persone senza nome, riunite per caso in una stanza soffocante: i loro difetti, le loro cocciutaggini e le loro particolarità verranno a galla, mostrando l'influenza che un'idea, se non sezionata, può avere nel voto.
La bellezza de La parola ai giurati, che in originale ha il titolo molto più ad effetto 12 Angry Men, non sta solo nella sceneggiatura finemente scritta, capace di alternare deduzioni degne di Sherlock Holmes a monologhi di grande impatto, ma anche nella sua realizzazione.
Chiuso in quella stanza, Sidney Lumet lascia vagare la sua macchina da presa in numerosi piani sequenza, seguendo i gesti e i movimenti dei suoi protagonisti, avvicinandosi poco a poco a loro fino a quei primi piani suggestivi e potenti del finale. Solo all'inizio e alla fine si respira un po' l'aria esterna, esemplificando così la sensazione claustrofobica del clima all'interno della giury room.
Ineccepibili le interpretazioni, caricate e dosate come soleva in quegli, tra cui spicca un giovane Jack Klugman (poi Dottor Quincy), mentre è da notare come Henry Fonda, per la prima e unica volta, veste le panni anche del produttore.
Se si considera che il film ha ormai 57 anni, e che il regista in questione era al suo esordio assoluto nel cinema, il risultato è ancora più impressionante.
Tempi scanditi alla precisione, un crescendo e una lotta interna ed esterna rappresentata senza fronzoli, deduzioni e dubbi.
Sidney Lumet meritava davvero di essere recuperato.
Per continuare le celebrazioni, passate senza esitare anche negli altri blog partecipanti:
Bollalmanacco
Director's Cult
Montecristo
Non c'è Paragone
Recensioni Ribelli
Scrivenny
Solaris
White Russian
24 giugno 2014
Orphan Black - Stagione 2
Quando i film si fanno ad episodi
La prima stagione era stata divorata in un attimo, scoperta tardiva di un prodotto televisivo esplosivo con un altrettanto esplosiva protagonista: una Tatiana Maslany capace di dividersi e dar vita a un numero sempre maggiore di cloni con proprie personalità, propri accenti e proprie caratteristiche: dalla combattiva Sarah alla schizofrenica Helena, dalla casalinga disperata Alison alla scienziata alternativa Cosima fino alla new entry dell'ultim'ora: la bitches all'interno della DYAD Rachel Duncan.
Si era rimasti con una vita in sospeso e parecchi misteri da svelare, a partire da quello centrale: perchè loro, questi cloni, sono stati creati, e da chi?
Il mistero terrà banco ovviamente anche per tutta la seconda stagione, che avrà modo di introdurre una storia più complessa di quanto si pensi, dove anche i cattivi hanno nemici ancor più cattivi e più in alto nella gerarchia di un esperimento su cui è difficile far luce. Ma le frontiere in ballo sono tante, e da tenere a bada sono anche gli estremisti religiosi riunitisi in una comunità capitanata dall'oscuro Hank, che cattura Helena (la povera Helena) nel nome di Dio; la malattia che progredisce di Cosima; il passato della Signora S. così intrecciato al Progetto LEDA.
Il punto di forza di una serie sci-fi atipica è però nell'ironia incessante che presenta a più livelli, e sono questi che rendono inevitabile l'accendersi di una scintilla: vedere un improbabile viaggio in auto tra Sarah e Helena trasformarsi in un karaoke, vedere Alison e il marito risolvere completamente a proprio modo i loro problemi coniugali, ritrovare tutti i cloni assieme in un'unica stanza.
E poi, come sempre una spanna sopra agli altri, c'è Felix, cardine dello humour quasi british di Orphan Black, che illumina lo schermo ad ogni passaggio.
Tutto questo dà una carica in più ai protagonisti, delineandoli alla perfezioni con pochi tocchi.
La seconda stagione prosegue così sui binari sicuri della prima, introducendo personaggi ad effetto (il padre di Kira, gli adepti della setta) che avranno modo di svilupparsi sicuramente in futuro, abbandonando invece in storyline dallo scarso appeal altri (Paul e un improbabile clone trans) che più avevano dato lo scorso anno o che poco danno per il momento.
Il risultato è comunque fortemente additivo, e complice una colonna sonora doc, una realizzazione che sa rendere reali gli effetti speciali per riunire i cloni in una stanza, e soprattutto una protagonista che è una bomba, la serie si conferma tra le migliori in circolazioni e, con il colpo di scena finale, saprà fare altrettanto, si spera, prossimamente.
La prima stagione era stata divorata in un attimo, scoperta tardiva di un prodotto televisivo esplosivo con un altrettanto esplosiva protagonista: una Tatiana Maslany capace di dividersi e dar vita a un numero sempre maggiore di cloni con proprie personalità, propri accenti e proprie caratteristiche: dalla combattiva Sarah alla schizofrenica Helena, dalla casalinga disperata Alison alla scienziata alternativa Cosima fino alla new entry dell'ultim'ora: la bitches all'interno della DYAD Rachel Duncan.
