E' già Ieri -2009-
Se c'è almeno un motivo per seguire i bloggers sparsi qua e là, è quello di conoscere registi di cui non si sapeva l'esistenza.
Grazie alle opinioni lette in giro, infatti, quello che ritenevo essere un film neanche troppo malaccio, uscito qualche settimana fa -Prisoners- si è presto rivelato invece un must see, come il resto della filmografia di Denis Villeneuve.
Ecco quindi che la retrospettiva parte dal suo quasi esordio (il terzo di sei film), datata solo 4 anni fa e che deve essere visto.
Perchè?
Già, visto che delle stragi nelle scuole se ne è parlato anche troppo e anche parecchio bene, basti pensare al documentario doc di Michael Moore Bowling for Columbine o dell'autoriale Elephant di Gus van Sant o ancora -e scusate lo spoiler- con un punto di vista diverso in ...e ora parliamo di Kevin, perchè un altro film su questi drammi insensati?
La risposta non è così facile da trovare, ma basta vedere anche solo qualche scena di Polytechnique per capire che questo film ha qualcosa in più, che merita di essere visto non solo per la sua estetica perfetta, ma anche per il messaggio che cerca di comunicare.
Partendo dai fatti realmente accaduti il 6 dicembre 1989 al Politecnico di Montréal, Villeneuve crea dei personaggi con cui si entra subito in empatia: delle studentesse speranzose, un giovane dal cuore d'oro... tra loro però si staglia "l'assassino", sociopatico, problematico e maniacale nel suo ordine che con un fucile automatico irrompe nella scuola compiendo una strage.
Nella realtà, 14 saranno le vittime con altrettanti feriti. Nella finzione, quello che si sente e si vede, è una palpabile tensione, che cresce e si fa insopportabile nei soli 77 minuti di durata, con un giustiziere che colpisce solo le donne, presunte femministe, che gli hanno rovinato la vita.
Per raccontare tutta questa insensatezza e questo dolore, il regista usa un bianco e nero quanto mai poetico, che permette al rosso del sangue di non riempire con la sua violenza lo schermo, lasciando questo ruolo a macchie che si incrociano, a carrellate tese, a inquadrature destabilizzanti.
Il manierismo della macchina da presa incornicia così l'insostenibilità della situazione, regalando vere perle visive difficili da dimenticare, perfette e espianti.
Il messaggio di accusa, di speranza e di dolore, è relegato alle parole finali di una delle protagoniste, Valérié, che con le sue parole dà il senso finale dell'opera, rispondendo così, come se la visione non fosse bastata, alla nostra domanda iniziale in modo più che esaustivo.
30 novembre 2013
29 novembre 2013
Mister Lonely
E' già Ieri -2007-
Finalmente, Harmony Korine è cresciuto.
E non lo dico solo perchè per una volta i protagonisti dei suoi film non sono degli adolescenti o preadolescenti con i loro pruriti da soddisfare, ma perchè anche a livello registico, qui siamo molto più solidi e meno pretenziosi che in passato.
Il grande salto lo facciamo con un protagonista eccezionale, un ragazzo che vive a Parigi incapace di accettarsi o riconoscersi come individuo e che quindi da anni fa il sosia e vive come Michael Jackson. Tutto cambia quando, ad una festa in un centro anziani, conosce la sosia di Marilyn Monroe, che lo attrae e lo porta in una villa nelle Highlands scozzesi a vivere in una comune.
Una comune tutta speciale composta da alter ego di James Dean, di Charlie Chaplin, di Cappuccetto Rosso, di Madonna, del Papa, della Regina e di Shirley Temple. Qui, finalmente, Michael si sentirà qualcuno e si sentirà importante, schiudendosi un po' dalla sua naturale timidezza e coltivando, tra un pascolo e uno spettacolo da preparare, anche l'amore.
Non tutto andrà però a lieto fine, ma quella che era iniziata come un'esperienza unica e positiva, lo porterà a una maturazione, rendendo palese il suo essere diverso, il suo essere dolce e poetico in mezzo ad un mondo di dubbia moralità.
Visto che si parla comunque di Korine, la narrazione del percorso di Michael pur essendo lineare e senza pretenziosità di stile, viene alternata ad un'altra storia, meno intrigante ma molto efficace a livello visivo.
E' la storia di un gruppo di suore missionarie che scoprono di poter sopravvivere e planare tranquillamente gettandosi senza paracadute da un aereo. Il loro miracolo, che le identifica come pure di cuore, arriverà alle orecchie del papa, ma il destino sarà molto più beffardo, e, come una metafora, colpirà e affonderà.
Le due storie si alternano senza alcun apparente legame, mostrandoci le capacità di Korine alla regia che ci consegna immagini di rara bellezza, incorniciate da carrellate e ambienti fantastici, che vanno dalla Parigi naturale alla villa inglese già magnifiche di loro. Lo stesso spettacolo che i sosia allestiranno è qualcosa di così naïf da essere bellissimo e commovente, con coreografie elementari sulle note di Heaven che regalano sorrisi e rassicurazioni. La musica è poi un altro elemento fondamentale per il film, che si divide in capitoli che riprendono i titoli di famose canzoni di Michael (Beat it, Thriller tra le altre) e che racchiude ottime cover da parte delle Sun City Girls a partire dalla sigla iniziale Lonely.
Ma il vero fattore in più è dato dalle interpretazioni sentite di Diego Luna da una parte (quasi irriconoscibile e timido perfetto) e di Samantha Norton dall'altra (una fragile e gentile Marilyn, aderente alla perfezione all'immagine che si ha della diva), attori che si ritrovano a vestire panni doppi e quindi più complicati, ma che vincono la loro sfida.
Il film è quindi una bella tacca nella filmografia di Korine, che dimostra le sue capacità e accoglie un pubblico più ampio, vero, e un metodo più "normale" e commerciale di filmare, ma che non per questo rinnega se stesso, confezionando una storia poetica e surreale al punto giusto da saper incantare ed emozionare!
28 novembre 2013
Silenzio in Sala - Le Nuove Uscite al Cinema
Il cinema non decade, e continua a proporci un autunno di uscite importanti! Dai blockbuster attesissimi ad esordi interessanti, sì, di scelta ce n'è!
Ricordando che da lunedì è nelle sale La moglie del poliziotto, ecco i consigli per andare a colpo sicuro:
Hunger Games - La ragazza di Fuoco
Prosegue dopo un anno e mezzo dal primo capitolo la saga che è riuscita ad appassionare giovani e non. Questa volta Katniss e Peeta dovranno affrontare i vincitori più forti delle passate edizioni dei giochi, mentre nelle periferie, l'aria della rivolta inizia a soffiare. Oltre alla sempre meravigliosa Jennifer Lawrence, più Liam Hemsworth, Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Lenny Kravitz, Stanley Tucci, Donald Sutherland, il cast si arricchisce di Philip Seymour Hoffman.
Per i fan, me compresa, da vedere!
Trailer
Don Jon
Il bellissimo Joseph Gordon-Levitt esordisce dietro la macchina da presa facendosi anche protagonista di una commedia intrigante. Il suo Jon è infatti un pornodipendente e dongiovanni impenitente, che nemmeno l'incontro con la donna giusta -Scarlett Johansson, mica niente- lo farà rinunciare alla sua passione. Che fare?
Presentato al Sundance e da appuntare in agenda!
Trailer
C'era una volta un'estate
Steve Carell e Toni Collette sono altre certezze quando si tratta di commedie Sundance. I due sono il nuovo compagno e la madre di Duncan, ragazzo introverso che male affronta il divorzio dei genitori, che si ritrova costretto a una vacanza al mare dai nuovi parenti acquisiti. Fortunatamente, un parco acquatico nelle vicinanze gli cambierà la vita e il modo di affrontarla.
Una possibilità gliela si dà.
Trailer
La mafia uccide solo d'estate
Pif è da sempre amato in casa con i suoi "documentari" inspiegabilmente unico neo felice del guazzabuglio di reality che è ormai MTV. Al suo debutto nel cinema, si ritaglia il ruolo di regista e protagonista affiancato da Cristiana Capotondi, in una storia delicata e dolce che affronta però il tema della mafia vissuta da dentro. Il suo Arturo, con il suo amore per Flora, potrebbe incantare tutti!
Si spera in una buona distribuzione.
Trailer
Come il Vento
Ispirato alla storia vera di Armida Miserere, il film racconta la sua tragica vita di direttrice di carcere, a cui uccidono il compagno tanto amato ma su cui si getta più di un'ombra. Valeria Golino e Filippo Timi i protagonisti per un film dal sapore pesante.
Trailer
Lunchbox
Film sicuramente distribuito con il contagocce e di produzione indiana, francese, tedesca e USA. La storia raccontata è quella dell'inaspettato viaggio di un cestino del pranzo, che mette in comunicazione una donna sposata con un uomo stanco della vita. Inizieranno a conoscersi con questo messaggero.
Trailer
Free Birds - Tacchini in Fuga
Per finire, per i più piccoli un film di animazione molto americano che racconta la lotta dei tacchini per non finire più nelle imbandite tavole del giorno del ringraziamento. Una morale vegetariana e viaggi nel tempo per impedire di essere messi sul menu dai padri fondatori, porteranno parecchie gag ma una sostanza narrativa lontana da altri capolavori del genere.
Trailer
Ricordando che da lunedì è nelle sale La moglie del poliziotto, ecco i consigli per andare a colpo sicuro:
Hunger Games - La ragazza di Fuoco
Prosegue dopo un anno e mezzo dal primo capitolo la saga che è riuscita ad appassionare giovani e non. Questa volta Katniss e Peeta dovranno affrontare i vincitori più forti delle passate edizioni dei giochi, mentre nelle periferie, l'aria della rivolta inizia a soffiare. Oltre alla sempre meravigliosa Jennifer Lawrence, più Liam Hemsworth, Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Lenny Kravitz, Stanley Tucci, Donald Sutherland, il cast si arricchisce di Philip Seymour Hoffman.
Per i fan, me compresa, da vedere!
Trailer
Don Jon
Il bellissimo Joseph Gordon-Levitt esordisce dietro la macchina da presa facendosi anche protagonista di una commedia intrigante. Il suo Jon è infatti un pornodipendente e dongiovanni impenitente, che nemmeno l'incontro con la donna giusta -Scarlett Johansson, mica niente- lo farà rinunciare alla sua passione. Che fare?
Presentato al Sundance e da appuntare in agenda!
Trailer
C'era una volta un'estate
Steve Carell e Toni Collette sono altre certezze quando si tratta di commedie Sundance. I due sono il nuovo compagno e la madre di Duncan, ragazzo introverso che male affronta il divorzio dei genitori, che si ritrova costretto a una vacanza al mare dai nuovi parenti acquisiti. Fortunatamente, un parco acquatico nelle vicinanze gli cambierà la vita e il modo di affrontarla.
Una possibilità gliela si dà.
Trailer
La mafia uccide solo d'estate
Pif è da sempre amato in casa con i suoi "documentari" inspiegabilmente unico neo felice del guazzabuglio di reality che è ormai MTV. Al suo debutto nel cinema, si ritaglia il ruolo di regista e protagonista affiancato da Cristiana Capotondi, in una storia delicata e dolce che affronta però il tema della mafia vissuta da dentro. Il suo Arturo, con il suo amore per Flora, potrebbe incantare tutti!
Si spera in una buona distribuzione.
Trailer
Come il Vento
Ispirato alla storia vera di Armida Miserere, il film racconta la sua tragica vita di direttrice di carcere, a cui uccidono il compagno tanto amato ma su cui si getta più di un'ombra. Valeria Golino e Filippo Timi i protagonisti per un film dal sapore pesante.
Trailer
Lunchbox
Film sicuramente distribuito con il contagocce e di produzione indiana, francese, tedesca e USA. La storia raccontata è quella dell'inaspettato viaggio di un cestino del pranzo, che mette in comunicazione una donna sposata con un uomo stanco della vita. Inizieranno a conoscersi con questo messaggero.
