29 gennaio 2017

La Domenica Scrivo - Casa

Sono nata nel bel mezzo di un trasloco.
E questo dovrebbe dire già molto su di me.
Sono anche nata ad un mese esatto dal Natale, in una giornata di pioggia e nebbia, ma questa è un'altra storia.
Sta di fatto che di case, finora, ne ho passate tante.
Quattro e mezzo, per la precisione, con quel mezzo ad indicare quella casa che non ho mai visto, effettivamente, in cui non ho ancora ben capito se son riuscita a dormirci almeno una notte.
Ventiquattro, invece, sono le case che in un anno e mezzo ho valutato con il giovine.
Io, nata nel bel mezzo di un trasloco, che ho cambiato ben 4 case, abituata all'affitto, a una stabilità non del tutto stabile, con in mezzo appartamenti universitari da condividere, ho deciso di mettere radici.
Ho deciso, pardon, abbiamo deciso, di comprare casa.
E fa paura.
Fa paura perché non ci capisci un granché, di mutui, di assicurazioni, di ristrutturazioni, di termini tecnici.
Ma arriva il momento in un cui quel tuo appartamentino, quel tuo giardinetto, iniziano a stare stretti.
E vuoi i tuoi spazi, vuoi il silenzio e la quiete di una casa tutta per te, per noi.



Ora, delle ventiquattro case viste, probabilmente venti le si potevano escludere sulla carta, in base alla posizione, alle stanze, al giardino, ai lavori da farci.
Ché -dopo un anno e mezzo- lo capisci che l'agente immobiliare ci gode a farti vedere la qualunque, che i suoi conti li fa a spanne, e lo sai che per qualunque casa c'è già un altro acquirente interessato, che bisogna fare un'offerta subito, all'istante, e chi glielo dice che quella prima casa che hai visto, dopo un anno, nonostante quell'altro acquirente, è ancora in vendita?
Rustici che sono in realtà ruderi, ristrutturazioni che sono in realtà demolizioni, ampi spazi che sono in realtà la gioia delle bollette del riscaldamento e degli idraulici, ampi giardini in cui ci sta un auto, e basta.
E finisce che dopo un anno, il morale è a terra, che quei risparmi sembrano troppo pochi per il sogno che hai, finché non dici:
"Guarda, quella casa che non ci convinceva è scesa di prezzo."
"Guarda, è proprio bella."
"Guarda, è già ristrutturata."
"Guarda, anche se c'è scritto bifamiliare, bifamiliare non sembra."
E decidi di darci un'occhiata, tanto ormai hai visto così tante case (ventidue) che una in più, male non può fare.
E il cuore, quella casa, te lo ruba all'istante.
È nella posizione giusta, ha gli spazi giusti, ha il giardino giusto.
E sì, ha tante scale, ma ti manterranno in forma.
E sì, la cucina è divisa dal salotto, ma almeno puoi fare il disastro fra i fornelli e nessuno lo vede.
E sì, è una bifamiliare, ma in realtà così indipendente, così datata nella sua costruzione, che la si può considerare una singola che ha un muro affiancato ad un'altra singola...
E sì, capisci che tutte queste giustificazioni significano che sì, quella casa ti ha rubato il cuore.
Tentenni un po', ci pensi su, torni a vederla e rivederla, nessun acquirente si fa avanti, stranamente, e dopo 6 mesi, dici sì, è nostra.
Sarà casa nostra.

Poi succede che vedi un annuncio, non per una vendita, per un affitto.
Non per un casa, singola, con giardino, ma per un miniappartamento, più piccolo del tuo, al primo piano.
E decidi di andarlo a vedere.
Una pazzia?
Un ripensamento?
No.
Perché quell'appartamento era la mia casa, quell'appartamento è stato costruito al posto della mia casa, sopra quel bar.
Entri, ed è tutto diverso.
Nessuna scala buia e spaventosa dalla quale correre giù in tutta fretta per paura di It, di Scream, di Candy Man. Nessuna porta cigolante, nessuna cucina stretta, nessun pavimento di legno grezzo, con le sue spine che almeno una volta al mese si conficcavano sotto i piedi, nessun bagno in fondo al corridoio, nessuna tettoia provvisoria per i gatti.
Niente.
Tutto è bianco, tutto è nuovo, tutto è irriconoscibile.
L'appartamento l'hanno ricavato da quella che era la cucina e il ripostiglio, il secondo piano, dove non era permesso andare, troppo pericoloso, troppo traballante, sporco e ammuffito, è ora diviso in altrettanti appartamenti.
E ti chiedi cosa sei andata a fare, a farti del male, nel vedere la tua infanzia spazzata via.
Finché non esci, su quel "terrazzino che offre una splendida vista panoramica".
E la riconosci, quella vista, è la stessa con la quale ti svegliavi, la stessa che osservavi nei pomeriggi di studio, davanti alla TV, prima di andare a dormire.
Il tutto ti travolge, in una nostalgia che ricollega quella prima casa all'ultima, che ricollega quella bambina che sogna un giardino, al giardino che avrà.
Il cuore, quell'appartamento striminzito, arredato in modo anonimo, non te lo ruba di certo, impossibile, ma il cuore, in quel momento, fa un tuffo, nel passato, nel futuro, chiude un cerchio, e lo apre.
E ti senti pronta, ora, a mettere radici.