Si era rimasti con una vita in sospeso e parecchi misteri da svelare, a partire da quello centrale: perchè loro, questi cloni, sono stati creati, e da chi?
Il mistero terrà banco ovviamente anche per tutta la seconda stagione, che avrà modo di introdurre una storia più complessa di quanto si pensi, dove anche i cattivi hanno nemici ancor più cattivi e più in alto nella gerarchia di un esperimento su cui è difficile far luce. Ma le frontiere in ballo sono tante, e da tenere a bada sono anche gli estremisti religiosi riunitisi in una comunità capitanata dall'oscuro Hank, che cattura Helena (la povera Helena) nel nome di Dio; la malattia che progredisce di Cosima; il passato della Signora S. così intrecciato al Progetto LEDA.
Il punto di forza di una serie sci-fi atipica è però nell'ironia incessante che presenta a più livelli, e sono questi che rendono inevitabile l'accendersi di una scintilla: vedere un improbabile viaggio in auto tra Sarah e Helena trasformarsi in un karaoke, vedere Alison e il marito risolvere completamente a proprio modo i loro problemi coniugali, ritrovare tutti i cloni assieme in un'unica stanza.
E poi, come sempre una spanna sopra agli altri, c'è Felix, cardine dello humour quasi british di Orphan Black, che illumina lo schermo ad ogni passaggio.
Tutto questo dà una carica in più ai protagonisti, delineandoli alla perfezioni con pochi tocchi.
La seconda stagione prosegue così sui binari sicuri della prima, introducendo personaggi ad effetto (il padre di Kira, gli adepti della setta) che avranno modo di svilupparsi sicuramente in futuro, abbandonando invece in storyline dallo scarso appeal altri (Paul e un improbabile clone trans) che più avevano dato lo scorso anno o che poco danno per il momento.
Il risultato è comunque fortemente additivo, e complice una colonna sonora doc, una realizzazione che sa rendere reali gli effetti speciali per riunire i cloni in una stanza, e soprattutto una protagonista che è una bomba, la serie si conferma tra le migliori in circolazioni e, con il colpo di scena finale, saprà fare altrettanto, si spera, prossimamente.
23 giugno 2014
Biglietto, Prego! - Il Boxoffice del Weekend
Mettici il caldo, mettici i Mondiali e mettici pure le nuove uscite non certo esaltanti, e quello che ti ritrovi è una classifica con gli incassi colati a picco.
Poco da festeggiare quindi già sul podio, con cifre irrisorie sia per l'inossidabile Malefica che per la commedia scacciapensieri e per il povero Clint, buttato in mezzo alla calura estiva senza apparente motivo.
Il resto della top 10 è composto da vecchie conoscenze di facile richiamo, tra horror, azione e animazione, più la gradita presenza del gioiellino Le Week-end.
Fuori, e con grandissimo dispiacere, Synecdoche, New York la cui uscita a 6 anni distanza in giugno non pare essere stata la scelta più saggia.
I dettagli:
1 Maleficent
week-end € 483.575 (totale: 11.892.403)
2 Tutte contro lui
week-end € 369.711 (totale: 369.711)
3 Jersey Boys
week-end € 189.670 (totale: 215.025)
4 Edge of Tomorrow - Senza domani
week-end € 158.396 (totale: 2.698.257)
5 X-Men - Giorni di un futuro passato
week-end € 124.149 (totale: 6.190.287)
6 Il Magico Mondo di Oz
week-end € 104.246 (totale: 540.947)
7 1303 - 3D
week-end € 94.707 (totale: 425.066)
8 Three Days To Kill
week-end € 64.700 (totale: 652.633)
9 Le Week-End
week-end € 64.559 (totale: 232.224)
10 Goool!
week-end € 61.554 (totale: 811.151)
Poco da festeggiare quindi già sul podio, con cifre irrisorie sia per l'inossidabile Malefica che per la commedia scacciapensieri e per il povero Clint, buttato in mezzo alla calura estiva senza apparente motivo.
Il resto della top 10 è composto da vecchie conoscenze di facile richiamo, tra horror, azione e animazione, più la gradita presenza del gioiellino Le Week-end.
Fuori, e con grandissimo dispiacere, Synecdoche, New York la cui uscita a 6 anni distanza in giugno non pare essere stata la scelta più saggia.
I dettagli:
1 Maleficent
week-end € 483.575 (totale: 11.892.403)
2 Tutte contro lui
week-end € 369.711 (totale: 369.711)
3 Jersey Boys
week-end € 189.670 (totale: 215.025)
4 Edge of Tomorrow - Senza domani
week-end € 158.396 (totale: 2.698.257)
5 X-Men - Giorni di un futuro passato
week-end € 124.149 (totale: 6.190.287)
6 Il Magico Mondo di Oz
week-end € 104.246 (totale: 540.947)
7 1303 - 3D
week-end € 94.707 (totale: 425.066)
8 Three Days To Kill
week-end € 64.700 (totale: 652.633)
9 Le Week-End
week-end € 64.559 (totale: 232.224)
10 Goool!
week-end € 61.554 (totale: 811.151)
22 giugno 2014
Rumour Has It - Le News dal Mondo del Cinema
E' uno dei romanzi americani più conosciuti e apprezzati (anche dalla sottoscritta), e finora farne un adattamento cinematografico sembrava impensabile. Phillip Noyce ha invece deciso di buttarsi facendo di Pastorale Americana, che nel 1997 ha fatto vincere al suo autore Philip Roth il premio Pulitzer, un film con protagonista (nei panni di Swede Levov) Ewan McGregor.