Trailer
Free Birds - Tacchini in Fuga
Per finire, per i più piccoli un film di animazione molto americano che racconta la lotta dei tacchini per non finire più nelle imbandite tavole del giorno del ringraziamento. Una morale vegetariana e viaggi nel tempo per impedire di essere messi sul menu dai padri fondatori, porteranno parecchie gag ma una sostanza narrativa lontana da altri capolavori del genere.
Trailer
27 novembre 2013
Orange in the New Black
Quando i film si fanno ad episodi
Solitamente il giorno dedicato alle serie tv è il martedì, ma visto che non c'è stato il tempo né la possibilità di vedere qualche film interessante in questi giorni, recupero una serie vista di recente che non aveva ancora trovato la sua collocazione.
Orange in the new black è stata la rivelazione di un'estate per lo più abbandonata dalle novità, che si sono ammassate invece in quel settembre che ancora sta portando le sue stagioni alla ribalta.
Tratto da una storia vera, quella della scrittrice Piper Kerman, la serie racconta in modo autentico ma non per questo non sopra le righe, il drastico cambiamento di Piper, ragazza dell'upper east side di New York, fidanzata e ricca, che a causa di un amore di dieci anni prima finisce in carcere. Tanto per sottolineare, l'amore in questione era per un'altra donna, Alex, e la scelta della prigione è della stessa Piper, per evitare danni più gravi con un processo.
La vita dietro le sbarre è quanto di più diverso possa essere dalla sua normale vita, ma Piper non si lascia scoraggiare, e con la sua natura buona conquista un suo posto e una sua cerchia di amiche, ritrovandosi però appresso la mai dimenticata Alex.
Come Lost ha insegnato, ogni episodio mostra i flashback di una particolare reclusa, facendoci vedere il motivo del suo arresto e i drammi dietro il suo modo di fare, creando così un'empatia unica con ognuna di loro: dalla trans ancora sposata alla drogata, dalla veterana alla lesbicona per antonomasia, fino alla mafiosa. Quello all'interno del carcere è infatti un mondo in scala ridotta, dove le varie etnie fanno comunella, dove i cattivi e i duri portano le divise e dove anche l'amore può trovare il suo posto.
La serie diventa così quanto mai addicted, i 12 episodi si divorano uno dietro l'altro, arrivando ad apprezzare la vita di prigione e a capirla, come nemmeno Prison Break era riuscito a fare.
Netflix, dopo la distribuzione di House of Cards, mette quindi a segno un altro bel colpo, orientato verso un lato meno impegnato ma non per questo meno ricercato, basti guardare la bellissima sigla firmata sulle note di Regina Spektor e la capacità di rendere convincente perfino il Jason Biggs di American Pie.
La seconda stagione è ovviamente già stata confermata, e visto il finale molto aperto e sconvolgente, l'attesa si fa lunga e molto febbricitante!
Solitamente il giorno dedicato alle serie tv è il martedì, ma visto che non c'è stato il tempo né la possibilità di vedere qualche film interessante in questi giorni, recupero una serie vista di recente che non aveva ancora trovato la sua collocazione.
Orange in the new black è stata la rivelazione di un'estate per lo più abbandonata dalle novità, che si sono ammassate invece in quel settembre che ancora sta portando le sue stagioni alla ribalta.
Tratto da una storia vera, quella della scrittrice Piper Kerman, la serie racconta in modo autentico ma non per questo non sopra le righe, il drastico cambiamento di Piper, ragazza dell'upper east side di New York, fidanzata e ricca, che a causa di un amore di dieci anni prima finisce in carcere. Tanto per sottolineare, l'amore in questione era per un'altra donna, Alex, e la scelta della prigione è della stessa Piper, per evitare danni più gravi con un processo.
La vita dietro le sbarre è quanto di più diverso possa essere dalla sua normale vita, ma Piper non si lascia scoraggiare, e con la sua natura buona conquista un suo posto e una sua cerchia di amiche, ritrovandosi però appresso la mai dimenticata Alex.
Come Lost ha insegnato, ogni episodio mostra i flashback di una particolare reclusa, facendoci vedere il motivo del suo arresto e i drammi dietro il suo modo di fare, creando così un'empatia unica con ognuna di loro: dalla trans ancora sposata alla drogata, dalla veterana alla lesbicona per antonomasia, fino alla mafiosa. Quello all'interno del carcere è infatti un mondo in scala ridotta, dove le varie etnie fanno comunella, dove i cattivi e i duri portano le divise e dove anche l'amore può trovare il suo posto.
La serie diventa così quanto mai addicted, i 12 episodi si divorano uno dietro l'altro, arrivando ad apprezzare la vita di prigione e a capirla, come nemmeno Prison Break era riuscito a fare.
Netflix, dopo la distribuzione di House of Cards, mette quindi a segno un altro bel colpo, orientato verso un lato meno impegnato ma non per questo meno ricercato, basti guardare la bellissima sigla firmata sulle note di Regina Spektor e la capacità di rendere convincente perfino il Jason Biggs di American Pie.
La seconda stagione è ovviamente già stata confermata, e visto il finale molto aperto e sconvolgente, l'attesa si fa lunga e molto febbricitante!
26 novembre 2013
Boardwalk Empire - Stagione 4
Quando i film si fanno ad episodi
Che dire, io c'ho provato.
C'ho provato ad ogni episodio a dare delle attenuanti a Nucky, a cercare di rimediare ad una trama prolissa e troppo, troppo, ricca di personaggi guardando alla perfezione registica ed estetica della serie, a quelle immagini da togliere il fiato.
Ma no, niente, getto la spugna.
Questa quarta stagione non s'aveva da fare, o almeno non così.
Se nelle prime due infatti, oltre alla novità dell'ambientazione e la sua rigorosità storica, a tenere banco era il rapporto tra Thompson e Jimmy, con l'uscita di scena di quest'ultimo la serie si è saputa riformare grazie ad un cattivo d'eccezione come Gyp Rosetti (che tanto per dire ha battuto Jesse Pinkman agli Emmy), ma passato a miglior vita pure lui poco è rimasto.
Gli autori sembrano divertirsi, infatti, ad aggiungere e diramare le situazioni tra il Boardwalk, New York, Chicago e pure Tampa, ma quello che ne esce è il poco approfondimento e la poca simpatia verso dei protagonisti già spigolosi e ora anche lasciati indietro.
Lo stesso Nucky appare ora quanto mai stanco e fermo, a cui scorrono addosso tutti gli avvicendamenti del caso e pronto alla pensione, Mister White, invece, si smuove solo alla vista di una bella donna, mentre Van Alden continua la sua esistenza di inetto totale passando sotto la protezione di Al Capone. In questo guazzabuglio di situazioni, acquistano più luce ruoli da comprimari come quello di Eli e di Ed, dimenticandosi a volte troppo spesso di Margaret e di Gillian.
A cercare di dare una ventata di novità e di freschezza, entrano nel calderone William, nipote di Nucky e promessa del suo Impero, e la conturbante Sally (la ex Medium Patricia Arquette), personaggio ben costruito ma relegato a chiamate interurbane per la maggior parte del tempo. Nel ruolo dei cattivi, invece, oltre a uno stiracchiato J. Edgar Hoover, il Dottor Narcisse ne ha di strada da fare per competere con un Gyp d'alta classe!
Come si dice, però, il ragionevole dubbio ci può sempre essere, così ho aspettato con un po' di ansia il finale, visto che praticamente ad ogni episodio finivo appisolata sul divano. Ma, niente, nemmeno questo ha saputo dare di più se non qualche lacrimuccia per un altro gran personaggio che funzionava perso, lasciando invece aperte porte che francamente non avrò voglia di aprire ad un anno a questa parte.
E dispiace, sì, perchè niente si può dire a quelle fotografie di rara bellezza e a quell'attenzione ai dettagli, a quelle musiche vintage e stupende che arricchiscono ogni puntata, ma la noia prevale, quindi ciao Nucky, continua pure senza di me!
Che dire, io c'ho provato.
C'ho provato ad ogni episodio a dare delle attenuanti a Nucky, a cercare di rimediare ad una trama prolissa e troppo, troppo, ricca di personaggi guardando alla perfezione registica ed estetica della serie, a quelle immagini da togliere il fiato.
Ma no, niente, getto la spugna.
Questa quarta stagione non s'aveva da fare, o almeno non così.
Se nelle prime due infatti, oltre alla novità dell'ambientazione e la sua rigorosità storica, a tenere banco era il rapporto tra Thompson e Jimmy, con l'uscita di scena di quest'ultimo la serie si è saputa riformare grazie ad un cattivo d'eccezione come Gyp Rosetti (che tanto per dire ha battuto Jesse Pinkman agli Emmy), ma passato a miglior vita pure lui poco è rimasto.
Gli autori sembrano divertirsi, infatti, ad aggiungere e diramare le situazioni tra il Boardwalk, New York, Chicago e pure Tampa, ma quello che ne esce è il poco approfondimento e la poca simpatia verso dei protagonisti già spigolosi e ora anche lasciati indietro.
Lo stesso Nucky appare ora quanto mai stanco e fermo, a cui scorrono addosso tutti gli avvicendamenti del caso e pronto alla pensione, Mister White, invece, si smuove solo alla vista di una bella donna, mentre Van Alden continua la sua esistenza di inetto totale passando sotto la protezione di Al Capone. In questo guazzabuglio di situazioni, acquistano più luce ruoli da comprimari come quello di Eli e di Ed, dimenticandosi a volte troppo spesso di Margaret e di Gillian.
A cercare di dare una ventata di novità e di freschezza, entrano nel calderone William, nipote di Nucky e promessa del suo Impero, e la conturbante Sally (la ex Medium Patricia Arquette), personaggio ben costruito ma relegato a chiamate interurbane per la maggior parte del tempo. Nel ruolo dei cattivi, invece, oltre a uno stiracchiato J. Edgar Hoover, il Dottor Narcisse ne ha di strada da fare per competere con un Gyp d'alta classe!
Come si dice, però, il ragionevole dubbio ci può sempre essere, così ho aspettato con un po' di ansia il finale, visto che praticamente ad ogni episodio finivo appisolata sul divano. Ma, niente, nemmeno questo ha saputo dare di più se non qualche lacrimuccia per un altro gran personaggio che funzionava perso, lasciando invece aperte porte che francamente non avrò voglia di aprire ad un anno a questa parte.
E dispiace, sì, perchè niente si può dire a quelle fotografie di rara bellezza e a quell'attenzione ai dettagli, a quelle musiche vintage e stupende che arricchiscono ogni puntata, ma la noia prevale, quindi ciao Nucky, continua pure senza di me!
25 novembre 2013
Cupcakes ai Cachi!
Il Fabbricatorte!
I cachi, come Harmony Korine, o lo si amano o li si odiano. Io faccio parte del primo schieramento e visto che nel giardino di mia mamma cresce rigoglioso da anni un bel cacaro, ogni autunno è una goduria!
In occasione del mio compleanno -sìsì, è oggi!- ho deciso di sperimentare una ricettina che avevo visto su Cooking Movies apportando qualche piccolissima modifica sul frosting e eliminando la cannella.
Il risultato è stato da leccarsi i baffi, e ora virtualmente ve ne lascio assaggiare un po' :)
INGREDIENTI (per circa 15 cupcakes)
200g di farina
1 cucchiaino di lievito
70g di burro
70g di zucchero
2 uova
70g di polpa di cachi
70ml di succo d'arancia
PER IL FROSTING
70g di burro
125g di zucchero a velo
80g di philadelphia light
70g di polpa di cachi
PROCEDIMENTO
Iniziare spremendo l'arancia e pulendo i cachi dalla buccia e dalle parti bianche.
In una ciotola mescolare assieme lo zucchero, le uova e il burro. Aggiungere poi il succo d'arancia, la farina e il lievito, mescolando in modo che il composto risulti omogeneo.
A questo punto unire i cachi, e con delle fruste elettriche rimescolare il tutto in modo da sminuzzare il più possibile la polpa.
Riempire con l'impasto ottenuto gli stampini dei cupcakes fino a 2/3, mettere in forno preriscaldato a 180° per circa 20 minuti.
