Non ci voleva certo un profeta per immaginare che per far andare avanti The Walking Dead ci voleva un nuovo scenario e soprattutto dei nuovi nemici.
E così dopo un inizio quanto mai deludente che aveva visto rassegnati anche i fan della prima ora, il ciclo conclusivo di questa quinta stagione prometteva già un nuovo ambiente da affrontare, nuove sfide in cui veder protagonisti i nostri.
Ed eccoteli quindi vagare senza meta, stanchi, affamati, assetati e soprattutto ormai privi di speranza, con l'inutile morte dello scorso finale a pesare sul loro cuore.
Ed eccoteli poi, dopo giorni di cammino, incappare in una nuova comunità, confrontarsi con loro in modo diffidente, entrarci in punta di piedi e sempre in allerta, vedendoli come nemici ma anche come discepoli da salvare.
Siamo in ambiente tutto nuovo, quindi, l'ennesimo, a mostrarci come l'apocalisse zombie abbia messo alla prova tutti, portando conseguenze sempre diverse.
Ad Alexandria siamo in Paradiso, con gli attacchi fermati sul nascere, con villette ultrachic e ultragreen, con cibo in abbondanza. Insomma, una pacchia in confronto a quanto Rick e soci hanno dovuto affrontare e subire negli ultimi (due?! tre?!) anni.
Ovviamente la diffidenza la fa da padrone, ovviamente i nuovi characters inseriti non hanno peso se confrontati con il passato e ovviamente anche i nostri sembrano aver definitivamente perso lo smalto di un tempo.
Come sempre, poi, a smuovere le cose ci pensano morti illustri sparse qua e là, con i walkers che fanno le loro incursioni ripetendosi volta dopo volta, aggiungendoci vuoi un po' più di dolore in più negli effetti speciali delle scorpacciate, vuoi dell'adrenalina perchè non c'è niente da fare, con il fiato sospeso si rimane lo stesso.
Di buono in questi 8 episodi che non sembrano mostrare niente di nuovo, niente di non già affrontato, c'è che Rick tira fuori la grinta, fa valere tutta la sua esperienza di uomo di mondo, anche se solo a beneficio di un'infatuazione.
Il resto del gruppo resta decisamente sullo sfondo, tra gli attapirati Maggie e Glenn, Carol in incognito che regala comunque ottimi insegnamenti materni, gli odiosi e irritanti Sasha e padre Gabriel per cui spero arrivi una cruenta fine e il buon Daryl in missione che darà sicuramente vita alla nuova storyline della già confermata sesta stagione.
Ci si chiede quindi perchè milioni di spettatori in America come nel resto del mondo continuino a seguire le gesta di The Walking Dead, pronti poi a dare spazio anche a uno spin-off.
Mi chiedo perchè io per prima continuo a farlo.
Forse per quei leggeri brividi che gli zombie sanno dare, forse perchè è sempre bello scrivere stroncature o forse perchè -e gli sceneggiatori sembrano saperlo bene- creando di volta in volta uno scenario diverso, sviluppato in soli 8 episodi, c'è sempre qualcosa di fresco da poter giudicare, e la perdita di tempo non si fa sentire.
Che sia un bene o un male, i conti tornano lo stesso, e so già che il prossimo autunno mi metterò comoda comoda a vedere cos'altro combineranno quei lupi famelici, chi riusciranno a far fuori.
E con me, lo so, ci saranno milioni di spettatori.