Le riprese inizieranno nel 2015.
Dall'alto della sua esperienza, Francis Ford Coppola negli ultimi anni si era allontanato dagli studios per lasciarsi andare con progetti indipendenti e più piccoli (Un'altra giovinezza, Twixt, Segreti di Famiglia). La storia che ha ora per le mani, però, per sua stessa ammissione ha bisogno dei fondi e dei luoghi di ripresa delle grandi produzione, e il regista è così tornato a Los Angeles.
Quel che si sa, sul suo ambizioso progetto, è che attraverserà più decenni, a partire dagli anni '20 fino ai '60.
Cosa ne uscirà?
Madre e figlia nella vita come nel set. Meryl Streep e Mamie Gummer potrebbero infatti unirsi nel cast del nuovo film di Jonathan Demme, Ricki and the Flash, commedia che vede la prima come una patita del rock che ha dovuto sopire il suo spirito ribelle per la famiglia, la seconda una figlia fresca di divorzio che cerca disperatamente le cure materne. Nel ruolo dell'ex marito e del padre, invece, Kevin Kline.
Si aspettano conferme, probabili visto lo slancio pubblicitario della notizia.
Una realtà che ricalca quasi la trama di Homeland, quella del caso di Bowe Bergdahl, soldato americano tenuto prigioniero dai Talebani per 5 anni e ora che è stato liberato, accusato dalla destra di essere una spia. Ad interessarsi della cronaca, Kathryn Bigelow (sempre più invischiata nel militarismo dopo The Hurt Locker e Zero Dark Thirty) assieme a Mark Boal, ma anche Tod Field per la Fox Searchlight, in un progetto parallelo dal titolo The True American.
Se per l'animazione i tempi non sono certo d'oro, non lo saranno prossimamente, almeno per quel che si legge. La DreamWorks conclusa la saga di Shrek si lancia infatti sui Trolls, le bamboline dai capelli fluo tanto di moda negli anni '90. L'idea di Mike Michell, regista del progetto, è quella di farne più film in versione musical, addirittura.
Al momento l'unica voce confermata è quella di Anna Kendrick.
Passando al piccolo schermo, dopo le parole piene di esitazioni di Vince Gilligan sulla creazione dello spin-off Better Call Saul, sorprende la decisione dell'AMC di rinnovare a scatola chiusa la serie per una seconda stagione.
Per vedere finalmente la prima, invece, si dovrà pazientare fino al 2015.
Concludiamo infine con i vincitori dei Critics' Choice Television Award , i premi dedicati alle serie televisive che hanno visto trionfare ovviamente Breaking Bad e Matthew McConaughey nel lato drama, Orange is the New Black nelle comedy, The Normal Heart e Fargo nei film tv e nelle miniserie.
Premi meritati anche quelli andati a Allison Janne in Masters of Sex e alla trasformista Tatiana Maslany in Orphan Black:
MIGLIOR DRAMA
Breaking Bad
Il Trono di Spade
Masters of Sex
The Americans
The Good Wife
True Detective
Breaking Bad
Il Trono di Spade
Masters of Sex
The Americans
The Good Wife
True Detective
MIGLIOR ATTORE IN UN DRAMA
Bryan Cranston, Breaking Bad
Hugh Dancy, Hannibal
Freddie Highmore, Bates Motel
Matthew McConaughey, True Detective
Matthew Rhys, The Americans
Michael Sheen, Masters of Sex
Bryan Cranston, Breaking Bad
Hugh Dancy, Hannibal
Freddie Highmore, Bates Motel
Matthew McConaughey, True Detective
Matthew Rhys, The Americans
Michael Sheen, Masters of Sex
MIGLIOR ATTRICE IN UN DRAMA
Lizzy Caplan, Masters of Sex
Vera Farmiga, Bates Motel
Julianna Margulies, The Good Wife
Tatiana Maslany, Orphan Black
Keri Russell, The Americans
Robin Wright, House of Cards
Lizzy Caplan, Masters of Sex
Vera Farmiga, Bates Motel
Julianna Margulies, The Good Wife
Tatiana Maslany, Orphan Black
Keri Russell, The Americans
Robin Wright, House of Cards
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA IN UN DRAMA
Josh Charles, The Good Wife
Walton Goggins, Justified
Aaron Paul, Breaking Bad
Peter Sarsgaard, The Killing
Jon Voight, Ray Donovan
Jeffrey Wright, Boardwalk Empire
Josh Charles, The Good Wife
Walton Goggins, Justified
Aaron Paul, Breaking Bad
Peter Sarsgaard, The Killing
Jon Voight, Ray Donovan