Mentre i nostri dolcetti cuociono, preparare il frosting montando il burro e aggiungendo poi lo zucchero a velo e il philadelphia creando un composto spumoso. Unire infine la polpa dei cachi che insaporisce il tutto.
Lasciare a riposare in frigorifero per mezzora, una volta che i cupcakes si sono raffreddati, decorarli utilizzando una sac a poche e... buon appetito(e buon compleanno a me)!
I cachi, come Harmony Korine, o lo si amano o li si odiano. Io faccio parte del primo schieramento e visto che nel giardino di mia mamma cresce rigoglioso da anni un bel cacaro, ogni autunno è una goduria!
In occasione del mio compleanno -sìsì, è oggi!- ho deciso di sperimentare una ricettina che avevo visto su Cooking Movies apportando qualche piccolissima modifica sul frosting e eliminando la cannella.
Il risultato è stato da leccarsi i baffi, e ora virtualmente ve ne lascio assaggiare un po' :)
INGREDIENTI (per circa 15 cupcakes)
200g di farina
1 cucchiaino di lievito
70g di burro
70g di zucchero
2 uova
70g di polpa di cachi
70ml di succo d'arancia
PER IL FROSTING
70g di burro
125g di zucchero a velo
80g di philadelphia light
70g di polpa di cachi
PROCEDIMENTO
Iniziare spremendo l'arancia e pulendo i cachi dalla buccia e dalle parti bianche.
In una ciotola mescolare assieme lo zucchero, le uova e il burro. Aggiungere poi il succo d'arancia, la farina e il lievito, mescolando in modo che il composto risulti omogeneo.
A questo punto unire i cachi, e con delle fruste elettriche rimescolare il tutto in modo da sminuzzare il più possibile la polpa.
Riempire con l'impasto ottenuto gli stampini dei cupcakes fino a 2/3, mettere in forno preriscaldato a 180° per circa 20 minuti.
Mentre i nostri dolcetti cuociono, preparare il frosting montando il burro e aggiungendo poi lo zucchero a velo e il philadelphia creando un composto spumoso. Unire infine la polpa dei cachi che insaporisce il tutto.
Lasciare a riposare in frigorifero per mezzora, una volta che i cupcakes si sono raffreddati, decorarli utilizzando una sac a poche e... buon appetito(e buon compleanno a me)!
Biglietti, Prego! - Il Boxoffice del Weekend
Vorrei tanto trovare la forza di commentare questa classifica, ma è il giorno del mio compleanno e non ho voglia di sforzarmi.
Sì, è vero, Thor ha spodestato Zalone (che ormai si avvia alla soglia dei 50 milioni d'incasso), ma Paolo Ruffini al terzo posto e Brignano a seguito tolgono ogni sorriso. Nemmeno la parte bassa, con incassi che definire esigui è dir poco, risolleva, quindi ecco i dettagli, e ci vediamo stasera con un po' di dolcetti per festeggiare me (e non questo cinema):
1 Thor - The Dark World
week-end € 3.661.900 (totale: 4.324.231)
2 Sole a catinelle
week-end € 2.917.968 (totale: 47.971.885)
3 Fuga di cervelli
week-end € 1.891.199 (totale: 1.891.199)
4 Stai lontana da me
week-end € 1.008.434 (totale: 2.921.469)
5 Planes
week-end € 538.051 (totale: 3.379.455)
6 L'ultima ruota del carro
week-end € 481.205 (totale: 1.511.981)
7 Jobs
week-end € 338.657 (totale: 1.210.644)
8 In solitario
week-end € 323.557 (totale: 323.923)
9 Venere in pelliccia
week-end € 289.597 (totale: 773.133)
10 Il passato
week-end € 174.830 (totale: 174.830)
Sì, è vero, Thor ha spodestato Zalone (che ormai si avvia alla soglia dei 50 milioni d'incasso), ma Paolo Ruffini al terzo posto e Brignano a seguito tolgono ogni sorriso. Nemmeno la parte bassa, con incassi che definire esigui è dir poco, risolleva, quindi ecco i dettagli, e ci vediamo stasera con un po' di dolcetti per festeggiare me (e non questo cinema):
1 Thor - The Dark World
week-end € 3.661.900 (totale: 4.324.231)
2 Sole a catinelle
week-end € 2.917.968 (totale: 47.971.885)
3 Fuga di cervelli
week-end € 1.891.199 (totale: 1.891.199)
4 Stai lontana da me
week-end € 1.008.434 (totale: 2.921.469)
5 Planes
week-end € 538.051 (totale: 3.379.455)
6 L'ultima ruota del carro
week-end € 481.205 (totale: 1.511.981)
7 Jobs
week-end € 338.657 (totale: 1.210.644)
8 In solitario
week-end € 323.557 (totale: 323.923)
9 Venere in pelliccia
week-end € 289.597 (totale: 773.133)
10 Il passato
week-end € 174.830 (totale: 174.830)
24 novembre 2013
La Moglie del Poliziotto
Andiamo al Cinema
L'uscita domani del film vincitore del Premio Speciale della Giuria al Festival di Venezia non è casuale. Non tanto per onorare me, nel giorno del mio compleanno, con la messa in circolo del personale Leone di Caffè, La moglie del Poliziotto esce il 25 novembre per la Giornata nazionale contro la violenza sulle donne.
Il film, di cui ho già brevemente parlato qui, ha come tema portante proprio la violenza, fisica e psicologica, di un marito alla moglie e, quindi, anche alla figlia.
Nei 175 minuti divisi in 59 capitoli del film, assistiamo così inermi agli scoppi d'ira, ai lividi che si vanno diffondendo, a spiegazioni che lasciano spiazzati e a teneri momenti di famiglia perfetta, tra romantici scambi d'amore e giochi di innamorati. Già, perchè a prima vista il bel poliziotto e la sua giovane moglie sono da invidiare, ma scavando più a fondo, e Philip Gröning lo fa in modo annichilente, quel che ne esce è un quadro fin troppo sentito in questi ultimi anni, di un uomo-padrone e una moglie che subisce, che non può e non riesce a fuggire all'amore che la rende schiava e martire.
Come detto, la visione non è delle più facili, non solo per il tema affrontato che si infila silenziosamente sottopelle e sottopancia, quanto per il come. Al Lido in molti, forse più della metà, sono fuggiti dalla sala dopo pochi capitoli, fatti a volte di pochi secondi di camera fissa e di ambienti vuoti e naturali. Chi ha resistito -stoicamente, bisogna ammetterlo- è pian piano entrato in questo mondo claustrofobico, trattenendo come la moglie il fiato non sapendo cosa aspettarsi, le reazioni, violente o "normali" del marito, e riuscendo a ricomporre poco a poco i pezzi del puzzle presentati senza connessione temporale. Una volta completato, questo puzzle lascia sfiniti ed emotivamente provati, incapaci di digerire fino in fondo la dura realtà che ci viene mostrata con così tanta poesia. A distanza di mesi, queste emozioni non hanno smesso di pulsare, lasciando dietro di sé le remore del caso, facendo ricordare immagini di pura bellezza e scene -come quelle del canto in solitaria e poi di gruppo della famiglia- che sviano con la loro semplicità.
Altre parole vanno spese per gli attori, a partire da quel marito poliziotto che incarna tutta la violenza e la metodicità che un viso giovane e fresco come quello di David Zimmerschied, biondo e "ariano" possono incorniciare, ma anche il senso di colpa, di ridimensionamento dopo ogni abuso. Passando per la figlia (interpretata dalle gemelle Pia e Chiara Kleemann) bambina ideale, dolce e costretta in questa prigione apparente, si arriva alla splendida moglie (Alexandra Finder), donna forte ma succube, che si mostra e si dona dividendosi tra il ruolo di madre perfetta e commovente nella sua bontà, e moglie abituata a stare sull'attenti. Il suo ruolo, il più difficile, è quello che molte donne si trovano tutt'ora a dover interpretare, e che, forse anche grazie a film come questo, un giorno si spera sarà solo finzione.
L'uscita domani del film vincitore del Premio Speciale della Giuria al Festival di Venezia non è casuale. Non tanto per onorare me, nel giorno del mio compleanno, con la messa in circolo del personale Leone di Caffè, La moglie del Poliziotto esce il 25 novembre per la Giornata nazionale contro la violenza sulle donne.
Il film, di cui ho già brevemente parlato qui, ha come tema portante proprio la violenza, fisica e psicologica, di un marito alla moglie e, quindi, anche alla figlia.
Nei 175 minuti divisi in 59 capitoli del film, assistiamo così inermi agli scoppi d'ira, ai lividi che si vanno diffondendo, a spiegazioni che lasciano spiazzati e a teneri momenti di famiglia perfetta, tra romantici scambi d'amore e giochi di innamorati. Già, perchè a prima vista il bel poliziotto e la sua giovane moglie sono da invidiare, ma scavando più a fondo, e Philip Gröning lo fa in modo annichilente, quel che ne esce è un quadro fin troppo sentito in questi ultimi anni, di un uomo-padrone e una moglie che subisce, che non può e non riesce a fuggire all'amore che la rende schiava e martire.
Come detto, la visione non è delle più facili, non solo per il tema affrontato che si infila silenziosamente sottopelle e sottopancia, quanto per il come. Al Lido in molti, forse più della metà, sono fuggiti dalla sala dopo pochi capitoli, fatti a volte di pochi secondi di camera fissa e di ambienti vuoti e naturali. Chi ha resistito -stoicamente, bisogna ammetterlo- è pian piano entrato in questo mondo claustrofobico, trattenendo come la moglie il fiato non sapendo cosa aspettarsi, le reazioni, violente o "normali" del marito, e riuscendo a ricomporre poco a poco i pezzi del puzzle presentati senza connessione temporale. Una volta completato, questo puzzle lascia sfiniti ed emotivamente provati, incapaci di digerire fino in fondo la dura realtà che ci viene mostrata con così tanta poesia. A distanza di mesi, queste emozioni non hanno smesso di pulsare, lasciando dietro di sé le remore del caso, facendo ricordare immagini di pura bellezza e scene -come quelle del canto in solitaria e poi di gruppo della famiglia- che sviano con la loro semplicità.
Altre parole vanno spese per gli attori, a partire da quel marito poliziotto che incarna tutta la violenza e la metodicità che un viso giovane e fresco come quello di David Zimmerschied, biondo e "ariano" possono incorniciare, ma anche il senso di colpa, di ridimensionamento dopo ogni abuso. Passando per la figlia (interpretata dalle gemelle Pia e Chiara Kleemann) bambina ideale, dolce e costretta in questa prigione apparente, si arriva alla splendida moglie (Alexandra Finder), donna forte ma succube, che si mostra e si dona dividendosi tra il ruolo di madre perfetta e commovente nella sua bontà, e moglie abituata a stare sull'attenti. Il suo ruolo, il più difficile, è quello che molte donne si trovano tutt'ora a dover interpretare, e che, forse anche grazie a film come questo, un giorno si spera sarà solo finzione.
Rumors Has It - Le News dal Mondo del Cinema
Dopo i characters poster, dopo le clip esclusive, dopo la sua divisione in due parti (vista la durata complessiva di 4 ore), ecco finalmente anche il trailer!
Lars von Trier non si fa mancare nulla, quindi allontanate i bambini dallo schermo, perchè Nymphomaniac è Nymphomaniac!
Nel frattempo, proprio Gilliam, torna al suo progetto donchisciottesco, nel vero senso della parola! Dopo 7 tentativi potrebbe essere arrivato il momento di liberarsi una volta per tutte di Don Quixote, proseguendo la sua produzione ormai decennale.
A proposito di grandi ritorni, anche nella saga di James Bond delle vecchie conoscenze tornano a mettersi sul suo cammino.
Si tratta del fantomatico Ernst Stavro Blofeld e della sua SPECTRE, i cui diritti sul personaggio erano in discussione dal 2006. Ora che l'accordo è stato raggiunto, lo ritroveremo intento a conquistare il mondo ai danni di Daniel Craig?
