Il fabbricatorte.
Quale modo migliore per concludere e per iniziare l'anno se non con una crema golosissima per addolcire le feste? La crema al mascarpone è l'ideale da mangiare da sola o come accompagnamento a pandori e torte, per festeggiare in famiglia o in compagnia un buon 2012!
INGREDIENTI
5 uova
10 cucchiai di zucchero
500g di mascarpone
PROCEDIMENTO
Separare il tuorlo e l'albume delle uova in due diverse ciotole aggiungendo a ciascuna 5 cucchiai di zucchero.
Ai tuorli amalgamare il mascarpone e incorporare poi i bianchi e lo zucchero montati a neve mescolando dal basso verso l'alto per mantenere la spumosità.
Far raffreddare in frigorifero per un paio d'ore e... Buon e Goloso Appetito!
31 dicembre 2011
29 dicembre 2011
Le idi di Marzo
Andiamo al Cinema.
Che Clooney voglia scollarsi di dosso l’immagine piaciona e
leggera si era capito fin dal suo esordio alla regia con Confessione di una
mente pericolosa. Da lì in poi ci ha abituato ad affrontare temi pesanti e
delicati come il maccartismo di Good Night and Good Luck, e ora ne Le idi di
Marzo l’argomento si fa più spinoso e ancora più attuale trattando la campagna
per le primarie presidenziali d’America.
Il film si compone come una vera e propria guerra senza
esclusione di colpi, dove al posto di scene di cruente battaglie stanno comizi,
strategie, sotterfugi e accordi. I due avversari, il democratico Mike Morris
contro il repubblicano Pullman, non sono però protagonisti di questa battaglia.
I veri e propri interpreti sono i componenti dello staff, strateghi intelligenti
e senza scrupoli che rubano la scena a Clooney (che si ritaglia il ruolo
centrale di Morris ma marginale nella scena) e alle sue edificanti parole sul
futuro della nazione. Il cast stellare svetta, quindi: primo fra tutti l’astro
nascente di Hollywood Ryan Gosling. L’attore interpreta Steven, addetto stampa che
a differenza dei veterani Paul (Philip Seymour Hoffman) e Tom (Paul Giamatti), sembra
avere una marcia in più: giovane, idealista ancora puro pagherà cara la sua
fiducia e la sua moralità. Perché “Puoi scatenare una guerra e
restare ancora in sella, ma non puoi mai scoparti una stagista”. Ed è
questo infatti che succede all’integro Morris nonché a Steven, e tutto crolla.
L’affondo farà male e porterà svolte e colpi di scena, l’incorruttibilità si
farà corrotta.
Le idi di Marzo è un film classico, nella sua trama come
nella sua messa in scena, con una fotografia che esalta i volti e le emozioni
degli attori, con un montaggio lineare e
sempre volto alla semplicità. Il problema è che questo classicismo rasenta
quasi la noia. Il film è pesante, bisogna ammetterlo, sia per come affronta il tema della politica che per
il tema stesso, i dialoghi serrati sono densi, troppo forse, e si rischia
davvero di perdersi nel turbinio di nomi e accordi che si svolgono sotto i
nostri occhi. La storia prende infatti vita e desta interesse solo con l’ingresso
della stagista Molly (la sempre brava Evan Rachel Wood) e del suo flirt con
Steven, vera boccata d’aria d’ironia.
Ma, parlando chiaramente, questa non è una stroncatura. E’
più un avvertimento perché Clooney non ha fatto certamente questo film per puro
intrattenimento, la sua è una profonda analisi del mondo della politica, fatto
di compromessi e strategie al limite della legalità e soprattutto della
moralità. Basta poco per cadere, per compiere quel piccolo e fatale errore che
farà crollare tutto, noi in primis.
28 dicembre 2011
Ultimo Tango a Parigi
Once Upon a Time. -1972-
Film scandalo, criticato, censurato, condannato per offesa al senso del pudore. In realtà capolavoro e riflessione sul senso della vita, della decadenza morale e fisica, della passione e della morte.
Marlon Brando, e il suo corpo affascinante ma segnato inesorabilmente dal tempo, incarna alla perfezione tutti questi temi. L'attore è Paul, 45enne colpito dal suicidio della moglie di cui non riesce ad elaborare il lutto e la perdita, che troverà vero e proprio rifugio in un attico vuoto e disabitato, preso in affitto dalla giovane Jeanne che vive aggrappata ai ricordi di un'infanzia felice su cui si basa il film-documentario del fidanzato Tom. Anche lei incapace di gettarsi in nuove esperienze troverà un luogo sicuro nell'appartamento dove esploderà la passione con i quali i due impareranno a conoscersi pur ignorando tutto l'una dell'altro, persino il nome.
Ma il loro rapporto tormentato non riuscirà a trovare e a far trovare loro l'equilibrio, e la tragedia intrisa di malinconia si consumerà velocemente.
Bertolucci omaggia con semplicità Parigi e la sua filmografia rendendo la città ancora più magica e bohemienne, non dimenticando quanto fatto e imparato dalla Nouvelle Vague scegliendo per il ruolo di Tom l'attore simbolo di quegli anni Jean-Pierre Lèaud.
Con scene di sesso esplicito il film ha subito forti censure (diverse sono le copie in circolazione per minuti di durata) e molte sono le leggende che vi aleggiano ma ciò che però importa è la forza espressiva dei due attori e il segno inimitabile e deciso della regia.
Si è detto molto riguardo ad Ultimo tango a Parigi, e molto ancora si dirà, e in questo sta la forza di un capolavoro, nel saper far sempre parlare di sé: nonostante il tempo che passa, i gusti che cambiano, il cinema resta.
Film scandalo, criticato, censurato, condannato per offesa al senso del pudore. In realtà capolavoro e riflessione sul senso della vita, della decadenza morale e fisica, della passione e della morte.
Marlon Brando, e il suo corpo affascinante ma segnato inesorabilmente dal tempo, incarna alla perfezione tutti questi temi. L'attore è Paul, 45enne colpito dal suicidio della moglie di cui non riesce ad elaborare il lutto e la perdita, che troverà vero e proprio rifugio in un attico vuoto e disabitato, preso in affitto dalla giovane Jeanne che vive aggrappata ai ricordi di un'infanzia felice su cui si basa il film-documentario del fidanzato Tom. Anche lei incapace di gettarsi in nuove esperienze troverà un luogo sicuro nell'appartamento dove esploderà la passione con i quali i due impareranno a conoscersi pur ignorando tutto l'una dell'altro, persino il nome.
Ma il loro rapporto tormentato non riuscirà a trovare e a far trovare loro l'equilibrio, e la tragedia intrisa di malinconia si consumerà velocemente.
Bertolucci omaggia con semplicità Parigi e la sua filmografia rendendo la città ancora più magica e bohemienne, non dimenticando quanto fatto e imparato dalla Nouvelle Vague scegliendo per il ruolo di Tom l'attore simbolo di quegli anni Jean-Pierre Lèaud.
Con scene di sesso esplicito il film ha subito forti censure (diverse sono le copie in circolazione per minuti di durata) e molte sono le leggende che vi aleggiano ma ciò che però importa è la forza espressiva dei due attori e il segno inimitabile e deciso della regia.
Si è detto molto riguardo ad Ultimo tango a Parigi, e molto ancora si dirà, e in questo sta la forza di un capolavoro, nel saper far sempre parlare di sé: nonostante il tempo che passa, i gusti che cambiano, il cinema resta.
27 dicembre 2011
Non è mai troppo Tardi
E' già ieri. -2007-
Chi non l'ha mai pensata, la lista delle cose da fare prima di morire? Quelle cose così pazzesche e così importanti e profonde che davvero si vuole riuscire a realizzare. Ma chi effettivamente si impegnerà e troverà il tempo e, perché no, anche il denaro per farle?
I protagonisti di Non è mai troppo tardi lo faranno.
Carter e Edward non possono essere più diversi: tanto colto, curioso e saggio il primo, quanto sfrontato, egocentrico e ricco il secondo. I due si ritroveranno a dividere la stanza d'ospedale e i dolori che la loro malattia comporta. Il tumore lascia ad entrambi poche speranze e nonostante l'iniziale diffidenza riusciranno non solo a convivere ma ad instaurare una profonda e bizzarra amicizia che li porterà a girare il mondo grazie alla ricchezza di Edward per realizzare le loro volontà: da vedere le piramidi d'Egitto a gareggiare con macchine da corsa, scalare l'Himalaya, lanciarsi da paracadute... fino a conoscersi, con pregi e difetti, e a capire cosa e chi è veramente importante ed essenziale: la famiglia.
Mai sdolcinato, anzi, ironico e coraggioso nell'affrontare il tema della morte, il film mette finalmente assieme due grandi come Jack Nicholson e Morgan Freeman con delle parti decisamente cucite per loro. La pazzia e la flemma saggia si scontrano e si incontrano, commuovendoci, sì, ma anche donandoci un sorriso e una bella lezione che non va' mai dimenticata.
Chi non l'ha mai pensata, la lista delle cose da fare prima di morire? Quelle cose così pazzesche e così importanti e profonde che davvero si vuole riuscire a realizzare. Ma chi effettivamente si impegnerà e troverà il tempo e, perché no, anche il denaro per farle?
I protagonisti di Non è mai troppo tardi lo faranno.
Carter e Edward non possono essere più diversi: tanto colto, curioso e saggio il primo, quanto sfrontato, egocentrico e ricco il secondo. I due si ritroveranno a dividere la stanza d'ospedale e i dolori che la loro malattia comporta. Il tumore lascia ad entrambi poche speranze e nonostante l'iniziale diffidenza riusciranno non solo a convivere ma ad instaurare una profonda e bizzarra amicizia che li porterà a girare il mondo grazie alla ricchezza di Edward per realizzare le loro volontà: da vedere le piramidi d'Egitto a gareggiare con macchine da corsa, scalare l'Himalaya, lanciarsi da paracadute... fino a conoscersi, con pregi e difetti, e a capire cosa e chi è veramente importante ed essenziale: la famiglia.
Mai sdolcinato, anzi, ironico e coraggioso nell'affrontare il tema della morte, il film mette finalmente assieme due grandi come Jack Nicholson e Morgan Freeman con delle parti decisamente cucite per loro. La pazzia e la flemma saggia si scontrano e si incontrano, commuovendoci, sì, ma anche donandoci un sorriso e una bella lezione che non va' mai dimenticata.
24 dicembre 2011
Gocciole!
Il Fabbricatorte.
E' tradizione ormai che a Natale cucini e regali biscotti. Il mio piatto forte sono le gocciole, quest'anno impreziosite, oltre che dal cioccolato, da forme buffe e simpatiche. Un regalo speciale per persone speciali, fatto con tanto amore :)
INGREDIENTI
180g burro
500g farina
2 uova
200g zucchero di canna
100g gocciole o barretta di cioccolato
1 bustina di vanillina
PROCEDIMENTO
1. Mescolare assieme uova e zucchero amalgamando poi la farina e il burro fuso o ammorbidito a temperatura ambiente.
2. Quando il composto si presenta omogeneo e facilmente maneggiabile unire la vanillina e le gocce di cioccolato (si può usare una barretta al latte o fondente a seconda dei gusti, spezzettando in pepite il cioccolato).