Jeffrey Wright, Boardwalk Empire
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA IN UN DRAMA
Christine Baranski, The Good Wife
Anna Gunn, Breaking Bad
Annet Mahendru, The Americans
Melissa McBride, The Walking Dead
Maggie Siff, Sons of Anarchy
Bellamy Young, Scandal
Christine Baranski, The Good Wife
Anna Gunn, Breaking Bad
Annet Mahendru, The Americans
Melissa McBride, The Walking Dead
Maggie Siff, Sons of Anarchy
Bellamy Young, Scandal
MIGLIOR GUEST STAR IN UN DRAMA
Beau Bridges, Masters of Sex
Walton Goggins, Sons of Anarchy
Allison Janney, Masters of Sex
Joe Morton, Scandal
Carrie Preston, The Good Wife
Diana Rigg, Il Trono di Spade
Beau Bridges, Masters of Sex
Walton Goggins, Sons of Anarchy
Allison Janney, Masters of Sex
Joe Morton, Scandal
Carrie Preston, The Good Wife
Diana Rigg, Il Trono di Spade
MIGLIOR COMEDY
Broad City
Louie
Orange Is the New Black
Silicon Valley
The Big Bang Theory
Veep
Broad City
Louie
Orange Is the New Black
Silicon Valley
The Big Bang Theory
Veep
MIGLIOR ATTORE IN UNA COMEDY
Louis C.K., Louie
Chris Messina, The Mindy Project
Thomas Middleditch, Silicon Valley
Jim Parsons, The Big Bang Theory
Adam Scott, Parks and Recreation
Robin Williams, The Crazy Ones
Louis C.K., Louie
Chris Messina, The Mindy Project
Thomas Middleditch, Silicon Valley
Jim Parsons, The Big Bang Theory
Adam Scott, Parks and Recreation
Robin Williams, The Crazy Ones
MIGLIORE ATTRICE IN UNA COMEDY
Ilana Glazer, Broad City
Julia Louis-Dreyfus, Veep
Wendi McLendon-Covey, The Goldbergs
Amy Schumer, Inside Amy Schumer
Amy Poehler, Parks and Recreation
Emmy Rossum, Shameless
Ilana Glazer, Broad City
Julia Louis-Dreyfus, Veep
Wendi McLendon-Covey, The Goldbergs
Amy Schumer, Inside Amy Schumer
Amy Poehler, Parks and Recreation
Emmy Rossum, Shameless
MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA IN UNA COMEDY
Andre Braugher, Brooklyn Nine-Nine
Keith David, Enlisted
Tony Hale, Veep
Albert Tsai, Trophy Wife
Christopher Evan Welch, Silicon Valley
Jeremy Allen White, Shameless
Andre Braugher, Brooklyn Nine-Nine
Keith David, Enlisted
Tony Hale, Veep
Albert Tsai, Trophy Wife
Christopher Evan Welch, Silicon Valley
Jeremy Allen White, Shameless
MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA IN UNA COMEDY
Mayim Bialik, The Big Bang Theory
Laverne Cox, Orange Is the New Black
Kaley Cuoco, The Big Bang Theory
Allison Janney, Mom
Kate Mulgrew, Orange Is the New Black
Merritt Wever, Nurse Jackie
Mayim Bialik, The Big Bang Theory
Laverne Cox, Orange Is the New Black
Kaley Cuoco, The Big Bang Theory
Allison Janney, Mom
Kate Mulgrew, Orange Is the New Black
Merritt Wever, Nurse Jackie
MIGLIOR GUEST STAR IN UNA COMEDY
Uzo Aduba, Orange Is the New Black
Sarah Baker, Louie
James Earl Jones, The Big Bang Theory
Mimi Kennedy, Mom
Andrew Rannells, Girls
Lauren Weedman, Looking
Uzo Aduba, Orange Is the New Black
Sarah Baker, Louie
James Earl Jones, The Big Bang Theory
Mimi Kennedy, Mom
Andrew Rannells, Girls
Lauren Weedman, Looking
MIGLIOR FILM TV
An Adventure in Space and Time
Burton and Taylor
Killing Kennedy
Sherlock: His Last Vow
The Normal Heart
The Trip to Bountiful
An Adventure in Space and Time
Burton and Taylor
Killing Kennedy
Sherlock: His Last Vow
The Normal Heart
The Trip to Bountiful
MIGLIOR MINISERIE
American Horror Story: Coven
Bonnie & Clyde
Dancing on the Edge
Fargo
Luther
The Hollow Crown
American Horror Story: Coven
Bonnie & Clyde
Dancing on the Edge
Fargo
Luther
The Hollow Crown
MIGLIOR ATTORE IN UN FILM TV O MINISERIE
David Bradley, An Adventure in Space and Time
Benedict Cumberbatch, Sherlock: His Last Vow
Chiwetel Ejiofor, Dancing on the Edge
Martin Freeman, Fargo
Mark Ruffalo, The Normal Heart
Billy Bob Thornton, Fargo
David Bradley, An Adventure in Space and Time
Benedict Cumberbatch, Sherlock: His Last Vow
Chiwetel Ejiofor, Dancing on the Edge
Martin Freeman, Fargo
Mark Ruffalo, The Normal Heart
Billy Bob Thornton, Fargo
MIGLIOR ATTRICE IN UN FILM TV O MINISERIE
Helena Bonham Carter, Burton and Taylor