Con la sua saga de Il signore degli anelli, il cinema ha incassato e si è illuminato di una nuova luce! Forse anche solo per rendergli omaggio la Fox Searchlight ha messo in cantiere un biopic su J. R. R. Tolkien. Il problema sta ora vedere come la vita semplice di un professore di Oxford così ricco di immaginazione verrà trasposta su schermo. Qualche anno, e lo scopriremo!
Qualche anno e vedremo anche Jessica Chastain interpretare da giovane Vanessa Redgrave. Prima infatti la troveremo in The Disappearance Of Eleanor Rigby His & Hers, in Miss Julie e in Interstellar di Nolan, ma poi le due attrici ci racconteranno la storia di Roseanne, protagonista del romanzo The Secret Scripture di Sebastian Barry. La donna è una centenaria che da 50 anni è ricoverata in un ospedale psichiatrico e che decide di raccontare la sua vita, o la sua doppia vita.
Il suo American Hustle è sicuramente uno dei film più attesi della stagione, ma David O'Russel ha già altri impegni in mente! Il regista de Il lato positivo si è infatti lasciato scappare di aver scritto una sceneggiatura horror che potrebbe finire nelle mani nientemeno che di Eli Roth!
Hai capito il ragazzo...
Per finire, una notizia che infrange qualche cuoricino. Il talentuoso Aaron Paul, indimenticabile Jesse Pinkman di Breaking Bad, lavorerà prossimamente con... Gabriele Muccino!
Ebbene sì, l'attore sarà al fianco di Amanda Seyfried nel nuovo film targato USA Fathers & Daughters, dopo i tanti flop del regista. Non si sa cosa sperare...
Passando invece al piccolo schermo, ecco qualche trailer delle serie che allieteranno il nostro inverno:
Lars von Trier non si fa mancare nulla, quindi allontanate i bambini dallo schermo, perchè Nymphomaniac è Nymphomaniac!
Terry Jones, John Cleese, Eric Idle, Michael Palin e Terry Gilliam. Quasti nomi non diranno molto presi singolarmente (Gilliam a parte), ma insieme e aggiungendo quello del compianto Graham Chapman, formano i Monty Python!
Dopo mesi di trattative segrete, pare che inaspettatamente, e finalmente, il quintetto comico torni insieme, probabilmente per uno spettacolo teatrale dopo lo stop che dura dal 1989! La reunion è stata confermata anche dalla BBC, ma per saperne di più bisognerà attendere la conferenza stampa del prossimo giovedì.Nel frattempo, proprio Gilliam, torna al suo progetto donchisciottesco, nel vero senso della parola! Dopo 7 tentativi potrebbe essere arrivato il momento di liberarsi una volta per tutte di Don Quixote, proseguendo la sua produzione ormai decennale.
A proposito di grandi ritorni, anche nella saga di James Bond delle vecchie conoscenze tornano a mettersi sul suo cammino.
Si tratta del fantomatico Ernst Stavro Blofeld e della sua SPECTRE, i cui diritti sul personaggio erano in discussione dal 2006. Ora che l'accordo è stato raggiunto, lo ritroveremo intento a conquistare il mondo ai danni di Daniel Craig?
Con la sua saga de Il signore degli anelli, il cinema ha incassato e si è illuminato di una nuova luce! Forse anche solo per rendergli omaggio la Fox Searchlight ha messo in cantiere un biopic su J. R. R. Tolkien. Il problema sta ora vedere come la vita semplice di un professore di Oxford così ricco di immaginazione verrà trasposta su schermo. Qualche anno, e lo scopriremo!
Qualche anno e vedremo anche Jessica Chastain interpretare da giovane Vanessa Redgrave. Prima infatti la troveremo in The Disappearance Of Eleanor Rigby His & Hers, in Miss Julie e in Interstellar di Nolan, ma poi le due attrici ci racconteranno la storia di Roseanne, protagonista del romanzo The Secret Scripture di Sebastian Barry. La donna è una centenaria che da 50 anni è ricoverata in un ospedale psichiatrico e che decide di raccontare la sua vita, o la sua doppia vita.
Il suo American Hustle è sicuramente uno dei film più attesi della stagione, ma David O'Russel ha già altri impegni in mente! Il regista de Il lato positivo si è infatti lasciato scappare di aver scritto una sceneggiatura horror che potrebbe finire nelle mani nientemeno che di Eli Roth!
Hai capito il ragazzo...
Per finire, una notizia che infrange qualche cuoricino. Il talentuoso Aaron Paul, indimenticabile Jesse Pinkman di Breaking Bad, lavorerà prossimamente con... Gabriele Muccino!
Ebbene sì, l'attore sarà al fianco di Amanda Seyfried nel nuovo film targato USA Fathers & Daughters, dopo i tanti flop del regista. Non si sa cosa sperare...
Passando invece al piccolo schermo, ecco qualche trailer delle serie che allieteranno il nostro inverno:
23 novembre 2013
Dogma
Once Upon a Time -1999-
Niente paura, nessun Lars von Trier o danese dietro l'angolo, il titolo non c'entra nulla con il movimento Dogma95.
Anzi! Visto che alla regia troviamo quel simpaticone di Kevin Smith, non potremmo essere in un mondo più lontano!
Anche perchè, con questo suo quarto lungometraggio, il nostro fa le cose serie, abbandona lo stile commedia romantica per dedicarsi a un tema spinoso come il cattolicesimo. Sì, proprio così, ovviamente con il suo stile, con i suoi attori feticci più qualche new entry di classe, Smith approfondisce dubbi, tesi e mitologie della Bibbia, proponendocele in un film molto controcorrente e decisamente fantasioso.
Per capirlo basta leggere l'avviso di previsione:
La trama si può riassumere nella corsa contro il tempo di una prescelta che ha perso la sua fede, che deve impedire a due angeli decaduti di ottenere l'indulgenza plenaria entrando in una chiesa del New Jearsey. Nel lungo percorso per la sua missione, scortata da due profeti doc (gli immancabili e sempre mitici Jay e Silent Bob), la ragazza incontrerà apostoli dimenticati, muse, diavoli e mostri... e per finire, proprio lui, o meglio lei, Dio!
In mezzo a tutta questa confusione di nomi e tradizioni religiose, c'è però un suo ordine e una sua logica, soprattutto a livello di dialoghi che passano in pochi secondi dai temi scottanti e profondi a battute caserecce e ricche di ironia degne dello Smith più spassoso!
Tenendo poi conto delle numerosissime citazione cinematografiche e non, e del cast quanto mai ricco, a partire dai diabolici Matt Damon e Ben Affleck, passando per Chris Rock, Linda Fiorentino, Salma Hayek e Alan Rickman fino alla sorpresa Alanis Morisette, quello che ne esce è un film ambizioso e un po' pasticciato, certo, ma non per questo meno godibile!
Smith, come solo lui sa fare, mette sul piatto argomenti spinosi trattandoli però come l'uomo della strada, risultando così convincente e geniale!
E poi, senza di lui non avremmo il mitico Buddy Christ!
Niente paura, nessun Lars von Trier o danese dietro l'angolo, il titolo non c'entra nulla con il movimento Dogma95.
Anzi! Visto che alla regia troviamo quel simpaticone di Kevin Smith, non potremmo essere in un mondo più lontano!
Anche perchè, con questo suo quarto lungometraggio, il nostro fa le cose serie, abbandona lo stile commedia romantica per dedicarsi a un tema spinoso come il cattolicesimo. Sì, proprio così, ovviamente con il suo stile, con i suoi attori feticci più qualche new entry di classe, Smith approfondisce dubbi, tesi e mitologie della Bibbia, proponendocele in un film molto controcorrente e decisamente fantasioso.
Per capirlo basta leggere l'avviso di previsione:
« Benché dopo 10 minuti diventi evidente, View Askew dichiara che questo film è, dall'inizio alla fine, una commedia surreale che non va presa sul serio.
Insistere sul fatto che quanto segue sia incendiario o provocatorio significa fraintendere le nostre intenzioni ed emettere un giudizio inopportuno; emettere giudizi spetta solo e unicamente a Dio (questo vale anche per i critici cinematografici… scherziamo).
Quindi, per favore, prima che pensiate che questa sciocchezza di film possa nuocere a qualcuno, ricordate: anche Dio ha un senso dell'umorismo… Prendete l'ornitorinco.
Grazie e buona visione.
P.S. Porgiamo le nostre sincere scuse a tutti gli amanti dell'ornitorinco che si sono offesi per questo sconveniente commento.
Noi di View Askew rispettiamo il nobile ornitorinco e non è nostra intenzione mancare in qualche modo di rispetto a questo stupido animale.
Grazie ancora e buona visione. »
La trama si può riassumere nella corsa contro il tempo di una prescelta che ha perso la sua fede, che deve impedire a due angeli decaduti di ottenere l'indulgenza plenaria entrando in una chiesa del New Jearsey. Nel lungo percorso per la sua missione, scortata da due profeti doc (gli immancabili e sempre mitici Jay e Silent Bob), la ragazza incontrerà apostoli dimenticati, muse, diavoli e mostri... e per finire, proprio lui, o meglio lei, Dio!
In mezzo a tutta questa confusione di nomi e tradizioni religiose, c'è però un suo ordine e una sua logica, soprattutto a livello di dialoghi che passano in pochi secondi dai temi scottanti e profondi a battute caserecce e ricche di ironia degne dello Smith più spassoso!
Tenendo poi conto delle numerosissime citazione cinematografiche e non, e del cast quanto mai ricco, a partire dai diabolici Matt Damon e Ben Affleck, passando per Chris Rock, Linda Fiorentino, Salma Hayek e Alan Rickman fino alla sorpresa Alanis Morisette, quello che ne esce è un film ambizioso e un po' pasticciato, certo, ma non per questo meno godibile!
Smith, come solo lui sa fare, mette sul piatto argomenti spinosi trattandoli però come l'uomo della strada, risultando così convincente e geniale!
E poi, senza di lui non avremmo il mitico Buddy Christ!
22 novembre 2013
Giovane e Bella
Andiamo al Cinema
François Ozon è da sempre una piccola certezza.
Il regista francese, parecchio prolifico (Nella Casa è di giusto un anno fa), ha sempre soddisfatto le esigenze del caso, percorrendo un percorso artistico pluridirezionale e mai uguale a se stesso.
Presentato a Cannes, il suo ultimo film non ha ricevuto riconoscimenti particolari, ma ha ancora una volta convinto la critica e portato quel pizzico di scandalo sulla Croisette che non fa mai male, mettendo su schermo (come se non bastassero le viziatelle di Bling Ring o di Spring Breakers) un'altra giovane tanto annoiata quanto intraprendente.
Partiamo dai lati positivi: Giovane e Bella trabocca stile ad ogni inquadratura, confezionato ad hoc, con colonna sonora preziosa (quattro brani di Françoise Hardy a fare da leitmotiv) e montaggio sopraffine che incorniciano una protagonista bella come poche. Marine Vacth incanta e quasi disturba con la sua perfezione, quel suo essere sensuale e algida non lascia nessuno indifferente e anche se le sue espressioni non sono proprio da Oscar, ma nemmeno lo richiedono vista l'apatia del suo personaggio, le si perdona tutto.
Isabelle è infatti una ragazza apparentemente come le altre, decisamente più bella delle altre, sembra però chiusa in un mondo tutto suo, dove lascia fuori genitori e amici e lascia occasionalmente entrare il fratello minore. In questo suo mondo, senza un apparente motivo, la fresca diciassettenne inizia a prostituirsi. Si registra in un sito di incontri, si fa pagare 300 euro a prestazione e gestisce il tutto in modo impeccabile. La verginità è stata persa quasi come un peso in una spiaggia in piena estate, portandola a un'epifania in cui, forse incantata da se stessa, prova piacere in quel che fa. Il piacere sembra però essere ben lontano nei vari incontri, svilenti, che la rendono sporca, che la spingono a documentarsi in siti pornografici ma che la riempiono dopo, quando tutto diventa un ricordo.