3. Stendere parti del composto con un'altezza di circa mezzo centimetro e sbizzarrire la fantasia con l'uso di stampi per biscotti o con le proprie mani.
Infornare per 15 minuti a una temperatura di 180° e... Buon Appetito!!
E' tradizione ormai che a Natale cucini e regali biscotti. Il mio piatto forte sono le gocciole, quest'anno impreziosite, oltre che dal cioccolato, da forme buffe e simpatiche. Un regalo speciale per persone speciali, fatto con tanto amore :)
INGREDIENTI
180g burro
500g farina
2 uova
200g zucchero di canna
100g gocciole o barretta di cioccolato
1 bustina di vanillina
PROCEDIMENTO
1. Mescolare assieme uova e zucchero amalgamando poi la farina e il burro fuso o ammorbidito a temperatura ambiente.
2. Quando il composto si presenta omogeneo e facilmente maneggiabile unire la vanillina e le gocce di cioccolato (si può usare una barretta al latte o fondente a seconda dei gusti, spezzettando in pepite il cioccolato).
3. Stendere parti del composto con un'altezza di circa mezzo centimetro e sbizzarrire la fantasia con l'uso di stampi per biscotti o con le proprie mani.
Infornare per 15 minuti a una temperatura di 180° e... Buon Appetito!!
23 dicembre 2011
Angels in America
Quando i film si fanno ad episodi.
Angels in America rappresenta appieno il titolo della rubrica: quando i film si fanno ad episodi, o meglio, a capitoli. La miniserie dell' HBO si articola infatti in 6 capitoli ma, durata a parte, potrebbe benissimo essere stata presentata al cinema.
La realtà è poi più complessa se si pensa che è stata tratta dalla pièce teatrale di Tony Kushner Angels in America-Fantasia gay su temi nazionali.
Andata in onda nel 2003 rappresenta forse un vertice per quanto riguarda messa in scena e contenuti per la tv. La trama racconta infatti l'intrecciarsi delle vicende di due omosessuali e delle loro rispettive famiglie e amici nella New York di metà anni '80 in piena epoca Regan e nel pieno del diffondersi dell'AIDS.
Politica e costume, religione e malattia si alternano per dare una mordace analisi e visione di un'America razzista e corrotta. La storia di Prior Walter, giovane affetto dall'HIV abbandonato dal fidanzato va' a scontrarsi con quella di Joe, nuovo compagno dell'ex, combattuto però tra il rispetto della sua fede mormone e la sua natura. Attorno a loro pilastri della recitazione: Meryl Streep, Al Pacino (il ricco ed insolente Roy Cohn), Emma Thompson e Mary-Louise Parker che si sdoppiano e si travestono in più ruoli, anche minori, per rispettare le origini teatrali della storia che grazie all'uso di effetti speciali vira verso il sovrannaturale con profezie e un vero e proprio processo a Dio e agli angeli per i mali della società.
Ironico, sfrontato, eccessivo ma mai volgare, Angels in America rappresenta davvero l'esempio perfetto di un cinema che si fa e si adatta alla tv, gli attori non ne sono sminuiti, la trama si può concedere pause e meno condensazione, i contenuti si fanno più profondi. La questione religiosa (sia ebrea che mormone), la politica dal caso Rosenberg ai repubblicani, il diffondersi dell'AIDS e la questione dei gay ne fanno una serie forte e particolare e forse anche per questo degna di essere vista e amata.
Angels in America rappresenta appieno il titolo della rubrica: quando i film si fanno ad episodi, o meglio, a capitoli. La miniserie dell' HBO si articola infatti in 6 capitoli ma, durata a parte, potrebbe benissimo essere stata presentata al cinema.
La realtà è poi più complessa se si pensa che è stata tratta dalla pièce teatrale di Tony Kushner Angels in America-Fantasia gay su temi nazionali.
Andata in onda nel 2003 rappresenta forse un vertice per quanto riguarda messa in scena e contenuti per la tv. La trama racconta infatti l'intrecciarsi delle vicende di due omosessuali e delle loro rispettive famiglie e amici nella New York di metà anni '80 in piena epoca Regan e nel pieno del diffondersi dell'AIDS.
Politica e costume, religione e malattia si alternano per dare una mordace analisi e visione di un'America razzista e corrotta. La storia di Prior Walter, giovane affetto dall'HIV abbandonato dal fidanzato va' a scontrarsi con quella di Joe, nuovo compagno dell'ex, combattuto però tra il rispetto della sua fede mormone e la sua natura. Attorno a loro pilastri della recitazione: Meryl Streep, Al Pacino (il ricco ed insolente Roy Cohn), Emma Thompson e Mary-Louise Parker che si sdoppiano e si travestono in più ruoli, anche minori, per rispettare le origini teatrali della storia che grazie all'uso di effetti speciali vira verso il sovrannaturale con profezie e un vero e proprio processo a Dio e agli angeli per i mali della società.
Ironico, sfrontato, eccessivo ma mai volgare, Angels in America rappresenta davvero l'esempio perfetto di un cinema che si fa e si adatta alla tv, gli attori non ne sono sminuiti, la trama si può concedere pause e meno condensazione, i contenuti si fanno più profondi. La questione religiosa (sia ebrea che mormone), la politica dal caso Rosenberg ai repubblicani, il diffondersi dell'AIDS e la questione dei gay ne fanno una serie forte e particolare e forse anche per questo degna di essere vista e amata.
19 dicembre 2011
Il Grinch
Christmas is All Around. -2000-
Se da noi il Grinch ha iniziato a farsi conoscere nel lontano 2000 quando Ron Howard decise di farci un film natalizio per tutta la famiglia, in America il mostriciattolo verde e scorbutico è conosciuto fin dagli anni '60 in cui Theodor Suess Geisel vi scrisse libri per bambini.
Narrato come le più classiche delle favole, con una voce fuori campo che rima le vicende che si stanno per svolgere, il film di Howard è interamente basato sulle capacità interpretative di Jim Carrey che riesce in modo incredibile a dare voce e corpo al Grinch, abitante vicino al paese di Chinonso che vive dei rifiuti lasciati dai nonsochi. Schivo e burbero viene costretto a partecipare alle pompose festività natalizie della città convinto solo dalla dolcezza della piccola Cindy Lou, ma alla vista di addobbi, luci e doni, un trauma infantile riemerge, e il suo odio verso il Natale e verso gli abitanti esplode. Rovinando il loro Natale, saccheggiando regali e distruggendo le decorazioni, il Grinch non riuscirà però a fermare lo spirito natalizio di bontà e amicizia, facendo aprire gli occhi non solo ai nonsochi ma anche a se stesso sul vero significato del 25 dicembre: lo stare assieme, in allegria e nel condividere.
Come nella più classica commedia americana trionfano quindi i buoni sentimenti, ma è Natale, e questo peccato va' perdonato! Anche perché, morale a parte, ciò che fa di questo piccolo film un grande film, è il suo essere sempre verde, come il suo protagonista! Che si sia grandi o si sia ancora piccini, ci si troverà sempre a ridere, a commuoverci e a sorridere in compagnia del caro vecchio Grinch!
18 dicembre 2011
Jules e Jim
Once Upon a Time. -1962-
" È un inno alla vita e alla morte, una dimostrazione dell’impossibilità di qualunque combinazione amorosa al di fuori della coppia. "
Non potrebbe essere descritto meglio di così, Jules e Jim. Le parole sono del regista Francois Truffaut che con Jules e Jim consacra la sua bravura dopo il grande successo internazionale dei 400 colpi e che grazie alla forza della storia, tratta dal romanzo di Henri-Pierre Rochét, consegna al pubblico quello che diviene un film di culto, osannato da cineasti e critica e che tuttora ha quell'aura di capolavoro che lo porta ad essere simbolo di un'epoca e esempio di buon cinema da citare.
Il merito va ovviamente a Truffaut che porta avanti le regole della Nouvelle Vague con riprese fuori dagli studi, sincronia di registrazione tra immagine e suono, ma anche gli attori fanno la loro parte! Jeanne Moreau è strepitosa nel ruolo di Catherine, la donna insoddisfatta e passionale che dividerà i grandi amici Jules e Jim, austriaco il primo, francese il secondo. I tre sapranno affrontare assieme molto più di un'amicizia speciale, la guerra mondiale, le ideologie, i chilometri non affievoliranno il sentimento che li accomuna ma far convivere una passione così forte, slegarsi dalle convenzioni che la società ci impone in un triangolo amoroso non può e non potrà essere la soluzione. E quale dunque? Un finale epico conclude al meglio una storia d'amore e di amicizia folle, sopra le righe ma decisamente profonda e indimenticabile.
" È un inno alla vita e alla morte, una dimostrazione dell’impossibilità di qualunque combinazione amorosa al di fuori della coppia. "
Non potrebbe essere descritto meglio di così, Jules e Jim. Le parole sono del regista Francois Truffaut che con Jules e Jim consacra la sua bravura dopo il grande successo internazionale dei 400 colpi e che grazie alla forza della storia, tratta dal romanzo di Henri-Pierre Rochét, consegna al pubblico quello che diviene un film di culto, osannato da cineasti e critica e che tuttora ha quell'aura di capolavoro che lo porta ad essere simbolo di un'epoca e esempio di buon cinema da citare.
Il merito va ovviamente a Truffaut che porta avanti le regole della Nouvelle Vague con riprese fuori dagli studi, sincronia di registrazione tra immagine e suono, ma anche gli attori fanno la loro parte! Jeanne Moreau è strepitosa nel ruolo di Catherine, la donna insoddisfatta e passionale che dividerà i grandi amici Jules e Jim, austriaco il primo, francese il secondo. I tre sapranno affrontare assieme molto più di un'amicizia speciale, la guerra mondiale, le ideologie, i chilometri non affievoliranno il sentimento che li accomuna ma far convivere una passione così forte, slegarsi dalle convenzioni che la società ci impone in un triangolo amoroso non può e non potrà essere la soluzione. E quale dunque? Un finale epico conclude al meglio una storia d'amore e di amicizia folle, sopra le righe ma decisamente profonda e indimenticabile.
17 dicembre 2011
Bright Star
E' già ieri. -2009-
Un film che è pura poesia, poesia di immagini, di dialogo, poesia di vita e messa in scena.
Bright Star accoglie in sé tutte queste derivazioni della poesia perché di poesia tratta e di poesia vive raccontando la vita e le opere del romantico John Keats e della sua passione viscerale per lo scrivere ma soprattutto dell'amore contro ogni convenzione dell'epoca intercorso con quella che è stata la sua musa, la giovane Fanny Brawne.
Il tocco sensibile e femminile della regista Jane Campion si sente tutto. Presentato al Festival di Cannes ha sancito il ritorno al successo di critica e di pubblico dei tempi di Lezioni di piano e che ha simile attenzione per il ruolo femminile. Il film è infatti centrato più sulla figura di Fanny, sulla sua ribellione nel voler imparare a scrivere poesie, nel suo essere forte e indipendente (disegna da sé infatti i vestiti che indossa), sulle contraddizioni interne dei suoi sentimenti, attratta da Keats ma allo stesso tempo non pronta per viverne la passione e le sue conseguenze.