Minnie Driver, Return to Zero
Whoopi Goldberg, A Day Late and a Dollar Short
Holliday Grainger, Bonnie & Clyde
Jessica Lange, American Horror Story: Coven
Cicely Tyson, The Trip to Bountiful
Helena Bonham Carter, Burton and Taylor
Minnie Driver, Return to Zero
Whoopi Goldberg, A Day Late and a Dollar Short
Holliday Grainger, Bonnie & Clyde
Jessica Lange, American Horror Story: Coven
Cicely Tyson, The Trip to Bountiful
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA IN UN FILM TV O MINISERIE
Matt Bomer, The Normal Heart
Warren Brown, Luther
Martin Freeman, Sherlock: His Last Vow
Colin Hanks, Fargo
Joe Mantello, The Normal Heart
Blair Underwood, The Trip to Bountiful
Matt Bomer, The Normal Heart
Warren Brown, Luther
Martin Freeman, Sherlock: His Last Vow
Colin Hanks, Fargo
Joe Mantello, The Normal Heart
Blair Underwood, The Trip to Bountiful
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA IN UN FILM TV O MINISERIE
Amanda Abbington, Sherlock: His Last Vow
Kathy Bates, American Horror Story: Coven
Ellen Burstyn, Flowers in the Attic
Jessica Raine, An Adventure in Space and Time
Julia Roberts, The Normal Heart
Allison Tolman, Fargo
Amanda Abbington, Sherlock: His Last Vow
Kathy Bates, American Horror Story: Coven
Ellen Burstyn, Flowers in the Attic
Jessica Raine, An Adventure in Space and Time
Julia Roberts, The Normal Heart
Allison Tolman, Fargo
MIGLIOR SERIE ANIMATA
Archer
Bob’s Burgers
I Griffin
I Simpson
Phineas e Ferb
Adventure Time
Archer
Bob’s Burgers
I Griffin
I Simpson
Phineas e Ferb
Adventure Time
21 giugno 2014
I Racconti di Terramare
E' già Ieri -2006-
L'ultimo film Ghibli ha il sapore della delusione.
Delusione tutta personale visto l'aurea positiva di cui si circonda da anni il primo film del figlio di Hayo, Goro Miyazaki.
La colpa è tutta delle aspettative troppo alte che mi ero creata e che lo stesso inizio della storia ha fomentato: quella lotta tra draghi, il loro essere visti dagli umani come un segno di grande cambiamento, sembrava promettere un film dal respiro universale, dove ancora una volta natura e uomo si vanno a scontrare. E invece, a seguito di un parricidio, la trama va a incentrarsi sul principe fuggitivo Arren, che incontra quasi per caso Sparviere e con lui va ad invischiarsi in un'altra lotta, quella tra maghi.
La storia prosegue così piuttosto lentamente, tra salvataggi in extremis e terra da coltivare, introducendo il personaggio misterioso di Therru, ragazzina dal volto marchiato, e quello materno di Tenar, che ospita tutti e tre nella sua fattoria.
Il cattivo, invece, arriva dopo un po', nelle sembianze androgine (corpo femminile ma nome e genere maschile) di Aracne, stregone che vuole conquistare la vita eterna e che per farlo sfrutta il duello interiore di Arren, diviso tra il bene e il male.
La parte più convincente è quindi proprio quella finale, dove lo scontro tra maghi e tra ragazzi dà vita non solo a perle di sceneggiatura che richiamano alla filosofia (e dove ancora una volta il potere della parola è il più grande), ma anche a soluzioni di animazioni decisamente travolgenti: la scomposizione del palazzo, la caduta delle scale, lo stesso modificarsi di Aracne impressionano notevolmente.
I disegni sono comunque molto suggestivi, sia quelli dedicati alla città dedalo simile a Venezia in alcuni punti, sia quelli degli stessi personaggi, con la trasformazione interiore di Arren che si fa sempre ben visibile.
Questi punti a favore non hanno però risollevato di molto il mio umore durante la visione, per lo più annoiato e poco interessato, che non ha trovato un personaggio strepitoso come una Kiki o come una Ponyo a cui aggrapparsi con amore, che non ha trovato un mondo di fantasia ricco di suggestione come una foresta magica o una città incantata.
Peccato.
L'ultimo film Ghibli ha il sapore della delusione.
Delusione tutta personale visto l'aurea positiva di cui si circonda da anni il primo film del figlio di Hayo, Goro Miyazaki.