Questa sua vita segreta non può però durare per sempre, e finirà per l'essere scoperta nel modo più tragico dalla famiglia, che cercherà di tirare fuori la giovane da un circolo vizioso che l'ha resa potente e sicura di sé, tra psicologo e un ritorno alla purezza della sua età (con tanto di festa in stile Il tempo delle mele -cit.-) che non ha però il potere della salvezza.
L'amore per un coetaneo non basta, infatti, quello che serve è un momento catartico, per quanto surreale e irreale, che le faccia prendere coscienza di sé e farle tornare il sorriso sulle labbra.
Se ci sono dei lati positivi, però, ci sono ovviamente anche quelli negativi.
In primis quello di una realtà che è ben peggiore della finzione: se Ozon parte nel suo racconto dalle giovani universitarie che in Francia hanno iniziato a prostituirsi per mantenersi, si è ormai arrivati a peggio con le varie baby-squillo romane e i pessimi esempi di una generazione alla sbando.
Isabelle non risolleva di certo la morale, la sua esperienza non sembra dettata dalla sete di denaro -visto più come una compensazione e un capriccio- né del piacere, ma è un vizio difficile da perdere che riempie le sue vuote giornate e la fanno sentire migliore.
Giovane e Bella finisce così per non scandalizzare troppo, né approfondire con più minuzia le motivazioni della ragazza e la traumatica scoperta della famiglia, abbozzata e lasciata in sospeso come altre storylines della trama.
Oltre alla Vacth, il cast è comunque in parte, con la madre (Géraldine Pailhas) affranta e indignata e il patrigno (Frédéric Pierrot, già visto in Les Revenants) cardine delle scene involontariamente comiche.
Il risultato è tutto sommato più che sufficiente, perchè Ozon il suo lavoro lo sa fare eccome, a partire dalla scelta della protagonista e dell'ambientazione che più francese di così non si può, e al suo ritorno alla divisione in capitoli, come già in CinquePerDue, con le quattro stagioni dell'anno a segnare l'evoluzione e la maturazione di Isabelle.
Il finale la lascia però in sospeso, con uno sguardo enigmatico che entra nello spettatore e lo lascia altrettanto sospeso, a valutare pregi e difetti di una pellicola ben fatta ma non così incisiva.
François Ozon è da sempre una piccola certezza.
Il regista francese, parecchio prolifico (Nella Casa è di giusto un anno fa), ha sempre soddisfatto le esigenze del caso, percorrendo un percorso artistico pluridirezionale e mai uguale a se stesso.
Presentato a Cannes, il suo ultimo film non ha ricevuto riconoscimenti particolari, ma ha ancora una volta convinto la critica e portato quel pizzico di scandalo sulla Croisette che non fa mai male, mettendo su schermo (come se non bastassero le viziatelle di Bling Ring o di Spring Breakers) un'altra giovane tanto annoiata quanto intraprendente.
Partiamo dai lati positivi: Giovane e Bella trabocca stile ad ogni inquadratura, confezionato ad hoc, con colonna sonora preziosa (quattro brani di Françoise Hardy a fare da leitmotiv) e montaggio sopraffine che incorniciano una protagonista bella come poche. Marine Vacth incanta e quasi disturba con la sua perfezione, quel suo essere sensuale e algida non lascia nessuno indifferente e anche se le sue espressioni non sono proprio da Oscar, ma nemmeno lo richiedono vista l'apatia del suo personaggio, le si perdona tutto.
Isabelle è infatti una ragazza apparentemente come le altre, decisamente più bella delle altre, sembra però chiusa in un mondo tutto suo, dove lascia fuori genitori e amici e lascia occasionalmente entrare il fratello minore. In questo suo mondo, senza un apparente motivo, la fresca diciassettenne inizia a prostituirsi. Si registra in un sito di incontri, si fa pagare 300 euro a prestazione e gestisce il tutto in modo impeccabile. La verginità è stata persa quasi come un peso in una spiaggia in piena estate, portandola a un'epifania in cui, forse incantata da se stessa, prova piacere in quel che fa. Il piacere sembra però essere ben lontano nei vari incontri, svilenti, che la rendono sporca, che la spingono a documentarsi in siti pornografici ma che la riempiono dopo, quando tutto diventa un ricordo.
Questa sua vita segreta non può però durare per sempre, e finirà per l'essere scoperta nel modo più tragico dalla famiglia, che cercherà di tirare fuori la giovane da un circolo vizioso che l'ha resa potente e sicura di sé, tra psicologo e un ritorno alla purezza della sua età (con tanto di festa in stile Il tempo delle mele -cit.-) che non ha però il potere della salvezza.
L'amore per un coetaneo non basta, infatti, quello che serve è un momento catartico, per quanto surreale e irreale, che le faccia prendere coscienza di sé e farle tornare il sorriso sulle labbra.
Se ci sono dei lati positivi, però, ci sono ovviamente anche quelli negativi.
In primis quello di una realtà che è ben peggiore della finzione: se Ozon parte nel suo racconto dalle giovani universitarie che in Francia hanno iniziato a prostituirsi per mantenersi, si è ormai arrivati a peggio con le varie baby-squillo romane e i pessimi esempi di una generazione alla sbando.
Isabelle non risolleva di certo la morale, la sua esperienza non sembra dettata dalla sete di denaro -visto più come una compensazione e un capriccio- né del piacere, ma è un vizio difficile da perdere che riempie le sue vuote giornate e la fanno sentire migliore.
Giovane e Bella finisce così per non scandalizzare troppo, né approfondire con più minuzia le motivazioni della ragazza e la traumatica scoperta della famiglia, abbozzata e lasciata in sospeso come altre storylines della trama.
Oltre alla Vacth, il cast è comunque in parte, con la madre (Géraldine Pailhas) affranta e indignata e il patrigno (Frédéric Pierrot, già visto in Les Revenants) cardine delle scene involontariamente comiche.
Il risultato è tutto sommato più che sufficiente, perchè Ozon il suo lavoro lo sa fare eccome, a partire dalla scelta della protagonista e dell'ambientazione che più francese di così non si può, e al suo ritorno alla divisione in capitoli, come già in CinquePerDue, con le quattro stagioni dell'anno a segnare l'evoluzione e la maturazione di Isabelle.
Il finale la lascia però in sospeso, con uno sguardo enigmatico che entra nello spettatore e lo lascia altrettanto sospeso, a valutare pregi e difetti di una pellicola ben fatta ma non così incisiva.
21 novembre 2013
Silenzio in Sala - Le Nuove Uscite al Cinema
Buona Francia, ma troppa Italia: il weekend non parte benissimo!Ogni nuova uscita deve però passare sotto il potente martello di Thor, che ci concede, purtroppo, una settimana di stallo dopo quelle molto più ricche appena passate!
Comunque, ecco qualche consiglio:
Il Passato
Dopo l'Oscar come miglior film straniero con Una separazione, Asghar Farhadi torna con un'altra storia che di separazione parla.
Per formalizzare il suo divorzio, Tahar Rahim è costretto a tornare dall'ancora moglie Bérénice Bejo a Parigi, scoprendo la sua vita instabile, fatta di figli e relazioni con uomini sposati. La sua presenza può forse portare un po' di equilibrio.
Trailer
In Solitario
Con la sua interpretazione in Quasi Amici, François Cluzet ha conquistato tutti. Ora l'attore francese torna al cinema con una storia altrettanto estrema: quella di un velista che si appresta a girare in solitaria intorno al mondo. Nel viaggio avrà modo di riflettere e conoscere meglio se stesso, affrontando finalmente i problemi sempre repressi.
Nulla di così originale, ma con i francesi non si sa mai!
Trailer
Il Tocco del Peccato
Presentato in concorso all'ultimo festival di Cannes, il film di Jia Zhang-Ke è diviso in 4 parti uguali di 30 minuti. I protagonisti sono dei giovani cinesi e il loro approccio e la loro ricerca di un nuovo lavoro, in un mondo che sa dare speranze come toglierle. La violenza sarà sempre più pronta ad esplodere.
Trailer
Thor - The Dark World
Da non amante del genere, non esprimo giudizi. Il capitolo del Dio martello che si apre dopo The Avengers offre ancora un gran cast (Chris Hemsworth, Natalie Portman, Tom Hiddleston, Stellan Skarsgård, Idris Elba) e una trama -tra amori contrastati e battaglie imminenti- parecchio intrigante!
Trailer
Alla ricerca di Jane
Di fan sfegatate di Jane Austen e dei suoi romanzi ce ne sono parecchie, ma nessuna potrebbe battere Keri Russell (apprezzatissima ultimamente in The Americans) che qui interpreta una 40enne che a causa della sua ossessione è ancora single. Visto che il tempo scorre, la donna investirà tutto il suo denaro per vivere l'esperienza vittoriana all'interno del parco a tema Austenland, dove, guarda caso, potrebbe conoscere l'uomo giusto...
Trailer
L'arte della Felicità
Presentato a Venezia, il film di animazione di Alessandro Rak si staglia nel suo genere per la poesia e la musicalità della messa in scena. Quella che viene raccontata è poi l'elaborazione del lutto di un taxista napoletano, che si perde nella sua città e nei ricordi di un fratello scomparso.
Trailer
Il Terzo Tempo
Un film italiano che parla (anche) di rugby? Possibile! Sempre presentato al Lido, Enrico Maria Artale porta in scena la formazione di un giovane problematico che viene assunto in un'azienda agricola da un uomo altrettanto chiuso. Lo sport, però, li unisce.
Più no che sì.
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Fuga di Cervelli
La battuta per una "commedia simile" e con un titolo simile è già scontata. Sia per i partecipanti al "film" che, senza offese, per gli spettatori.
Trailer
Comunque, ecco qualche consiglio:
Il Passato
Dopo l'Oscar come miglior film straniero con Una separazione, Asghar Farhadi torna con un'altra storia che di separazione parla.
Per formalizzare il suo divorzio, Tahar Rahim è costretto a tornare dall'ancora moglie Bérénice Bejo a Parigi, scoprendo la sua vita instabile, fatta di figli e relazioni con uomini sposati. La sua presenza può forse portare un po' di equilibrio.
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In Solitario
Con la sua interpretazione in Quasi Amici, François Cluzet ha conquistato tutti. Ora l'attore francese torna al cinema con una storia altrettanto estrema: quella di un velista che si appresta a girare in solitaria intorno al mondo. Nel viaggio avrà modo di riflettere e conoscere meglio se stesso, affrontando finalmente i problemi sempre repressi.
Nulla di così originale, ma con i francesi non si sa mai!
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Il Tocco del Peccato
Presentato in concorso all'ultimo festival di Cannes, il film di Jia Zhang-Ke è diviso in 4 parti uguali di 30 minuti. I protagonisti sono dei giovani cinesi e il loro approccio e la loro ricerca di un nuovo lavoro, in un mondo che sa dare speranze come toglierle. La violenza sarà sempre più pronta ad esplodere.
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Thor - The Dark World
Da non amante del genere, non esprimo giudizi. Il capitolo del Dio martello che si apre dopo The Avengers offre ancora un gran cast (Chris Hemsworth, Natalie Portman, Tom Hiddleston, Stellan Skarsgård, Idris Elba) e una trama -tra amori contrastati e battaglie imminenti- parecchio intrigante!
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Alla ricerca di Jane
Di fan sfegatate di Jane Austen e dei suoi romanzi ce ne sono parecchie, ma nessuna potrebbe battere Keri Russell (apprezzatissima ultimamente in The Americans) che qui interpreta una 40enne che a causa della sua ossessione è ancora single. Visto che il tempo scorre, la donna investirà tutto il suo denaro per vivere l'esperienza vittoriana all'interno del parco a tema Austenland, dove, guarda caso, potrebbe conoscere l'uomo giusto...
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L'arte della Felicità
Presentato a Venezia, il film di animazione di Alessandro Rak si staglia nel suo genere per la poesia e la musicalità della messa in scena. Quella che viene raccontata è poi l'elaborazione del lutto di un taxista napoletano, che si perde nella sua città e nei ricordi di un fratello scomparso.
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Il Terzo Tempo
Un film italiano che parla (anche) di rugby? Possibile! Sempre presentato al Lido, Enrico Maria Artale porta in scena la formazione di un giovane problematico che viene assunto in un'azienda agricola da un uomo altrettanto chiuso. Lo sport, però, li unisce.
