27 agosto 2022

Crimes of the Future

 Andiamo al Cinema

Io ci provo.
Con il suo passato e con le sporadiche apparizioni nel presente.
Ma io e Cronenberg non facciamo proprio l'uno per l'altra.
Riconosco la sua bravura, riconosco il tocco della sua regia e i temi che gli sono cari, ma sono così distanti dai miei gusti, dal mio sentire, che finisco sempre confusa, infelice, amareggiata.
Ci riprovo ancora, e partivo preparata.
Il ritorno, dopo 23 anni, al genere della fantascienza che tanto gli è stata cara.
Il ritorno, dopo 23 anni, a una sceneggiatura originale scritta di suo pugno.
Cosa potevo aspettarmi se non corpi esposti, sezionati, al centro della scena? Io che con i corpi, al cinema, non ho un buon rapporto, cosa che mi rende il body horror (anche se qui, l'horror non c'è) molto disturbante.


I crimini, di questo futuro immaginario, ambientato in una città diroccata e alla deriva sono del corpo.
Un corpo che cambia, nella forma e nel suo interno, facendo nascere nuovi organi, che devono essere dichiarati, devono essere rimossi come tumori.
L'essere umano non deve cambiare, fedele alla sua struttura originaria, non è permesso coltivarli, sfruttarli, questi organi.
E così, anche la rimozione diventa arte, diventa parte di una performance di due artisti legati proprio dal corpo, una chirurga con la sua tela aperta, in cui nuovi organi continuano a formarsi riuscendo così a creare nuovi happening.
Ma se l'evoluzione fosse invece possibile?
Se non si trattasse solo di un organo che disturba, ma di un sistema vero e proprio, capace di cambiare l'uomo?
Ci sono gruppi segreti, ci sono infiltrati da parte della polizia di controllo, ma c'è ovviamente molto interesse in gioco, a partire da chi dovrebbe controllare fino a chi questi organi se li ritrova.


È un futuro piuttosto misero, quello che immagina Cronenberg, ambientandolo tutto in un hangar decadente in Grecia.
Un futuro in cui anche il sesso è cambiato: appare noioso e pure buffo quello classico. A far godere, ora, sono i modi in cui il corpo viene violato, tagli e aperture, vivisezioni e indagini, che rendono le performance artistiche sensuali.
Se a praticarle poi sono Lea Seydoux e un Viggo Mortensen dolorante davvero (una caduta da cavallo gli rendeva impossibile stare in piedi per più di qualche minuto), sensuali più che mai tanto da scatenare la fantasia di Kirsten Stewart.


Tra sedie per la digestione e bozzoli per l'autopsia, tra tagli e barrette di plastica, ancora una volta io mi sono persa.
Capendo il fascino che può scatenare un film così teatrale, corporeo, fantascientifico pur ancorato a un reale che sembra un passato di guerra.
Applaudendo ai costumi come allo scenografia scarna.
Ma non sentendolo mio, mai, tra situazioni che rasentano il sottile confine tra estremo e assurdo, tra arte e provocazione.


Cronenberg è tornato ai temi di un tempo, lo ha fatto con un film che porta lo stesso titolo (ma che non è un remake né un collegamento) al suo secondo film da regista.
E anche se lo preferisco giocare su questo campo noto che non su film storici e confusamente patinati, continua a non fare per me.
A non esercitare su di me il fascino sinistro, morboso e malato che gli sento addosso.

Voto: ☕☕/5

3 commenti:

  1. Non mi è piaciuto per nulla. Salvo soltanto Lèa, di una bellezza sovrumana davvero.

    RispondiElimina
  2. Per me una delusione tremenda. Film vecchio e stanco, un bignami delle sue ossessioni di sempre (di Cronenberg, intendo). Oltretutto girato in evidente economia, con effetti visivi da barzelletta. La parte di Kristen Stewart potevo farla anch'io. Difficilmente riesco a salvare qualcosa.

    RispondiElimina
  3. Cronenberg ogni tanto fa per me, ma non è questo il caso.
    Non del tutto da buttare, però qui sembra più una parodia di se stesso, che non il vero se stesso.

    RispondiElimina