Con un finale amaro, in cui il suono del dolore ci coglie, si conclude quest'atto d'amore per un'epoca che fu, un'epoca lontana certo, ma che la Campion ha saputo ricostruire in modo bellissimo, tra costumi, dialoghi e scene che ricordano dipinti . Un film che è una poesia.
Un film che è pura poesia, poesia di immagini, di dialogo, poesia di vita e messa in scena.
Bright Star accoglie in sé tutte queste derivazioni della poesia perché di poesia tratta e di poesia vive raccontando la vita e le opere del romantico John Keats e della sua passione viscerale per lo scrivere ma soprattutto dell'amore contro ogni convenzione dell'epoca intercorso con quella che è stata la sua musa, la giovane Fanny Brawne.
Il tocco sensibile e femminile della regista Jane Campion si sente tutto. Presentato al Festival di Cannes ha sancito il ritorno al successo di critica e di pubblico dei tempi di Lezioni di piano e che ha simile attenzione per il ruolo femminile. Il film è infatti centrato più sulla figura di Fanny, sulla sua ribellione nel voler imparare a scrivere poesie, nel suo essere forte e indipendente (disegna da sé infatti i vestiti che indossa), sulle contraddizioni interne dei suoi sentimenti, attratta da Keats ma allo stesso tempo non pronta per viverne la passione e le sue conseguenze.
Con un finale amaro, in cui il suono del dolore ci coglie, si conclude quest'atto d'amore per un'epoca che fu, un'epoca lontana certo, ma che la Campion ha saputo ricostruire in modo bellissimo, tra costumi, dialoghi e scene che ricordano dipinti . Un film che è una poesia.
16 dicembre 2011
The Kingdom
Quando i film si fanno ad episodi.
Lars von Trier c'ha da sempre abituato allo stupore. E questa sua miniserie, datata 1994, ne è un perfetto esempio.
Ambientato in un labirintico e sinistro ospedale, The Kingdom, segue le vicende indistintamente di medici, pazienti e inservienti che lo abitano. Ma nulla a che vedere con i telefilm drama E.R. o Grey's Anatomy. Ad avvolgere infatti l'intero ospedale sono strani fenomeni soprannaturali, voci e grida, visioni, furti, reincarnazioni, apparizioni di ambulanze fantasma... A cercare di svelare il mistero ci prova Sigrid, anziana sensitiva che scopre come la morte della bimba Mona avvenuta anni addietro sia la causa di tutto ciò. Ma le stranezze non finiscono perché mentre il Dottor Helmer fugge ad Haiti per effettuare un malocchio al rivale Krogshøj, questi assiste attonito alla gravidanza straordinaria della sua ragazza mentre l'oncologo Bondo si autotrapianta un fegato malato di cancro per le sue ricerche. A fare da collante e a commentare le varie situazioni, due lavapiatti affetti da sindrome di Down che sembrano conoscere tutto ciò che accade e a rendere ancora più inquietante ogni puntata.
Distante dai suoi successivi film, almeno per quanto riguarda la trama, rimane però un esempio perfetto della bravura di von Trier e della sua ironia, lui stesso ci appare infatti nei titoli di coda finali ad ammonirci e a prendersi gioco di noi.
Atmosfere a metà tra film horror e splatter, con scene al limite dell'assurdo, questa miniserie è stata trampolino di lancio per il regista danese che si è fatto così conoscere anche in America dove è stato fatto un remake della serie scritto da Stephen King.
Lars von Trier c'ha da sempre abituato allo stupore. E questa sua miniserie, datata 1994, ne è un perfetto esempio.
Ambientato in un labirintico e sinistro ospedale, The Kingdom, segue le vicende indistintamente di medici, pazienti e inservienti che lo abitano. Ma nulla a che vedere con i telefilm drama E.R. o Grey's Anatomy. Ad avvolgere infatti l'intero ospedale sono strani fenomeni soprannaturali, voci e grida, visioni, furti, reincarnazioni, apparizioni di ambulanze fantasma... A cercare di svelare il mistero ci prova Sigrid, anziana sensitiva che scopre come la morte della bimba Mona avvenuta anni addietro sia la causa di tutto ciò. Ma le stranezze non finiscono perché mentre il Dottor Helmer fugge ad Haiti per effettuare un malocchio al rivale Krogshøj, questi assiste attonito alla gravidanza straordinaria della sua ragazza mentre l'oncologo Bondo si autotrapianta un fegato malato di cancro per le sue ricerche. A fare da collante e a commentare le varie situazioni, due lavapiatti affetti da sindrome di Down che sembrano conoscere tutto ciò che accade e a rendere ancora più inquietante ogni puntata.
Distante dai suoi successivi film, almeno per quanto riguarda la trama, rimane però un esempio perfetto della bravura di von Trier e della sua ironia, lui stesso ci appare infatti nei titoli di coda finali ad ammonirci e a prendersi gioco di noi.
Atmosfere a metà tra film horror e splatter, con scene al limite dell'assurdo, questa miniserie è stata trampolino di lancio per il regista danese che si è fatto così conoscere anche in America dove è stato fatto un remake della serie scritto da Stephen King.
12 dicembre 2011
Elf
Christmas is All Around. -2003-
Buddy è un elfo particolare: alto, pasticcione e decisamente poco atto a tutti i lavori che gli elfi svolgono invece con efficienza per aiutare Babbo Natale. Il motivo è semplice, papà-elfo lo ha adottato e ora che la verità è diventata difficile da nascondere manda Buddy a New York alla ricerca del vero padre, lo scorbutico e freddo Walter (James Caan), capo di una casa editrice di libri per bambini.
L'incontro-scontro fra i due e la diversa mentalità di esprimere i sentimenti e di sentire il Natale scatenerà gag e risate a non finire, in cui ci sarà spazio anche per l'amore!
Elf è una commedia moderna che però ha imparato dal passato: adatta a tutta la famiglia si caratterizza per l'esilarante e coinvolgente forza comica di Will Ferrell, il protagonista, e riesce non solo a conquistare i più piccoli ma a rimanere impressa anche ai più grandi per trovate geniali e fuori dal normale! In fin dei conti lasciando libero un elfo per le affollate strade americane in periodo natalizio tutto può accadere! Con un lieto fine dei più classici, in cui i buoni sentimenti trionfano, succede che anche il vero Babbo Natale abbia bisogno del nostro aiuto per tornare a volare, perché non si è ma abbastanza grandi per smettere di credere nella magia!
Buddy è un elfo particolare: alto, pasticcione e decisamente poco atto a tutti i lavori che gli elfi svolgono invece con efficienza per aiutare Babbo Natale. Il motivo è semplice, papà-elfo lo ha adottato e ora che la verità è diventata difficile da nascondere manda Buddy a New York alla ricerca del vero padre, lo scorbutico e freddo Walter (James Caan), capo di una casa editrice di libri per bambini.
L'incontro-scontro fra i due e la diversa mentalità di esprimere i sentimenti e di sentire il Natale scatenerà gag e risate a non finire, in cui ci sarà spazio anche per l'amore!
Elf è una commedia moderna che però ha imparato dal passato: adatta a tutta la famiglia si caratterizza per l'esilarante e coinvolgente forza comica di Will Ferrell, il protagonista, e riesce non solo a conquistare i più piccoli ma a rimanere impressa anche ai più grandi per trovate geniali e fuori dal normale! In fin dei conti lasciando libero un elfo per le affollate strade americane in periodo natalizio tutto può accadere! Con un lieto fine dei più classici, in cui i buoni sentimenti trionfano, succede che anche il vero Babbo Natale abbia bisogno del nostro aiuto per tornare a volare, perché non si è ma abbastanza grandi per smettere di credere nella magia!
11 dicembre 2011
Once
E' già ieri. -2006-
Un film girato a bassismo costo per le strade di Dublino, telecamera a mano, attori praticamente sconosciuti e che arrivano dal mondo della musica. Con questi presupposti nessuno si aspettava un tale risultato: Once non solo è stato acclamato dal pubblico ma anche da critica e da addetti ai lavori arrivando a vincere l'oscar per la miglior canzone!
Questo perchè la storia arriva diretta al cuore e alle orecchie proprio per la sua semplicità e il suo essere immersa nel quotidiano. Il lui e la lei protagonisti, interpretati dai professionisti Glen Hansard e Markéta Irglovà, sono uniti infatti dalla passione viscerale per la musica, nonostante la loro situazione precaria (arrivato da Londra per assistere il padre vedovo lui, madre sola e emigrata dalla Repubblica Ceca lei) saranno disposti a sacrifici per inseguire i loro sogni e aiutarsi a stare meglio. Poco importa che ad unirli non sia qualcosa di più, perché la loro sintonia musicale è forse molto più profonda dell'amore.
E così ci si lascia coinvolgere dalle loro canzoni, dalla bellezza e dal sentimento che da esse scaturisce, protagoniste in più e mai in secondo piano. Once non è un musical, è un bellissimo film che della musica e della sua forza creatrice parla.
Un film girato a bassismo costo per le strade di Dublino, telecamera a mano, attori praticamente sconosciuti e che arrivano dal mondo della musica. Con questi presupposti nessuno si aspettava un tale risultato: Once non solo è stato acclamato dal pubblico ma anche da critica e da addetti ai lavori arrivando a vincere l'oscar per la miglior canzone!
Questo perchè la storia arriva diretta al cuore e alle orecchie proprio per la sua semplicità e il suo essere immersa nel quotidiano. Il lui e la lei protagonisti, interpretati dai professionisti Glen Hansard e Markéta Irglovà, sono uniti infatti dalla passione viscerale per la musica, nonostante la loro situazione precaria (arrivato da Londra per assistere il padre vedovo lui, madre sola e emigrata dalla Repubblica Ceca lei) saranno disposti a sacrifici per inseguire i loro sogni e aiutarsi a stare meglio. Poco importa che ad unirli non sia qualcosa di più, perché la loro sintonia musicale è forse molto più profonda dell'amore.
E così ci si lascia coinvolgere dalle loro canzoni, dalla bellezza e dal sentimento che da esse scaturisce, protagoniste in più e mai in secondo piano. Once non è un musical, è un bellissimo film che della musica e della sua forza creatrice parla.
9 dicembre 2011
Le conseguenze dell'amore
Once Upon a Time. -2004-
Molto prima della collaborazione d'oltreoceano con Sean Penn, prima della vittoria meritata e della consacrazione a Cannes con Il divo, Le conseguenze dell'amore rappresenta il terzo asso nella manica del regista Paolo Sorrentino. Realizzato nel 2004 in Svizzera rappresenta l'ennesima grande interpretazione di Toni Servillo questa volta nei panni di Titta di Girolamo, uomo solo incastrato in una vita fatta di abitudini ed ossessioni in un Grand hotel dove ricicla soldi sporchi per conto della mafia.