La colpa è tutta delle aspettative troppo alte che mi ero creata e che lo stesso inizio della storia ha fomentato: quella lotta tra draghi, il loro essere visti dagli umani come un segno di grande cambiamento, sembrava promettere un film dal respiro universale, dove ancora una volta natura e uomo si vanno a scontrare. E invece, a seguito di un parricidio, la trama va a incentrarsi sul principe fuggitivo Arren, che incontra quasi per caso Sparviere e con lui va ad invischiarsi in un'altra lotta, quella tra maghi.
La storia prosegue così piuttosto lentamente, tra salvataggi in extremis e terra da coltivare, introducendo il personaggio misterioso di Therru, ragazzina dal volto marchiato, e quello materno di Tenar, che ospita tutti e tre nella sua fattoria.
Il cattivo, invece, arriva dopo un po', nelle sembianze androgine (corpo femminile ma nome e genere maschile) di Aracne, stregone che vuole conquistare la vita eterna e che per farlo sfrutta il duello interiore di Arren, diviso tra il bene e il male.
La parte più convincente è quindi proprio quella finale, dove lo scontro tra maghi e tra ragazzi dà vita non solo a perle di sceneggiatura che richiamano alla filosofia (e dove ancora una volta il potere della parola è il più grande), ma anche a soluzioni di animazioni decisamente travolgenti: la scomposizione del palazzo, la caduta delle scale, lo stesso modificarsi di Aracne impressionano notevolmente.
I disegni sono comunque molto suggestivi, sia quelli dedicati alla città dedalo simile a Venezia in alcuni punti, sia quelli degli stessi personaggi, con la trasformazione interiore di Arren che si fa sempre ben visibile.
Questi punti a favore non hanno però risollevato di molto il mio umore durante la visione, per lo più annoiato e poco interessato, che non ha trovato un personaggio strepitoso come una Kiki o come una Ponyo a cui aggrapparsi con amore, che non ha trovato un mondo di fantasia ricco di suggestione come una foresta magica o una città incantata.
Peccato.
20 giugno 2014
Le Week-End
Andiamo al Cinema
Con Nebraska non ho più potuto nasconderlo: sì, soffro di gerontofilia!
Amo i vecchietti, amo il loro modo di vivere e di essere ironici, mi commuovo con un nonnulla al solo vederli e mi sciolgo in brodo di giuggiole per un loro gesto gentile e carino.
Come potevo quindi farmi scappare il nuovo film di Roger Michell (regista di Notting Hill), che per protagonisti non ha un vecchietto, ma bensì due e bensì ancora una coppia?
Infatti non me lo sono lasciata sfuggire, anche perchè assieme al nutrimento vitale per una gerontofila, a fare da contorno ci sono pure una Parigi che non guasta mai, accenti e ironia inglese a piacimento, un anniversario da festeggiare... una manna dal cielo, insomma!
Vi aspettate forse che ora inizi a lamentarmi, elencando come tutte queste aspettative siano state deluse, mal usate, superate?
Giammai, perchè Le Week-end ha soddisfatto appieno le mie esigenze e, se non siete gerontofili ma amate le commedie ben fatte e intelligenti, soddisferà anche voi.
Il merito va tutto ai protagonisti, due attori d'eccezione che si sono fatti le ossa nel teatro inglese e che qui compongono una coppia sposata ormai da 30 anni che tornati soli dopo le partenze dei figli, decidono di darsi una seconda possibilità, di rinfrescare un'abitudine che a quanto pare li sta soffocando, tornando nella Parigi che li aveva visti festeggiare la luna di miele.
Non saranno rose e fiori, però, perchè marito e moglie, professori (di filosofia e biologia), potrebbero tranquillamente essere il quarto capitolo della trilogia di Linklater, con i rapporti di forza che ricalcano alla perfezione quelli tra Jesse e Celine: lei, Meg, lunatica, dispotica e cerebrale, lui, Nick, sognatore, gentile e ancora innamorato, che lo dimostra di continuo con gesti e parole che non sempre vengono apprezzati.
A scene di puro romanticismo si susseguono così frecciatine e litigi continui, che poco a poco vanno a scoperchiare le ferite mai rimarginate di un matrimonio che si sta logorando, e che con un pizzico di follia (dallo scappare senza pagare il conto ad andare ad alloggiare nella stessa suite di Tony Blair) si cerca di salvare.
Ma la vera soluzione la si ha incontrando lo spettro dei proprio sogni infranti, agghindato in una nuvola di narcisismo e radical-chicchismo che rimette davvero tutto in riga.
Inutile dire quante lacrime di gioia e di commozione io abbia versato, inutile dire quanto speciali Jim Broadbent e Lindsay Duncan siano, così in sintonia, così complementari e inglesi. Gran merito, dunque, agli attori, ma anche a una sceneggiatura intelligente dove non mancano riferimenti colti alla filosofia e all'arte, e dove tutta l'ironia british, con le sue freddure e frecciatine, si riversa nel migliore dei modi. La Parigi che fa da sfondo, è infine non solo quella da cartolina, ma anche quella dei piccoli bistrot, delle case e degli hotel di lusso, quella da scoprire via dopo via proprio come in Prima del Tramonto.