Più no che sì.
Trailer
Fuga di Cervelli
La battuta per una "commedia simile" e con un titolo simile è già scontata. Sia per i partecipanti al "film" che, senza offese, per gli spettatori.
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20 novembre 2013
Ken Park
Once Upon a Time -2002-
Entrata ormai nel mondo di Harmony Korine, la sua fissazione per i giovanissimi e le loro esperienze bibliche sta iniziando a preoccuparmi. Tema comune di tutti i suoi film -Julien Donkey-Boy compreso, nonostante tutto-, i giovani che racconta sono quelli che se la cavano da soli, che provano tutto e disobbediscono, individuali e collettivi al tempo stesso.
Ken Park non è da meno, anzi, ancora una volta ci spinge in quella periferia americana qui più borghese, in famiglia atipiche e ragazzi in fase di crescita.
Shawn si diverte soddisfacendo a turno madre e figlia, lasciando il padre/marito ignaro di tutto, Peaches recita la parte della brava ragazza di chiesa davanti ad un padre opprimente e ossessionato dalla moglie defunta, mentre con gli amici è molto più "aperta", Claude deve vedersela con un padre ubriacone che non regge la sua fragilità e i suoi tratti delicati e infine Tate, chiaramente disturbato, vive con i nonni innamorati e benevoli che non sopporta.
In più c'è il Ken Park del titolo, un ragazzo sullo skate che si muove sui titoli di testa, apparentemente felice e incurante che, riprendendosi con la propria videocamera si spara in testa. Il motivo, grazie a Shawn, lo verremo a sapere solo sul finale.
Ancora giovani, quindi, ancora le loro esperienze esplicite su schermo, ancora gran poco politically correct ma, questa volta, una regia più classica e didascalica, divisa in capitoli introduttivi. Il motivo è presto detto, visto che dietro la macchina da presa siedono Ed Lachman e Larry Clark, che già con Kids aveva tradotto su schermo la sceneggiatura di Korine. Probabilmente per questo, e per l'attrazione istintiva verso le disavventure dei protagonisti, Ken Park si lascia vedere molto più fluidamente del resto della filmografia harmoniana: nessun sperimentalismo eccessivo, nessuna pretenziosità, la verità che ci viene sbattuta in faccia è qui filtrata dalla sapiente mano di Clark, attenta ai dettagli e alla fotografia, che segue i suoi giovani e ce li mostra in tutte le loro inibizioni, in quel sogno di perfezione e unità che è il finale. A far da sottofondo, pezzi cult che vanno dai Rancid a Gary Stewart che incorniciano un film compatto e chiuso in se stesso, appagante e voyeuristico, capace di raccontare né la meglio né la peggio gioventù. Solo la gioventù.
Entrata ormai nel mondo di Harmony Korine, la sua fissazione per i giovanissimi e le loro esperienze bibliche sta iniziando a preoccuparmi. Tema comune di tutti i suoi film -Julien Donkey-Boy compreso, nonostante tutto-, i giovani che racconta sono quelli che se la cavano da soli, che provano tutto e disobbediscono, individuali e collettivi al tempo stesso.
Ken Park non è da meno, anzi, ancora una volta ci spinge in quella periferia americana qui più borghese, in famiglia atipiche e ragazzi in fase di crescita.
Shawn si diverte soddisfacendo a turno madre e figlia, lasciando il padre/marito ignaro di tutto, Peaches recita la parte della brava ragazza di chiesa davanti ad un padre opprimente e ossessionato dalla moglie defunta, mentre con gli amici è molto più "aperta", Claude deve vedersela con un padre ubriacone che non regge la sua fragilità e i suoi tratti delicati e infine Tate, chiaramente disturbato, vive con i nonni innamorati e benevoli che non sopporta.
In più c'è il Ken Park del titolo, un ragazzo sullo skate che si muove sui titoli di testa, apparentemente felice e incurante che, riprendendosi con la propria videocamera si spara in testa. Il motivo, grazie a Shawn, lo verremo a sapere solo sul finale.
Ancora giovani, quindi, ancora le loro esperienze esplicite su schermo, ancora gran poco politically correct ma, questa volta, una regia più classica e didascalica, divisa in capitoli introduttivi. Il motivo è presto detto, visto che dietro la macchina da presa siedono Ed Lachman e Larry Clark, che già con Kids aveva tradotto su schermo la sceneggiatura di Korine. Probabilmente per questo, e per l'attrazione istintiva verso le disavventure dei protagonisti, Ken Park si lascia vedere molto più fluidamente del resto della filmografia harmoniana: nessun sperimentalismo eccessivo, nessuna pretenziosità, la verità che ci viene sbattuta in faccia è qui filtrata dalla sapiente mano di Clark, attenta ai dettagli e alla fotografia, che segue i suoi giovani e ce li mostra in tutte le loro inibizioni, in quel sogno di perfezione e unità che è il finale. A far da sottofondo, pezzi cult che vanno dai Rancid a Gary Stewart che incorniciano un film compatto e chiuso in se stesso, appagante e voyeuristico, capace di raccontare né la meglio né la peggio gioventù. Solo la gioventù.
19 novembre 2013
Mad Men - Stagione 5
Quando i film si fanno ad episodi
Ci sono serie tv che catturano per le svolte e i colpi di scena che rendono tutto insicuro, altre che puntano invece su trame intricate e personaggi scorretti, altre ancora in cui prevale un senso di giustizia, e il voler vedere come e quando questo verrà raggiunto.
Poi ci sono le serie tv come Mad Men, in cui può sembrare non succeda nulla di che, in cui i cambiamenti avvengono poco per volta, in cui i temi, e le storie, raccontate sono di volta in volta sempre quelle, ma non per questo stancano, anzi, diventano un appuntamento fisso, una famiglia in più di cui seguire vicende e sentimenti.
Mad Men avvolge lo spettatore, lo trasporta nel magico mondo degli anni '60 facendo dei suoi protagonisti dei conoscenti, cui difficilmente si dice addio o si perde una puntata.
Con la quinta stagione questo meccanismo e questa sensazione sono ancora più forti, visto che dopo il giro di boa avvenuto nella quarta, i sentimenti vengono rimessi in gioco in una nuova partenza.
Il Don sposo novello è un Don che non avevamo ancora conosciuto: felice e sicuro di sé, che uccide letteralmente il suo bisogno di tradire e si lascia andare alla perfezione del suo matrimonio. L'anonima Megan diventa così una presenza rassicurante e indipendente, capace di tenere testa al marito come Betty non aveva mai saputo fare, Betty che ora affoga la sua tristezza nel cibo, trasformandosi in modo quasi inverosimile in una casalinga ancora più disperata.
Attorno al protagonista, ovviamente, ruota la vita all'interno della Sterling Cooper Draper Pryce, con nuove e stimolanti assunzioni (il giovane Ginsberg che rimette in moto il genio creativo di Don), e dimissioni che fanno commuovere.
Nel mezzo ci sono una storia d'amore romantica come poche, che vede coinvolto il sempre più draperiano Pete, incapace di capire la fortuna del suo matrimonio, e il patto immorale che porta Joan ad una scelta discutibile, dopo il fallimento del suo di matrimonio e il bellissimo episodio che la vede in libera uscita con il capo. Non mancano i cambiamenti, quindi, tra giovani donne che crescono (Sally) e drammi profondi che lasciano il segno (Pryce).
La stagione è quanto mai ricca e avvolgente, riuscendo a mantenere i livelli delle precedenti senza mai venire a noia o allungare il suo brodo e portando ad un finale che mostra nuovi cambiamenti alle porte.
La ricetta di questi pazzi si fa quindi vincente, con i riferimenti e le idee pubblicitarie di quegli anni a rendere ancora più intrigante e irresistibile il piatto!
A una stagione dalla fine del recupero, e a due dalla conclusione totale, oltre a poter ammettere senza discussioni il mio amore per la serie, sento già crescere la tristezza per dover salutare anche questi insostituibili personaggi.
Ci sono serie tv che catturano per le svolte e i colpi di scena che rendono tutto insicuro, altre che puntano invece su trame intricate e personaggi scorretti, altre ancora in cui prevale un senso di giustizia, e il voler vedere come e quando questo verrà raggiunto.
Poi ci sono le serie tv come Mad Men, in cui può sembrare non succeda nulla di che, in cui i cambiamenti avvengono poco per volta, in cui i temi, e le storie, raccontate sono di volta in volta sempre quelle, ma non per questo stancano, anzi, diventano un appuntamento fisso, una famiglia in più di cui seguire vicende e sentimenti.
Mad Men avvolge lo spettatore, lo trasporta nel magico mondo degli anni '60 facendo dei suoi protagonisti dei conoscenti, cui difficilmente si dice addio o si perde una puntata.
Con la quinta stagione questo meccanismo e questa sensazione sono ancora più forti, visto che dopo il giro di boa avvenuto nella quarta, i sentimenti vengono rimessi in gioco in una nuova partenza.
Il Don sposo novello è un Don che non avevamo ancora conosciuto: felice e sicuro di sé, che uccide letteralmente il suo bisogno di tradire e si lascia andare alla perfezione del suo matrimonio. L'anonima Megan diventa così una presenza rassicurante e indipendente, capace di tenere testa al marito come Betty non aveva mai saputo fare, Betty che ora affoga la sua tristezza nel cibo, trasformandosi in modo quasi inverosimile in una casalinga ancora più disperata.
Attorno al protagonista, ovviamente, ruota la vita all'interno della Sterling Cooper Draper Pryce, con nuove e stimolanti assunzioni (il giovane Ginsberg che rimette in moto il genio creativo di Don), e dimissioni che fanno commuovere.
Nel mezzo ci sono una storia d'amore romantica come poche, che vede coinvolto il sempre più draperiano Pete, incapace di capire la fortuna del suo matrimonio, e il patto immorale che porta Joan ad una scelta discutibile, dopo il fallimento del suo di matrimonio e il bellissimo episodio che la vede in libera uscita con il capo. Non mancano i cambiamenti, quindi, tra giovani donne che crescono (Sally) e drammi profondi che lasciano il segno (Pryce).
La stagione è quanto mai ricca e avvolgente, riuscendo a mantenere i livelli delle precedenti senza mai venire a noia o allungare il suo brodo e portando ad un finale che mostra nuovi cambiamenti alle porte.
La ricetta di questi pazzi si fa quindi vincente, con i riferimenti e le idee pubblicitarie di quegli anni a rendere ancora più intrigante e irresistibile il piatto!
A una stagione dalla fine del recupero, e a due dalla conclusione totale, oltre a poter ammettere senza discussioni il mio amore per la serie, sento già crescere la tristezza per dover salutare anche questi insostituibili personaggi.
18 novembre 2013
Plumcake allo Yogurt!
Il Fabbricatorte
Una ricetta che più classica di così non si può, ma il risultato è comunque qualcosa di sorprendente! Spazzolato via in due giorni due, questo dolce è perfetto per la colazione, ma ovviamente anche per qualsiasi spuntino possibile e immaginabile!
INGREDIENTI
180g di farina
60g di frumina
3 uova
140g di zucchero
250g di yogurt bianco
100 ml di olio di semi
1 limone
1 bustina di lievito
PROCEDIMENTO
Iniziare sbattendo velocemente le uova a cui aggiungere poi lo yogurt, l'olio e la scorza del limone grattugiata.
Amalgamare poi gli ingredienti secchi, quindi lo zucchero, la farina e la frumina, mescolando bene in modo che non si creino grumi, e per finire il lievito e il sale.
Imburrare e infarinare lo stampo da plumcake (lasciare al naturale in caso di stampo in silicone) e mettere in forno per 45 minuti a 180°.
Una volta pronto, avvolgere in un canovaccio pulito, lasciarlo raffreddare e... Buon Appetito!
Una ricetta che più classica di così non si può, ma il risultato è comunque qualcosa di sorprendente! Spazzolato via in due giorni due, questo dolce è perfetto per la colazione, ma ovviamente anche per qualsiasi spuntino possibile e immaginabile!