Come preannuncia già il titolo, però, sarà l'arrivo dell'amore a portare più di una conseguenza nella sua vita. Lo porterà a rischiare, a scrollarsi di dosso la stanchezza di anni monotoni e sempre uguali, cercando l'Altro nella cameriera del suo bar. Queste conseguenze, però, saranno più coraggiose e più rischiose mettendolo contro proprio alla mafia che lo proteggeva, ma, forse, ne vale la pena.
Girato con un manierismo tecnico d'incanto, in cui fotografia e movimenti di macchina stregano forse più di una trama statica, Sorrentino ci conquista, formando non solo un personaggio indimenticabile ma anche un film che sa restare.
Molto prima della collaborazione d'oltreoceano con Sean Penn, prima della vittoria meritata e della consacrazione a Cannes con Il divo, Le conseguenze dell'amore rappresenta il terzo asso nella manica del regista Paolo Sorrentino. Realizzato nel 2004 in Svizzera rappresenta l'ennesima grande interpretazione di Toni Servillo questa volta nei panni di Titta di Girolamo, uomo solo incastrato in una vita fatta di abitudini ed ossessioni in un Grand hotel dove ricicla soldi sporchi per conto della mafia.
Come preannuncia già il titolo, però, sarà l'arrivo dell'amore a portare più di una conseguenza nella sua vita. Lo porterà a rischiare, a scrollarsi di dosso la stanchezza di anni monotoni e sempre uguali, cercando l'Altro nella cameriera del suo bar. Queste conseguenze, però, saranno più coraggiose e più rischiose mettendolo contro proprio alla mafia che lo proteggeva, ma, forse, ne vale la pena.
Girato con un manierismo tecnico d'incanto, in cui fotografia e movimenti di macchina stregano forse più di una trama statica, Sorrentino ci conquista, formando non solo un personaggio indimenticabile ma anche un film che sa restare.
8 dicembre 2011
Midnight in Paris
Andiamo al cinema.
Woody Allen ci ha ormai abituato ad una filmografia altalenante. Sfornando un film a stagione ha preso il ritmo di dirigere un film bello e pieno di grazia seguito da uno dai toni minori, quasi un passatempo.
Così, dopo il divertentissimo Basta che funzioni è seguito il non memorabile Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni a cui ora succede Midnight in Paris.
Ma l’ultima fatica del regista newyorkese ha una novità: non solo è bello e pieno di grazia ma è forse il suo film più riuscito di questi ultimi tempi, incantevole e geniale, magico e veramente indimenticabile!
E questo non solo per la trama di per sé diversa e che fa molti passi avanti rispetto al raccontare il quotidiano dei suoi predecessori, ma anche e soprattutto per la messa in scena, in cui Parigi rappresenta il personaggio in più, mai secondario, raccontata con il romanticismo e l’incantevole aurea che la circonda.
Il protagonista è Gil, giovane sceneggiatore hollywoodiano pronto a fare il grande passo, non solo quello di sposarsi con la ricca e viziata Inez ma anche di scrivere il suo primo romanzo incentrato su un negozio Nostalgia, perché proprio da questa “malattia” è afflitto. Continua infatti a sognare una Parigi diversa da quella moderna e trafficata, sogna la Parigi degli anni ’20 vero rifugio di artisti e di persone speciali.
E così, quasi per magia, allo scoccare della mezzanotte e con il passaggio di una vecchia -- proprio lì viene trasportato. Passando da un salotto in cui suona Cole Porter, ad un bar in cui beve Hemingway, ad una festa organizzata dai Fitzgerald, al matrimonio in cui presenziano Buñuel, Man Ray e Dalì fino alla casa di Gertrude Stein, Gil conoscerà tutti i suoi idoli, diventando loro amico e accogliendo i loro consigli per migliorare il suo romanzo.
Le sue passeggiate notturne lo porteranno però a riflettere sulla sua vita vera, quella del giorno, in cui la fidanzata si fa sempre più vicina al pedante Paul e su un amore ormai agli sgoccioli. Conoscere poi Adriana, musa nonché amante prima di Modigliani e ora di Picasso, gli farà scoprire l’amore vero.
Ma è davvero così giusto continuar a sognare un’epoca passata, volerla vivere distaccandosi così dal proprio presente? Perché quando con Adriana si ritrova catapultato nella Belle Epoque, la sua età dell’oro, capirà quanto sia ingiusto rinnegare da dove si viene, come sia solo frutto di idealizzazione la propria nostalgia.
E così con un finale perfetto si chiude il film forse più bello degli ultimi tempi di Woody, che concentra un perfetto mix di ironia, comicità e romanticismo. Arricchito come sempre da un cast stellare (Kathy Bates, Marion Cotillard, Rachel McAdams, Adrien Brody nonché il cameo di Carla Bruni)che vede al suo vertice un bravissimo Owen Wilson, degno feticcio del regista, Midnight in Paris ci lascia con gli occhi ancora sognanti per un passato splendido e per un presente che lo è ancora di più.
6 dicembre 2011
Twin Peaks
Quando i film si fanno ad episodi.
Chi ha ussico Laura Palmer? Nel 1990 quando Twin Peaks faceva impazzire non solo gli spettatori italiani ma anche il resto del mondo questa domanda era diventata un vero e proprio tormentone. Chiunque seguisse la serie si chiedeva infatti chi aveva assassinato la giovane e bella Laura, quali altri segreti nascondeva la sua vita apparentemente felice e normale ma in realtà piena di ombre e di oscuri peccati.
La serie cult creata e diretta dal maestro David Lynch ha lanciato nel mondo dello spettacolo il suo attore feticcio, Kyle MacLachlan, interprete dell'agente dell'FBI Dale Cooper incaricato delle indagini. A cercare di capire i misteri dell'omicidio si immischieranno però anche Donna e Bobby, migliore amica e fidanzato di Laura che porteranno a galla sono non solo i segreti di una città tutt'altro che idilliaca in cui droga, prostituzione e tradimenti avvengono a luci spente ma anche presenze soprannaturali che si muovono e si nascondono tra i boschi e tra la gente, i sogni rivelatori di Cooper sono diventati i marchi di fabbrica di Lynch., i tendaggi rossi e il nano danzante ientificano alla perfezione il suo cinema dell'inconscio.
Cancellato alla seconda stagione a causa di un netto calo di ascolti, Twin Peaks ha certo risentito dello svelamento anticipato dell'assassino, voluto fortemente dall'emittente ABC e non concorde con il volere del regista.
Quello che rimane, nonostante gli episodi finali superflui, è una grande serie che ha rivoluzionato i canoni estetici e narrativi della televisione, che ha saputo trattenere gli spettatori con il fiato sospeso per 2 anni e che ancora oggi non risente nel tempo passato.
5 dicembre 2011
Love Actually
Christmas is All Around. -2003-
Il Natale è ormai nell'aria e quale modo migliore di sentirlo anche dentro casa se non quello di guardare tra divano e calde coperte commedie che proprio del Natale parlano? Perché non ci sono solo i cinepanettoni, per fortuna, e questa nuova sezione lo vuole dimostrare.
Love Actually rappresenta forse al meglio la commedia natalizia che si innalza dai classici buoni sentimenti e si spinge oltre per una visione più moderna delle relazioni di coppia.
Diretta dallo stesso regista, Richard Curtis, di Quattro matrimoni e un funerale, il film ne raccoglie l'eredità per quanto riguarda la coralità delle storie narrate che si intrecciano e si evolvono a cinque settimane dal fatidico 25 dicembre. Un cast stellare (da Hugh Grant a Bill Nighy, da Colin Firth a Keira Knightely) si fa interprete della sfaccettature della nuova società inglese e londinese nel particolare.
Si parte dalla storia di Billy Mack, rock star sul viale del tramonto che pubblica in occasione delle festività un CD di cover e spera di scalare le classifiche e tornare al successo, peccato che le sue promozioni siano tutto fuorché politically correct! La sua musica e la sua vicenda fanno da sfondo all'intrecciarsi degli altri personaggi, uniti da relazioni familiari, amorose o di lavoro: c'è lo scrittore tradito dalla fidanzata che troverà conforto e nuovo amore in una giovane aiutante portoghese, il giovane innamorato perdutamente della neo sposa del migliore amico, la famiglia solida e felice messa in crisi da una sexy segretaria, i colleghi di lavoro che da sempre si piacciano ma che non trovano il tempo e il coraggio di dichiararsi, il padre vedovo che deve insegnare al figlio ad amare, due controfigure di film porno che si imbarazzano ingenuamente per il primo bacio... una girandola di avventure e di momenti che hanno forse il loro vertice nella figura del nuovo premier inglese (interpretato da Grant) che si prende una cotta proprio per la sua sbadata domestica. Situazioni comiche certo, ma che lasciano campo aperto ai sentimenti, al romanticismo e anche alle lacrime.
Ottimamente interpretato, Love Actually vuole celebrare non solo il Natale ma anche l'amore e l'amicizia perché, se ci guardiamo attorno l'amore, davvero, è dappertutto!
4 dicembre 2011
Harold & Maude
Once Upon a Time. -1971-
Un amore diverso, quasi impossibile da concepire per i più, ma decisamente romantico e bellissimo.
Harold è un ragazzo particolare, non ha amici e il suo unico divertimento, oltre ad assistere ai funerali altrui, è quello di spaventare la madre fingendo grotteschi e macabri suicidi con cui cerca di attirare l'attenzione.
Maude è una 79enne arzilla e allegra, incurante delle leggi che vive la vita nella sua pienezza, che ha deciso di "farla finita" allo scoccare degli 80 anni e che trova divertenti i funerali a cui partecipa senza invito.
Così i due finiscono inevitabilmente per scontrarsi e conoscersi, e quello che ne nascerà sarà più di un amore, ma un'amicizia profonda che cambierà e arricchirà la vita di entrambi.
Le attività che i due faranno assieme, dal guardare le demolizioni a rubare continuamente automobili anche per piantare e liberare le piante comunali, li uniranno e daranno ad Harold quel soffio vitale che una madre soffocante non riesce a dargli, una madre che non lo capisce e che cerca di guarirlo tra auto nuove e ragazze con cui combinarlo.
Film datato forse solo anagraficamente, Harold e Maude è invece un film sempre originale che dà il meglio di sé nei dialoghi (alcune battute di Maude sono fulminanti) ma soprattutto nella musica composta quasi interamente da canzoni di Cat Stevens. Un film che è ormai un cult e che molta fama ha portato al suo regista Hal Ashby. Una commedia diversa, come diversi sono i suoi protagonisti e diverso l'amore che tra loro nasce ma sempre attuali, sempre profondi gli insegnamenti che la saggia Maude ci dà, perché per vivere appieno la propria vita basta lottare, sempre.
Un amore diverso, quasi impossibile da concepire per i più, ma decisamente romantico e bellissimo.
Harold è un ragazzo particolare, non ha amici e il suo unico divertimento, oltre ad assistere ai funerali altrui, è quello di spaventare la madre fingendo grotteschi e macabri suicidi con cui cerca di attirare l'attenzione.
Maude è una 79enne arzilla e allegra, incurante delle leggi che vive la vita nella sua pienezza, che ha deciso di "farla finita" allo scoccare degli 80 anni e che trova divertenti i funerali a cui partecipa senza invito.