Che siate gerontofili, che amiate le commedie ben fatte o anche solo gli inglesi, non lasciatevi sfuggire questo gioiellino di ritmo e di scrittura, e, se possibile, in lingua originale.
Con Nebraska non ho più potuto nasconderlo: sì, soffro di gerontofilia!
Amo i vecchietti, amo il loro modo di vivere e di essere ironici, mi commuovo con un nonnulla al solo vederli e mi sciolgo in brodo di giuggiole per un loro gesto gentile e carino.
Come potevo quindi farmi scappare il nuovo film di Roger Michell (regista di Notting Hill), che per protagonisti non ha un vecchietto, ma bensì due e bensì ancora una coppia?
Infatti non me lo sono lasciata sfuggire, anche perchè assieme al nutrimento vitale per una gerontofila, a fare da contorno ci sono pure una Parigi che non guasta mai, accenti e ironia inglese a piacimento, un anniversario da festeggiare... una manna dal cielo, insomma!
Vi aspettate forse che ora inizi a lamentarmi, elencando come tutte queste aspettative siano state deluse, mal usate, superate?
Giammai, perchè Le Week-end ha soddisfatto appieno le mie esigenze e, se non siete gerontofili ma amate le commedie ben fatte e intelligenti, soddisferà anche voi.
Il merito va tutto ai protagonisti, due attori d'eccezione che si sono fatti le ossa nel teatro inglese e che qui compongono una coppia sposata ormai da 30 anni che tornati soli dopo le partenze dei figli, decidono di darsi una seconda possibilità, di rinfrescare un'abitudine che a quanto pare li sta soffocando, tornando nella Parigi che li aveva visti festeggiare la luna di miele.
Non saranno rose e fiori, però, perchè marito e moglie, professori (di filosofia e biologia), potrebbero tranquillamente essere il quarto capitolo della trilogia di Linklater, con i rapporti di forza che ricalcano alla perfezione quelli tra Jesse e Celine: lei, Meg, lunatica, dispotica e cerebrale, lui, Nick, sognatore, gentile e ancora innamorato, che lo dimostra di continuo con gesti e parole che non sempre vengono apprezzati.
A scene di puro romanticismo si susseguono così frecciatine e litigi continui, che poco a poco vanno a scoperchiare le ferite mai rimarginate di un matrimonio che si sta logorando, e che con un pizzico di follia (dallo scappare senza pagare il conto ad andare ad alloggiare nella stessa suite di Tony Blair) si cerca di salvare.
Ma la vera soluzione la si ha incontrando lo spettro dei proprio sogni infranti, agghindato in una nuvola di narcisismo e radical-chicchismo che rimette davvero tutto in riga.
Inutile dire quante lacrime di gioia e di commozione io abbia versato, inutile dire quanto speciali Jim Broadbent e Lindsay Duncan siano, così in sintonia, così complementari e inglesi. Gran merito, dunque, agli attori, ma anche a una sceneggiatura intelligente dove non mancano riferimenti colti alla filosofia e all'arte, e dove tutta l'ironia british, con le sue freddure e frecciatine, si riversa nel migliore dei modi. La Parigi che fa da sfondo, è infine non solo quella da cartolina, ma anche quella dei piccoli bistrot, delle case e degli hotel di lusso, quella da scoprire via dopo via proprio come in Prima del Tramonto.
Che siate gerontofili, che amiate le commedie ben fatte o anche solo gli inglesi, non lasciatevi sfuggire questo gioiellino di ritmo e di scrittura, e, se possibile, in lingua originale.
19 giugno 2014
Fargo - La Serie
Quando i film si fanno ad episodi
Il mondo televisivo sta davvero diventando una manna per registi, produttori e attori del grande schermo. Se molti di quest'ultima categoria hanno confermato la loro bravura trovando soggetti in cui mettersi alla prova (Matthew McConaughey, Steve Buscemi, Jessica Lange), i registi hanno trovato un clima più sereno, forse, e più dilatato, sicuramente, in cui riportare le proprie idee.
Ecco così che anche i fratelli Coen si sono decisi a dare un più ampio respiro e un nuovo aspetto al loro cult intramontabile Fargo, facendone per il momento una serie a stagione unica che potrebbe però (proprio come per True Detective) diventare una serie antologica, con un intreccio criminale diverso ad ogni stagione.
Questa prima è comunque partita con il botto, riportandoci nella fredda e nevosa Minnesota, in particolare a Bemidij, con un protagonista -Lester Nygaard- goffo, buffo e parecchio sfortunato, che in una sola giornata si ritrova sbeffeggiato dal bullo del liceo, deriso dalla moglie, surclassato al lavoro e infine con ben tre morti sulla coscienza.
Come è possibile?
A causa del fortunato o sfortunato incontro con il killer per professione Lorne Marlo, che lo ha aiutato e lo ha spinto a cambiare la sua vita.
