11 aprile 2025

Opus

Andiamo al Cinema

Un cantante che è come una leggenda torna dopo 30 anni di misterioso silenzio e ti invita a un esclusivo primo ascolto del suo a dir poco attesissimo album nel luogo in cui si è rifugiato.
Un sogno, per chi sogna di sfondare come giornalista ed è alla ricerca della sua voce, di una storia.
Sì, ma anche un incubo.
Perché Ariel una voce ancora non ce l'ha.
Come candidamente le ricorda l'amico che compare nel film solo per ricordarle che la sua vita è troppo perfetta, la sua infanzia, la sua famiglia, la sua educazione sono corse su binari stabili senza lasciare alcun trauma o particolarità. 
Cerca il successo, o qualcosa da dire ce l'ha davvero?
Ma se la sua è una voce come tante, come tale, come può emergere?


Non sembra poter emergere nemmeno in questa opportunità esclusiva che prevede un aereo privato, un bus privato un alloggio privato con tanto di valletto privato per ascoltare finalmente il nuovo album di quel mito che è Alfred Moretti.
Non lo è perché Ariel è al seguito del suo capo, e l'articolo di punta, la storia esclusiva, beh, la scriverà lui per il suo giornale. Lei deve solo prendere appunti.
Ma qualcosa, ovviamente, puzza.
E non parlo dell'odore di ostriche che aleggia in una tenda isolata, delle barzellette fuori tempo massimo che Alfred Moretti propina ai suoi ospiti, ma dell'aurea da santone che lo circonda in quello che più che un resort esclusivo, sembra la sede di una setta che prevede strane preparazioni, strane depilazioni, e sparizioni che mettono in allarme Ariel.
Solo lei, a quanto pare.
Gli altri infuencer, giornalisti, fotografi e intervistatori accorsi all'invito, conoscono le follie di Alfred Moretti, quello a cui li ha abituati negli anni, prima del grande ritiro.
La puzza, però, rimane.


Opus è l'ennesimo strano thriller che sfocia nell'horror con punte di dark comedy che l'A24 ha prodotto.
In quela che sembra una bulimia di nuove voci che stanno iniziando a sembrare un po' troppo simili fra loro, alla ricerca della stranezza, dell'amore degli indie e degli hipster di un tempo.
Uscito più in sordina degli altri nonostante un cast che prevede ancora una volta una giovane attrice di punta (in questo caso Ayo Ebediri, da The Bear) e una vecchia gloria qui chiamata a essere più sinistra che mai (John Malkovich, che fa il John Malkovich con la sua voce suadente e sinistra, con i modi da star sopra le righe che ricordano un po' Michael Stipe, un po' una pop star dall'ego smisurato, un po', beh, John Malkovich). Completano il cast star e starlette in ascesa o che cercano di resistere come Juliette Lewis, Tony Hale, Amber Midthunter e Murray Bartlett.
Una formula collaudata, insomma, davanti e dietro la macchina da presa, tanto quanto il reparto marketing per i giovani cinefili amanti dei feticci, che in questo caso prevede l'album di Alfred Moretti a disposizione, anche se le musiche -ipnotiche, stranianti e suadenti- sono composte da Nile Rodgers e i The-Dream.


Per il resto si procede su uno sviluppo che va dallo strano allo stranissimo che sembra scopiazzare Midsommer -senza però l'occhio geometrico di Ari Aster- e la più classica lotta per la sopravvivenza della final girl di turno, con una coda finale che fa spiegone in un film che non sembra voler lasciare in sospeso granchè.
Niente di nuovo, purtroppo, e niente che abbia un vero guizzo a emergere.
Un compitino ben svolto dall'esordiente Mark Anthony Green, che almeno ci regala una strana colonna sonora a cui dedicarci.

Voto: ☕☕½/5

1 commento:

  1. Il film parte molto bene, con uno spunto iniziale parecchio intrigante soprattutto per gli amanti di musica anni '90 come me, poi si perde per strada... All'A24 si devono inventare qualcosa di nuovo, altrimenti rischiano già di stufare :(

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