23 agosto 2022

Better Call Saul - Stagione 6 (e Ultima)

Mondo Serial

La perfezione.


Potrei scrivere solo questo sull'ultima stagione di Better Call Saul e basterebbe.
Ma visto che non si può ridurre un capolavoro -sì, mi unisco al coro e a ben ragione!- a così poco né così poco basterebbe a convincere i più a un doveroso recupero, è meglio se mi applico e cerco di affrontare la situazione che ora mi si presenta.


Se questo inizio sembra familiare, siete dei patiti di questo blog perché è lo stesso di Breaking Bad.
La serie originale, il corpo da cui la costola di Saul è stata creata.
Un'eresia, quindi, usare le stesse parole per un figlio minore?
No.
Vince Gilligan e Peter Gould lo stanno dimostrando da anni, portando la stessa cura, la stessa attenzione e lo stesso amore, per il loro secondo figlio.
E i risultati, sono notevoli.
Ne sono passati di episodi da quell'inizio lento che mi aveva scoraggiata, da quei tempi dilatati che riportavano ad un Albuquerque uguale ma diversa.
Ora i ritmi sono quelli di una cavalcata finale, e anche se le prime puntate di questa ultima stagione restano sornione, il prepararsi alla grande esplosione e ai grandi eventi, regala brividi.


Sì, perché si scopre cosa ne è stato di Nacho, in un episodio come Rock and Hard Place (6x03) che lascia senza fiato dopo la sua lunga, folle corsa a renderlo così simile a Jesse.
Ma ci si concentra soprattutto sullo strano rapporto che lega Kim a Jimmy, il loro influenzarsi a vicenda, il loro sfidarsi, rendendosi cattivi in uno schema che ha come vittima Howard a cui basta un singolo preambolo, una fotografia del suo matrimonio alla deriva, per meritarsi la nostra simpatia. E il nostro silenzio, incredulo, per il finale di Plan and Execution (6x07), la prima parte di questa stagione che lascia a bocca aperta e con destini appesi al filo.
Perché la domanda è sempre quella: cosa è successo a Kim?
Perché in BB mai la si nomina, mai si vede?


Per scoprirlo, devono passare pochi episodi, perché ormai la trasformazione è compiuta: Jimmy è definitivamente Saul, le linee temporali si possono unire.
Siamo nell'Albuquerque di Walter e Jesse, che potrebbero spuntare da un momento all'altro e spuntano, in una sorpresa attesa ma anticipata, che lascia comunque estasiati.
Resta poco, allora, da scavare in quel passato una volta che i cattivi vengono battuti dai cattivi più cattivi, una volta che il divorzio diventa l'unica strada per salvarsi.
Il ritorno al presente ha i colori spenti di un bianco e nero magistrale, in cui Jimmy non è più Saul, ma è Gene. 
Un Gene a cui sta stretta la vita monotona, la mancanza di colore, e non può che ricadere nelle vecchie abitudini. In truffe e nel farsi una nuova banda su cui contare, finendo per essere fregato da quelli che inizialmente proteggeva: gli anziani.
E nella sua fuga, nel suo monitorare quel che ha lasciato, c'è spazio per rispondere pure all'annosa questione di cosa fosse successo a Huel.


I richiami con la serie madre non si contano, e anche se Aaron Paul e Bryan Cranston non possono beneficiare del ringiovanimento fisico o vocale, il loro ritorno, breve ma essenziale (quanto sono grata per quel confronto tra Jesse e Kim, per quell'inquadratura a scoprire dietro un pilastro che era diventata la mia preferita -sì, si può avere un'inquadratura preferita- di FeLiNa) mette in risalto il cambiamento di Kim, di Saul.
Nippy (6x10) diventa così il Fly di questa serie, così come Waterworks (6x12) è Ozymandias.
E Nacho è quel che sarà poi Jesse per Mike, privato non di uno, ma di tre figli.
Non c'erano ormai dubbi, ma quest'ultima stagione ha dimostrato ancora una volta la qualità del lato tecnico.
Una fotografia, a colori o in bianco e nero, che chiama applausi ad ogni scena, con la macchina da presa piazzata in angoli sempre più strani, perfetti, e un montaggio mai banale: la preparazione della truffa al Centro Commerciale merita si essere studiata in un corso.


Sulla bravura di Bob Odenkirk, ma soprattutto di Rhea "personaggio perfetto" Seehorn si devono solo continuare a spendere parole.
Nel finale, danno il meglio di loro.
Dentro e fuori le maschere che si sono creati, dentro le vite tristi che hanno scelto ma che stanno inevitabilmente strette.
Tornare indietro nel tempo non si può.
E anche se fosse possibile, perché farlo per i motivi sbagliati quando Mike si dimostra ancora una volta di essere il più saggio e il più da rimpiangere, circondato da personaggi che non sono diventati cattivi.
Già lo erano.
Tornare indietro nel tempo non si può, si diceva.
Ma si può ammettere di aver sbagliato strada, e pagarne le conseguenze. 
Per amore.
Chiudendo un cerchio, raccontato ogni destino dopo El Camino.
Che viaggio è stato e che finale è stato.
Perfetto.
Semplicemente, perfetto.

Voto: ☕☕☕☕/5

2 commenti:

  1. Hai presente quei commenti lampo che non sopporto, di chi arriva a gamba tesa e scrive solo "capolavoro", che nel bene o nel male è il tipo di commento a cui puoi rispondere solo per monosillabici? Ecco, direi che per la sesta stagione di BCS si può usare la mono-parola con la C e chiuderla qui, hai detto bene, semplicemente perfetto. L'unica pecca è sapere che questa volta è finito tutto per davvero, anche se l'asticella della qualità è stata alzata ulteriormente. Cheers

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  2. Cresce il rammarico per averla abbandonata. Però che ci posso fare se mi annoiava? :)
    Un giorno, trovando il tempo e la voglia, potrei recuperarla. Forse...

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