Incaricata inizialmente delle indagini è la poliziotta Molly Solverson, dal fiuto incredibile che capisce subito che nella messinscena di Lester qualcosa non torna, ma attorniata da uno neosceriffo provinciale e da una squadra che non la supporta, la verità sarà difficile da far emergere, e le scie di sangue, portate avanti da Marlo nei dintorni, non si fermeranno facilmente, coinvolgendo ricchi proprietari di supermarket, la mafia di Fargo e la polizia di Duluth.
Come per il film, anche qui ogni episodio inizia con l'affermazione didascalica che quanto visto sia accaduto realmente. Fortunatamente però, la finzione è troppo esagerata, lo stile della messinscena oscilla dal pulp al surreale, facendo di ogni personaggio, proprio come nei film dei Coen, una macchietta irresistibile. Ottime così le interpretazioni di Martin Freeman, di Bob Odenkirk e della quasi esordiente Alison Tolman, ma su tutti (compreso il sempre poco sopportabile Colin Hanks, tale padre, tale figlio) troneggia il granitico Billy Bob Thorton, che nei panni del camaleontico Marlo mette i brividi, diverte e gigioneggia sulla scena come non mai.
Il merito è sicuramente di una sceneggiatura irriverente, che affonda le radici nella black comedy, che non ha paura di sporcarsi di neve e di sangue creando intrecci quasi inverosimili e giocando con la macchina da presa. Questa, così, si muove senza freni, imitando il movimento della lavatrice, correndo dietro un auto, mostrandoci dall'esterno l'avanzata tra i proiettili del killer.
Tutto ha così il sapore del folle, e pure se il salto temporale di un anno inizialmente destabilizza, subito si torna in carreggiata, riprendendo proprio sul più bello e portando ad un finale molto coeniano e carico di anticlimax .
La speranza, ora, è davvero che la FX rinnovi la serie per una seconda stagione, perchè se questo è stato il primo risultato, chissà cosa può venir fuori andando avanti!
Il mondo televisivo sta davvero diventando una manna per registi, produttori e attori del grande schermo. Se molti di quest'ultima categoria hanno confermato la loro bravura trovando soggetti in cui mettersi alla prova (Matthew McConaughey, Steve Buscemi, Jessica Lange), i registi hanno trovato un clima più sereno, forse, e più dilatato, sicuramente, in cui riportare le proprie idee.
Ecco così che anche i fratelli Coen si sono decisi a dare un più ampio respiro e un nuovo aspetto al loro cult intramontabile Fargo, facendone per il momento una serie a stagione unica che potrebbe però (proprio come per True Detective) diventare una serie antologica, con un intreccio criminale diverso ad ogni stagione.
Questa prima è comunque partita con il botto, riportandoci nella fredda e nevosa Minnesota, in particolare a Bemidij, con un protagonista -Lester Nygaard- goffo, buffo e parecchio sfortunato, che in una sola giornata si ritrova sbeffeggiato dal bullo del liceo, deriso dalla moglie, surclassato al lavoro e infine con ben tre morti sulla coscienza.
Come è possibile?
A causa del fortunato o sfortunato incontro con il killer per professione Lorne Marlo, che lo ha aiutato e lo ha spinto a cambiare la sua vita.
Incaricata inizialmente delle indagini è la poliziotta Molly Solverson, dal fiuto incredibile che capisce subito che nella messinscena di Lester qualcosa non torna, ma attorniata da uno neosceriffo provinciale e da una squadra che non la supporta, la verità sarà difficile da far emergere, e le scie di sangue, portate avanti da Marlo nei dintorni, non si fermeranno facilmente, coinvolgendo ricchi proprietari di supermarket, la mafia di Fargo e la polizia di Duluth.
Come per il film, anche qui ogni episodio inizia con l'affermazione didascalica che quanto visto sia accaduto realmente. Fortunatamente però, la finzione è troppo esagerata, lo stile della messinscena oscilla dal pulp al surreale, facendo di ogni personaggio, proprio come nei film dei Coen, una macchietta irresistibile. Ottime così le interpretazioni di Martin Freeman, di Bob Odenkirk e della quasi esordiente Alison Tolman, ma su tutti (compreso il sempre poco sopportabile Colin Hanks, tale padre, tale figlio) troneggia il granitico Billy Bob Thorton, che nei panni del camaleontico Marlo mette i brividi, diverte e gigioneggia sulla scena come non mai.
Il merito è sicuramente di una sceneggiatura irriverente, che affonda le radici nella black comedy, che non ha paura di sporcarsi di neve e di sangue creando intrecci quasi inverosimili e giocando con la macchina da presa. Questa, così, si muove senza freni, imitando il movimento della lavatrice, correndo dietro un auto, mostrandoci dall'esterno l'avanzata tra i proiettili del killer.
Tutto ha così il sapore del folle, e pure se il salto temporale di un anno inizialmente destabilizza, subito si torna in carreggiata, riprendendo proprio sul più bello e portando ad un finale molto coeniano e carico di anticlimax .
La speranza, ora, è davvero che la FX rinnovi la serie per una seconda stagione, perchè se questo è stato il primo risultato, chissà cosa può venir fuori andando avanti!
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