Così i due finiscono inevitabilmente per scontrarsi e conoscersi, e quello che ne nascerà sarà più di un amore, ma un'amicizia profonda che cambierà e arricchirà la vita di entrambi.
Le attività che i due faranno assieme, dal guardare le demolizioni a rubare continuamente automobili anche per piantare e liberare le piante comunali, li uniranno e daranno ad Harold quel soffio vitale che una madre soffocante non riesce a dargli, una madre che non lo capisce e che cerca di guarirlo tra auto nuove e ragazze con cui combinarlo.
Film datato forse solo anagraficamente, Harold e Maude è invece un film sempre originale che dà il meglio di sé nei dialoghi (alcune battute di Maude sono fulminanti) ma soprattutto nella musica composta quasi interamente da canzoni di Cat Stevens. Un film che è ormai un cult e che molta fama ha portato al suo regista Hal Ashby. Una commedia diversa, come diversi sono i suoi protagonisti e diverso l'amore che tra loro nasce ma sempre attuali, sempre profondi gli insegnamenti che la saggia Maude ci dà, perché per vivere appieno la propria vita basta lottare, sempre.
3 dicembre 2011
An Education
E' già ieri. -2009-
Più di un'educazione sentimentale, più di un riscatto femminile all'Orgoglio e Pregiudizio la storia raccontata in An Education incanta e insegna.
Jenny Miller è una brava ragazza londinese, giovane ed intelligente che nel suo futuro vede solo un'università prestigiosa e la possibilità di sfondare.
David Goldman è un uomo affascinante e fiero di sé, vive alla giornata e sembra non aver problemi né di denaro né di morale.
Tra i due nasce inevitabilmente l'amore, da cotta adolescenziale per l'uomo più grande a vera e propria passione con litigi e vacanze parigine comprese. I genitori di lei non ostacoleranno la relazione, anzi, affascinati a loro volta dallo charme di David acconsentiranno anche le nozze.
Ma c'è qualcosa sotto, troppa spregiudicatezza, troppi incanti che portano Jenny a perdersi tra locali e vestiti alla moda, a non vedere oltre alle apparenze e ai luccichii di una vita agiata. Nemmeno le parole della sua insegnante, o le raccomandazioni della preside sull'impossibilità di proseguire gli studi in caso di fidanzamento la fermeranno fino a ché la verità non verrà a galla e solo lì, tra dolore e voglia di riscatto, Jenny prenderà coscienza dei sui desideri e delle sue capacità.
Sceneggiato dal romanziere Nick Hornby, diretto dalla danese Lone Scherfig, An Education rivela un'eleganza di messa in scena e di interpretazione che dà al film quel tocco che incanta. Carrey Mulligan è perfetta nel ruolo della protagonista, una giovane bella e cosciente delle sue potenzialità che incarna il fascino degli anni '60 e che rappresenta l'unione perfetta tra lo stile londinese e parigino, location del film.
A far da spalla all'attrice Peter Sarsgaard, mai così dandy e affascinante.
Più di una storia d'amore quindi, più di un'educazione, la storia di una ragazza e della strada da affrontare per raggiungere i suoi sogni.
Più di un'educazione sentimentale, più di un riscatto femminile all'Orgoglio e Pregiudizio la storia raccontata in An Education incanta e insegna.
Jenny Miller è una brava ragazza londinese, giovane ed intelligente che nel suo futuro vede solo un'università prestigiosa e la possibilità di sfondare.
David Goldman è un uomo affascinante e fiero di sé, vive alla giornata e sembra non aver problemi né di denaro né di morale.
Tra i due nasce inevitabilmente l'amore, da cotta adolescenziale per l'uomo più grande a vera e propria passione con litigi e vacanze parigine comprese. I genitori di lei non ostacoleranno la relazione, anzi, affascinati a loro volta dallo charme di David acconsentiranno anche le nozze.
Ma c'è qualcosa sotto, troppa spregiudicatezza, troppi incanti che portano Jenny a perdersi tra locali e vestiti alla moda, a non vedere oltre alle apparenze e ai luccichii di una vita agiata. Nemmeno le parole della sua insegnante, o le raccomandazioni della preside sull'impossibilità di proseguire gli studi in caso di fidanzamento la fermeranno fino a ché la verità non verrà a galla e solo lì, tra dolore e voglia di riscatto, Jenny prenderà coscienza dei sui desideri e delle sue capacità.
Sceneggiato dal romanziere Nick Hornby, diretto dalla danese Lone Scherfig, An Education rivela un'eleganza di messa in scena e di interpretazione che dà al film quel tocco che incanta. Carrey Mulligan è perfetta nel ruolo della protagonista, una giovane bella e cosciente delle sue potenzialità che incarna il fascino degli anni '60 e che rappresenta l'unione perfetta tra lo stile londinese e parigino, location del film.
A far da spalla all'attrice Peter Sarsgaard, mai così dandy e affascinante.
Più di una storia d'amore quindi, più di un'educazione, la storia di una ragazza e della strada da affrontare per raggiungere i suoi sogni.
1 dicembre 2011
Torta Mandorle e Uvetta
Il fabbricatorte.
L'impasto classico di questo dolce si presta facilamente a scatenare la propria fantasia. Con il freddo che avanza, mandorle e uvetta sono il connubio perfetto per una torta adatta ad ogni occasione!
INGREDIENTI
300g farina
200g zucchero
3 uova
1 bicchiere di latte
1 bicchiere di olio di semi
lievito
sale
mandorle e uvetta a piacere
PROCEDIMENTO
1. Mescolare assieme uova e zucchero e poi incorporare latte, olio e farina fino a impasto morbido e senza imperfezioni. Unire una bustina di lievito per dolci e un pizzico di sale.
2. Aggiungere all'impasto le mandorle tritate o tagliate a pezzetti e l'uvetta che precedentemente si era lasciata ammorbidire in acqua. Per dare freschezza alla torta si può amalgamare la scorza di un limone.
3. Infornare il tutto a 180° per circa una mezzora. Decorare la torta con zucchero a velo e.... Buon Appetito!
L'impasto classico di questo dolce si presta facilamente a scatenare la propria fantasia. Con il freddo che avanza, mandorle e uvetta sono il connubio perfetto per una torta adatta ad ogni occasione!
INGREDIENTI
300g farina
200g zucchero
3 uova
1 bicchiere di latte
1 bicchiere di olio di semi
lievito
sale
mandorle e uvetta a piacere
PROCEDIMENTO
1. Mescolare assieme uova e zucchero e poi incorporare latte, olio e farina fino a impasto morbido e senza imperfezioni. Unire una bustina di lievito per dolci e un pizzico di sale.
2. Aggiungere all'impasto le mandorle tritate o tagliate a pezzetti e l'uvetta che precedentemente si era lasciata ammorbidire in acqua. Per dare freschezza alla torta si può amalgamare la scorza di un limone.
3. Infornare il tutto a 180° per circa una mezzora. Decorare la torta con zucchero a velo e.... Buon Appetito!
30 novembre 2011
Dexter
Quando i film si fanno ad episodi.
Avere simpatia per un serial killer? Seguire con trepidazione le sue imprese ed avere fiducia in lui? Tifare per lui?
Sì, se il serial killer in questione si chiama Dexter Morgan. Sì se è un serial killer buono, un giustiziere solitario che dietro l'aria del bravo ragazzo che collabora con la polizia uccide i "cattivi".
Nata nel 2006, la serie TV ormai di culto è arrivata senza troppi cali alla sesta stagione e racconta proprio di un ematologo (uno studioso del sangue) che nonostante il padre defunto e la sorella agente di polizia nasconde in sè l'insaziabile fame di uccidere ma che grazie agli insegnamenti paterni riesce a controllare i suoi istinti e a sfogarli solo con pedofili, assassini, stupratori... chi se lo merita, secondo il suo codice almeno.
La prima serie tratta dal romanzo di Jeff Lindsay ci fulmina. Non solo scopriamo il passato di questo giustiziere solitario, scoprendo le regole che lo guidano e i rapporti col resto del mondo, ma soprattutto seguiamo le indagini per scoprire chi è il "killer del camion frigo" e che relazioni vi è tra lui e il nostro beniamino. Dopo un inizio così folgorante la seconda serie si concentra invece proprio su Dexter, la polizia ha infatti scoperto il luogo dove le sue vittime riposano e riuscire a sviare famiglia e compagni di lavoro sulla sua identità non sarà facile.
La terza stagione rappresenta forse la più deludente da seguire e che ruota attorno alla figura di Miguel Prado, procuratore distrettuale che proprio da Dexter vuole imparare ad uccidere. Ma i fan non si disperino perchè la quarta serie è forse la più intensa e adrenalinica e segue non solo le vicende familiari di Dex ormai sposato e con un figlio appena nato ma anche quelle di Trinity, efferato serial killer che uccide ormai da 30 anni con un modus operandi decisamente particolare.
Se la prima serie nasce dal sangue così si conclude anche questa e porta non pochi dubbi morali al protagonista che si troverà però a dover proteggere e aiutare la giovane Lumen, salvata da morte certa e ora carica di quel passeggero oscuro che, come il suo, ha sete di giustizia. Può essere questa fragile ragazza colei che lo può finalmente comprendere? Con il finale dolceamaro della quinta stagione è ora in onda in America una nuova serie incentrata questa volta sul killer del giorno del giudizio e che pone a Dexter domande sulla fede e sul perdono.
Rapporto genitore-figlio, amicizia, famiglia, amore e fede, questi sono i grandi temi affrontati anno dopo anno dal telefilm, che riesce sempre a confermarsi all'altezza delle aspettative e soprattutto riesce a metterci davanti a questioni morali, filosofiche e religiose profonde, ma soprattutto ad appassionarci, mescolando sapientemente azione e sentimento.
Avere simpatia per un serial killer? Seguire con trepidazione le sue imprese ed avere fiducia in lui? Tifare per lui?
Sì, se il serial killer in questione si chiama Dexter Morgan. Sì se è un serial killer buono, un giustiziere solitario che dietro l'aria del bravo ragazzo che collabora con la polizia uccide i "cattivi".
Nata nel 2006, la serie TV ormai di culto è arrivata senza troppi cali alla sesta stagione e racconta proprio di un ematologo (uno studioso del sangue) che nonostante il padre defunto e la sorella agente di polizia nasconde in sè l'insaziabile fame di uccidere ma che grazie agli insegnamenti paterni riesce a controllare i suoi istinti e a sfogarli solo con pedofili, assassini, stupratori... chi se lo merita, secondo il suo codice almeno.
La prima serie tratta dal romanzo di Jeff Lindsay ci fulmina. Non solo scopriamo il passato di questo giustiziere solitario, scoprendo le regole che lo guidano e i rapporti col resto del mondo, ma soprattutto seguiamo le indagini per scoprire chi è il "killer del camion frigo" e che relazioni vi è tra lui e il nostro beniamino. Dopo un inizio così folgorante la seconda serie si concentra invece proprio su Dexter, la polizia ha infatti scoperto il luogo dove le sue vittime riposano e riuscire a sviare famiglia e compagni di lavoro sulla sua identità non sarà facile.