INGREDIENTI
180g di farina
60g di frumina
3 uova
140g di zucchero
250g di yogurt bianco
100 ml di olio di semi
1 limone
1 bustina di lievito
PROCEDIMENTO
Iniziare sbattendo velocemente le uova a cui aggiungere poi lo yogurt, l'olio e la scorza del limone grattugiata.
Amalgamare poi gli ingredienti secchi, quindi lo zucchero, la farina e la frumina, mescolando bene in modo che non si creino grumi, e per finire il lievito e il sale.
Imburrare e infarinare lo stampo da plumcake (lasciare al naturale in caso di stampo in silicone) e mettere in forno per 45 minuti a 180°.
Una volta pronto, avvolgere in un canovaccio pulito, lasciarlo raffreddare e... Buon Appetito!
Biglietti, Prego! - Il Boxoffice del Weekend
E rieccoci alla solita storia!
Con tutte le buone uscite che lentamente si fanno strada nella nostra programmazione, a trionfare sono sempre i film dalla dubbia qualità e dal dubbio gusto. L'instancabile Zalone continua a macinare milioni, ma quel secondo posto di Brignano&Angiolini seguiti dalla Disney di serie B fanno piangere il cuore, soprattutto perchè Polanski si ferma solo in settima posizione, così come Pennac in nona, lasciando fuori un Ozon o un Curtis meritevoli.
Ecco i dettagli:
1 Sole a catinelle
week-end € 6.370.892 (totale: 43.795.442)
2 Stai lontana da me
week-end € 1.536.457 (totale: 1.536.457)
3 Planes
week-end € 1.085.722 (totale: 2.724.221)
4 L'ultima ruota del carro
week-end € 838.556 (totale: 838.865)
5 Jobs
week-end € 685.138 (totale: 685.138)
6 Prisoners
week-end € 446.622 (totale: 1.246.845)
7 Venere in pelliccia
week-end € 377.513 (totale: 377.995)
8 Cattivissimo Me 2
week-end € 267.178 (totale: 15.692.343)
9 Il paradiso degli orchi
week-end € 164.458 (totale: 164.458)
10 Machete Kills
week-end € 131.221 (totale: 627.671)
Con tutte le buone uscite che lentamente si fanno strada nella nostra programmazione, a trionfare sono sempre i film dalla dubbia qualità e dal dubbio gusto. L'instancabile Zalone continua a macinare milioni, ma quel secondo posto di Brignano&Angiolini seguiti dalla Disney di serie B fanno piangere il cuore, soprattutto perchè Polanski si ferma solo in settima posizione, così come Pennac in nona, lasciando fuori un Ozon o un Curtis meritevoli.
Ecco i dettagli:
1 Sole a catinelle
week-end € 6.370.892 (totale: 43.795.442)
2 Stai lontana da me
week-end € 1.536.457 (totale: 1.536.457)
3 Planes
week-end € 1.085.722 (totale: 2.724.221)
4 L'ultima ruota del carro
week-end € 838.556 (totale: 838.865)
5 Jobs
week-end € 685.138 (totale: 685.138)
6 Prisoners
week-end € 446.622 (totale: 1.246.845)
7 Venere in pelliccia
week-end € 377.513 (totale: 377.995)
8 Cattivissimo Me 2
week-end € 267.178 (totale: 15.692.343)
9 Il paradiso degli orchi
week-end € 164.458 (totale: 164.458)
10 Machete Kills
week-end € 131.221 (totale: 627.671)
17 novembre 2013
Rumors Has It - Le News dal Mondo del Cinema
Anche questa settimana, poco di nuovo dal fronte cinematografico!
Meglio allora darsi a un po' di trailer, soprattutto se quelli in questione sono dei film più attesi della stagione!
Partiamo con il pretenzioso Aronofsky, che dopo il mondo del balletto de Il cigno nero, si immerge nella bibbia con Noah.
Uscita prevista: 10 aprile 2014
Un altro regista molto impegnato è Joe Wright che dopo l'incanto visivo di Anna Karenina resta in ambito letterario con Pan che va' ad indagare sull'infanzia del bambino che non voleva crescere, Peter, prima dell'incontro con Mary. In attesa delle conferme necessarie, sembra però che Javier Bardem sia in lizza per il ruolo del pirata Barbanera! Che il regista inglese riesca anche questa volta a stupire i più?
Rimanendo in campo Disney, che ha in cantiere un altro film sempre su Peter Pan, ecco il trailer di Maleficent, con la splendida e cattiva Angelina Jolie.
Uscita prevista: 28 maggio 2014
L'onnipresente Lars Von Trier ha finalmente concluso il suo Nymphomaniac e dopo la corposa campagna pubblicitaria si prepara a rilasciare il film nelle sale. In Norvegia e Danimarca uscirà infatti nei prossimi mesi in una versione di 4 ore che, per ovvi motivi commerciali, vedrà la pellicola divisa in due parti non visionate dal regista.
L'opera completa, sarà invece proiettata a Cannes, che ha così tolto il bando a Lars dopo le dichiarazioni controverse di due anni fa.
Altro film amatissimo in America e che a gennaio arriverà da noi, è The Butler che grazie alla figura di un semplice cameriere al servizio del Presidente degli Stati Uniti ripercorre i fatti più salienti della storia contemporanea, grazie ad un super cast!
Per finire, uno sguardo al piccolo schermo che vede per la seconda volta risorgere dalle sue ceneri The killing!
Già cancellato a fine seconda stagione, tornato per una fantastica terza e poi inabissato nel nulla, avrà grazie a NetFlix una quarta parte composta di soli 6 episodi che probabilmente tireranno le somme tra Holder e Linden. In alto i calici!
Meglio allora darsi a un po' di trailer, soprattutto se quelli in questione sono dei film più attesi della stagione!
Partiamo con il pretenzioso Aronofsky, che dopo il mondo del balletto de Il cigno nero, si immerge nella bibbia con Noah.
Uscita prevista: 10 aprile 2014
Un altro regista molto impegnato è Joe Wright che dopo l'incanto visivo di Anna Karenina resta in ambito letterario con Pan che va' ad indagare sull'infanzia del bambino che non voleva crescere, Peter, prima dell'incontro con Mary. In attesa delle conferme necessarie, sembra però che Javier Bardem sia in lizza per il ruolo del pirata Barbanera! Che il regista inglese riesca anche questa volta a stupire i più?
Rimanendo in campo Disney, che ha in cantiere un altro film sempre su Peter Pan, ecco il trailer di Maleficent, con la splendida e cattiva Angelina Jolie.
Uscita prevista: 28 maggio 2014
L'onnipresente Lars Von Trier ha finalmente concluso il suo Nymphomaniac e dopo la corposa campagna pubblicitaria si prepara a rilasciare il film nelle sale. In Norvegia e Danimarca uscirà infatti nei prossimi mesi in una versione di 4 ore che, per ovvi motivi commerciali, vedrà la pellicola divisa in due parti non visionate dal regista.
L'opera completa, sarà invece proiettata a Cannes, che ha così tolto il bando a Lars dopo le dichiarazioni controverse di due anni fa.
Altro film amatissimo in America e che a gennaio arriverà da noi, è The Butler che grazie alla figura di un semplice cameriere al servizio del Presidente degli Stati Uniti ripercorre i fatti più salienti della storia contemporanea, grazie ad un super cast!
Per finire, uno sguardo al piccolo schermo che vede per la seconda volta risorgere dalle sue ceneri The killing!
Già cancellato a fine seconda stagione, tornato per una fantastica terza e poi inabissato nel nulla, avrà grazie a NetFlix una quarta parte composta di soli 6 episodi che probabilmente tireranno le somme tra Holder e Linden. In alto i calici!
Festival di Roma - I Vincitori
In un'edizione con nomi molto più importanti e film molto più attesi della scorsa, il Festival di Roma è arrivato presto alla sua conclusione tra fan in delirio per Hunger Games e star e starlette felici sul red carpet.
Fin dalla sua prima proiezione, il film di Spike Jonze sembrava avere vittoria facile e poteva essere battuto forse solo da Jean-Marc Vallée. I due hanno però dovuto accontentarsi di un premio ai propri attori (Scarlett Johansson e Matthew McCounaghey) mentre ad accaparrarsi il Marc'Aurelio è stato l'italiano Tir, andando così incontro ai gusti della giuria veneziana che aveva premiato il semidocumentario Sacro GRA.
Ecco tutti i premi:
Marc’Aurelio d'Oro per il miglior film Tir di Alberto Fasulo
Premio per la migliore regia Kiyoshi Kurosawa per Sebunsu kodo (Seventh Code)
Premio Speciale della Giuria Quod Erat Demonstrandum di Andrei Gruzsniczk
Premio per la migliore interpretazione maschile Matthew McConaughey per Dallas Buyers Club
Premio per la migliore interpretazione femminile Scarlett Johansson per Her
Premio a un giovane attore o attrice emergente tutto il cast di Gass (Acrid)
Premio per il migliore contributo tecnico Koichi Takahashi per Sebunsu kodo (Seventh Code)
Premio per la migliore sceneggiatura Tayfun Pirselimoğlu per Ben o değilim (I Am Not Him)
Menzione speciale Cui Jian per Lanse gutou (Blue Sky Bones)
Per quanto riguarda la sezione Alice nella città, la vincitrice è stata la Finlandia che vede incoronati come miglior film The Disciple di Ulrika Bengts e Heart of a Lion di Dome Karukoski (menzione speciale).
L'altrettanto ambito Mouse d'oro è andato all'attesissimo Her di Spike Jonze, che ha convinto la gran parte della critica presente e vero colpaccio di Müller per l'edizione.
Fin dalla sua prima proiezione, il film di Spike Jonze sembrava avere vittoria facile e poteva essere battuto forse solo da Jean-Marc Vallée. I due hanno però dovuto accontentarsi di un premio ai propri attori (Scarlett Johansson e Matthew McCounaghey) mentre ad accaparrarsi il Marc'Aurelio è stato l'italiano Tir, andando così incontro ai gusti della giuria veneziana che aveva premiato il semidocumentario Sacro GRA.
foto tratta da cinezapping.com |
Ecco tutti i premi:
Marc’Aurelio d'Oro per il miglior film Tir di Alberto Fasulo
Premio per la migliore regia Kiyoshi Kurosawa per Sebunsu kodo (Seventh Code)
Premio Speciale della Giuria Quod Erat Demonstrandum di Andrei Gruzsniczk
Premio per la migliore interpretazione maschile Matthew McConaughey per Dallas Buyers Club
Premio per la migliore interpretazione femminile Scarlett Johansson per Her
Premio a un giovane attore o attrice emergente tutto il cast di Gass (Acrid)
Premio per il migliore contributo tecnico Koichi Takahashi per Sebunsu kodo (Seventh Code)
Premio per la migliore sceneggiatura Tayfun Pirselimoğlu per Ben o değilim (I Am Not Him)
Menzione speciale Cui Jian per Lanse gutou (Blue Sky Bones)
Per quanto riguarda la sezione Alice nella città, la vincitrice è stata la Finlandia che vede incoronati come miglior film The Disciple di Ulrika Bengts e Heart of a Lion di Dome Karukoski (menzione speciale).
L'altrettanto ambito Mouse d'oro è andato all'attesissimo Her di Spike Jonze, che ha convinto la gran parte della critica presente e vero colpaccio di Müller per l'edizione.
16 novembre 2013
Questione di Tempo
Andiamo al Cinema
Gli inglesi da queste parti hanno sempre avuto un occhio di riguardo se si parla di piccolo schermo, ma se si passa al grande, c'è almeno una cosa nella quale sono dei veri campioni: le commedie romantiche!
Basta nominare titoli come Quattro matrimoni e un funerale, Nothing Hill, Bridget Jones o Love Actually per far spuntare ai più -spero- il sorriso sulle labbra. Tenendo conto che dietro a tutti i film citati c'è un certo Richard Curtis nei panni di sceneggiatore o regista, va da sé che le aspettative per Questione di Tempo, siano molto alte!