14 commenti:

  1. Beh dai..pensa che io le radici le ho messe a 42 anni, in un luogo dove mai avrei pensato..

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    1. Infatti la paura è che sia troppo presto, ma di giustificazioni me ne sto dando così tante, che ho capito che il passo non è affatto troppo lungo :) anche se sì, pure io andrò a finire in un paesino dove mai avrei pensato di finire, anzi.

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  2. A me, invece, le radici sono sempre mancate. Non so dirti quante volte ho traslocato: l'ultima volta, lo scorso aprile (e non sarà l'ultima).
    Questo non sentirmi di nessuna parte, il miscuglio di cadenze nella voce, dipende da questo. Tra qualche anno, spero di appendere le chiavi al chiodo e di dipingere i muri come dico io, una volta per tutte. :)

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    1. Oh come ti capisco, una vita in affitto significa sapere sempre che non sarà mai la casa definitiva, e quando in famiglia si è deciso di comprare, ero già all'università, consapevole che neppure quella sarebbe stata la mia casa.
      Adesso, è così bello poter decidere come fare le pareti!

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  3. Comprare casa fa paura sì.
    Io tentenno persino di fronte alla scelta se comprare una t-shirt o meno. O su quale film vedere tra i miliardi in circolazione.
    Figuriamoci se dovessi scegliere una casa... Troppa pressione, troppa indecisione! :)

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    1. Tentennando allo stesso modo (e ora che si è passati alla fase arredo me ne rendo sempre più conto), puoi capire come mi sono sentita in quest'anno e mezzo... diciamo che 24 case mi hanno aiutato a capire cosa voglio, cosa mi piace, e soprattutto cosa posso permettermi ;)

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  4. L'importante è aver trovato finalmente un posto tutto vostro per davvero ;)

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    1. Oh, sì, l'importante è quello! Ora dobbiamo solo metterci sotto con trasloco e arredo ;)

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  5. Come sai ti capisco. Dalle 24 case a tutto il resto, agenti immobiliari compresi. Questo sarà il mio ottavo (e considerata la vecchianza direi ultimo) trasloco. Ho iniziato ieri a fare i primi scatoloni...
    Quindi, cara Lisa, in bocca al lupo per il nuovo inizio!

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    1. Più che gli scatoloni ora mi spaventano i nuovi acquisti, stare in un miniappartamento già arredato per fortuna significa avere pochissimo da portar via. Saranno lunghi mesi di preparazione, intanto, buon trasloco e buon (ottavo) inizio anche a te :)

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    2. Ma no, gli acquisti sono divertenti! L'altra sera sono andata a scegliere la cucina, ci ho messo due ore a incastrare tutti i oezzi, ma alla fine é stata una bella soddisfazione!

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    3. Ecco, la cucina è il tasto dolente, visto che da nostalgica ho deciso di recuperare quella di mia nonna. Risultato: il prossimo mese lo passerò con un orbitale tra le mani a scartavetrare il tutto, e pensare che non sapevo neanche cosa fosse un orbitale. Poi sì, passato questo mese e smaltita la botta di appuntamenti per il mutuo, inizierà il divertimento. Vero? Sì.

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  6. Bellissimo pezzo Lisa, condivido in pieno le tue sensazioni... è vero, anche le case "vivono", hanno un'anima, in fondo sono il posto dove passi la maggior parte del tuo tempo. E non possono lasciarti indifferente.
    In bocca al lupo, e tanti tanti auguri per il tuo futuro :)

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    1. Grazie Sauro! Ed è proprio l'anima, la storia, della nuova casa che c'ha convinto all'acquisto, la si respira ancora.

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