La terza stagione rappresenta forse la più deludente da seguire e che ruota attorno alla figura di Miguel Prado, procuratore distrettuale che proprio da Dexter vuole imparare ad uccidere. Ma i fan non si disperino perchè la quarta serie è forse la più intensa e adrenalinica e segue non solo le vicende familiari di Dex ormai sposato e con un figlio appena nato ma anche quelle di Trinity, efferato serial killer che uccide ormai da 30 anni con un modus operandi decisamente particolare.
Se la prima serie nasce dal sangue così si conclude anche questa e porta non pochi dubbi morali al protagonista che si troverà però a dover proteggere e aiutare la giovane Lumen, salvata da morte certa e ora carica di quel passeggero oscuro che, come il suo, ha sete di giustizia. Può essere questa fragile ragazza colei che lo può finalmente comprendere? Con il finale dolceamaro della quinta stagione è ora in onda in America una nuova serie incentrata questa volta sul killer del giorno del giudizio e che pone a Dexter domande sulla fede e sul perdono.
Rapporto genitore-figlio, amicizia, famiglia, amore e fede, questi sono i grandi temi affrontati anno dopo anno dal telefilm, che riesce sempre a confermarsi all'altezza delle aspettative e soprattutto riesce a metterci davanti a questioni morali, filosofiche e religiose profonde, ma soprattutto ad appassionarci, mescolando sapientemente azione e sentimento.
25 novembre 2011
The Tree of Life
E' già ieri. -2010-
Ci sono diversi modi per interpretare un film controverso come The tree of life. Il vincitore a Cannes non è di certo di facile visione, si discosta decisamente dai film che Hollywood sforna o dalla narrativa classica. Ma il suo successo non è dovuto solo alla fama di regista-genio di Terrence Malick (ultima intervista nel 1973, 5 film in 40 anni) perché L’albero della vita è una piccola perla, uno di quei film che ti fanno uscire dalla sala e guardare il mondo in modo diverso.
Ci sono diversi modi per interpretare un film controverso come The tree of life. Il vincitore a Cannes non è di certo di facile visione, si discosta decisamente dai film che Hollywood sforna o dalla narrativa classica. Ma il suo successo non è dovuto solo alla fama di regista-genio di Terrence Malick (ultima intervista nel 1973, 5 film in 40 anni) perché L’albero della vita è una piccola perla, uno di quei film che ti fanno uscire dalla sala e guardare il mondo in modo diverso.
Esagerato? Non del tutto. La vera forza del film sta nella sua poeticità, nella sua forza espressiva. La fotografia è veramente spettacolare e solo per questa meriterebbe di essere visto in sala.
Ma passiamo alla trama. Il film cerca di raccontare il superamento della morte di un figlio, l’elaborazione del lutto di genitori e fratello (interpretato in età adulta da Sean Penn), non svelando mai cosa gli sia accaduto. Tornando indietro nel tempo si ripercorre quindi l’infanzia e la storia di questa tipica ma allo stesso tempo anomala famiglia americana. Nel profondo conservatorismo degli anni ’50 Brad Pitt è un padre severo e punitivo che cerca in tutti i modi di avere fama e successo. I suoi figli vivono le loro avventure condizionati dai suoi scatti d’ira, dai suoi insegnamenti mentre la figura più riuscita, quella della madre, Jessica Chastain, solare, materna, amica cerca di proteggerli.
La storia, raccontata in tanti piccoli tranche de vie di anni, è però inframezzata da immagini spettacolari, ere geologiche lontane, la natura nel suo splendore, Dio, forse. Lunghi monologhi, lunghi silenzi, un ritmo fluente ma spezzato. Visioni oniriche e simboliche, parole pesanti e significative, ricordi che segnano e formano. Ecco perché The tree of life è così difficile ma così bello. La sua forza torna a risiedere nelle immagini, nelle inquadrature in quello che è l’essenza del cinema: l’occhio e il suo movimento.
24 novembre 2011
(500) Giorni Insieme
Avete presente quel film che vi fa uscire dalla sala leggeri e con il sorriso? Quel film che poi consiglierete a tutti i vostri amici e che sapete riguarderete e riguarderete?
Bè, quel film potrebbe essere (500) giorni insieme (titolo originale (500) days of summer, molto più poetico).
Partiamo dalla storia, un lui e una lei, si piacciono, si avvicinano, stanno insieme, ma l'amore non decolla e si lasciano.
Fin qui niente di strano, classico film di storia-d'amore-che-finisce-male-ma-si-spera-con-lieto-fine. E invece no.
Non solo perchè quel lieto fine sperato non c'è (e ci viene annunciato dalla voce fuori campo fin dall'inizio), ma perchè è soprattutto la messa in scena ad essere tutt'altro che classica.
Marc Webb, il regista, è riuscito a passare con disinvoltura dai videoclip a questo lungometraggio e nel farlo non ha perso il suo brio e la sua leggerezza, anzi, grazie all'esperienza accumulata riesce in un continuo cambio di registro che non sovraccarica ma carica il racconto e dà quel tocco di originalità che va oltre la trama. Perchè sì, è lei a portare i pantaloni nella coppia, è lei che lo lascia, lui che soffre, lui che crede nell'amore eterno; ma è il tempo di narrazione non lineare, è la complicità tra gli attori, è l'ambientazione losangelina di sfondo, è una colonna sonora da intenditori e quanto mai calzante e infine sono i particolari eccentrici (Tom, il nostro lui, laureato in architettura lavora come ideatore di biglietti di auguri) che fanno di questo film un piccolo gioiello. Pur non avendo goduto di grande strascico pubblicitario, anzi, (500) giorni insieme è riuscito a diventare un caso sul web, conquistando pian piano sempre più apprezzamenti tra pubblico e critica.
E ora, togliete pure gli occhialini rosa che vi ho messo per far apparire questo film perfetto, perchè lo spettacolo di questi 500 giorni rimane bellissimo lo stesso.
22 novembre 2011
Strudel, variazione
Il Fabbricatorte.
Per un pranzo speciale mi son trovata a preparare uno strudel riempito con ingredienti gustosi ma non previsti dalla ricetta tradizionale, ha fatto nascere una variante davvero squisita di questo classico!
INGREDIENTI
500g di burro
4 cucchiai di zucchero
200g circa di farina
3 mele
3 pere
noci
uvetta
PROCEDIMENTO
1. Mettere a cuocere su fuoco alto mele e pere tagliate a pezzettini con 2 cucchiai di zucchero. Aggiungere una volta cotte i pezzi di noce e l'uvetta.
2. Far sciogliere a bagnomaria il burro. Mescolarlo poi con 2 cucchiai di zucchero e farina finchè l'impasto non è ben modellabile e si può stenderlo su carta forno con facilità.
3. Stendere l'interno sulla pasta e poi chiudere per bene. Infornare a 180° per mezzora e poi.... Buon appetito!
Per un pranzo speciale mi son trovata a preparare uno strudel riempito con ingredienti gustosi ma non previsti dalla ricetta tradizionale, ha fatto nascere una variante davvero squisita di questo classico!
INGREDIENTI
500g di burro
4 cucchiai di zucchero
200g circa di farina
3 mele
3 pere
noci
uvetta
PROCEDIMENTO
1. Mettere a cuocere su fuoco alto mele e pere tagliate a pezzettini con 2 cucchiai di zucchero. Aggiungere una volta cotte i pezzi di noce e l'uvetta.
2. Far sciogliere a bagnomaria il burro. Mescolarlo poi con 2 cucchiai di zucchero e farina finchè l'impasto non è ben modellabile e si può stenderlo su carta forno con facilità.
3. Stendere l'interno sulla pasta e poi chiudere per bene. Infornare a 180° per mezzora e poi.... Buon appetito!
21 novembre 2011
One Day
Andiamo al cinema.
Come condensare vent'anni in 100 minuti? Come raccontare la nascita e la crescita di un amore che ha percorso un così lungo lasco di tempo senza risultare banali o tralasciare qualcosa d'importante? Saranno queste le domande che si sono posti Lone Scherfig, regista del film, ma dapprima David Nicholls autore del romanzo da cui One Day è tratto e anche della sceneggiatura del film.
La soluzione di questo problema è stata non solo efficace ma anche esteticamente perfetta: raccontare vent'anni in un giorno, il 15 luglio. Partendo dal lontano 1988 assistiamo alla nascita e all'evolversi del rapporto di amicizia e di amore tra Dexter ed Emma. Ricco e sfrontato lui, sognatrice e in ricerca lei. Dalla prima notte passata assieme nasce un'amicizia speciale, un'autentica affinità elettiva, e non sono gli anni che passano, gli amori che entrambi vivono, le delusioni e i dolori a dividerli, ma proprio questi li fanno crescere e trovare la loro strada. E così il 15 luglio segna ogni anno le loro vite e rimane lì ad incastonare le esperienze più belle.
Dopo aver incantato con An Education la Scherfig torna a dividersi tra Londra e Parigi e a mettere in scena con eleganza e romanticismo una storia d'amore non convenzionale e per questo ancora più potente.
One Day, però, non parla solo di amore, riesce infatti con poche e geniali tocchi a ricreare man mano un'epoca e una situazione. Dagli anni '80 colorati e pieni di speranze alla futilità e leggerezza degli anni '90 segnati dall'uso smodato di alcool e droga, fino ai giorni nostri.Il tocco femminile della regista si sente tutto ed è infatti su Emma che il suo occhio si sofferma maggiormente. Interpretata da una bravissima Anne Hathaway assistiamo alla sua metamorfosi affrontando con ironia e intelligenza tutto ciò che la circonda, al suo riuscire ad imporsi nel lavoro come nell'amore. Amore che ancora una volta salvifica (Dexter troverà in Emma non solo un'amica ma la sola che possa riuscire a farlo diventare la brava persona che è e che sua madre ha sempre visto) e rende la vita degna di essere vissuta.
Lieto fine dunque? In parte, perchè, purtroppo, la realizzazione di sè passa anche attraverso il dolore.
Ciò che è innegabile è però la forza con cui ci si identifica nei personaggi (bravissimo anche Jim Sturgess, astro nascente di Hollywood), si soffre e ci si rallegra con loro, si spera nel loro stare assieme fa sì si esca dalla sala ancora affascinati dalla bellezza e dalla malinconia di questa storia d'amore travolgente ma paziente. Perchè infondo qualsiasi cosa accada domani... viviamo oggi.
20 novembre 2011
Prison Break
Quando i film si fanno ad episodi.
Nata nel 2005 la serie TV di punta del canale americano Fox in Italia ha avuto grosso seguito ma a causa dei continui cambi di palinsesto non ha mai brillato come avrebbe dovuto.
Prison Break infatti fa della genialità il suo marchio distintivo. Genialità di sceneggiatura che riesce ad ogni serie a mantenersi su alti livelli, genialità di colpi di scena e svolte improvvise, genialità del protagonista Michael, un bravo ma soprattutto bellissimo Wentworth Miller.