Fortunatamente, nessuna brutta sorpresa, anzi, il film è quello che si spera e con qualche chicca in più ad impreziosirlo e che lo fa guardare tutto sorridendo beati e lasciando spuntare pure delle lacrimucce qua e là.
Come nella più classica delle commedie romantiche, Curtis pone al centro della scena un protagonista buffo e parecchio imbranato, che con la sua famiglia perfetta e indie inside vive in Cornovaglia e nasconde un segreto: tutti i maschi possono viaggiare nel tempo, ritornando in istanti precisi semplicemente chiudendosi in luoghi bui e stringendo i pugni. La scoperta solleticherà le ambizioni amorose del giovane Tim, che cercherà di conquistare invano la bella amica della sorella, prima di partire per Londra e a un lavoro frustrante ospitato da un'aspirante drammaturgo cinico e bastardo. A cambiare tutto sarà l'incontro "al buio" con Mary, la donna perfetta, la donna ideale, che tra innumerevoli primi appuntamenti correndo nel tempo, e altrettante prime volte, Tim riuscirà a conquistare costruendo un rapporto unico e felice.
Il film non si conclude però con il "e vissero felici e contenti" di un matrimonio, ma prosegue nel campo migliore di Curtis: la commedia corale, che grazie a coprotagonisti intriganti e fantastici dà linfa vitale alla seconda parte, costruendo una trama complessa e ben strutturata. Il padre malato e giocoso, la sorella depressa e alcolizzata, la vita a due con due figli, arricchiscono così il variegato mondo di emozioni di Questione di tempo, che riesce in modo magistrale ad inserire coerentemente e senza strafare l'espediente fantasioso dei viaggi nel tempo. Senza badare troppo a questioni metafisiche o dubbi morali, Tim usa il suo potere in modo utile, dando così il via a sketch divertenti e equivoci irresistibili fino a capire la lezione paterna e far riflettere tutti noi sul significato del tempo, dell'esperienza e della vita.
Se una commedia romantica riesce a far questo, siamo già davanti a un qualcosa di prezioso, se in più si aggiunge l'attenzione tipicamente british per la musica -da Nick Cave al nostro Jimmy Fontana- e un cast che ha un'alchimia pazzesca (Domhnaal Gleeson e Rachel McAdams, e quel gigione di Bill Nighy) e con il quale non ci si può non identificare tra banalità del quotidiano e questioni prettamente femminili, Questione di tempo diventa una commedia romantica da non perdere, da gustare fino all'ultimo minuto, sorridendo!
Gli inglesi da queste parti hanno sempre avuto un occhio di riguardo se si parla di piccolo schermo, ma se si passa al grande, c'è almeno una cosa nella quale sono dei veri campioni: le commedie romantiche!
Basta nominare titoli come Quattro matrimoni e un funerale, Nothing Hill, Bridget Jones o Love Actually per far spuntare ai più -spero- il sorriso sulle labbra. Tenendo conto che dietro a tutti i film citati c'è un certo Richard Curtis nei panni di sceneggiatore o regista, va da sé che le aspettative per Questione di Tempo, siano molto alte!
Fortunatamente, nessuna brutta sorpresa, anzi, il film è quello che si spera e con qualche chicca in più ad impreziosirlo e che lo fa guardare tutto sorridendo beati e lasciando spuntare pure delle lacrimucce qua e là.
Come nella più classica delle commedie romantiche, Curtis pone al centro della scena un protagonista buffo e parecchio imbranato, che con la sua famiglia perfetta e indie inside vive in Cornovaglia e nasconde un segreto: tutti i maschi possono viaggiare nel tempo, ritornando in istanti precisi semplicemente chiudendosi in luoghi bui e stringendo i pugni. La scoperta solleticherà le ambizioni amorose del giovane Tim, che cercherà di conquistare invano la bella amica della sorella, prima di partire per Londra e a un lavoro frustrante ospitato da un'aspirante drammaturgo cinico e bastardo. A cambiare tutto sarà l'incontro "al buio" con Mary, la donna perfetta, la donna ideale, che tra innumerevoli primi appuntamenti correndo nel tempo, e altrettante prime volte, Tim riuscirà a conquistare costruendo un rapporto unico e felice.
Il film non si conclude però con il "e vissero felici e contenti" di un matrimonio, ma prosegue nel campo migliore di Curtis: la commedia corale, che grazie a coprotagonisti intriganti e fantastici dà linfa vitale alla seconda parte, costruendo una trama complessa e ben strutturata. Il padre malato e giocoso, la sorella depressa e alcolizzata, la vita a due con due figli, arricchiscono così il variegato mondo di emozioni di Questione di tempo, che riesce in modo magistrale ad inserire coerentemente e senza strafare l'espediente fantasioso dei viaggi nel tempo. Senza badare troppo a questioni metafisiche o dubbi morali, Tim usa il suo potere in modo utile, dando così il via a sketch divertenti e equivoci irresistibili fino a capire la lezione paterna e far riflettere tutti noi sul significato del tempo, dell'esperienza e della vita.
Se una commedia romantica riesce a far questo, siamo già davanti a un qualcosa di prezioso, se in più si aggiunge l'attenzione tipicamente british per la musica -da Nick Cave al nostro Jimmy Fontana- e un cast che ha un'alchimia pazzesca (Domhnaal Gleeson e Rachel McAdams, e quel gigione di Bill Nighy) e con il quale non ci si può non identificare tra banalità del quotidiano e questioni prettamente femminili, Questione di tempo diventa una commedia romantica da non perdere, da gustare fino all'ultimo minuto, sorridendo!
15 novembre 2013
Machete Kills
Andiamo al Cinema
Se c'è una cosa che non passerà mai di moda è il trash!
Non parlo però di quel genere di trash morboso e senza estetica, parlo di quel trash in qualche modo di classe, che trova nella sua insensatezza la sua ragione di essere, che per quanto pacchiano sia, per quanto spinga l'acceleratore nel campo minato da se stesso creato, continua a funzionare.
Robert Rodriguez ha fatto del trash la sua missione, in coppia con Tarantino e non, proponendo un nuovo antieroe che si muove come un ballerino nonostante il corpo muscoloso tra le varie mine.
Questo antieroe ha il nome di Machete e il volto fregiato di Denny Trejo, che conferisce quella rocciosità e quella fissità di recitazione necessaria per farne un mito.
Già con il primo capitolo, grazie alla giusta dose di ironia, assurdità e tanta violenza volutamente gratuita, la rinascita del genere era stata compiuta. Ora che a furor di popolo il secondo capitolo è nelle sale, non ci si può sbalordire e si resta tutto sommato soddisfatti dalle nuove avventure di questo corpulento giustiziere.
Nel farlo Rodriguez non bada a spese, e effetti speciali a parte, assolda un cast quanto più eterogeneo possibile: oltre alle vecchie glorie Antonio Banderas e il redivivo Cuba Gooding Jr., troviamo infatti una scatenata e forse un po' troppo incensata Lady Gaga, un'agguerrita Sofia Vergara, una bellissima Amber Heard, un piccolo cammeo di Vanessa Hudges e pure un Mel Gibson d'annata, senza contare le sopravvissute Jessica Alba e Michelle Rodriguez!
Tutti insieme danno vita ad una trama al limite dell'inverosimile, con Machete che deve scongiurare una minaccia mondiale assoldato nientemeno che dal Presidente degli Stati Uniti -un armato fino ai denti Charlie Sheen- facendo fronte a un nemico pronto a far esplodere la casa bianca -uno psicolabile guerrigliero messicano- tenendo testa però a un numero impressionante di nemici che si aggiungono per strada.
La prima parte vola via così liscia, tra scazzottate e colpi di scena, armi sessualmente esplicite, salvataggi dell'ultimo minuto e evoluzioni in 3D.
Ma sarà l'antipatia, sarà che a un certo punto il freno lo si deve tirare, all'arrivo del menzionato Mel Gibson l'intero film sembra prendere una marcia diversa. Le spiegazioni si fanno più serrate, l'azione latita un po', il nostro eroe sembra in sofferenza così da portare ad un finale un po' tirato che lascia volutamente in sospeso il tutto.
Già, perchè come anticipato da un trailer che più trash non si può, la sete di vendetta di Machete non si esaurisce su questo pianeta, ma è pronta a sconfinare nello spazio!
Tirando le somme si ha comunque un sequel godibile, che naviga nelle acque sicure di una regia esperta che sa il fatto suo, e che come il compagno Tarantino ha un orecchio di riguardo per la colonna sonora, impeccabile e cult.
Non certo ai livelli del primo capitolo, questo Machete Kills riesce a far ridere e a far staccare la testa dai pensieri, senza riflettere troppo su temi scottanti come l'immigrazione, ma diventando un puro divertimento un po' fine a se stesso che, nonostante tutto, a volte serve!
Ora, però, dovremmo davvero andare in orbita con Leo per continuare il viaggio?
Se c'è una cosa che non passerà mai di moda è il trash!
Non parlo però di quel genere di trash morboso e senza estetica, parlo di quel trash in qualche modo di classe, che trova nella sua insensatezza la sua ragione di essere, che per quanto pacchiano sia, per quanto spinga l'acceleratore nel campo minato da se stesso creato, continua a funzionare.
Robert Rodriguez ha fatto del trash la sua missione, in coppia con Tarantino e non, proponendo un nuovo antieroe che si muove come un ballerino nonostante il corpo muscoloso tra le varie mine.
Questo antieroe ha il nome di Machete e il volto fregiato di Denny Trejo, che conferisce quella rocciosità e quella fissità di recitazione necessaria per farne un mito.
Già con il primo capitolo, grazie alla giusta dose di ironia, assurdità e tanta violenza volutamente gratuita, la rinascita del genere era stata compiuta. Ora che a furor di popolo il secondo capitolo è nelle sale, non ci si può sbalordire e si resta tutto sommato soddisfatti dalle nuove avventure di questo corpulento giustiziere.
Nel farlo Rodriguez non bada a spese, e effetti speciali a parte, assolda un cast quanto più eterogeneo possibile: oltre alle vecchie glorie Antonio Banderas e il redivivo Cuba Gooding Jr., troviamo infatti una scatenata e forse un po' troppo incensata Lady Gaga, un'agguerrita Sofia Vergara, una bellissima Amber Heard, un piccolo cammeo di Vanessa Hudges e pure un Mel Gibson d'annata, senza contare le sopravvissute Jessica Alba e Michelle Rodriguez!
Tutti insieme danno vita ad una trama al limite dell'inverosimile, con Machete che deve scongiurare una minaccia mondiale assoldato nientemeno che dal Presidente degli Stati Uniti -un armato fino ai denti Charlie Sheen- facendo fronte a un nemico pronto a far esplodere la casa bianca -uno psicolabile guerrigliero messicano- tenendo testa però a un numero impressionante di nemici che si aggiungono per strada.
La prima parte vola via così liscia, tra scazzottate e colpi di scena, armi sessualmente esplicite, salvataggi dell'ultimo minuto e evoluzioni in 3D.
Ma sarà l'antipatia, sarà che a un certo punto il freno lo si deve tirare, all'arrivo del menzionato Mel Gibson l'intero film sembra prendere una marcia diversa. Le spiegazioni si fanno più serrate, l'azione latita un po', il nostro eroe sembra in sofferenza così da portare ad un finale un po' tirato che lascia volutamente in sospeso il tutto.
Già, perchè come anticipato da un trailer che più trash non si può, la sete di vendetta di Machete non si esaurisce su questo pianeta, ma è pronta a sconfinare nello spazio!
Tirando le somme si ha comunque un sequel godibile, che naviga nelle acque sicure di una regia esperta che sa il fatto suo, e che come il compagno Tarantino ha un orecchio di riguardo per la colonna sonora, impeccabile e cult.
Non certo ai livelli del primo capitolo, questo Machete Kills riesce a far ridere e a far staccare la testa dai pensieri, senza riflettere troppo su temi scottanti come l'immigrazione, ma diventando un puro divertimento un po' fine a se stesso che, nonostante tutto, a volte serve!
Ora, però, dovremmo davvero andare in orbita con Leo per continuare il viaggio?
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