La prima serie si svolge interamente all'interno della prigione di Fox River dove Michael si fa imprigionare per riuscire a far evadere il fratello, condannato a morte per aver ucciso il fratello del vice presidente degli Stati Uniti. Grazie ad intrighi, accordi e aiuti i due riusciranno ad evadere assieme ad altri 6 prigionieri, ognuno con un passato alle spalle e vendette da regolare. Come si capirà fin dall'inizio però la vicenda è molto più intricata del previsto poichè a muovere le fila non solo delle accuse rivolte a Lincoln, ma di gran parte del "pubblico" americano c'è un gruppo cospirazionista denominato La Compagnia. La seconda serie segue invece la fuga degli otto evasi alla volta di Panama e si concentra maggiormente sia sul potere smisurato de La Compagnia che sull'amore nato tra Michael e la dottoressa della prigione, Sara Tancredi.
La serie ha però subito un arresto con la terza stagione colpita anch'essa dallo sciopero degli sceneggiatori ad Hollywood e che per questo conta 13 episodi e non 22. Nonostante questo e la momentanea scomparsa del personaggio di Sara, Prison Break è riuscita a recuperare con un'adrenalinica ultima serie che dopo efferati colpi di scena porta ad un finale amaro ma al tempo stesso perfetto.
Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.
Nata nel 2005 la serie TV di punta del canale americano Fox in Italia ha avuto grosso seguito ma a causa dei continui cambi di palinsesto non ha mai brillato come avrebbe dovuto.
Prison Break infatti fa della genialità il suo marchio distintivo. Genialità di sceneggiatura che riesce ad ogni serie a mantenersi su alti livelli, genialità di colpi di scena e svolte improvvise, genialità del protagonista Michael, un bravo ma soprattutto bellissimo Wentworth Miller.
La prima serie si svolge interamente all'interno della prigione di Fox River dove Michael si fa imprigionare per riuscire a far evadere il fratello, condannato a morte per aver ucciso il fratello del vice presidente degli Stati Uniti. Grazie ad intrighi, accordi e aiuti i due riusciranno ad evadere assieme ad altri 6 prigionieri, ognuno con un passato alle spalle e vendette da regolare. Come si capirà fin dall'inizio però la vicenda è molto più intricata del previsto poichè a muovere le fila non solo delle accuse rivolte a Lincoln, ma di gran parte del "pubblico" americano c'è un gruppo cospirazionista denominato La Compagnia. La seconda serie segue invece la fuga degli otto evasi alla volta di Panama e si concentra maggiormente sia sul potere smisurato de La Compagnia che sull'amore nato tra Michael e la dottoressa della prigione, Sara Tancredi.
La serie ha però subito un arresto con la terza stagione colpita anch'essa dallo sciopero degli sceneggiatori ad Hollywood e che per questo conta 13 episodi e non 22. Nonostante questo e la momentanea scomparsa del personaggio di Sara, Prison Break è riuscita a recuperare con un'adrenalinica ultima serie che dopo efferati colpi di scena porta ad un finale amaro ma al tempo stesso perfetto.
Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.
18 novembre 2011
Dieci Inverni
E' già ieri. -2009-
Quanto lunga può essere la nascita di un amore? Quanto due giovani destinati a stare assieme riusciranno ad abbattere frontiere e barriere personali per potersi amare liberamente?
Questo piccolo film italiano risponde dieci anni, o meglio, dieci inverni.
Tanto infatti Camilla e Silvestro impiegano per dare ragione a tutti coloro, tra cui anche noi, pubblico, vedevano la perfezione nel loro stare assieme.
Non è la fredda Russia, non è un matrimonio fallimentare, non problemi personali a dividerli.
E così li seguiamo da quando giovani studenti si trasferiscono a Venezia fino al formarsi di famiglia e lavoro per lasciarli lì dove avremmo sempre voluto vederli, insieme.
Girato principalmente nella città lagunare, resa incantevole e poco turistica soprattutto grazie all'ambientazione invernale, Dieci inverni è stato un piccolo caso di buon cinema italiano. Prodotto dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e scritto e diretto dall'ormai ex studente dello stesso centro Valerio Mieli, il film ha brillato non solo al Festival di Venezia ma anche ai David di Donatello dove si è aggiudicato il premio per il miglior regista esordiente.
Impreziosito da musiche poetiche (compare in un'esibizione anche Vinicio Capossela) Dieci Inverni è il film perfetto da vedere in questa stagione, per sognare ed essere romantici.
Quanto lunga può essere la nascita di un amore? Quanto due giovani destinati a stare assieme riusciranno ad abbattere frontiere e barriere personali per potersi amare liberamente?
Questo piccolo film italiano risponde dieci anni, o meglio, dieci inverni.
Tanto infatti Camilla e Silvestro impiegano per dare ragione a tutti coloro, tra cui anche noi, pubblico, vedevano la perfezione nel loro stare assieme.
Non è la fredda Russia, non è un matrimonio fallimentare, non problemi personali a dividerli.
E così li seguiamo da quando giovani studenti si trasferiscono a Venezia fino al formarsi di famiglia e lavoro per lasciarli lì dove avremmo sempre voluto vederli, insieme.
Girato principalmente nella città lagunare, resa incantevole e poco turistica soprattutto grazie all'ambientazione invernale, Dieci inverni è stato un piccolo caso di buon cinema italiano. Prodotto dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e scritto e diretto dall'ormai ex studente dello stesso centro Valerio Mieli, il film ha brillato non solo al Festival di Venezia ma anche ai David di Donatello dove si è aggiudicato il premio per il miglior regista esordiente.
Impreziosito da musiche poetiche (compare in un'esibizione anche Vinicio Capossela) Dieci Inverni è il film perfetto da vedere in questa stagione, per sognare ed essere romantici.
17 novembre 2011
Tarte Tatin, variazione
Il Fabbricatorte.
Anni fa mi innamorai della Tarte Tatin, torta classica di mele della Bretagna francese che un'amica mi fece scoprire. Rivisitandola in base agli ingredienti presenti, questa è una gustosa variante alle pere e cioccolata.
INGREDIENTI
PER LA FROLLA
200g farina
100g burro
50g latte
sale
PER LE PERE
2kg di pere
100g zucchero di canna
30g burro
acqua
cioccolata q.b.
PROCEDIMENTO
1.Mettere a caramellare le pere con zucchero di canna e burro per diversi minuti in modo che poi sia più facile la cottura al forno.
2.Creare la pasta frolla unendo farina, burro, latte e un pizzico di sale fino a che l'impasto sia omogeneo e ben lavorabile.
3.La particolarità della Tarte Tatin è la cottura al contrario ovvero: disporre nella teglia prima scaglie di cioccolato fondente, poi le pere caramellate e infine coprire il tutto stendendo la pasta frolla. Per aiutare la cottura delle pere, fare dei piccoli tagli alla copertura.
Infornare a 180° per 30 minuti e poi servire capovolgendola... Buon Appetito!
Anni fa mi innamorai della Tarte Tatin, torta classica di mele della Bretagna francese che un'amica mi fece scoprire. Rivisitandola in base agli ingredienti presenti, questa è una gustosa variante alle pere e cioccolata.
INGREDIENTI
PER LA FROLLA
200g farina
100g burro
50g latte
sale
PER LE PERE
2kg di pere
100g zucchero di canna
30g burro
acqua
cioccolata q.b.
PROCEDIMENTO
1.Mettere a caramellare le pere con zucchero di canna e burro per diversi minuti in modo che poi sia più facile la cottura al forno.
2.Creare la pasta frolla unendo farina, burro, latte e un pizzico di sale fino a che l'impasto sia omogeneo e ben lavorabile.
3.La particolarità della Tarte Tatin è la cottura al contrario ovvero: disporre nella teglia prima scaglie di cioccolato fondente, poi le pere caramellate e infine coprire il tutto stendendo la pasta frolla. Per aiutare la cottura delle pere, fare dei piccoli tagli alla copertura.
Infornare a 180° per 30 minuti e poi servire capovolgendola... Buon Appetito!
16 novembre 2011
Pushing Daisies
Quando i film si fanno ad episodi.
Un po' Amélie un po' Tim Burton e il suo mani di forbice.
Così si potrebbe definire questa splendida serie TV nata nel 2007.
Il telefilm racconta la storia folle di un fabbricatorte (un pasticcere) capace di resuscitare col suo tocco i morti ma anche di farli morire nuovamente e per sempre al secondo tocco, e che grazie al suo potere salva la fidanzatina d'infanzia e inizia con lei un inevitabile amore platonico.
Accanto a Ned e Chuck (questi i nomi dei protagonisti), una girandola di personaggi tanto buffi quanto adorabili: Emerson Cod, investigatore privato che sfrutta i poteri di Ned per la risoluzione dei suoi casi; Olive, cameriera dalle particolari doti canore ed eternamente innamorata del fabbricatorte ed infine Vivian e Lily, le zie di Chuck che credendola ancora morta devono affrontarne il lutto.
Ogni episodio è narrato da una voce guida che non solo spiega ma caratterizza gli eventi. Ogni puntata è infatti dedicata alla risoluzione di un caso investigativo da parte di Emerson e Ned ma pone l'accento soprattutto sulle vicende personali dei personaggi e sull'evolversi dei rapporti tra loro. La voce narra e decanta le avventure dei protagonisti ma purtroppo dopo solo 2 stagioni si è dovuta interrompere. Con un finale decisamente frettoloso e quasi scandaloso la ABC ha cancellato la serie dal suo palinsesto e si spera ora nell'uscita del fumetto per rappresentare la degna conclusione di un così bel telefilm.
Un po' Amélie un po' Tim Burton e il suo mani di forbice.
Così si potrebbe definire questa splendida serie TV nata nel 2007.
Il telefilm racconta la storia folle di un fabbricatorte (un pasticcere) capace di resuscitare col suo tocco i morti ma anche di farli morire nuovamente e per sempre al secondo tocco, e che grazie al suo potere salva la fidanzatina d'infanzia e inizia con lei un inevitabile amore platonico.
Accanto a Ned e Chuck (questi i nomi dei protagonisti), una girandola di personaggi tanto buffi quanto adorabili: Emerson Cod, investigatore privato che sfrutta i poteri di Ned per la risoluzione dei suoi casi; Olive, cameriera dalle particolari doti canore ed eternamente innamorata del fabbricatorte ed infine Vivian e Lily, le zie di Chuck che credendola ancora morta devono affrontarne il lutto.
Ogni episodio è narrato da una voce guida che non solo spiega ma caratterizza gli eventi. Ogni puntata è infatti dedicata alla risoluzione di un caso investigativo da parte di Emerson e Ned ma pone l'accento soprattutto sulle vicende personali dei personaggi e sull'evolversi dei rapporti tra loro. La voce narra e decanta le avventure dei protagonisti ma purtroppo dopo solo 2 stagioni si è dovuta interrompere. Con un finale decisamente frettoloso e quasi scandaloso la ABC ha cancellato la serie dal suo palinsesto e si spera ora nell'uscita del fumetto per rappresentare la degna conclusione di un così bel telefilm.
15 novembre 2011
Prima del Tramonto
Once Upon a Time. -2004-
Questo è più di un sequel. E' un ritrovarsi e un riscoprirsi. Un rispondere a domande e quesiti che non solo noi, come pubblico, ci siamo fatti ma che anche attori e regista stesso si sono posti.
Dopo l'arrivo inesorabile dell'alba che ne era stato dei due giovani. Avevano mantenuto la loro promessa di rivedersi?
Lo sfondo si sposta questa volta a Parigi, scoperta poco a poco dagli stessi personaggi attraverso lunghe carrellate.
In tempo reale noi ci ritroviamo a seguire, a sognare, a sperare, a soffrire e a gioire con loro, perchè non c'è niente di più bello che veder nascere e crescere (anche se a 9 anni di distanza) una romantica storia d'amore. 77 minuti che cambiano la vita.
Questo è più di un sequel. E' un ritrovarsi e un riscoprirsi. Un rispondere a domande e quesiti che non solo noi, come pubblico, ci siamo fatti ma che anche attori e regista stesso si sono posti.
Dopo l'arrivo inesorabile dell'alba che ne era stato dei due giovani. Avevano mantenuto la loro promessa di rivedersi?
Lo sfondo si sposta questa volta a Parigi, scoperta poco a poco dagli stessi personaggi attraverso lunghe carrellate.
In tempo reale noi ci ritroviamo a seguire, a sognare, a sperare, a soffrire e a gioire con loro, perchè non c'è niente di più bello che veder nascere e crescere (anche se a 9 anni di distanza) una romantica storia d'amore. 77 minuti che cambiano la vita.
12 novembre 2011
Melancholia
Andiamo al cinema.
Ci aveva lasciato esterrefatti con un horror filosofico come Antichrist in cui da una partenza poetica e dolorosa come la morte di un figlio si finiva alle più atroci violenze e vendette tra due genitori distrutti dal lutto.
Lo ritroviamo alle prese con la fine del mondo, minacciato dallo scontro con il pianeta Melancholia, che dà il titolo al film, e con la malattia dell’oggi che ha afflitto lo stesso von Trier, la depressione.
Presentato all’ultimo festival di Cannes, il film del regista danese ha suscitato più clamore per la sua conferenza di presentazione (che ha mandato nel caos la Croisette con le dichiarazioni sul nazismo e su Hitler) che per l’opera in sé nonostante l’attrice protagonista, la bravissima e bellissima Kirsten Dunst, abbia vinto meritatamente la palma per la miglior interpretazione.
E’ così, Lars è sempre Lars, pronto a stupire e a sconvolgerci.
E con Melancholia ci riesce benissimo perché dietro la poesia e la suggestione di ambienti e di una fotografia sublimi si cela l’ansia, l’apatia e la malinconia che le protagoniste vivono.
Diviso in due parti ha il suo punto d’origine nel rapporto che lega due sorelle agli antipodi. Nella prima Justine, bellissima neo sposa sembra all’apice della sua felicità a inizio film, ma scopriamo man mano gli indizi e i segni di una malattia che si riaffaccia, di una depressione latente che nonostante una festa sontuosa, nonostante un marito apprensivo e zelante torna a farsi strada e a distruggerla. Veniamo così a conoscenza dell’intricata relazione con i familiari, con una sorella sempre presente ma incapace di capirla, con un cognato ricco ma poco sensibile, con dei genitori tutt’altro che modello. Una ragazza sola quindi, e così la lasciamo e la ritroviamo.
La seconda parte ruota invece attorno alla figura dell’altra sorella, Claire, e si svolge (e lo si capisce a fatica) dopo il matrimonio. Questa volta a sconvolgere l’armonia domestica è l’arrivo del pianeta Melancholia. Gli scienziati rassicurano che il passaggio di questo nuovo pianeta sarà vicino alla Terra ma non provocherà danni. Nonostante l’eccitazione di marito e figlio, questo però turba e mette in ansia Claire. Justine ormai isolata e non curante degli eventi, sembra invece aver già capito come tutto ormai stia per finire, e ne è quasi contenta, riuscendo a farsi carico dell’armonia e della cura del nipote sembra guarita, come se la morte non la spaventi più.
Se, come si dice, per un buon film basta un inizio che catturi e un finale che lasci senza parole Melancholia fa di più. L’incipit e la conclusione sono strettamente legati alla colonna sonora, se vediamo dapprima scene oniriche e quasi dei tableau vivant d’altri tempi, nel finale la musica classica di Wagner cresce e riempie, lasciandoci attoniti di fronte allo schermo ormai buio e al silenzio.
Melancholia è un film particolare e forse ostico in quanto non commerciale. Ma lascia senza parole, perchè la lentezza solita che von Trier ha per costruire la sua opera unita ai movimenti di camera volutamente sporchi e indagatori affascinano più della trama in sé, il potere sta nell’inquieta bellezza di ogni singola scena.
Prima dell'Alba
Once upon a time. -1995-
Un viaggio in treno. Lei ritorna, lui parte. L'incontro, l'intesa, gli sguardi... e il desiderio: stare insieme fino all'alba, fino al momento della partenza definitiva alla scoperta di Vienna.
Due giovani che si conoscono, che condividono e che sognano per poche ore assieme, costruendo qualcosa che con la luce dell'alba si perderà, forse, verrà conservato, sicuramente.
Una storia d'amore non convenzionale, dove contano le riflessioni e il presente. Un film da vedere e da amare.
Un viaggio in treno. Lei ritorna, lui parte. L'incontro, l'intesa, gli sguardi... e il desiderio: stare insieme fino all'alba, fino al momento della partenza definitiva alla scoperta di Vienna.
Due giovani che si conoscono, che condividono e che sognano per poche ore assieme, costruendo qualcosa che con la luce dell'alba si perderà, forse, verrà conservato, sicuramente.
Una storia d'amore non convenzionale, dove contano le riflessioni e il presente. Un film da vedere e da amare.
This Must Be The Place
Andiamo al cinema.
Prendi un regista affermato e apprezzato come Paolo Sorrentino e mettilo in una co-produzione internazionale tra Irlanda e Stati Uniti.
Prendi un attore fenomenale come Sean Penn e truccalo come Robert Smith dei Cure per interpretare una rock star degli anni ’80.
Prendi una storia tanto assurda quanto potente e quello che ne esce è This must be the place, un road movie che proprio nel viaggio trova la sua forma perfetta.
La storia racconta di una rock star immersa negli agi e nella noia della quotidianità fatta di visite non desiderate al cimitero, spese e incontri al centro commerciale della città in cui ha scelto di ritirarsi e in cui convive con una moglie stranamente “normale”, un’amica adolescente e altri strani personaggi. Ormai depresso per essere mira di smorfie e prese in giro per il suo essere copia di se stesso e autentico personaggio vivente, tutto cambia quando deve affrontare il ritorno a casa, negli Stati Uniti per la morte del padre. Qui viene a sapere che per tutta la sua vita il padre a cui non parlava da 30 anni non ha fatto altro che dare la caccia al criminale nazista che lo aveva umiliato ad Aushwitz e decide quindi di porre fine a questa ricerca.
Seguiamo così Cheyenne, questo il nome del protagonista, lungo le strade d’America, attraverso incontri e scontri con persone non meno strane di lui (dall’inventore dei trolley a David Byrne) che lo portano più vicino alla sua preda ma anche a fare i conti con se stesso e con i suoi rimorsi di figlio e padre mancato. Tra momenti di commozione e battute ironiche e taglienti, si arriva all’epilogo e alla conclusione del suo viaggio che non ha nulla della violenza, della crudeltà che ci si aspetta ma è solo un’atroce bellezza, quella che sta dentro la vendetta.
Sorrentino riesce ancora una volta a stupire, se con Il Divo aveva raccontato in modo perfetto gli anni bui dell’Italia, con This must be the place riesce ad incantare con una fotografia (non a caso del grande Bigazzi) e delle scene da oscar. Nonostante il film non abbia vinto nulla a Cannes, dove è stato presentato, si può ben dire che il regista ha vinto la sfida non solo di mettersi in collaborazione con una grande co-produzione internazionale ma anche di saper gestire e far brillare una grande star americana come Sean Penn. Il sodalizio tra i due rasenta la perfezione, la recitazione svogliata, annoiata e lenta dell’attore vive anche grazie ai movimenti di macchina che lo incorniciano e a dei dialoghi comici e profondi che lo caratterizzano.
Ciliegina sulla torta, infine, la colonna sonora. Passando dal rock anni ’80 sperimentale (vedi Talking Heads dalla cui canzone prende il titolo il film e che è ripresa in una delle scene più toccanti) fino alle cover moderne di questi brani, il film è impreziosito e arricchito dalla musica, che diviene un’ulteriore protagonista.
This must be the place è quindi un film che merita il successo e l’entusiasmo che sta avendo, perchè qualcosa nella storia disturba ognuno di noi, non si capisce bene che cosa, ma ci disturba e solo i grandi film sanno fare questo effetto.
Cheese Cake
Il fabbricatorte.
Grazie ad Ilaria ho scoperto questo dolce squisito.
Fresco, facile da preparare ma soprattutto buonissimo.
Ecco la ricetta.
INGREDIENTI:
250gr biscotti secchi (tipo oro saiwa)
100gr burro
3 uova
200gr zucchero
200gr philadelphia
400gr panna da cucina
marmellata di frutti di bosco o mirtilli
PROCEDIMENTO:
1. Frullare i biscotti fino a che non diventano farina e unirci il burro
sciolto o malleabile. Metter il tutto nel fondo di una teglia da forno
imburrata o infarinata e lasciarla in frigo mentre si procede con la
preparazione.
2. Unire i tuorli delle uova con zucchero, philadelphia e panna da
cucina.
Mescolare il tutto.
3. A parte montare gli albumi e unirli poi al composto evitando di
smontare le uova. Il composto finale va aggiunto sopra la teglia con i
biscotti e messo in forno a 180 gradi per 40-50 minuti (o fino a che non
si gonfia e diventa di colore marroncino).
Grazie ad Ilaria ho scoperto questo dolce squisito.
Fresco, facile da preparare ma soprattutto buonissimo.
Ecco la ricetta.
INGREDIENTI:
250gr biscotti secchi (tipo oro saiwa)
100gr burro
3 uova
200gr zucchero
200gr philadelphia
400gr panna da cucina
marmellata di frutti di bosco o mirtilli
PROCEDIMENTO:
1. Frullare i biscotti fino a che non diventano farina e unirci il burro
sciolto o malleabile. Metter il tutto nel fondo di una teglia da forno
imburrata o infarinata e lasciarla in frigo mentre si procede con la
preparazione.
2. Unire i tuorli delle uova con zucchero, philadelphia e panna da
cucina.
Mescolare il tutto.
3. A parte montare gli albumi e unirli poi al composto evitando di
smontare le uova. Il composto finale va aggiunto sopra la teglia con i
biscotti e messo in forno a 180 gradi per 40-50 minuti (o fino a che non
si gonfia e diventa di colore marroncino).
Lasciare raffreddare. In un pentolino far sciogliere la marmellata a fuoco lento e poi con un colino spargerla
sopra la torta. Lasciare in frigo per almeno 3-4 ore e..... BUON APPETITO!!
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